martedì 30 giugno 2009

NON DIMENTICHIAMO L'ABRUZZO E IL 18 LUGLIO TUTTI A ROCCA CALASCIO


La loggia "Missori Risorgimento" di Milano sta organizzando una gita a Rocca Calascio, nell'Aquilano, per il 18 luglio. L'iniziativa è aperta a tutti i fratelli (con familiari) da tutta Italia per favorire l'attività turistica in questa bellissima zona all'attenzione di un fratello (architetto) che intende valorizzarne i contenuti con opere di recupero architettonico anche a fini culturali.'

Ambizione' di questo incontro è perciò creare sinergie utili alla realizzazione del progetto finalizzato, prima di tutto, ad aiutare l'Abruzzo a risorgere.



Per l’Abruzzo: il "Progetto Rocca Calascio"Una luce per la rinascita

L’architetto Dario Banaudi, ex maestro venerabile della loggia "Italia" (32) di Milano, illustra la sua idea per recuperare un affascinante sito storico nell'Aquilano
Mi è venuta un'idea per creare qualcosa di importante – e soprattutto utile – a sostegno dell'Abruzzo terremotato e ho pensato di individuare un luogo emblematico nella regione, possibilmente un piccolo paese di grande qualità architettonica , dove si potesse avere un buon rapporto con gli amministratori locali. Miei fraterni contatti nell'Aquilano (a me vicini in questa 'impresa') mi hanno suggerito Rocca Calascio.Rocca Calascio possiede una rocca tra le più alte d'Europa (1450 metri sopra il livello del mare) ed è un magnifico esempio di castello medievale, nel quale la pietra squadrata fa splendida mostra in un paesaggio incontaminato. La rocca sormonta le rovine del borgo fortificato, distrutto da un terremoto nel XVIII secolo, che danno all'ambiente una stupenda e romantica connotazione.

La parte costruita dopo quel terremoto è piccola, in parte abbandonata e proprio per questo conserva intatte le sue caratteristiche originarie.

Una quota è stata recuperata da coraggiosi albergatori e da privati che hanno sapientemente rispettato le strutture. Vicino alla rocca sorge anche una bella e piccola chiesa a pianta ottagonale del XVI secolo.Ora, proprio perchè quelle architetture hanno resistito alla furia del terremoto (la roccia è la qualità tradizionale della costruzione e delle architetture), i fratelli abruzzesi ci chiedono di aiutarli ad attirare l'attenzione sulla loro martoriata regione, facendo qualcosa di concreto per rimettere in moto la loro economia (soprattutto turistica) che ha come base proprio posti come Rocca Calascio la cui bellezza attira un turismo di alta qualità.
E' nata così l'idea di illuminare questa rocca in modo che si possa vedere a più di trenta chilometri di distanza in tutte le direzioni, facendone una sorta di faro che illumini la rinascita dell'Abruzzo.La Osram sembra disponibile a sponsorizzare questo progetto di grande valore simbolico e sta studiando con noi uno schema di progetto illuminotecnico.L'illuminazione della rocca, grazie al territorio di montagna incontaminato, sarebbe visibile da molto lontano e potrà simbolicamente evocare "una luce per la rinascita" (questo è il motto che ho coniato per il progetto).

Altri piccoli gesti, ma di fraterno valore simbolico stanno prendendo forma: si è organizzata un'agape fraterna (presenti vari fratelli di logge lombarde e piemontesi e membri di Giunta) nella quale un fratello abruzzese coinvolto nel progetto ci ha parlato direttamente di quanto avvenuto e di idee da discutere per rivitalizzare il borgo di Rocca Calascio (il recupero di edifici e spazi comunali da adibire a centro di incontri culturali, ad esempio).

Già negli anni passati fratelli hanno organizzato sul luogo convegni e rappresentazioni (il processo a Giuda "recitato" dai fratelli) cercando di dare nuova vita al borgo.Varie logge, finora messe al corrente delle idee , dal Piemonte all'Emilia, alla Liguria, alla Lombardia soprattutto, e fratelli di buona volontà e di efficace competenza, stanno collaborando a dare forza, saggezza e bellezza alle idee che stanno nascendo.
La Giunta del Grande Oriente dItalia mi ha scritto, nella persona del Gran Segretario, comunicandomi di approvare il progetto e di aver stanziato per ora la somma di 10mila euro.
Un gruppo di fratelli di varie logge e regioni, ognuno con diversa specializzazione si sono già resi disponibili ad entrare nelle varie fasi del progetto (che potrebbe andare dalla stesura di un possibile piano di recupero, individuando luoghi e edifici da recuperare : non necessariamente tutti da finanziare, contando anche su una futura opera di ricerca di fondi attorno ad un progetto articolato).E' stato proposto un piccolo convegno nel quale si possa dibattere e prendere posizione sui criteri che debbano informare la ricostruzione e il restauro, ove il "com'era e dov'era", certamente conseguente alla cultura dei maestri che ci hanno preceduto, potrebbe dare ai fratelli elementi di un dibattito nel quale aspetti operativi e speculativi troverebbero un fertile punto d'incontro.

Stiamo inoltre lavorando sull'idea di una scuola di restauro in collaborazione con l'Umanitaria di Milano che sembra molto disponibile ad aiutarci, (d'inverno a Milano, nella bella stagione alla Rocca).

La seconda fase del progetto di rinascita potrà essere il restauro delle costruzioni sotterranee del borgo in rovina, che potrebbero essere un magnifico "luogo di riflessione e di incontro" per iniziative culturali legate alla tradizione e al rapporto tra "vecchio e nuovo" (cosa più è pertinente alla nostra cultura?) elaborando studi concreti sui principi del recupero e del restauro dell'antico (e qui in Abruzzo il discorso è e sarà di estrema attualità) e sul recupero della memoria storica (il territorio di Calascio è crocevia di percorsi storici della transumanza ma anche di grandi personaggi e avvenimenti (Federico II, i Piccolomini, I Medici).
Insomma Calascio potrerebbe essere un luogo di incontro e di elaborazione culturale, nel quale, insieme a un lavoro "operativo" che ci vedrebbe protagonisti di un'opera che in tutti i suoi aspetti è la naturale applicazione dei princìpi che hanno formato la nostra tradizione.Penso che per la nostra istituzione questa sia una grande occasione, per dare forma al desiderio di molti fratelli di passare dallo speculativo all'operativo, o meglio di dare senso all'unione dei due principi, con qualcosa che, penso, ci permetterebbe di dare un contributo (la cui dimensione dipende da noi) alla storia della nostra istituzione e del nostro paese.

