venerdì 11 settembre 2009

Simboli e riti dell’Urbe misteriosa


Simboli alchemici, riti esoterici, apparizioni angeliche e demoniache e percorsi per iniziati, Roma è una città ricca di misteri che attraversano i secoli, tra mito, leggenda e religione. Una magia antica che si fa comprendere solo dagli «iniziati», ossia quanti sappiano andare oltre le apparenze. Così mentre nei cinema si proietta «Angeli e Demoni», ispirato all’omonimo successo di Dan Brown, e gli spettatori seguono le tracce degli Illuminati tra rimandi berniniani e angeli da Santa Maria del Popolo al Vaticano, gli appassionati esplorano la città a caccia di segreti da svelare.

D’altronde è la forma stessa di Roma a indicare precisi rimandi esoterici. Detta dagli antichi quadrata, malgrado non lo fosse, e sita in un cerchio di colli, unisce in sé le due figure geometriche simbolo della perfezione e del Sacro. Concetto che si esalta se si attribuisce la quadratura alla ripartizione in quadranti che culminavano nella fossa circolare scavata da Romolo per la fondazione e ritenuta un passaggio per gli inferi.

Il rapporto tra fisica e metafisica, visibile e invisibile, è espresso in più luoghi con simboli e figure criptici. Si comincia dalla chiesa di San Lorenzo in Lucina. Qui, sulla lapide di Nicolas Poussin è riprodotto uno dei suoi dipinti più famosi «I pastori d’Arcadia»: sul sarcofago al centro dell’opera è incisa la frase «Et in Arcadia Ego», per alcuni, un memento mori di ispirazione classica - «Anche io (la morte) sono in Arcadia» - per altri, incluso il biografo di Poussin, un messaggio più sibillino da interpretare come «La persona qui sepolta è vissuta in Arcadia», rimandando a un’ipotetica tomba di Gesù e inserendosi nella più ampia ricerca del Santo Graal. Non solo. Il paesaggio rappresentato, a lungo ritenuto d’invenzione, corrisponde invece alla località di Arques nei pressi di Rennes-le-Chateau, noto per i misteri che hanno per protagonista l’abate Saunière e la ricerca del Sacro Calice appunto. Quest’ultimo, per alcuni, si troverebbe proprio a Roma, a San Lorenzo fuori le mura, dove sarebbe stata posta la prima sepoltura del Santo, cui sarebbe stato affidato nel 258. Riferimenti iconografici lo legano però a Maddalena nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. All’Aventino, l’appuntamento con misteri e codici è alla Villa dei Cavalieri di Malta, in piazza dei Cavalieri di Malta. Dopo la ristrutturazione effettuata nel 1764 da Giovan Battista Piranesi, l’intera area presenta figure che rimandano alla tradizione templare: l’Aventino sarebbe la «nave» dei Cavalieri che un giorno tornerà a veleggiare con chi avrà decifrato il messaggio. Impresa non da poco, visto che, a oggi sebbene le figure siano state interpretate singolarmente, non si è riusciti a comprenderne l’intero sistema. È un’iniziazione spirituale neoplatonica quella delle pitture di Palazzo Spada, dove si assiste all’esaltazione dell’amore come via che porta all’Assoluto, attraverso più livelli di conoscenza. Da «leggere» anche la fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini a piazza Navona: la tetrade dei fiumi e la forma piramidale della stele sono simboli pitagorici di perfezione divina, mentre le coppie di opposti rappresentano la lotta tra Bene e Male, ribadita dalla pianta della vasca «trafitta» dall’obelisco-sole con rimandi al culto orientale di Zoroastro. Non fu da meno Francesco Borromini che della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza fece un monumento al simbolismo massonico, prendendo le mosse dal Sigillo di Salomone per ricondurre il Cristianesimo, attraverso triangolazioni cosmiche a una spirale, metafora del cammino che l’uomo deve fare per avvicinarsi al cielo e rimando a una base spirituale comune all’umanità. Impossibile non farsi affascinare dalla Porta Magica a piazza Vittorio. Eretta tra 1655 e 1689 dal marchese Massimiliano Palombara, reca incise epigrafi e figure, che condurrebbero alla pietra filosofale e alla formula per creare l’oro. La Porta nasconderebbe un percorso di elevazione spirituale. Non c’è da stupirsi. Nella Città Eterna il rapporto con l’aldilà è molto stretto. Il Purgatorio ha un indirizzo preciso: la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, in lungotevere Prati, dove si trova il Museo delle Anime del Purgatorio con impronte di fuoco lasciate dai trapassati. Sotto i Fori si troverebbe l’Inferno, la cui porta sarebbe la Lapis Niger, tomba di Romolo. Non rimane che andare alla ricerca delle tracce mafiche.


di Valeria Arnaldi (http://www.ilgiornale.it/)