venerdì 17 luglio 2009

Venerdì 17, non è vero ma..ci credo


da Il Nolano.it

Non è vero ma ci credo. E ci si crede di più in queste date che sfidano la scaramanzia: venerdì 17, l’archetipo della jella per noi italiani. La data in cui nessuno vuole sposarsi, nessuno vorrebbe laurearsi, nessuno vorrebbe fare alcunché.

Ditelo al Papa, che proprio stamattina si è rotto un braccio. Ma non crediamo che lui creda a queste superstizioni: sarebbe una notizia d’apertura. Gli spauracchi dei superstiziosi sono sempre quelli: il gatto nero, la scala, il numero 17, il venerdì 17 (con il sangue che scorre e scorre e scorre ancora) etc. Tutti senza alcuna plausibile dimostrazione scientifica, eppure tutti indissolubilmente legati alla nostra cultura (popolare). C’è chi questa presunta malasorte la sfida, come racconta il Corriere della Sera: “proprio oggi, di venerdì 17, gli scienziati del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale (che festeggia 20 anni e vanta membri onorari come Umberto Eco e Rita Levi Montalcini e garanti scientifici come Margherita Hack e Silvio Garattini), hanno deciso di metterci alla prova. Come?

Indicendo in tutta Italia vere e proprie disfide alla malasorte, percorsi a ostacoli tra specchi rotti e scale sotto cui passare. Per dimostrare che non c’è niente di vero. La “gara” anti jella comincia,naturalmente, alle 17 e 17 .

Ma perché si teme tanto questa data? Alcuni sostengono che la radice di questa credenza sia nello stesso numero 17, che in numeri romani è XVII, che anagrammato è VIXI, cioè vissi..cioè ora sono morto (scritto sulle tombe) ; altri lo ricollegano alla data del diluvio universale (17 febbraio), Già nel mondo greco il numero 17 era aborrito dai seguaci di Pitagora in quanto se ne stava tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6.

Nella Smorfia napoletana, naturalmente, il 17 è sinonimo di "disgrazia". Si dice infine che porti sfortuna soprattutto il venerdì 17 perché, sempre secondo la Bibbia, di venerdì sarebbe morto Gesù. Una simile situazione si ritrova nei paesi anglosassoni nei confronti del numero 13. Viceversa, secondo la Cabbala ebraica, il 17 è un numero propizio, inquanto il risultato della somma del valore numerico delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2), che lette nell'ordine danno la parola tôv "buono, bene".

Il venerdì è considerato invece sfortunato perché, secondo alcuni, fu di venerdì (13 ottobre) che vi lo sterminio dei templari. Oggi ancora si dice che di venere e di marte (di venerdì e di martedì) non ci si sposa e non si parte..

Per i credenti il venerdì è giorno funesto perché in quel giorno morì Cristo (Venerdì Santo), mentre alcuni lo ricollegano al fatto che nell’antica Roma era di venerdì che si pagavano le tasse. Insomma, una serie infinita di coincidenze, eventi storici, credenze e riferimenti biblici e culturali che in ogni nazione (ed in ogni regione talora) mutano. Nei paesi anglosassoni è il venerdì 13 che porta sfortuna, in Sicilia invece chi nasce di venerdì è valoroso e fortunato. Resta il fatto che molti di noi, pur razionali e colti, si dicono tra sé in giornate come queste “..non è vero ma..ci credo”.