lunedì 22 giugno 2009

Addio a Flaminio Musa, fondatore del Museo Massonico di Compiano


di Lorenzo Sartorio


Un gran gentiluomo dai tratti, abbigliamento e animo di quelle persone che abbinano sempre il cuore all’intelletto. Flaminio Musa, medico-scrittore e poeta, figura nota e stimata in città e a Compiano dov’era nato ottantotto anni fa, è deceduto ieri dopo una breve malattia che gli aveva impedito, solo negli ultimi tempi, di seguire le sue varie attività filantropiche tra le quali le sue creature: l’Università Popolare di cui era l’anima e la Lega italiana per la lotta ai tumori di cui è stato fondatore e per anni indimenticato presidente. Sempre sorridente, impeccabile, con l’inseparabile cravattino a farfalla che gli conferiva un tono ancora più ricercato, Musa, grazie alla sua innata saggezza e al suo straordinario equilibrio, era un uomo da sinedrio, un patriarca buono e cortese che prima di giudicare cercava di capire, autorevole ma non autoritario, con quel carisma che madre natura gli aveva donato e che esercitava con la sapienza del buon padre di famiglia.Laureatosi in medicina nel nostro ateneo, per molti anni, ricoprì il delicato incarico di primario del Pronto Soccorso del Maggiore facendosi apprezzare, oltre che per le qualità professionali, anche per la grande dimensione umana da colleghi, pazienti e personale. Comandante partigiano «Marco», dirigente dell’Anpi, fu testimone obiettivo e appassionato dei valori della Resistenza che seppe diffondere, all’insegna della pace e della concordia tra gli italiani, coi i suoi scritti e coi i suoi discorsi specie ai giovani. Letterato e poeta è stato autore di numerose raccolte di poesie e prose molto apprezzate anche da eminenti personalità del mondo dalle cultura da Attilio Bertolucci e Alberto Bevilacqua. Persona di vasta e raffinata cultura, fu il fondatore del Museo della Massoneria Italiana (che ha sede nel castello di Compiano) che ospita una preziosa collezione di cimeli, volumi e documenti propri del simbolismo massonico anglosassone del settecento e ottocento. Era un uomo, Musa, che credeva fermamente nella libertà, nel rispetto verso gli altri, specie se più deboli. Credeva in un mondo migliore per il quale si battè tutta la vita e in diverse sedi coniugando sempre quei principi di fratellanza, uguaglianza e libertà che furono i cardini della sua esistenza e del suo humus culturale. Amava la poesia, credeva nei medici con l’anima e con il sorriso, proprio come lui. Fu il fondatore, infatti, del concorso medici scrittori patrocinato dalla Lega Tumori che ogni anno porta sul podio alcuni camici bianchi che, attraverso splendidi racconti di vita, trasmettono le loro emozioni e le loro esperienze filtrate dall’ anima e dal loro cuore di persone sensibili. Mancherà il suo sorriso, il suo sguardo buono e comprensivo, quella pacca sulle spalle che serviva a rincuorare e a dare forza di proseguire su quei sentieri di lealtà e rettitudine che Flaminio Musa ha sempre battuto grazie alla sua forte tempra montanara di uomo libero, al suo sacrale rispetto per quello che egli chiamava il Grande Costruttore la cui immensa grandezza incontrava negli occhi di un bambino, nelle mani tremanti di un vecchio, nella sofferenza di un ammalato e nell’eterno fascino della natura.

giovedì 18 giugno 2009

ll Patriarca d'Etiopia: "Presto il mondo conoscerà l'Arca dell'Alleanza".



E' custodita in una chiesa, può vederla solo il monaco che la protegge.

Roma, 17 giu. (Adnkronos) - Presto il mondo potrà ammirare l'Arca dell'Alleanza descritta nella Bibbia come il contenitore delle Tavole della Legge che Dio consegnò a Mosè e al centro, nei secoli, di ricerche e studi. Lo ha detto in un'intervista video esclusiva all'ADNKRONOS, visibile sul sito Ign, testata on line del sito Adnkronos (www.adnkronos.com), il Patriarca della Chiesa ortodossa d'Etiopia Abuna Pauolos, in questi giorni in Italia per il 'G8 delle Religioni', e che domani incontrerà il Papa Benedetto XVI per la prima volta e al quale, "se lo chiederà - ha proseguito il Patriarca - racconterò tutta la situazione attuale dell'Arca dell'Alleanza".

"L'Arca dell'Alleanza - ribadisce Pauolos - si trova in Etiopia da molti secoli. Come patriarca l'ho vista con i miei occhi e soltanto poche persone molto qualificate hanno potuto fare altrettanto, finora". Secondo il patriarca è custodita in una chiesa, ma per difendere quella autentica, una copia del simbolo religioso e' stata collocata in ogni chiesa del Paese.
L'annuncio ufficiale che l'Etopia consegnerà al mondo le chiavi del segreto millenario dell'Arca, verrà dato venerdì prossimo nel corso di una conferenza stampa alle 14 all'Hotel Aldrovandi a Roma dallo stesso Patriarca ortodosso d'Etiopia, insieme al principe Aklile Berhan Makonnen Haile Selassie, e al duca Amedeo D'Aosta, che sarà a Roma già domani mattina.

Secondo alcuni studi l'Arca venne trafugata da Gerusalemme dal figlio di re Salomone e portata ad Axum, considerata la Gerusalemme d'Etiopia. E proprio ad Axum sorgerà il Museo chiamato a ospitare l'Arca, il cui progetto è stato finanziato dalla Fondazione del principe, erede designato al trono da Haile Selassie poco prima di morire, Crhijecllu, acronimo delle iniziali dei nomi dei figli del principe: Christian, Jessica, Clarissa, Lucrezia.

Qualche settimana fa aveva fatto il giro del mondo la notizia secondo la quale sarebbe stata vista da un giornalista l'Arca autentica in una chiesa etiope. E' stato allora che il Patriarca Pauolos ha maturato la decisione di "dire una volta per tutte al mondo la verita'" sulla cassa di legno e oro con le Tavole della Legge di Dio. Il Patriarca ha giudicato maturi i tempi per chiudere definitivamente il capitolo sul quale fino ad ora nessuno storico, nessun ricercatore, nessun 'Indiana Jones', era riuscito a scrivere la parola fine.

Il Patriarca dell'antichissima Chiesa ortodossa d'Etiopia ha voluto accanto a sé in questa avventura il nipote dell'ultimo Negus, capo di una famiglia importane, il cui ruolo è riconosciuto sia in Etiopia che all'estero. Il principe erede che due anni fa riuscì a rappacificare le fazioni musulmana e cristiana al centro in Etiopia di un duro contrasto.
E' iniziato così il conto alla rovescia per svelare finalmente il mistero della sacra Arca dell'Alleanza, capace, secondo la leggenda, di sprigionare lampi di luce divini e folgori in grado di incenerire chiunque ne fosse colpito, come del resto efficacemente descritto nel cult movie 'I predatori dell'Arca perduta'. Dalla finzione cinematografica si passerà ora alla realtà.

