lunedì 25 gennaio 2016

Ars gratia artis. Stella buia

di Davide Riboli (http://rdyork.blogspot.it)

David Bowie, nato David Robert Jones l'8 gennaio 1947, è morto il 10 gennaio 2016 a causa delle gravi complicazioni epatiche dovute ad un cancro al pancreas manifestatosi 18 mesi prima. La sua scomparsa è divenuta un evento mediatico mondiale anche a causa del fatto che, quarantotto ore prima di morire, in occasione del proprio compleanno, Bowie aveva pubblicato il suo ultimo album: “Blackstar”.



Amici fidati e collaboratori da una vita come Brian Eno e Tony Visconti hanno confermato in occasioni diverse che nessuno degli artisti e dei musicisti che hanno partecipato all'ultima opera del “duca bianco” era a conoscenza della sua malattia. “Blackstar” è l'ultima e solitaria opera di un artista eclettico e raffinato che sa di essere in punto di morte. Come tale, merita un'attenzione superiore a quella che solitamente si riserva alle canzoni da classifica. L'album è piuttosto breve e presenta solo sette tracce, tra nuove composizioni e riarrangiamenti:

1. Blackstar – 9:56
2. 'Tis a Pity She Was a Whore – 4:45
3. Lazarus – 6:23
4. Sue (Or in a Season of Crime) – 4:35
5. Girl Loves Me – 4:53
6. Dollar Days – 4:36
7. I Can't Give Everything Away – 5:41

Le due composizioni più lunghe sono “Blackstar” e “Lazarus” e per entrambe sono stati girati dei video, diretti da Johan Renck. In questa intervista concessa da Renck a Vice il regista racconta, tra l'altro, del lungo scambio di bozzetti e disegni avuto con Bowie che, come sempre, era molto meticoloso ed esercitava un controllo assoluto su ogni aspetto della propria opera. Sia “Blackstar” che “Lazarus” sono abitati dal medesimo, inquietante personaggio e nel secondo video vengono citati chiaramente alcuni elementi simbolici dichiarati nel primo, quasi si tratti di una sorta di primo e secondo atto.



Cosa vuole dirci Bowie, prima di morire? Sull'ecfrasi di “Blackstar” si è scatenato il solito sottobosco di sottocultura e ora in rete si trova un po' di tutto, compreso un impareggiabile sito fondamentalista dove si afferma che:

«Si tratta di un video satanico ed eretico con un messaggio profondamente occulto. [...] La celebrazione dell’anti-cristo è evidente dopo una attenta analisi di simboli e parole. Viene infine propagandato uno stile di governo totalitario e di matrice comunista, lo stesso modello di governo utilizzato dal nuovo ordine mondiale. La morte di Bowie e i sentimenti che ha scaturito in milioni di fan conferiranno a questo rituale una energia spaventosa che verrà sfruttata dagli illuminati» [sic].

Certo, gli studi e l'apprezzamento di Bowie per alcuni aspetti delle conoscenze occulte sono di pubblico dominio. Giusto per citarne alcuni: era un appassionato cultore dell'opera di Aleister Crowley e di Austin Osman Spare e aveva stretto una profonda amicizia con William Burroughs, a sua volta legato a Crowley e membro degli Illuminati di Thanateros. In gioventù era dedito, per sua stessa ammissione, a pratiche di natura estatico-magica abbastanza "difficili". E così via, di chiacchiera in chiacchiera.



Da un certo punto di vista, l'intera opera di Bowie - e mi riferisco tanto ai lavori musicali, quanto a quelli cinematografici e pittorici - è una sorta di immenso ed inesplorato "Luna Park delle Meraviglie Proibite", spesso un po' inquietante, come tutti i Luna Park. Le presenze simboliche ed esoteriche di questo affascinante baraccone sono tali e tante da finire col frastornare il visitatore capace di scorgerle. Proprio come faceva William Burroughs coi suoi racconti, macinati col metodo del cut-up, mille voci ci leggono quel che è scritto su mille pagine strappate da mille libri tutti diversi e tutti perduti o ben nascosti. 

Ecco, da miserrimo cultore delle cose nascoste, sono convinto che in un articolo destinato alla rete non vada detto molto più di questo sui significati simbolici, esoterici ed occulti di opere come “Blackstar” o “Lazarus”. E non certo perché lì dentro si annidi chissà quale misterioso segreto. Ma solo perché, arrivati ad un certo punto, il ciarpame delle musiche suonate al contrario, dei complotti mondiali, dei satanassi de noantri e altre pittoresche scemenze del genere son dietro l'angolo e Bowie e la sua opera non lo meritano.

E poi perché le risposte che ognuno è capace di trovare da sé sono molto più gustose di quelle precotte.

Ciò non toglie che l'ultima opera del duca non possa incidere, anche profondamente, chi abbia la pazienza di studiarla. Da un punto di vista musicale abbiamo a che fare con un prodotto che dovremmo catalogare sotto il pop, ma che di pop non ha proprio nulla. Anzi certe scelte compositive, specie in “Blackstar”, credo avrebbero ristretto la diffusione solo ad una piccola cerchia di orecchie "bene educate", rispetto al successo planetario dovuto alle concomitanze. Da un punto di vista cinematografico [e iconografico] siamo tra Lynch e American Horror Story.

Tuttavia c'è una differenza di non poco conto. Bowie non sta recitando. Alla fine, muore. L'eroe muore. Muore davvero. Anzi, era già morto all’inizio. Un raffinato, elegante snuff movie, se mai uno snuff movie può essere raffinato ed elegante.

E così, al di là delle faccende legate a ciò che non è opportuno discutere in rete, “Blackstar” pone una serie di interrogativi molto difficili, molto attuali.

Cosa c'è davvero nella villa di Ormen?

Quanto ci piace guardare?

Perché ci piace?

Guardare è Bene o Male?

E chi lo ha deciso e perché?

Chi siamo prima di guardare?

Chi siamo mentre guardiamo?

Cosa diventiamo dopo?

In the villa of Ormen, in the villa of Ormen
Stands a solitary candle, ah-ah, ah-ah
In the centre of it all, in the centre of it all
Your eyes
On the day of execution, on the day of execution
Only women kneel and smile, ah-ah, ah-ah
At the centre of it all, at the centre of it all
Your eyes, your eyes

Davide Bowie - Blackstar