lunedì 20 marzo 2017

Buon equinozio di primavera


di Cesare Marco Delorenzi



Non poteva mancare una mia piccola comunicazione riguardante l’equinozio di primavera.
Poiché siamo in un periodo particolarmente avverso per la nostra Massoneria ed io sono impegnato, almeno emotivamente, a seguire le dolorose vicende della salute di un nostro faro del Pensiero Esoterico Massonico che è pesantemente in lotta con l’oscurità, mi permetto di rielaborare semplicemente una mia tavola a molti già nota e di chiedere di unirci in catena al momento equinoziale.

Alle 11.29 di oggi, 20 marzo 2017, cade l'equinozio di primavera.

Equinozio deriva dal latino "aequa-nox" cioè «notte uguale» in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno. È anche uno dei due giorni (insieme all'equinozio di autunno) in cui il Sole si trova allo Zenit dell'equatore; una curiosità: quest'anno è la 10’ volta consecutiva nel millennio in cui la primavera inizia il 20 marzo. Come l’anno scorso il 20 marzo cade l’Equinozio di primavera, ovvero siamo al punto vernale o punto dell’Ariete o punto y (gamma), mentre quello dell'equinozio d’autunno, a settembre, viene anche chiamato punto della bilancia (o punto omega Ω). Tale notazione, di derivazione astrologica oggi non è più valida, in quanto, a causa della prcessione degli equinozi, a sua volta dovuta al moto eccentrico dell’asse terrestre, tali punti non si trovano più nellacostellazione da cui prendono il nome: attualmente infatti, all'equinozio di marzo il sole si trova nella costellazione dei Pesci e nel 2600 dovrebbe entrare nell' Acquario, mentre a settembre si trova nella Vergine.

L'equinozio di marzo cade spesso il giorno 20 e, a partire dal 2044, chissà se ci saremo ancora, saltuariamente anche il 19 marzo. Questo anticipo è dovuto a come sono organizzati, nel calendario gregoriano, i giorni bisestili per cui l’anno del calendario non coincide esattamente con l’anno siderale e il mantenimento dell'alternanza quadriennale per l'anno 2000 ha causato quindi un progressivo spostamento di un giorno di tutti gli avvenimenti celesti, fino al prossimo riallineamento, previsto nell'anno 2100. Mantenendo poi un livello di erudizione elevato, scopriamo che l’Equinozio d’Autunno, risulta più tardivo, il 23 settembre, rispetto ai sei mesi da marzo poiché il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, secondo la seconda legge di Keplero, risulta leggermente rallentato in prossimità dell’afelio terrestre, a luglio.

Come noto, la Terra gira su se stessa ed intorno al Sole lungo un’orbita particolare che si sviluppa sul piano dell’eclittica. Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare a questo, il giorno e la notte avrebbero sempre la stessa durata in ogni zona del pianeta (ai poli ci sarebbe sempre luce).
L’asse di rotazione della Terra, però, è inclinato rispetto all’orbita di circa 67°, con tutto ciò che ne consegue. La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì”, definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte. L’equinozio in realtà dura un istante, e non può coincidere con un’intera giornata. Nei momenti degli equinozi, il giorno è sempre un po’ più lungo rispetto alla notte.