Venerdì prossimo la conferenza stampa con l'annuncio ufficiale, un evento che è stato possibile anche grazie alla collaborazione di Paolo Salerno, collaboratore del principe e del giornalista Antonio Parisi, che da qualche anno segue le vicende storiche delle famiglie reali e di quella Etiope in particolare, e naturalmente dell'Arca dell'Alleanza.

Ma cos'è l'Arca dell'Alleanza , uno dei più grandi misteri dell'antichità sul quale fantasia, leggenda e storia hanno continuato a intrecciarsi per secoli? L'Arca, nella tradizione ebraica, contiene le Tavole della legge, cioè i Dieci comandamenti; il manufatto, in legno d'acacia, fu costruita da Mosè. All'esterno aveva decorazioni in oro ed è stata a lungo conservata dal popolo ebraico: ha accompagnato le sue vicissitudini, le battaglie e le sconfitte, le peregrinazioni e le lotte contro i filistei ed è stata conservata in diversi luoghi finché il Re Davide non l'ha collocata nella Rocca di Gerusalemme.

Ma è Salomone, figlio e successore di Davide, a far sistemare l'Arca nel Tempio di Gerusalemme da lui stesso fatto costruire. Questa narrazione s'intreccia poi con eventi storici e altre tradizioni religiose e nazionali. Di fatto l'Arca dell'Alleanza scompare nel 586 a.C. con la conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi e la conseguente distruzione del tempio di Gerusalemme.
Tuttavia della sua effettiva rovina non c'è testimonianza scritta; da allora l'Arca diventa simbolo eternamente cercato dagli uomini e rintracciato in varie parti del mondo, dall'Africa al Medio Oriente. La tradizione etiope colloca l'Arca nel regno di Axum, dopo che Salomone l'aveva donata al figlio della Regina di Saba, Menelik I. Qui, sarebbe rimasta nel corso dei secoli protetta dai monaci ortodossi nella citta' santa di Lalibela nei pressi di Axum, dove si troverebbe tuttora.

L'Arca, che non è visibile a nessuno tranne un monaco che la custodisce, viene preservata nel complesso della cattedrale di Santa Maria di Sion, e' dunque nascosta a tutti e viene portata in processione una volta all'anno ma avvolta in un panno.
L'Arca ha accesso la fantasia di archeologi, scrittori, gruppi religiosi, sette di ogni tipo. Nella tradizione infatti si afferma che emana un potere particolare ma anche che chi la tocca veniva fulminato. Un oggetto che data anche la sua collocazione - Il Tempio di Gerusalemme - è stato di volta in volta al centro di storie legate alla Massoneria o ai Templari. Tuttavia va ricordato che sono molte in Etiopia le chiese nelle quali e' conservata un'''arca'', così come diversi studiosi - muovendosi spesso al limite del mistero e della leggenda - la collocano in varie parti del mondo.

martedì 16 giugno 2009

Cerimonia Rituale per la festa di San Giovanni Battista alla Loggia Heredom 1224 di Cagliari


Carissimo Signore e Fratello,

sei cordialmente invitato a partecipare alla 143a Tornata della Loggia Heredom 1224 che si terrà presso il Tempio n° 4 della Casa Massonica di Piazza Indipendenza 1 a Cagliari, il prossimo Venerdì 26 Giugno 2009, alle ore 19.45 per le ore 20.15.


Durante questa Tornata verrà celebrata la Cerimonia Rituale per la festa di San Giovanni Battista.



Su comando del Maestro Venerabile.


Sinceramente e Fraternamente

Ven. Fr. G.M., Segretario

lunedì 15 giugno 2009

Un viaggio nell'esoterismo e nel mistero in compagnia della Massoneria dell'Arco Reale - Rito di York in Italia


Ma chi l'ha detto che la Massoneria è un'entità oscura, segreta e cospirazionista ?
Taluni libelli, specie se culturalmente orientati, per così dire, che si rifanno alle scempiaggini elaborate nell'800 da Léo Taxil. Squinternato ex massone che, per farsi pubblicità come scrittore (mediocre ed allora sconosciuto), andò divulgando astrusità come l'adorazione del Diavolo da parte delle Logge ed il culto del Palladismo, culto inventato di sana pianta, così come il presunto carteggio fra Giuseppe Mazzini ed Albert Pike che è divulgato anche su taluni siti web.
Tutta pura fantastoria e/o fantaesoterismo.
E così, con la pazienza dello studioso, ovvero del curioso per definizione, possiamo scoprire come la più antica Obbedienza massonica italiana - il Grande Oriente d'Italia - sia un'istituzione più che aperta, impegnata socialmente e culturalmente, così come avviene in tutto il Mondo con particolare riferimento agli Stati Uniti d'America.
Certo, la discrezione nell'universo massonico ed esoterico, è d'obbligo. Ma ciò per il semplice fatto che, quando si parla di dimensione interiore e spirituale senza dogmi o ideologie di sorta, non è pensabile fare proseliti e/o divulgare concetti per lo più sperimentabili solo direttamente.
Il Fratello massone Giacomo Casanova, non a caso, scrisse che il Mistero della Massoneria è inviolabile in quanto il massone lo conosce solo per intuizione. E' un'emozione dello Spirito, per così dire.
Nell'ambito del Grande Oriente d'Italia, oltre che ai tre gradi della Massoneria Azzurra (Apprendista, Compagno, Maestro), è possibile intraprendere un percorso iniziatico più ampio ed approfondito nell'ambito dei cosiddetti Riti.
Negli ultimi mesi, il Rito che maggiormente si è aperto al pubblico cosiddetto profano, è il Rito di York che è senza dubbio il più antico.
Di origine e derivazione Templare, il Rito di York ha, dall'autunno scorso, avviato un processo di comunicazione esterna notevolissimo e di profonda rilievanza culturale.
Consta di un blog quotidianamente aggiornato grazie al lavoro del web master Almerindo Duranti: www.rdyork.blogspot.com; di un sito web ufficiale recentissimamente rinnovato: www.ritodiyork.it e di due riviste: una interna ed una esterna.
E' proprio su queste che vogliamo soffermarci.
“YR Magazine”, la rivista ufficiale del Gran Capitolo dell'Arco Reale Rito di York in Italia, è giunta al suo secondo numero.
Rivista patinatissima e dal taglio grafico giovane e multimediale curato dall'ottimo Direttore editoriale Gianmichele Galassi, “YR Magazine” si propone quale strumento di approfondimento esoterico e ritualistico nell'ambito del Rito e della Massoneria in generale.
Questo secondo numero consta infatti di articoli relativi all'Agape Rituale, al Principio Ermetico, alla Tavola di Smeraldo, all'Iniziazione massonica; all'esoterismo contenuto nelle opere dello scrittore Jules Verne (curata dal sottoscritto) ed al grado del Rito di York di Super Excellent Master con una tavola di approfondimento che proseguirà nel prossimo numero.
Ma veniamo alla rivista, per così dire, esterna: "Secreta Magazine: il Mistero, l'Uomo, l'Infinito".
Edita dall'Editoriale Olimpia ed in distribuzione mensile in tutte le edicole d'Italia, "Secreta", è l'unica rivista presente nel nostro Paese che tratti di esoterismo e mistero in maniera seria e senza voli pindarici.
A garanzia di ciò, nel Comitato Editoriale, è presente la Dott.ssa Patrizia Santovecchi, educatrice e Presidente nazionale dell'Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici (www.onap-italia.org), nonché autrice di numerosi testi di denuncia nei confronti dei presunti maghi.
"Secreta Magazine", già con il primo numero di giugno, offre ai lettori una sorta di viaggio iniziatico in mondi inusitati, ma patrimonio della nostra stessa Umanità.
Culture, Tradizioni spirituali altre, ma anche nostre. Sciamanesimo, Templarismo, Astrologia vista sotto una prospettiva simbolica, Tarocchi e loro origine, dossier contro maghi e fattucchiere succhiasoldi. Ed ancora: approfondimenti su San Francesco, il santo povero che arricchì il mondo con il suo messaggio e, non certo per ultima, un'intervista esclusiva ai Gran Maestri delle due più grandi ed antiche Obbedienze massoniche italiane: Gustavo Raffi (Grande Oriente d'Iitalia) e Luigi Pruneti (Gran Loggia d'Italia degli ALAM).
"Secreta" vanta la Direzione di Andrea Aromatico: esperto di esoterismo, giornalista, sceneggiatore del fumetto "Nermrod" ed autore di programmi televisivi nazionali sul mistero. La Direzione editoriale spetta sempre all'encomiabile Gianmichele Galassi e l'elenco dei collaboratori, come ci ricordano i due direttori stessi, è selezionatissimo (e personalmente mi auguro di essere all'altezza dell'arduo compito assegnatomi....).
Qualche anticipazione sul prossimo numero di luglio.....Isaac Newton, l'ultimo dei maghi; dossier Priorato di Sion; approfondimenti su Gerusalemme la città Santa e moltissimo altro ancora nel solco del Sacro.
E così, grazie all'enorme sforzo e lavoro dei Massoni del Gran Capitolo dell'Arco Reale in Italia, della casa editrice Olimpia di Firenze e di molti altri appassionati, ecco per la prima volta data la possibilità a tutti di penetrare il Mistero.
Il Viaggio è appena cominciato......

