Mario Sechi - Mondadori
Gli italiani non sono mai saliti sul cavallo bianco. Piuttosto che affrontare la battaglia armi in pugno, preferiscono pensarci su e andare al mare. Nonostante ciò, alla fine ce l'hanno sempre fatta. E' una professione di ottimismo quella che Mario Sechi, 44 anni, direttore del 'Tempo', fa in un saggio che ripercorre duecento anni di storia. La reazione alla crisi economica è sbagliata perché non fa che rendere più poveri i cittadini, mentre, secondo l'autore, serve una risposta culturale. Occorre recuperare la memoria, come ha fatto Roberto Benigni che sul cavallo bianco ci è salito e ha ricordato nel suo ingresso all'Ariston di Sanremo gli eroi del Risorgimento nell'esegesi dell'Inno di Mameli. Che gli italiani ce l'abbiano fatta in tante occasioni, il direttore del 'Tempo' lo ricorda in un viaggio dalla nascita della nazione ai giorni nostri, tra le storie di connazionali che hanno avuto successo in diversi campi. Nella letteratura Collodi e Manzoni, nella scienza Enrico Fermi, Guglielmo Marconi, Antonio Meucci e Giulio Natta, nello sport Pietro Mennea e Vittorio Pozzo, nella musica Domenico Modugno e Riccardo Muti, nel cinema Federico Fellini e Alberto Sordi. Ora però l'Italia è ferma, vittima di una 'fiction mammona e piagnona', dei professionisti anti-tutto. Di fronte a 'una gerontocrazia inamovibile' che ha chiuso la competizione sociale, il sognatore di oggi resta 'ammollo, in una vasca di nichilismo'. Quando mette la testa fuori dal mondo virtuale di videogiochi e social network non sa più cosa fare. Eppure una strada c'è: basta fare gli italiani. Si puo' ripetere il miracolo del dopoguerra, ma tocca al singolo uscire dalla palude. 'Il segreto - avverte l'autore - è alimentare la fantasia, avere il coraggio di rimettersi in gioco. Sempre'.
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