In tale coincidenza astronomica abbiamo alcune ricorrenze socioculturali importanti. Nell’antica Mesopotania si celebrava la festa del Nuovo Anno; per gli antichi egizi si celebrava Sham El Nessim; in ambito cristiano la Pasqua è legata all’Equinozio, di primavera, ed è pure legata alla festa dell’Annunciazione; nella mitologia dell’antica Persia il mitico re Jamshid ascende al trono, viene anche festeggiato il festival iraniano del Naw-Ruz; è una festività importante Zoroastrina. I Kurdi e pure in Afghanistan, in India, in Turchia, in Albania, a Zanzibar ci sono festeggiamenti per l’Equinozio di primavera.
Siamo ad un importante Sabbat minore, quello dell’Ostara o Eoster: giorno della Dea che porta nuova vita, simboleggiata dall’allungarsi delle giornate e dal comparire di nuove gemme sugli alberi. Nell’antica Roma si festeggiava Anna Perenne da cui noi chiamiamo l’Equinozio di primavera Festa degli Alberi. Ci sono poi tante tradizioni legate alla fertilità, la rinascita e i simboli: basti pensare al trifoglio, considerato come la pianta sacra dell’Equinozio di Primavera in Irlanda e non a caso in questi giorni si celebra anche San Patrizio. Inoltre, la prima domenica dopo la prima luna piena che accompagna l’Equinozio si festeggia la pasqua Cristiana. In Inghilterra, invece, tutt’oggi viene ricordata Eostre, dea sassone della fertilità, a Stonehenge ci si riunisce per accogliere il Sole tra i megaliti preistorici mentre a Chichen Itza, proprio il giorno dell’equinozio, si ripete lo spettacolo del Tempio Maya di Kukulkan. In occasione dell’Equinozio di primavera si svolgono anche tanti eventi nel mondo legati alla rinascita e a tema ambientale.
La nascita è un evento sacro sia fra gli Esseri della Natura che fra gli Dèi. La nascita èl’intervento di Persefone che dall’Ade spinge ogni utero, ogni seme e ogni uovo a germinare. Il Paganesimo celebra la sacralità della morte in quanto sacralità di ogni nascita. Nella Religione Pagana non esiste il concetto di morte, esiste solo il concetto di Nascita. Nascita come trasformazione di un presente che necessariamente sparisce dalla percezione del nuovo nato. Nella Religione Pagana gli DEI nascono, si trasformano e divengono nelle sfide che mettono in atto nella loro esistenza. Nella Religione Pagana non esiste il concetto di destino. Nascere significa scegliere nelle condizioni in cui si è nati. Nascere è un atto magico assoluto.
Il mito narrava che la madre degli dei, Cibele e descritta come un androgino, fu evirata per ordine della corte olimpica grazie ad uno stratagemma di Dioniso. Dal suo sangue, nacque il frutto del melograno, il quale attirò l’attenzione di Nana figlia di un dio fluviale. La fanciulla appoggiò il frutto nel grembo, che la fecondò e dal miracoloso concepimento nacque Attis, di cui Cibele si innamorò. E quando il figlio divino fu sul punto di sposarsi, lo fece impazzire spingendolo ad evirarsi il giorno stesso delle nozze. Attis morì dissanguato e dal suo sangue nacquero le viole mammole.Secondo un’altra versione si trasformò in pino. A che cosa alludeva questo mito? Cibele, è la Signora della vita e degli dei intelligibili sovracosmici.  In quanto Provvidenza, conserva ogni cosa soggetta a nascita e distruzione. Attis, prosegue la sua discesa fino agli estremi limiti della materia. Questa discesa viene contenuta a opera della Provvidenza, grazie alla mutilazione di Attis e il suo ritorno a lei. Egli torna alla madre primordiale, ridiventa androgino in lei, si separa dalla propria virilità per risorgere nell’Uno.
L’equinozio di primavera, prende il nome dal latino “aequus nox” ed è il momento in cui il sole transita dall’emisfero australe a quello boreale e la durata del giorno e della notte sono uguali. Il cosmo, vive una fase di grande espansione e la variazione delle ore di luce influenza tutti i fenomeni generativi. Nel mondo pagano l’arrivo della primavera viene festeggiato quale periodo di rinnovamento e fertilità; nella cultura assiro-babilonese era consacrata a Tammuz, il dio che dopo ogni inverno tornava alla terra dopo aver dimorato nel buio mondo sotterraneo. Il mito si ritrova nella tradizione greca di Persefone, che ogni anno alla fine del disgelo torna dalla madre Demetra, dopo il soggiorno con il suo sposo Ade negli inferi; Demetra, per la felicità di riabbracciare la figlia riempie la terra di frutti fino all’autunno.
Ad Atene si celebravano le Adonie: ne erano protagonisti gli amanti, le cortigiane e gli androgini. Era la festa della seduzione, degli amori senza frutto, simili a una sterile semina. Adone, figlio di Afrodite, fu ucciso da un cinghiale, epifania di  Ares e dal suo sangue sbocciarono gli anemoni, fiori vermigli che durano pochissimo. Si dice sia un fiore infero, in quanto il bellissimo fanciullo fu allevato da Persefone, tanto che, non lo voleva più rendere alla dea dell’amore. A Byblo, dopo le lamentazioni sulla sua morte se ne celebrava la resurrezione e l’ascensione al cielo.
Per il mitraismo durante l’equinozio di primavera, cadeva la nascita del mondo e il suo futuro rinnovarsi alla fine del grande anno. Il mito narra che Mitra sacrificò un toro bianco per ordine del Sole, dal quale nacquero tutte le piante salutari: dal midollo il grano, dal sangue la vite e dal seme, raccolto e purificato dalla Luna gli animali utili. Mitra e il Sole banchettarono nella Caverna cosmica, dividendo la carne del toro: quel banchetto costituiva il modello dei pasti rituali dove i fedeli, ornati di maschere che indicavano i sette gradi iniziatici, servivano il capo della confraternita. La vita del cosmo era segnata dal contrasto fra le forze del bene, guidate dal dio e quelle del male, capeggiate da Ahriman, sino alla fine del grande anno.
Allora sarebbe riapparso un toro annunciando l’apocalisse e Mitra, sceso sulla terra avrebbe separato i buoni dai malvagi, immolando l’animale divino. Dopo aver mescolato il grasso del toro al vino, avrebbe offerto la bevanda ai giusti che sarebbero resuscitati con i loro corpi, mentre dal cielo sarebbe sceso un fuoco che avrebbe bruciato Ahriman e la sua armata di malvagi; e il cosmo avrebbe goduto di un’armonia perfetta.
Nel mese successivo all’equinozio si celebravano ad Atene le Grandi Dionisie, in onore del liberatore Dioniso. La statua del dio morto e resuscitato, veniva portata in processione assieme a simulacri di falli, a rappresentare il mistero della sua presenza e creatività. Oggi ci è difficile cogliere la gioiosa ebbrezza, la sacralità di quella “possessione divina” che anticipava la beatitudine dell’oltretomba, promessa agli iniziati dei misteri di Dioniso.
La festa di S. Giuseppe, il 19 marzo, ricalca la tradizione latina dei riti di purificazione agraria e i Baccanali, feste della fertilità in onore di Dioniso, il dio capro, il satiro che incarna lo slancio erotico-creativo. Solo in epoca cristiana San Giuseppe si trasforma nella festa del papà, inteso come colui che dona il seme della vita. È legato anche ai riti di panificazione. Nelle campagne si usa ancora accendere, in prossimità della settimana santa, dei grandi fuochi per propiziare il rinnovamento e bruciare gli influssi negativi. Un altro elemento caratteristico del periodo è il vento: la corrente bizzosa di marzo e aprile che spazza via le polveri e le ultime foglie secche, ricordo della stagione fredda, evoca un’idea di pulizia, indispensabile per favorire i processi di rinascita.
Fra le piante simbolo della primavera spiccano il trifoglio, simbolo di San Patrizio; il luppolo noto per le sue proprietà calmanti, utili nel trattamento dell’insonnia di origine nervosa e dell’eccitabilità tipica della nuova stagione; le margherite, che aiutano a sconfiggere la paura di rimanere soli.