di Luca Bagatin

giovedì 11 giugno 2009

Consacrazione della Loggia Armonia Esoterica 1350 di Novara


Sabato 13 Giugno 2009, a Novara, verrà Consacrata, secondo il tradizionale Rituale Emulation, la Loggia Armonia Esoterica 1350 di Novara, nuova Emulation Lodge all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia.


Gli Ufficiali Consacratori saranno tutti Past Master provenienti dalla Loggia Heredom 1224 di Cagliari, dalla Loggia San Giovanni 1246 di Milano e dalla Loggia Angelo Brofferio 924 di Torino.

DALL’OPERA AL NERO ALL’OPERA AL ROSSO


Il Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sardegna organizza una Conferenza sull'Alchimia, riservata ai Fratelli di ogni Grado, dal titolo "Dall'Opera al Nero all'Opera al Rosso", con relatore il dr. Giorgio Sangiorgio che promuove l’attività del Centro Studi Ermetici "Il Convivio" di Bologna.
La Conferenza si terrà il prossimo Venerdì 19 Giugno 2009, con inizio alle ore 17,00.presso la Casa Massonica del Grande Oriente d'Italia, in Piazza Indipendenza n. 1 a Cagliari.
Il segreto dell’operatività alchemica consiste in un naturale processo di attrazione e assorbimento - da parte della materia prima manipolata - di ciò che è considerato il potere fondamentale dell'universo e senza il quale nessuna trasmutazione è possibile: la volontà ideatrice del Principio Metafisico, che si riflette nel mondo visibile e ne diviene l’energia generatrice inesauribile. Attrattore di questa energia meravigliosa può diventare lo stesso alchimista, se è capace di farla scorrere nell’alambicco o in canali e centraline all’interno del proprio corpo e in quantità sempre maggiori, tali da risvegliare in sé lo spirito mercuriale, che normalmente è nascosto nella profondità della materia o nell’inconscio dell’uomo. Tale processo è stato riassunto anche con l’acrostico latino VITRIOL: visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem. Molti alchimisti associano la loro opera di trasmutazione al ciclo annuale del sole, che fa maturare i frutti della natura, suddiviso in quattro stagioni e rappresentato dalla ruota dei dodici segni dello zodiaco. Con ciò si descrive quattro regimi del fuoco alchemico purificatore, che modifica gli umori, lo stato emotivo e psichico abituale. Questi regimi, costituiti ognuno da tre segni zodiacali, sono chiamati opera al nero o in latino nigredo, opera al verde o viriditas, opera al bianco o albedo ed opera al rosso o rubedo. In questi quattro passaggi cruciali l’opera alchemica solve e purifica i componenti fissi e pesanti, separa e coagula i componenti mobili e sottili, per ristrutturare tutto il composto umano; tende a realizzare un’anima illuminata che si specchia in una coscienza chiara ed elevata, pensieri diretti da un IO veramente unitario ed emozioni controllati con intelligenza e forza d’animo; infine ottiene un corpo in salute e coordinato nei movimenti, perché in sintonia con l’anima. Si determinano radicali trasformazione che consistono in un graduale spostamento dell’IO dagli strati superficiali e inconsistenti della personalità a quelli interni, permanenti. Ciò determina un rovesciamento, spesso traumatico, dell’attenzione e della percezione, nell’uomo ordinario rivolte alla mutevole ed illusoria realtà esterna. La nuova attenzione, in via di formazione e rivolta all’interno, coglie le prime manifestazioni dello spirito; trasforma una consapevolezza passiva ed opaca in uno stato di coscienza più attivo. La graduale formazione della nuova percezione, rivolta ai movimenti dell’anima, favorisce la liberazione e l’espansione naturale dell’emozioni, con il raggiungimento di uno stato di creatività e di amore intenso. La forza sottile che emerge dalla purificazione del corpo viene convogliata per acuire l’intelligenza, per ottenere risultati concreti nella vita quotidiana e di relazione che è il principale campo di sperimentazione della propria evoluzione, per aumentare la capacità di contenimento della memoria, per elaborare impressioni ed intuizioni, allargando il campo mentale in senso trascendente e olistico.
Il Dr. Giorgio Sangiorgio promuove l’attività del Centro Studi Ermetici Il Convivio di Bologna, prestigioso organizzatore di conferenze e seminari introduttivi sull’alchimia; ha tenuto conferenze e seminari, oltre che per il Convivio, per l’Associazione Culturale Hermatena di Vergato (BO), per il Centro Studi La Triade di Correggio (RE), per l’Associazione Culturale La Rose Noire di Modena, per l’Associazione Culturale Arthena di Lerici (SP), per la Libreria Arethusa di Torino, per il Circolo Palazzo Tarlati di Civitella Val di Chiana (AR), per il Circolo Culturale Koesis e la libreria Evaluna di Napoli, per l’associazione Alchimia Alchimie del Comune di S. Leo; ha pubblicato per l’Edizioni Il Convivio i testi “In Vino Veritas” e “Voci di Hermes e di Afrodite”, per la Casa Editrice Adytum di Trento “Agricoltura Celeste - La conoscenza ed il potere dell’alchimia”; ha collaborato con i canali televisivi Mediolanum Channel e Non Solo Anima di Milano, con le riviste Hera di Roma ed Atrium di Trento.

