venerdì 20 gennaio 2017

Paolo Guzzanti su Cronache delle Calabrie: “Bindi a lezione di garantismo”




Cronache delle Calabrie 19.01.2017
Prima pagina di “Cronache delle Calabrie” del 19 gennaio

“Bindi a lezione di garantismo”. Così è intitolato l’editoriale di Paolo Guzzanti sul quotidiano “Cronache delle Calabrie”, da lui diretto, pubblicato in prima pagina il 19 gennaio. Riportiamo il testo integrale.

Porta in faccia alla Bindi che pretendeva di farsi consegnare gli elenchi degli iscritti alla loggia massonica Grand’Oriente d’Italia, dal Gran Maestro di questa loggia, Stefano Bisi, convocato a palazzo San Macuto a Roma e che le ha detto di no, punto e basta. Registriamo questo risultato come una vittoria del “garantismo” che è l’eccezione e non la regola.
Qualcuno penserà, o dirà, che anche noi siamo massoni e cogliamo l’occasione per dire che no, io personalmente – che come giornalista mi sono occupato moltissimo di Massoneria e di loggia P2 in tempi ormai lontani – non ho mai avuto a che fare con alcuna massoneria, né la massoneria mi ha mai invitato fra triangoli e grembiuli. Nulla contro, nulla pro. Le responsabilità sono personali.
Lo schiaffo che ha preso ieri Rosy Bindi, una delle parlamentari più dedite alla coltivazione dell’antipatia, è profondamente salutare per la democrazia liberale. Come racconta la nostra Simona Musco che ha seguito l’audizione, la Bindi ha insistito con Stefano Bisi affinché fornisse gli elenchi degli iscritti alle logge, per fare un controllo incrociato con i nomi di sospetti personaggi legati alla ‘ndrangheta. Questo è un lavoro che può fare, e certamente farà o ha già fatto la polizia giudiziaria, ma che non spetta alla presidente della Commissione Antimafia.
Siamo felici quando i colpevoli vanno in galera, ma apparteniamo a quella parte del genere umano che pretende la tutela della propria privacy e identità. E che se è iscritto alla bocciofila di Cirò, piuttosto che al circolo canottieri di Paola (ammesso che esistano l’una e l’altro) non vuole trovarsi sui giornali e nemmeno sui resoconti parlamentari. L’onorevole Bindi appartiene invece a una generazione e a una politica che per quanto ci risulta non apprezza particolarmente il diritto alla privacy e la tutela della singola persona umana, ovvero della più piccola minoranza etnica, come vuole il principio liberale cui ci ispiriamo.
E ha preso una lezione bruciante che, se non farà bene a lei che l’ha ricevuta, fa certamente bene a noi cittadini liberi e liberali. 
Paolo Guzzanti