mercoledì 7 dicembre 2016

L’ex sindaco di Perugia Mario Valentini, libero muratore, ricorda la persecuzione inflitta ai massoni venti anni fa

Mario Valentini, perugino, classe 1939, è massone da un quarto di secolo. È iscritto al Grande Oriente d’Italia e continua a frequentare con passione i lavori di loggia, la sua è denominata “I Forti” (1490) e si riunisce a Perugia. Il 23 settembre di quest’anno, durante una tornata interna, ha presentato una ‘tavola’, così si chiamano nei lavori rituali gli interventi a tema, intitolata “Massoneria, Tolleranza e Società contemporanea. Il diritto a non tremolare”. Il suo non è stato un intervento qualsiasi perché oltre a fare – e sollecitare – una riflessione sulla recentissima richiesta della presidente dell’Antimafia Rosy Bindi di avere gli elenchi degli iscritti del Grande Oriente d’Italia, rievoca fatti lontani nel tempo, di quando era sindaco di Perugia e fu testimone-protagonista di una lunga vicenda degna del più retrivo sistema istituzionale.

Bando contro i massoni di epoca fascista, affisso a Padova nel 1926
Bando contro i massoni di epoca fascista, affisso a Padova nel 1926.
Era il 1993, era appena partita l’indagine del Procuratore di Palmi Agostino Cordova contro la Massoneria e tutta l’Italia era scossa. Da nord a sud – senza motivazioni chiare – furono sequestrati elenchi con decine di migliaia di nomi, e non solo di iscritti a istituzioni massoniche, che esposero cittadini onesti al pubblico ludibrio. I massoni diventarono oggetto della ‘cultura della gogna’ più violenta. Scrive Valentini nella sua ‘tavola’: “A Perugia, negli angoli delle vie, negli ingressi degli uffici e delle istituzioni, dove lavorava un massone, venivano affissi manifesti e volantini, incitando direttamente o indirettamente a discriminare il lavoratore massone, il magistrato massone, l’avvocato o li professore massone. Alcuni pubblici ufficiali vennero trasferiti in altre sedi con provvedimenti persecutori. In più regioni ci furono tentativi di approvare leggi chiaramente discriminatorie, degne dei regimi più abbietti che la storia abbia mai conosciuto. L’obiettivo era quello di discriminare il massone, quasi a volerlo catalogare come cittadino di serie inferiore”.
Mario Valentini, con la richiesta dell’Antimafia dell’agosto scorso, non ha potuto non ricordare e ha rivissuto, turbato, quelle atmosfere cupe. Racconta di quando “carabinieri del Ros, inviati dalla Procura di Palmi, il 10 dicembre 1993 fecero irruzione nella sede del Sodalizio di San Martino, gloria e vanto di Perugia per la sua meritevole azione a favore degli anziani, alla ricerca di logge deviate, sequestrando gli elenchi dei suoi 400 “confatri” iscritti, e documenti relativi ai suoi amministratori, per lo più massoni, degli ultimi vent’anni”. Oppure quando, “nel momento più acuto della crisi aperta al comune di Perugia” , allora sindaco – e massone pubblico – Valentini incontrò l’allora presidente della giunta regionale. “L’oggetto dell’incontro – ricorda – verteva sull’atteggiamento che il Pds avrebbe dovuto assumere in consiglio comunale sul voto della mozione sulla Massoneria, con la quale si chiedevano le dimissioni del sindaco e della giunta”. “Il presidente – racconta ancora Valentini – mi pose precise condizioni e mi chiese di abiurare pubblicamente alla mia appartenenza massonica. Aggiunse che così facendo avrei avuto garantito il mio futuro”. Inutile dire che Valentini mantenne ferma la sua posizione nel respingere il diktat e restò sindaco e massone fino alla fine del mandato amministrativo.
Sembra incredibile che fatti simili siano accaduti in Italia solo 23 anni fa. E Mario Valentini li ha raccontati proprio per tenere viva la testimonianza, soprattutto tra i più giovani. Ecco perché la sua tavola (qui in allegato) merita attenzione.
L’inchiesta di Cordova finì nel nulla, con una archiviazione da parte del gip di Roma del 3 luglio del 2000. La notizia passò in silenzio e solo mesi dopo fu diffusa dalle agenzie (leggi Agi) senza riscontro nei giornali. Come se non bastasse i famosi elenchi circolano ancora, addirittura sul web messi da chissà chi, e continuano ad alimentare, senza motivo e sebbene ormai superati, un certo tipo di informazione.
I massoni sono ciclicamente i capri espiatori del decadimento delle società ma ci sono tante altre figure emergenti che sono pronte ad essere buttate nell’agone del pregiudizio e del discredito e il libero muratore, nonostante le difficoltà, deve continuare a essere esempio di tolleranza. Fa parte dei suoi principi che deve seguire con coraggio e senza paura – il massone ha “il diritto a non tremolare”, dice Valentini –  per portare avanti la sua storia di civiltà.
ALLEGATI