martedì 9 giugno 2009

L’ALDOPARLANTE di Aldo Chiarle


Martedì 09 Giugno 2009 14:01

“Fratelli carissimi, quanto è successo in Abruzzo ci obbliga ad agire subito per cercare di portare aiuto e sollievo alle popolazioni colpite”. Così Gustavo Raffi, Gran Maestro della Massoneria del Grande Oriente d’Italia, invitando tutti i massoni a stringersi attorno a chi soffre “nostro fratello, anche senza i paramenti che noi usiamo nel Tempio”.
Il Grande Oriente d’Italia ha subito inviato 25mila euro e la sottoscrizione già alla fine di aprile aveva superato i 100mila euro. Notevole anche l’apporto dei massoni di Abruzzo e Molise che hanno offerto alle popolazioni ingenti quantità di beni di prima necessità e supporti logistici.
Per i terremotati dell’Abruzzo si è mobilitata anche la “Italy Lodge” di Washington che ha aperto una sottoscrizione fra tutte le logge degli Stati Uniti d’America.

La vita esagerata di Roberto MandelPoeta sufi e amico di D'Annunzio




FU ANCHE MASSONE
Sepolto a Poggioreale, la sua biografia pare un romanzo alla
Dan Brown. Ce la racconta il figlio Gabriele


di Rosa Lella


NAPOLI - Tra le rovine del cimitero di Poggioreale può accadere d’imbattersi in reliquie ine­dite del patrimonio cultura­le. Sepolte dal tempo e pro­vate dall’incuria, il corso della storia le ha nascoste in qualche mezzobusto del famedio, il cimitero degli uomini illustri. Uno di questi ha rotto il patto di omertà con le altre statue svelando i propri segreti. È lo scrittore Jusuf Ro­berto Mandel, raffigurato nella statua posta tra quelle di Benedetto Croce e di Vincenzo Gemito. Di discendenza turco-afghana, nacque a Treviso nel 1895 e morì a Napoli nel 1963. Esponen­te del sufismo, corrente mistica del­­l’Islam, fu autore de Il Cantico dei cieli, primo poema sufi scritto in italiano. A svelarci nuovi particolari sulla sua vita e sul suo legame con Napoli è il figlio Gabriele Mandel, maestro della Confra­ternita sufi Jerrahi-Halveti. Il suo rac­conto è un intreccio di vicende straor­dinarie su massoneria e sufismo che include personaggi come Gabriele D’Annunzio, il generale Pietro Bado­glio e Benito Mussolini.
«Mio padre», dice Gabriele Mandel, «per gran parte della sua vita, dopo la seconda guerra mondiale, ha vissuto sei mesi l’anno a Parigi e gli altri sei a Napoli poiché considerava le due città le più grandi capitali della cultura euro­pea. A Napoli il suo appartamento si trovava nella Galleria Umberto I, al nu­mero 27».
Proprio lì, dunque, sotto la cupola di vetro della Galleria Umberto, la sto­ria di Roberto Mandel s’infittisce di dettagli intriganti. Indirizzo alla mano, ripercorriamo le tracce della narrazio­ne del figlio: allo stesso numero civico troviamo la sede regionale del Grande Oriente d’Italia, sotto il nome dell’asso­ciazione culturale Circolo Darwin. Coincidenza degna delle catene d’indi­zi del Codice Da Vinci di Dan Brown. E infatti Gabriele Mandel rivela: «Oltre che un maestro spirituale dell’Islam, mio padre era un massone. Fu il gene­rale Badoglio a farlo entrare in masso­neria, nel Grande Oriente d’Italia, quando lo assunse, ancora ragazzo, co­me suo aiutante di campo durante la prima guerra mondiale».
Roberto Man­del fa poi carriera. E i vantaggi del suc­cesso militare si riflettono nella sua produzione letteraria. Diventa capita­no addetto al Comando Supremo e rie­sce ad accedere agli archivi segreti del­le Forze Armate. Con quelle informa­zioni scrive la Storia popolare illustra­ta della Grande Guerra, in sei volumi. All’ombra della Grande Guerra, tra esercito e letteratura, la storia di que­sta statua del famedio incrocia quella del poeta Gabriele D’Annunzio. «Si co­nobbero », racconta Gabriele Mandel, «per un solo giorno al Comando Supre­mo di Badoglio. Fu una conoscenza su­perficiale. Successivamente D’Annun­zio lo invitò a partecipare alla Marcia di Ronchi del 1919 e a vivere la vicenda di Fiume. L’amicizia più profonda ini­ziò allora. La passione comune per la poesia fece il resto».
Dopo l’esperienza militare i due in­tellettuali diventano amici intimi. Lo testimonia il nome stesso di Gabriele Mandel: «Mi chiamo come D’Annun­zio perché mio padre lo scelse come mio padrino di battesimo». Non solo poesia e armi. Mandel e D’Annunzio condividevano qualcos’altro: le idee dell’ordine massonico. Stesse idee, ac­cesso diverso. «Mentre per mio padre il tramite fu Badoglio, D’Annunzio giunse alla massoneria per altre vie cui non era estraneo Adolfo De Carolis», ovvero il pittore liberty autore di molte xilografie che illustrano i romanzi di D'Annunzio. Col passare degli anni il fervore del­l’esperienza militare si trasforma in passione politica. Mandel e D’Annun­zio diventano sostenitori del fascismo. Partecipano alla Marcia su Roma. Cre­dono nel regime di Mussolini. Ma solo fino all’alleanza con la Germania di Hit­ler.
«D’Annunzio, come mio padre, era fortemente contrario all’alleanza con la Germania nazista. Per questo Hitler mandò da lui una cameriera tedesca: per avvelenarlo. Mio padre invece fu costretto da Mussolini a lasciare l’Italia e a trasferirsi a Parigi». Massoneria e potere: binomio frequente nell’imma­ginario collettivo. Ma Mandel figlio chiarisce: «Il significato originario del­la vera massoneria è legato alla tradi­zione esoterica, che introduce a un per­corso evolutivo dell’uomo attraverso un lavoro su se stesso».
Sia nella tradi­zione sufi che nella massoneria questo percorso spirituale è simboleggiato dall’immagine della pietra grezza che diventa levigata e squadrata. Un pas­saggio riprodotto anche sul pavimento a scacchi bianco e nero (simboli del be­ne e del male) nel Tempio della Casa Massonica di Napoli. Ai piedi dell’alta­re, davanti al trono del Gran Maestro, ci sono infatti due pietre, a circa mez­zo metro di distanza l’una dall’altra. Una grezza, l’altra levigata. Lì, nella Gal­leria Umberto, dove un tempo visse il maestro sufi Jusuf Roberto Mandel.

