lunedì 22 maggio 2017

Il Grande Oriente d’Italia insieme a 18 sindaci della Locride ha ricordato i cinque martiri di Gerace



Una celebrazione ricca di partecipazione, di emozioni e all’insegna della più totale trasparenza in una terra e in una zona, la Locride, in cui la Massoneria ha forti radici che hanno fatto fiorire sani principi e alti ideali in tanti uomini che vogliono migliorare se stessi e la società e che nulla hanno da spartire con il malaffare e l’illegalita’. C’erano almeno 500 fratelli venerdì 19 maggio a Largo Piana di Gerace accanto al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi per ricordare con una toccante cerimonia il 170 anniversario della fucilazione dei 5 Martiri di Gerace. E, a dimostrare quanto la Libera Muratoria costituisca per la popolazione Locroidea una Istituzione non segreta ne’ riservata ma trasparente e eticamente volta, senza pregiudizi e facili strumentalizzazioni, al miglioramento dell’Umanita’ c’erano ben 18 sindaci in rappresentanza di altrettanti comuni simbolo di questo lembo di Calabria spesso denigrato e martoriato.
Schierati con tanto di fascia tricolore ai lati del Gran Maestro Bisi, erano presenti il sindaco di Gerace, Giuseppe Pezzimenti, di Agnana  Caterina Furfaro, di Ardore Giuseppe Grenci, di Bianco Aldo Canturi, di Bruzzano Zeffirio Franco Cuzzola, di Caraffa del Bianco Stefano Marrapodi, di Casignana Antonio Crino, di Gioiosa Jonica Maurizio Zavaglia, di Grotteria Vincenzo Loiero, di Monasterace Cesare De Leo, di Palizzi Walter Scerbo, di Roccella Giuseppe Certoma’, di Siderno Giuseppe Figliomeni, di Sant’Ilario Fernando Monteleone, di Candidoni Vincenzo Cavallaro, di Serrata Salvatore Vinci, di Plati’ Rosario Sergi, di Ferruzzano Francesco Marando. I primi cittadini hanno aperto il corteo insieme al Gran Maestro, al Primo Gran Sorvegliante Tonino Seminario, ai Gran Maestri onorari Ugo Bellantoni e Pino Lombardo, ai consiglieri dell’Ordine, ai grandi ufficiali e ai grandi rappresentanti. Dopo la deposizione di una corona d’alloro alla base del monumento che ricorda i 5 martiri, mentre risuonavano le note dell’inno d’Italia grazie alla tromba del Maestro Ascioti e alla voce del tenore Crucitti, e’ stato il sindaco di Gerace, onorevole Giuseppe Pezzimenti a sottolineare l’importanza della cerimonia con cui si ricordano le figure di Michele Bello, Gaetano Ruffo, Pietro Mazzoni, Domenico Salvadori e Rocco Verduci.
“Sono grato, come sindaco della Città di Gerace e come cittadino della Locride, e voglio salutare e ringraziare tutti coloro che hanno voluto questa commemorazione dei cinque valorosi martiri del nostro Risorgimento trucidati per ordine del potere borbonico il 2 ottobre del 1847, rei di possedere e di aver propagandato ideali di libertà e di uguaglianza sociale. I nostri cinque eroi, seppure trascurati nelle pagine della storiografia ufficiale, hanno tracciato un solco profondo tra la tirannide, che considerava queste terre “selvagge e primitive” ed i desideri di autentica ribellione all’oscurantismo ed al potere assolutistico portato avanti da giovani ufficiali, medici, avvocati, ma anche da uomini di Chiesa, appartenenti a quella borghesia in ascesa sconfitta dai Borboni, che erano entrati in contatto con le idee mazziniane e con quanti parlavano di un’Italia unita, e diventarono protagonisti di moti che anticiparono quelli che si sarebbero verificati nel resto d’Italia soltanto più tardi. Ecco perché sono riconoscente al Grande Oriente d’Italia ed al suo Gran Maestro Stefano Bisi, insieme ai suoi massimi rappresentanti sia nazionali che locali, per essere qui a commemorare il sacrificio di queste cinque giovani vite, in occasione del 170 anniversario della loro fucilazione. Voglio salutare e ringraziarli per la loro presenza anche i colleghi sindaci qui convenuti, testimoni di una sensibilità mai sopita nella Locride riguardo la memoria della nostra storia più fulgida ed esaltante, consapevoli che da queste pagine di storia così esaltanti, bisogna trarre la forza e l’entusiasmo per cambiare il volto e il destino di questa nostra martoriata terra. Tutto questo sta a dimostrare la grande umanità, tolleranza e rispetto per la vita di coloro che promossero e guidarono il moto rivoluzionario. Considerato che Michele Bello, Gaetano Ruffo, Pietro Mazzoni, Domenico Salvadori e Rocco Verduci erano propugnatori dei principi universali di libertà ed uguaglianza, ma anche di tolleranza e solidarietà e proprio dalla tolleranza da loro dimostrata, significante la prima virtù delll’uomo libero, così come l’eticità della convivenza sociale, attesta una consonanza con altre forze ed istituzioni che poggiano sulla moralità dell’uomo la loro dottrina. Tutto ciò – ha concluso il primo cittadino di Gerace – per continuare a credere in un mondo nuovo, dove l’Umanita’ liberale ed il rispetto verso il proprio fratello siano i pilastri contro il malaffare e la criminalità, a favore dello sviluppo e del progresso dei popoli, della nostra gente”.
È toccato poi al Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi  sottolineare come l’Ordine abbia voluto celebrare con orgoglio la ricorrenza per ricordare i cinque martiri, tre dei quali erano liberi muratori, e stare a fianco dei cittadini calabresi nella battaglia vera della Legalita’, e non solo a parole, che va fatta contro le forze mafiose che arrecano danno all’immagine dei calabresi.
