lunedì 25 gennaio 2016

A Sanremo, dialogo tra le due principali logge italiane anche per smitizzare alcune credenze popolari / Il Giornale della Liguria


Aspettando il 26 gennaio: «Ecco chi sono i massoni liguri». Non sappiamo se il diavolo sia meno brutto di come viene dipinto. Di sicuro la massoneria non è quella dei chiacchieroni che le addebitano tutti i mali del mondo. Se davvero fosse il mostro che assilla massonofobi e massonofagi, come mai ne fecero parte George Washington, Edoardo VII d`Inghilterra, Winston Churchill, Rudyard Kipling, Wolfgang Amadeus Mozart (caro a Benedetto XVI), Albert Schweitzer, Voltaire e, tra gli italiani, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Enrico Fermi…? Ma, dirà qualcuno, in Italia massoneria vuol dire «P2». E allora? Quali sono le imputazioni specifiche? Claudio Villa era affiliato alla loggia «Propaganda massonica»: ordiva complotti cantando «Granada»? Ai tanti quesiti che si affollano risponderanno Stefano Bisi e Antonio Binni, Grandi Maestri del Grande Oriente e della Gran Loggia d`Italia, nell’atteso incontro di martedì a Sanremo, il primo dalla separazione del 1908. È anche l`occasione per estrarre dai ricordi una «fotografia» dei massoni dell’area liguro -piemontese. Ne ha scritto Filippo Bruno in «La Riviera dei framassoni» (Centro Editoriale Imperiese), un documentato saggio dedicato a suo padre, Domenico, che non ne ostacolò l’adesione alla Libera Muratoria ma neppure l`approvò, «conscio delle ritorsioni del passato e delle discriminazioni del presente», e a suo nonno, Ugo Frontero, un massone che non lo sollecitò mai ad entrare in loggia. Fu una sua libera scelta. Storie di famiglia. Paradigmatiche. Per aiutare il lettore a intenderle, Bruno pubblica l’elenco dei membri della loggia «Giuseppe Garibaldi» di Imperia dal 1900 al 1925 e dal 1945 al 1965, completo di età e professione. Esso si aggiunge a quelli dei «Persistenti» di Ventimiglia e della «Giuseppe Mazzini» di San Remo, svelati anni addietro da Luca Fucini, esploratore insuperato della massoneria nel Ponente Ligure, e ai repertori dei massoni della Gran Loggia d’Italia, tra i quali spicca Cesare Perfetto, compagno di classe di Giulio Andreotti ed Enzo Garinei a Roma e poi ideatore del «Salone internazionale dell’Umorismo» di Bordighera. Lamass a di informazioni insegna che sarebbe riduttivo vedere la massoneria come banale «sociabilità», una confraternita di chierici delusi, un «dopolavoro» o «club di servizio». La Libera Muratoria, infatti, è un Ordine iniziatico, con quanto comportano il sostantivo e l’aggettivo. Incrociando i nomi degli affiliati si ottiene un reticolo affascinante che evidenzia legami di famiglia e di territorio, con cesure, salti di generazione e continuità emblematiche. Lo scenario è arricchito da quanti, iniziati altrove, recarono nel Ponente ligure lapropria energia abeneficio della «catena di unione». Fu il caso, per esempio, di Salvatore Quasimodo, iniziato alla «Arnaldo da Brescia» di Licatane11922. Il futuro Premio Nobel per la letteratura fu impiegato al Genio Civile di Imperia, come i massoni Angelo Corradi e Leonardo Dulbecco, padre di Renato, Premio Nobel per la medicina. Molti membri della «Giuseppe Garibaldi» di Imperia parteciparono alla lotta di Liberazione, come componenti del CLN o delle Squadre di Azione Partigiana: Alfredo Crémieux, Ugo Frontero e Aldo Quaranta. Quest’ultimo, «Aldone», e suo fratello, Remo, erano figli dell’«industriale» Giovanni Quaranta, massone, che sposò Domenica Sartore, la cui sorella, Prosperina, andò in moglie a Gioacchino Bianco, sarto, migrato a Cannes ove fece fortuna, come attesta l’elegante villa di Valdieri. Nella tradizione di ostracismo alla massoneria non si comprende l’immobilismo dottrinario di alcuni pontefici e di certi ecclesiastici, tolleranti verso tutti tranne che nei confronti di chi ha predicato e praticato dialogo e tolleranza quando altri ancora usavano tenaglie roventi per imporre dogmi e riti superstiziosi. Udiremo una parola libera da pregiudizi arcaici in questo Giubileo? Il tempo dirà… (Aldo A. Mola)