mercoledì 3 giugno 2009

Alle radici della Massoneria


In un mondo che sta cominciando a prendere consapevolezza della mancanza di solide certezze per il domani, ecco riaffiorare antiche domande: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando”? Obiettivamente, c'è una gran ‘fame’ di quelle risposte che potremmo racchiudere nelle parole: Conoscenza, Ricerca, Verità, Gnosi. Il principale degli approcci a tali dimensioni, è certamente quello passato alla Storia e alla letteratura con il sostantivo esoterico, ovvero un approccio che va alla ricerca delle radici profonde della nostra cultura e civiltà. Per approccio esoterico intendiamo, ovviamente, quello che si occupa dello studio e dell’approfondimento del simbolismo che ci circonda e che è giunto a noi dalle antiche civiltà che ci hanno preceduto e che hanno forgiato l’umanità così come si presenta oggi. Per ricercare le radici di questo approccio dobbiamo dunque andare molto indietro nel tempo: sino almeno all’antica Grecia, ovvero, allorquando i greci ereditarono i misteri gnostici dagli Egizi. I culti misterici, tanto in Egitto che nell’antica Grecia, erano riservati a pochi iniziati e miravano “all’estasi Divina” o “unione con il Divino”. Si veda bene che, fra questi culti d’Occidente, vi è una significativa analogia e similitudine con la spiritualità vedica e buddhista d’Oriente. L’influenza della cultura gnostico-iniziatica influenzò tutta la civiltà occidentale dei millenni a venire, la quale sosteneva sostanzialmente che tutte le arti, le scienze e le filosofie dovevano necessariamente tendere al Bello, al Buono ed al Vero. Questa era dunque l’essenza della conoscenza e solo la conoscenza poteva ritenersi ‘Divina’ (da qui il ripudio degli gnostici per il “Dio della Bibbia” e la loro empatia verso la figura allegorica del Serpente, simbolo esoterico di conoscenza e, quindi, di liberazione da ogni peccato: primo fra tutti l’ignoranza). Fu così che la conoscenza permise lo sviluppo e la piena espansione della civiltà greca, prima e, successivamente, dell’Impero Romano. Ciò almeno sino al Concilio di Nicea del 325 d.C. proclamato dall’Imperatore Costantino, il quale dichiarò eretica la Gnosi e decretò la fede cattolica quale unica religione dell'Impero. E si noti bene come il cattolicesimo facesse leva soprattutto sull’ignoranza e sugli animi semplici, ostacolando e vilipendendo qualsiasi tipo di conoscenza e di progresso interiore ed esteriore dell’essere umano. Fu così che gli gnostici entrarono in clandestinità. E così fecero anche le famiglie che si richiamavano agli insegnamenti iniziatici di Gesù – l’Esseno - detto “Il Cristo”, le quali presero il nome di Rex Deus. Dei Rex Deus – che all’apparenza continuarono a praticare il cattolicesimo - fecero parte le più grandi famiglie nobiliari del Medioevo, fra cui i reali sassoni d’Inghilterra, i capetingi di Francia (che rivendicarono la loro discendenza diretta da Maria Maddalena - sposa del Cristo - e da Gesù stesso) ed i St. Clair di Roslin (la stirpe che fece edificare la misteriosa Cappella di Rosslyn). Non fu dunque un caso che i Cavalieri Templari dell’alto Medioevo furono un ordine cavalleresco - militare sorto con l’appoggio dei Rex Deus e che divennero, quindi, i custodi della gnosi cristiana, mantenendo comunque su ciò – ufficialmente – un assoluto riserbo. Un’altra corrente gnostica che entrò in contatto diretto con i Templari fu quella dei Sufi islamici, i quali si riteneva avessero avuto un ruolo fondamentale nella costruzione del Tempio di Re Salomone, che peraltro è simbolo all’origine della moderna Massoneria. I culti misterici dei Sufi, avvezzi anche alla Cabala ebraica, si fusero con le conoscenze templari e queste, a loro volta, si fusero con quelle delle Corporazioni muratorie medievali, prima fra tutte quella denominata ‘i Figli di Salomone’, i quali erano esperti nella cosiddetta geometria sacra, la disciplina che attribuiva un significato mistico ai rapporti matematici nella realizzazione delle opere d’arte e di quelle architettoniche. Tale Corporazione fu alla base della costruzione delle più significative cattedrali gotiche, fra cui quella di Chartres, Rheims ed Amiens, talmente ricche di simbolismo gnostico che servì appunto agli iniziati a tramandare la Tradizione. E fu così che, sostanzialmente, divenne possibile mantenere in vita l’esistenza di scuole filosofiche e psicologiche antichissime (come la già citata scuola dei Sufi islamici), capaci di contrapporsi al bigottismo del Medioevo, impregnato di superstizione, il tutto celato nel simbolismo delle Cattedrali gotiche cristiane. In seguito, nacquero le prime saghe del cosiddetto Santo Graal, che altro non era che il tramandarsi degli insegnamenti esoterici conosciuti anche dallo stesso Gesù, che fu, secondo questa Tradizione, un Grande Iniziato agli Antichi Misteri. Significativamente ricca di simbolismo esoterico è la Cappella di Rosslyn, in Scozia: fatta