“Ringrazio il sindaco di Gerace – ha detto il Gm – e gli altri sindaci qui presenti per aver aderito all’invito dei liberi muratori di questa terra a partecipare insieme a noi a questa testimonianza di affetto, di fratellanza verso questi precursori di libertà come e’ scritto nella lapide. Loro ci hanno insegnato che per la Libertà si può morire. Il bisogno di Libertà c’è sempre, c’è in ogni epoca, c’è anche oggi. Il rischio di perdere la Libertà si presenta sotto altre forme, ma il rischio c’è. Leggevo in questi giorni di autorevoli esponenti politici di questo Paese parlare di allarme per la Democrazia. Lo dico ormai da diversi mesi che c’è un allarme per la Democrazia. La storia si ripete, purtroppo. Si ripete perché quando arrivo’ il Fascismo le condizioni vennero preparate. Che cosa successe? Il Partito nazionale fascista approvò all’Assemblea Costituente per acclamazione l’incompatibilità al PNF degli iscritti alle logge massoniche. Oggi ci sono dei partiti che prevedono l’incompatibilita nei loro statuti. Anche allora arrivo’ una Commissione presieduta dal senatore Giovanni Gentile. Alla fine dei lavori questa Commissione stabili’ che la Massoneria era il cancro della Società italiana. Oggi c’è una Commissione parlamentare d’inchiesta che manda tredici finanzieri a fare un sequestro ed una perquisizione. All’inizio volevano tutti e 23mila nomi dei liberi muratori del Grande Oriente d’Italia, poi si sono accontentati dei fratelli calabresi e siciliani. Un’angheria, un sopruso in più verso questo terra dove si vengono a prendere i voti per essere eletti. Allora nel segreto dell’urna tutti i voti sono buoni e chi s’incontra quando si gira in queste terre. Io incontro i miei fratelli liberi muratori. Nel 1924 si alzò una voce contro la proposta di legge che era contro la Massoneria e l’associazionismo. Quella di Antonio Gramsci, lui aveva ragione. Dopo un po’ vennero colpite non solo la Massoneria ma tutte le Libertà associative. Oggi il prodotto al momento di questa Commissione d’inchiesta, di un suo autorevole esponente è quella di una proposta di legge che sancisce l’incompatibilità fra l’appartenenza  ad una loggia delle forze dell’ordine, dei dipendenti pubblici di livello elevato, ed addirittura professori e ricercatori universitari. A me non piace né essere garantista né giustizialista. Mi piace rispettare quella Costituzione della Repubblica Italiana che i liberi muratori promettono di osservare e ci sono due articoli, il 18 quello che sancisce la Libertà d’associazione che la Commissione parlamentare d’inchiesta vuole mettere in pericolo, e soprattutto c’è l’articolo 2 spesso dimenticato. Questo articolo della Costituzione afferma che la stessa tutela i diritti individuali, inviolabili dell’uomo sia come singoli sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità ed impone dei doveri che sono doveri di solidarietà economica, politica e sociale. Noi siamo una formazione sociale, quindi ci ribelliamo e ci ribelleremo in tutte le sedi al sopruso che ci è stato fatto. Nel ricordo anche dei martiri, come erano questi precursori della libertà di Gerace. Eppoi bisogna stare attenti, lo dico da tempo ormai. Stamani un Twitter di una persona che non conosco la quale ha pubblicato un vecchio elenco di liberi muratori. Ci sono tanti fratelli passati all’Oriente Eterno, si vuole offendere anche la loro memoria. Hanno ripubblicato quelle liste che nel 1992 ci vennero sequestrate e sapete che cosa ha scritto quest’uomo? Ha scritto: “Non bisogna lasciarne neppure uno vivo. Cercateli”. Bisogna stare attenti, perché le parole sono come le frecce e possono alimentare le menti bislacche di qualche personaggio squilibrato. Non si può alimentare il sospetto è denigrare categorie intere di persone ed associazioni, intere associazioni che sono previste dalla Costituzione repubblicana. Noi combatteremo pure nel ricordo dei cinque martiri, di cui tre erano liberi muratori,  per difendere il diritto di esistere in Democrazia. Lo dico anche ai sindaci che sono pilastri di senso civico, perché sono loro che stanno insieme ai cittadini per governare anche questi territori più complessi di altri. Noi massoni siamo dei guardiani della Libertà’ , delle sentinelle. E, quando colpiscono noi, colpiscono il diritto di esistere, di associarsi, di vivere tranquillamente in questa nostra amata Patria che anche i liberi muratori hanno contribuito a costruire”.
L’intensa giornata in Calabria (in mattinata il Gran Maestro Bisi era stato ricevuto in comune dal sindaco di Siderno, senatore Pietro Fuda insieme al Primo Gran Sorvegliante Tonino Seminario e al Gran Maestro onorario Ugo Bellantoni) si è conclusa con una tornata nella casa massonica di Siderno nel corso della quale Giuseppe Afflitto, Maestro Venerabile della loggia “Michele Bello” ha proceduto al conferimento della fratellanza onoraria al Primo Gran Sorvegliante del Grande Oriente  d’Italia Tonino Seminario. (Angelo Di Rosa)


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