venerdì 3 giugno 2016

Sul Sole 24 Ore un articolo su Saint-Martin, Martinez e il Martinismo delle origini




«C'è un giudizio di Joseph de Maistre, il filosofo passato alla storia per “Le Serate di San Pietroburgo” e amato da Baudelaire (confessò come la lettura di questo autore gli avesse insegnato a pensare), che dovrebbe farci riflettere. Riguarda Louis Claude de Saint-Martin. Lo considera: “Il più istruito, il più saggio, il più elegante dei teosofi”. Balzac lo lesse attentamente e deve molto a sua volta a codesto singolare letterato, e non soltanto per “Séraphita”; i romantici tedeschi, inoltre, ne subirono un deciso influsso, come è facile riscontrare nell'opera del filosofo monacense Franz von Baader». Comincia così un lungo articolo del Sole 24 Ore su Louis-Claude de Saint-Martin in occasione dell'uscita dell'Uomo di Desiderio, curata da Matteo Ranalli. Le opere del filosofo incognito, allievo di Martinez de Pasqually e segretario dell'Ordine degli Eletti Cohen, sono conosciute da tempo dal pubblico italiano, grazie all'infaticabile lavoro di Ovidio La Pera e Vittorio Vanni. Un'intera collana dell'editore Tipheret, peraltro, è dedicata ai classici del pensiero martinista (Lamed). Da un paio d'anni Mauro Cascio sta proponendo anche edizioni critiche, spesso in prima edizione italiana, del Martinismo delle origini (prima cioè che Papus si inventasse il suo Ordine Martinista): «Il Trattato sulla Reintegrazione degli esseri» e il «Manoscritto di Algeri» di Martinez de Pasqually, «L'uomo-Dio. Trattato delle due nature», «Le Istruzioni di Lione», le «Lettere» e i «Nove Quaderni D.» di J.B. Willermoz, «Le Istruzioni della saggezza», «Il cimitero di Amboise» e «Lettera a un amico sulla Rivoluzione francese» di Louis-Claude de Saint-Martin, oltre all'Atlante di Prunelle de Lière, e alle opere di Bricaud, Chevillon e dello stesso Gerard Encausse.

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