venerdì 10 febbraio 2017

Ancora sulla croce


  di Antonio Biviano



La Croce è uno sei simboli universali più antichi e più diffusi al mondo.  La ritroviamo in tutte le tradizioni antiche, con significati molteplici, ed ecco perché Essa non può e non deve essere considerata solo come un simbolo  cristiano.
Simbolo antichissimo, ne sono stati rinvenuti reperti preistorici anche dell’era neolitica (10.000 a.C.), per poi arrivare alla croce Ansatica dell’antico Egitto (che rappresentava e rappresenta tutt’oggi la vita eterna) ed ancora dello Swastica che appare nelle aree Indo-mediterranee dell’epoca tardo Neolitica (circa 4000 a.C.) prima e dell’area egeo-anatolica dopo. Da qui, si arriva, nei secoli susseguenti, ad indicare la manifestazione di tutte le cose, nel buddismo,  da un punto centrale generatore, o ancora la croce azteca di Tlaloc, detta la croce di Quetzalcoatl, nel 200 d.C.; ed ancora, scorrendo lungo i secoli, presso i Celti, la Croce è iscritta in un cerchio, a rappresentare il rapporto esistente tra macrocosmo e microcosmo, e cioè il rapporto tra Dio e Uomo, concezione propria della religione Druidica.
Sull’origine e sull’attribuzione cristiana, possiamo dire che nei primi secoli d.C. il simbolo del Cristianesimo era il pesce, in greco si dice Icthus, ma è dal II secolo, con gli scritti di Marco Minucio Felice, che essa viene associata come simbolo di Cristianesimo, come appare in dei papiri del 200 d.C., dove appare lo staurogramma formato da Tau e Rho .

Al fine di non dilungarci in una più lunga disamina storica sui molteplici significati attribuiti nell’antichità alla Croce, e diciamo che: come per ogni altro simbolo, il suo significato è percepito in funzione delle posizioni filosofiche e religiose di ciascuno di noi. Essa è, a nostro avviso, il simbolo che meglio di ogni altro, svela il mistero della divinità.

La realizzazione dell’uomo universale, è infatti simboleggiata in tutto il mondo, dalla maggior parte delle dottrine tradizionali, sempre col medesimo segno: il segno della Croce. – Esso si ricollega alla tradizione primordiale, e rappresenta come gli stati dell’essere umano, siano l’orizzontale, materiale, appartenente al mondo reale e tangibile, collegati all’asse discendente , verticale della spiritualità, in cui il verbo si cala in noi qualora lo evochiamo, incrociandosi nel punto di maggiore importanza: sul cuore.
La dimensione orizzontale rappresenta quindi l’ampiezza , la base terrena della realizzazione individuale durante lo scorrere della sua esistenza; mentre la dimensione verticale, rappresenta una molteplicità di mondi possibili e di stati interiori via via sempre più spiritualmente elevati.

Per il Cavaliere il simbolo della Croce deve essere considerato come la rappresentazione dell’uomo universale. L’orizzontalità corrisponde all’ampiezza o estensione, come base dell’individualità umana, mentre la verticalità corrisponde alla gerarchia di molteplici mondi, spirituali e cognitivi, all’insieme di tutte le possibilità che l’universo può offrire.
 Ed ecco quindi che la Croce è l’Uomo, con il suo asse verticale, attivo, spirituale, sacro, che discende come Verbo in Lui e come tale lo rende elevabile verso l’alto, in una rappresentazione che come la scala, secondo Cusano, può essere al tempo stesso discesa o risalita; L’Uomo però possiede anche un asse orizzontale, passivo, legato ai metalli, alla sua vita quotidiana, alle sue incertezze, alle sue paure, ai suoi bisogni, alle sue passioni.
La Croce ci rappresenta perfettamente, la Croce è l’Uomo Universale.

Infatti,  Essa è costituita da due segmenti posti a 90°: quello orizzontale rappresenta il negativo, la terra. Quello verticale mette in comunicazione il mondo celeste con quello terreno, congiungendo l’alto con il basso. E quindi,
Dio che si unisce con la natura, come il Verbo che discende per emanare la Parola Vivifica.
Il punto centrale è il luogo del Principio Universale, il Cuore, il Gral.
Essa può ancora essere intesa come l’albero della vita dei cabalisti, ed ancora, in essa vi sono forze centrifughe e centripete, poiché da essa si diffonde e verso essa si ricapitola. -Altro significato importante è quello dell’ascensione e quindi la simbologia legata al ponte e alla scala.
I due assi della Croce possono essere anche intesi come, la virtù, l’asse verticale, e la conoscenza, l’asse orizzontale. Da cui scaturisce che essi debbano sempre essere nel giusto equilibrio fra loro, pena una disarmonia della figura e quindi dell’Uomo stesso. Ma perchè l’armonia sia sempre perfetta, bisogna ottenere un equilibrio tra l’essere ed il divenire.