costruire nel XV secolo dal conte William St. Clair di Roslin (si noti bene che Roslin, in antica lingua gallica significa: “antica conoscenza tramandata di generazione in generazione”), un mecenate proveniente da una fra le più influenti famiglie Rex Deus dell’epoca, Rosslyn pullula letteralmente di simboli ed allegorie gnostiche, rosacrociane e libero muratorie. Pensiamo ad esempio alla testa scolpita di Ermete Trimegisto, considerato dagli Egizi il Dio Toth, così come l’arco all’esterno della cappella, decorato da numerosi compassi simbolo della Massoneria; ma anche la scultura di Baphomet – idolo gnostico caro ai Templari – e finanche un cavaliere templare che conduce un uomo bendato tirandolo con una fune a rappresentare un’iniziazione massonica ante litteram. E potremmo continuare citando i tre pilastri interni alla cappella, che indicano rispettivamente il pilastro dei tre gradi della Massoneria azzurra: quello dell'Apprendista, del Compagno d’arte e del Maestro. Invero, i riferimenti al cristianesimo, nella Cappella di Rosslyn, sono assai pochi e trascurabili. Forse, una delle curiosità di Rosslyn è la presenza di sculture raffiguranti piante conosciute solo nelle Americhe, come il granoturco e l’aloe. E questo a commemorare i viaggi dell’antenato di William St. Clair, il conte Henry, il quale approdò nelle coste del Nord America cento anni prima di Cristoforo Colombo, sbarcandovi, molto probabilmente, stando alle prove documentali del volume “Il segreto dei Templari” scritto dallo studioso William F. Mann, con una flotta di Cavalieri Templari. La Massoneria pare dunque essere la depositaria principale della tradizione gnostica tramandata, di generazione in generazione, dalle famiglie Rex Deus. E possiamo inoltre affermare che le origini di questa Confraternita sono ben più antiche rispetto a quelle ufficiali, che la fanno risalire al 1717, allorquando fu fondata la Gran Loggia d’Inghilterra presso la “Taverna dell’Oca e della Graticola”. Questa commistione fra Rex Deus e Massoneria è fortemente sostenuta specialmente dagli studiosi e massoni Christopher Knight e Robert Lomas, i quali teorizzano anche che la leggenda di Hiram Abif, costruttore del mitico Tempio di Re Salomone alla quale si rifanno tutti i Liberi Muratori, non è altro che un’allegoria dell’omicidio di Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, custode degli insegnamenti misterici degli Esseni ed uno fra i primi membri storici dei Rex Deus. Gli studiosi portano a sostegno di ciò numerose tesi nel loro libro: “Il secondo Messia” edito in Italia da Mondadori. E’ grazie ai Rex Deus e, dunque, ai primi Massoni, se si è progressivamente usciti dall’oscurantismo medievale per approdare al Rinascimento, con la sua rinnovata estetica nelle arti e con una rinnovata ricerca del progresso scientifico e della conoscenza. Pensiamo, ad esempio, all’opera dei massoni Elias Ashmole, ma anche a Sir Isaak Newton, noti alchimisti e uomini di scienza e cultura, nel fondare la Royal Society per la promozione della scienza scevra da dogmi. La Massoneria, una volta costituita ufficialmente nel 1717, si diede delle regole o ‘Landmark’ le quali, fra le altre cose, stabilivano che nelle tornate rituali non si sarebbe potuto parlare né di politica né di religione e ciò per evitare divisioni fra i suoi membri. Purtuttavia, sappiamo come vi furono eminentissimi uomini politici che ingrossarono le file massoniche. Ciò ad ogni modo non significa affatto che la Massoneria influenzò la politica, per quanto sia di fondamentale importanza storica rammentare come la Costituzione degli Stati Uniti d'America - che è la più antica Costituzione statuale esistente - sia stata fondata su principi inequivocabilmente massonici, a partire dal concetto secondo cui tutti gli uomini nascono eguali e che un Governo ha autorità solo con il consenso del popolo. I Padri fondatori degli Stati Uniti d’America erano, infatti, inequivocabilmente massoni che vollero imprimere quanto di buono la tradizione gnostica dei Rex Deus aveva loro trasmesso. E’ invece completamente da sfatare il mito relativo alla Rivoluzione Francese quale motto popolare sorto da volontà massoniche: si veda bene come i massoni - in Francia - fossero allora, per la maggior parte, fra le file aristocratiche e medio - borghesi, molti fra i quali ci rimisero la testa sulla celebre ghigliottina. Abbiamo dunque tentato testé di illustrare le radici della principale e forse più antica Istituzione che, nel mondo occidentale, si occupa di tradizione esoterica. Abbiamo infatti potuto scoprire come la sua millenaria storia si fonda e, a tratti, si confonda con le tradizioni egizia, greco-romana e giudaico-cristiana alla luce delle loro conoscenze gnostiche e misteriche. Un viaggio in piena regola, ricchissimo di spunti di rinnovata ricerca storica e introspettiva, che è forse l’unica più autentica ricerca sulla strada del mitologico Santo Graal. (Laici.it)



