lunedì 18 luglio 2016

“Chiamiamola Massomafia” sull’Avvenire: lettera di protesta del Gran Maestro Stefano Bisi


Il Gran Maestro Stefano Bisi ha scritto una lettera di protesta al direttore del quotidiano cattolico l’Avvenire in relazione all’articolo intitolato “Chiamiamola Massomafia” pubblicato dal giornale pochi giorni fa. Nella lettera si ribadisce, in relazione alle inchieste giudiziarie in corso in Calabria, come la tesi della n’drangheta ormai confluita nella Massoneria, anzi “sotto la Massoneria” sia veramente un pugno nello stomaco per tutti quei fratelli che orgogliosamente e nella piena legalità e trasparenza lavorano secondo i nobili principi della Libera Muratoria Universale per migliorare se stessi e l’Umanità non certo intrallazzando con la criminalità organizzata o addirittura facendola confluire direttamente all’interno dell’Istituzione.
Ecco il testo integrale della lettera:
Egregio Direttore
Scrivo questa lettera con grande turbamento e profonda indignazione per quanto ho letto in un articolo pubblicato sul sito web del Tuo giornale il 13 luglio scorso e dal titolo: “Chiamiamola Massomafia”. Mi duole veramente dirlo ma credo che in questa occasione siano stati superati i limiti del buonsenso e della libera opinione.
L’articolista nel raccontare le inchieste giudiziarie in corso in Calabria e citando la “riflessione” di un boss e alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia avvalora in chi legge e quindi nell’opinione pubblica una tesi, quella della n’drangheta ormai confluita nella Massoneria, anzi “sotto la Massoneria” che è veramente un pugno nello stomaco per tutti quei fratelli che orgogliosamente e nella piena legalità e trasparenza lavorano secondo i nobili principi della Libera Muratoria Universale per migliorare se stessi e l’Umanità non certo intrallazzando con la criminalità organizzata o addirittura facendola confluire direttamente all’interno dell’Istituzione.
Simili accostamenti sono totalmente arbitrari ed estremamente preoccupanti per tutti i massoni delle Obbedienze regolari che nulla hanno a che vedere con personaggi e logge spurie o congreghe occulte che possono diventare dei luoghi di dubbia moralità e con interessi diversi da quelli per cui veramente opera da quasi tre secoli la Massoneria.
Totalmente inaccettabile è poi il fatto che un giornalista conii un termine “Massomafia” che marchia in modo inaccettabile, infamante e totalmente falso una Istituzione mondiale che con la Mafia non ha nulla da spartire. Le parole sono come macigni e prima di scriverle bisognerebbe usare la massima cautela.
Noi massoni, per esempio, quando sono accadute delle cose obiettivamente gravi all’interno della Chiesa Cattolica non abbiamo mai minimamente pensato di coniare il termine “Chiesofilia”, perché per la viziosa colpa di alcuni alti o bassi prelati non si può fare di tutta la Chiesa una congrega di depravati e disgustosi amanti della pedofilia. Così come nessuno, anche chi crede di poterlo fare utilizzando la tastiera del computer, può dare un giudizio così tranciante, netto e sbagliato sulla Massoneria. Lo stesso Pontefice qualche anno fa disse: “Chi sono io per giudicare?”.
Noi muratori del Grande Oriente d’Italia pretendiamo solamente rispetto, una parola che, purtroppo, nell’odierna Società e nel continuo e devastante decadimento dei valori sta scomparendo dal vocabolario dell’Umana intelligenza, e non di essere infangati ed offesi per colpe che non abbiamo ed esposti ai pericoli di folli vendicatori.
Pertanto, nel respingere in toto quell’aberrante parola – “Massomafia” – e nel rimanere amareggiato per l’increscioso passaggio dell’articolo confido che in futuro, nella più ampia libertà di critica e di opinione, la Massoneria non venga ancora additata con un neologismo che non merita e che ne lede l’immagine e la Sua Grande Opera per il Bene e non il Male dell’Umanità.
Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani