venerdì 17 febbraio 2017

In difesa del libero pensiero. La Massoneria nel segno di Giordano Bruno | Futuro Quotidiano


Il 17 febbraio è il giorno del libero pensiero. Una data storica per chi è incessantemente impegnato a combattere in ogni momento gli integralismi, l’imposizione di dogmi e di copyright divini, il prevalere del pensiero unico, i tentativi di ridurre a soggezione individuale e sociale gli essere umani. Una data che si identifica con Giordano Bruno, che il 17 febbraio del 1600 venne arso per eresia a Roma in piazza Campo de’ Fiori. E anche una ricorrenza cara alla Massoneria che ha organizzato nel giorno dell’anniversario del rogo un incontro che si tiene alle 11 al Vascello (Via di San Pancrazio 8, Roma), sede del Grande Oriente d’Italia, la più importante obbedienza libero-muratoria italiana, dal titolo “Una fiamma per la libertà”. Si parlerà di libertà, in tutte le sue espressioni e declinazioni e di chi si è battuto per difenderne i valori, anche fino all’estremo sacrificio. Sarà presente il Gran Maestro Stefano Bisi. All’evento intervengono l’onorevole Daniele Capezzone, il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, il direttore di Confronti, Claudio Paravati e Don Francesco Pontoriero. Sarà l’occasione per parlare dell’importanza del libero pensiero in un momento in cui c’è chi fomenta nuovi roghi.
Il monumento a Campo de’ Fiori opera dell’architetto massone Ferrari
“Qui fu arso, e le ceneri non placarono il dogma; qui risorge, e la religione del pensiero non chiede vendetta. Chiede la tolleranza di tutte le dottrine, di tutti i culti e culto massimo la giustizia”, diceva Giovanni Bovio, filosofo e massone, Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia, il 9 giugno 1889 davanti a una folla immensa a Campo de’ Fiori che celebrava l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, il frate domenicano, martire del libero pensiero, condannato per eresia dall’Inquisizione e arso vivo, proprio in quella piazza il 17 febbraio del 1600. La statua, opera di Ettore Ferrari futuro Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, eretta a Roma, in quella piazza, divenne il simbolo di un’epoca che voleva esprimere non solo la libertà di pensiero, quella per la quale Giordano Bruno si era immolato, ma tutte le libertà contro ogni forma di sopraffazione. Un simbolo laico vivo ancora oggi.

Il saggio di Anna Foa

Del grande eretico di Nola, icona del coraggio e della forza delle idee, si è tanto detto e tanto si è scritto. Tra gli ultimi interessantissimi libri senz’altro quello di Anna Foa, “Giordano Bruno” edito dal Mulino. Il saggio, che ricostruisce la vita e il peregrinare del filosofo, le disavventure processuali, spiega anche perché la vicenda di Bruno finì per segnare uno spartiacque, una sorta di confine ideale tra la libertà dei moderni e l’autorità della Chiesa. Foa comincia il suo racconto proprio dalla statua di Ferrari e dalle polemiche che ne segnarono la realizzazione fino alla contrasta inaugurazione che ebbe luogo il 9 giugno del 1889.
Nell’ultima fase risorgimentale Bruno era diventato oltre che emblema del libero pensiero, soprattutto vessillo dell’anticlericalismo. Francesco De Sanctis, che era ministro dell’Istruzione ne aveva fatto ripubblicare l’opera omnia e nelle aule universit arie si era cominciata a fare strada l’idea di un monumento da dedicargli. Il progetto scatenò subito inaudite diatribe ma a suo sostegno si creò un vasto fronte internazionale e massonico. Fu così che venne chiesto allo scultore e libero muratore Ferrari di lavorare alla statua. Il giorno del taglio del nastro, il 9 giugno del 1889, un corteo di oltre duemila persone sfilò dalla Stazione Termini fino a Campo de’ Fiori. I giornali cattolici bollarono come “orgia satanica” quel grande raduno laico. Il libro di Anna Foa ha anche il pregevole merito di approfondire l’aspetto sociologico della figura di Bruno
e di spiegare come fu che l’immagine del filosofo divenne parte ella mitologia fondante dell’Italia appena unita. Il saggio analizza anche le cause del processo e le accuse, ricostruendo le vicende che fecero da contorno al caso, a dimostrazione del fatto che Bruno, al di là della sua stessa volontà, si trovò a incarnare lo scontro fra le istanze della modernità ed un potere, la Chiesa, che vi si opponeva.
Ne emerge un ritratto straordinario di questo grande personaggio enigmatico, capace di grandezze e miserie, di utopie politiche e di condotte spregiudicate, dedito alle arti magiche e insieme precursore del pensiero filosofico moderno.
 Velia Iacovino
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