(articolo tratto dal blog http://www.lucabagatin.ilcannocchiale.it/)

Illuminati: Chi sono gli adepti della società segreta protagonisti di “Angeli e demoni”


da Panorama.it


Il neofita viene introdotto nel tempio. Al centro, la luce debole di una candela illumina il triangolo equilatero a oriente e il cerchio a occidente. L’adepto viene adagiato supino su un telo rosso quadrato. Dall’alto della cupola si accende una luce fioca che diventa sempre più forte fino a farsi accecante. Tutto intorno è avvolto dalle tenebre.Il gran maestro, un settantenne dalla barba bianca, spiega a Panorama il significato dell’iniziazione: “Da tempi immemorabili si compie il rito della morte-resurrezione, quando il neofita è pronto per ricevere la luce. Attraverso di essa le energie cosmiche penetrano in lui e lo preparano alla morte del suo essere profano. Una pace atarassica lo avvolge”. Il rito si conclude con una frase in greco antico: “Ora che la luce è in te, io ti creo illuminato”.Il libro di Dan Brown Angeli e demoni e il film di Ron Howard a esso ispirato li hanno fatti conoscere al grande pubblico, dopo anni di isolamento nel consesso degli accademici e degli appassionati di questioni esoteriche. Loro sono gli illuminati, una società segreta, spesso confusa con la massoneria, in cui è difficile distinguere la realtà dalla leggenda, la storia dal mito. Panorama ha provato a fare un po’ di chiarezza, intervistando uomini di Chiesa e studiosi, massoni e illuminati più o meno ufficiali. Per capire chi siano oggi gli “uomini pieni di luce” e che ruolo abbiano nel mondo contemporaneo.Il primo appuntamento è con Giuliano Di Bernardo, ordinario di filosofia della scienza presso la facoltà di sociologia di Trento, massone dal 1960 (”Ho fatto parte della loggia Zamponi De Rolandis, quella dei docenti universitari”), gran maestro del Grande oriente d’Italia dal 1990 al 1993 e poi fondatore della Gran loggia regolare d’Italia. Nel 2002 ha lasciato gli incarichi operativi nella massoneria per dedicarsi agli illuminati, fondando un’accademia tricolore.È lui il gran maestro che ha spiegato a Panorama il significato del rito di iniziazione. “Per risvegliare questa società segreta basta avere la necessaria autorità iniziatica, non occorre alcun permesso, contrariamente alla massoneria, dove le nuove logge nascono su impulso di altre regolari”. Chiunque può ridestare gli illuminati? “No, bisogna conoscerne la tradizione e i rituali, che vengono tramandati segretamente. A me sono giunti dagli Stati Uniti, dove l’organizzazione è più presente e influente”.Ma come è arrivata negli Usa? “Bisogna risalire ai tempi dell’Inghilterra elisabettiana, un periodo florido per la filosofia occulta, dalla cabala cristiana all’alchimia, all’ermetismo. Allora nascono i rosacroce e l’illuminismo esoterico, poi trasferito in America”. Qui, anche grazie a un romanzo satirico degli anni Settanta del ‘900, si diffonde la leggenda che l’establishment, i rampolli delle principali famiglie, siano illuminati. Tra loro non mancherebbero alcuni ex presidenti viventi, già iscritti a società segrete di origine universitaria. “Nelle favole c’è sempre un fondo di verità” chiosa Di Bernardo, che stima in meno di 200 gli illuminati d’America, capaci però di governare la finanza mondiale. In questo momento di crisi sarebbero particolarmente attivi.E in Italia? “Siamo una cinquantina, senza distinzione di sesso o religione. Puntiamo alla vera universalità e a un progetto che permetta di migliorare la società”.E chi sono gli illuminati nostrani? “Uomini e donne di qualità che hanno una luce dentro che può illuminare gli altri”. In Italia i membri dell’accademia si riuniscono una volta all’anno, per lo più a Roma, città in cui vive o lavora la maggior parte. Tra gli illuminati, di cui Panorama conosce le identità, ci sono un sottosegretario, il presidente di un’autorità, il direttore corporate e il vicepresidente di due importanti banche italiane, il presidente di un grande istituto di credito straniero, un consigliere d’amministrazione Rai, l’amministratore delegato di una delle più importanti squadre della serie A, uno degli uomini al vertice della Lega calcio. Non mancano filosofi, esperti di comunicazione, giuristi, medici (compreso un noto docente di oculistica) e numerosi professionisti. C’è pure qualche prelato: “Sono gli stessi dall’inizio” afferma Di Bernardo.Sembra di risentire le dicerie sulla loggia Ecclesia e sui preti che non disdegnano i grembiulini. Un argomento tabù per la Chiesa di Roma, in lotta contro massoneria e società segrete. Sono lontani gli anni Settanta, quando una commissione della conferenza episcopale tedesca venne incaricata di accertare la compatibilità tra fede cristiana e appartenenza massonica.Nel diritto canonico è sparita la scomunica per i “liberi muratori”, ma Joseph Ratzinger, nel 1983, ha segnato il limite in un documento controfirmato da Papa Giovanni Paolo II: i cattolici che appartengono a una loggia sono in stato di peccato grave e non possono prendere i sacramenti. Una scomunica di fatto. Alla Pontificia accademia della scienze e presso la sede della Compagnia di Gesù (il fondatore degli illuminati di Baviera, Adam Weishaupt, era un ex allievo dei gesuiti, mosso da spirito di rivalsa) dribblano cortesemente l’argomento: “Dan Brown? Abbiamo cose più importanti di cui occuparci”.
Massimo Introvigne, sociologo delle religioni, è molto critico con il mito degli “uomini pieni di luce” e con il “risveglio” operato da Dan Brown. “Non esistono misteri su questa organizzazione. I suoi archivi sono stati esaminati attentamente da decine di studiosi francesi e tedeschi, in particolare da René Le Forestier. È un’invenzione dell’Illuminismo tedesco”E le presunte origini leggendarie? “Ogni società segreta ha una storia autentica che rimanda a date di fondazione piuttosto recenti e una storia mitica che cita la remota antichità. Molti adepti non percepiscono la cosa come una mistificazione, in quanto stimola la riflessione e la meditazione”. E la teoria del grande complotto a cui sembra dar fede Dan Brown? “Una fola alimentata da una minoranza di autori non particolarmente noti al grande pubblico” risponde Introvigne. “Queste teorie hanno un certo successo in ambienti fondamentalisti protestanti. Sono esposte in particolare da Milton William Cooper, morto nel 2001 in una sparatoria con la polizia: si rifiutava di pagare le tasse al governo degli Stati Uniti, sostenendo che era controllato dagli illuminati”.Tuttavia questa organizzazione è risorta in epoca moderna… “Sì, nel quadro del cosiddetto risveglio dell’occultismo tedesco che inizia nell’ultimo decennio dell’800. Ma più che di risveglio bisogna parlare di reinvenzione. Non c’è alcun rapporto con la vicenda di Weishaupt, si tratta di un’esperienza del tutto nuova”. Come è finita? “Perseguitati dal nazismo, questi nuovi illuminati si sono rifugiati in Svizzera, dove ne sopravvivono cinque o sei. Per quanto ne so hanno iniziato anche uno studioso di esoterismo fiorentino da poco deceduto”. E Di Bernardo? “L’accademia è l’ennesima reinvenzione”.Ma il gran maestro dice di seguire rituali tramandati dagli Stati Uniti… “Non mi risulta ve ne sia traccia ed è impossibile occultare per centinaia d’anni una notizia riservata condivisa da più uomini. Dunque l’onere della prova ora spetta a lui”.
Di Bernardo ribatte che non ha interesse a divulgare un segreto secolare. Di certo nel mondo esoterico gli uomini pieni di luce non sembrano in via di estinzione. Conclude Introvigne: “Oggi chiunque può aderire a presunti ordini di illuminati, anche via internet, purché l’aspirante neofita sia fornito di carta di credito, ma si tratta di società che esistono solo virtualmente”.Tra queste c’è l’Ordo illuminatorum universalis fondato nel 1999 da Leo Zagami, 39 anni, abiti neri e pizzetto mefistofelico, esperto di riti esoterici. Figlio di madre scozzese e padre siciliano, compila una complicata genealogia degli illuminati: li fa discendere dai rosacroce e dai templari, l’ordine di monaci guerrieri soppresso dal Papa nel 1307 e ricreato da massoni e avventurieri a cavallo tra ‘700 e ‘800. Cita riti antichissimi come l’egiziano Mizraim e Menphis (riconosciuto dalla massoneria ufficiale) o l’Arcana arcanorum di Cagliostro.La biografia di Zagami è difficilmente interpretabile: “Sono stato arrestato in Norvegia per spionaggio, mentre indagavo su alcune sette sataniche, e ho fatto parte della loggia Monte-Carlo (un fantomatico comitato su cui ha indagato anche la commissione parlamentare sulla P2, senza accertarne l’esistenza, ndr). Ne sono uscito perché l’obiettivo principale era il traffico d’armi”.Zagami mostra un astuccio di pelle nera con incisa la scritta “Monte-Carlo”, quindi cita nomi e cognomi, riferisce circostanze (alcune verificate da Panorama), oscilla tra aristocrazia nera e servizi segreti. Ammette di essere stato sfiorato da alcune inchieste sulla massoneria deviata. Compresa quella del pm anglonapoletano Henry John Woodcock: “Avevo chiesto di parlargli, non mi ha mai convocato”.Forse perché è difficile credergli: “Il nuovo ordine mondiale verrà annunciato il 21 dicembre 2012. Allora il consiglio dei 12 maestri invisibili rivelerà il mistero che unisce la scienza e la fede e ci sarà un cambiamento epocale”. Il mito degli “uomini pieni di luce” si può spegnere anche così.