venerdì 31 luglio 2009

Quei massoni britannici che finanziarono i Mille.



Lo storico Aldo Mola: «Dai presbiteriani scozzesi tre milioni di franchi
a Garibaldi. Doveva “sfrattare”anche il Papa»

Nella spedizione dei Mille (nella foto di Giona Ogliari colorata a mano, reduci garibaldini bresciani) il ruolo della massoneria inglese fu determinante con un finanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell’impresa. Lo sostiene la Massoneria di rito scozzese, dell’Obbedienza di Piazza del Gesù, che nei giorni scorsi ha ricordato la nascita nel luglio 1807 del nizzardo in una conferenza stampa ed un convegno a Napoli alla presenza del Gran Maestro Luigi Pruneti e del Gran Maestro del Grande Oriente di Francia. Pierre Lambicchi.
«Il finanziamento – ha detto il pro. Aldo Mola, docente di storia contemporanea di Milano e storico della massoneria e del Risorgimento – proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio. Tutta la spedizione garibaldina – ha aggiunto il il professor Mola – fu monitorata dalle massoneria britannica che aveva l’obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi e anche gli Stati Uniti, che avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno.
«I fondi della massoneria inglese – ha aggiunto Mola – servirono a Garibaldi per acquistare a Genova i fucili di precisione, senza i quali non avrebbero potuto affrontare l’esercito borbonico, che era l’esercito di Pulcinella, ma un’armata ben organizzata. Senza quei fucili, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera». «La sua appartenenza alla massoneria – ha detto ancora il prof. Mola – garantì a Garibaldi l’appoggio della stampa internazionale, soprattutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta. Non che lui non lo meritasse, ma tanti altri meritevoli non hanno avuto la stessa notorietà».