Dal punto di vista strettamente Cristiano, la Croce è legata al numero 3 ed al principio di Trinità. Ed ecco che quando il cristiano traccia con le mani il segno della Croce, pronunciando la fatidica frase “in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, procede con la mano destra, quella che opera attivamente, congiungendo il capo col ventre, e quindi la spalla sn con quella dx. -Simbolicamente quindi il segno verticale rievoca la discesa di Dio dal cielo alla terra, che si esprime con la venuta del Figlio , opera che si espleta attraverso l’intervento dello Spirito Santo e cioè il Verbo stesso di Dio, che col segno orizzontale, esso si diffonde sulla terra quale logos vivifico di Dio stesso. Ed ecco come in questo semplice gesto noi possiamo ritrovare un intero concetto sul significato del Nuovo Testamento,  dove, il Padre, cioè la Coscienza Universale, si fa Verbo, o Logos, cioè Cristo, per discendere su tutte le cose, sotto forma di energia vitale, azione stessa di Dio. Possiamo quindi concludere tale ipotesi col dire che :la Croce, dal punto di vista Cristiano, rappresenta Dio sotto forma di Suo Pensiero, Sua Parola e Sua Azione.
 
Da un punto di vista Massonico, possiamo dire che nella Croce l’asse verticale è un simbolo di vita, mentre l’asse orizzontale che la attraversa è un simbolo di morte; e quindi, si potrà dire che l’iniziato non potrà accedere alla vita eterna se non dopo avere superato la barriera della morte.
Con la morte, egli vince la morte stessa.
Ed ancora che l’asse verticale rappresenta allora un luogo metafisico della manifestazione della volontà Divina, la quale interseca ciascun piano orizzontale nel suo centro. L’asse verticale, quindi nella sua discesa può essere inteso come  la parola vivifica che ci investe singolarmente, creando, per ognuno di noi massoni, il nostro destino su questa terra.
Ma l’asse verticale lo si deve anche intendere come la via iniziatica, la via personale, la via del samurai. E cioè gli stati crescenti dell’essere, lungo l’incessante via della ricerca della perfezione.
Indicheremo allora come perfezione passiva, quella che ci discende dal Cielo come asse verticale divino, il destino di ognuno di noi; e perfezione attiva, quella che mettiamo in atto quotidianamente nel perseguire la nostra via iniziatica.
Ed ecco perché la risposta che un sacerdote ebbe a dare ad un bambino che gli chiedeva “cosa vuol dire farsi il segno della Croce ”  fu: per significare la discesa di Cristo in noi.
Tale frase può essere, da noi Cavalieri e Massoni del terzo millennio, perfezionata col dire che, farsi il segno della Croce rappresenta  sicuramente la discesa di Cristo in Noi,  la quale però ci stimola nella ricerca di perfezione lungo un'ascesa mistica degli stati superiori del nostro essere, e che tale ascesa è attiva e consapevole. Giammai dunque una semplice accettazione di una dogmatica dottrina cristiana che ci discende dall’alto e che dobbiamo accettare passivamente e inconsapevolmente.
Un’ultima considerazione, prima di concludere: la Croce latina, nella sua rappresentazione ideale è raffigurata con una linea verticale che è di circa tre quinti di quella orizzontale. Tale proporzione è una proporzione aurea. Essa  infatti ricade nel rapporto di circa 1:1,61, tipica delle cose perfette della natura quale la periodicità con cui si dipartono le foglie del ramo, la rotazione della spirale del nautilus, rapporto ben conosciuto dagli artisti di ogni tempo. Tale proporzione aurea, no è a caso, ma vuole  rappresentare, a nostro avviso, che ci deve sempre e comunque essere una giusta proporzione tra il braccio materialista e quello spiritualista nell’Uomo che la incarna.
In Esso, dunque, i due bracci dovranno sempre conservare tale divina proporzione, in un perfetto equilibrio, dove la spiritualità sia sempre 3/5 e la materialità non superi mai i 2/5.
Riteniamo infine che tutti noi Cavalieri del terzo millennio dobbiamo aspirare a divenire come l’Uomo Ideale o Aureo, colui che idealmente rientra in questa Divina proporzione.