lunedì 25 gennaio 2016

La città magica e il Tempio di Iside

di Valentina Marelli




Torino è la città magica per eccellenza, da sempre la città degli opposti, dove il bene e il male convivono, e continueranno a convivere per sempre. Vi si trovano addirittura un punto estremamente negativo ed uno estremamente positivo, luoghi fisici realmente esistenti, nei quali le energie negative o positive si concentrerebbero dando il peggio o il meglio di se. Torino è stata, per chi forse non lo ricorda, la prima capitale d'Italia dal 1861 al 1864 prima ancora di Firenze e di Roma, è la città da dove tutto inizia ma anche da dove, altrettanto sorprendentemente, tutto fugge.

Nei primi del cinquecento vi è passato Paracelso, il noto filosofo e medico svizzero, noto anche per essere uno studioso dell'occulto; in questa città visse Nostradamus che, durante la sua permanenza a Torino, curò Margherita di Valois, moglie di Emanuele Filiberto I di Savoia. E poi ancora Cagliostro, Nietzsche, che proprio a Torino scrisse la sua famosa opera Ecce Homo ed infine un uomo conosciuto con lo pseudonimo di Fulcanelli, che si rivelò particolarmente interessato alla Torino sotterranea ed alle grotte Alchemiche.

La sorprendente peculiarità di questa città dalle mille sfaccettature le cui vicende storiche nel corso dei secoli si intrecciano con quelle mitiche e leggendarie sarebbe anche dovuta ad un “difetto di fabbricazione”, nonostante la città fosse stata edificata a pianta quadrata, la pianta tipica degli accampamenti romani, sarebbe orientata verso ovest, li dove il sole tramonta, conferendole secondo alcuni un significato lugubre ed oscuro.
Una delle frasi che sento ripetere più spesso è: a Torino stai certa che l'esoterismo è radicato, ed io mi sono sempre chiesta che cosa ha di tanto speciale questa città?
Sicuramente molto importanti ed evidenti sono i rapporti con il mondo egizio in particolare con il culto della Dea Iside, spesso identificata con l'appellativo di Grande Madre. Iside è anche la Dea della fertilità, ed era associata alle piene del Nilo, che portavano una terra scura e fertile dal nome di AL-Kimiya, che noi conosciamo come Alchimia. La Dea Iside è raffigurata come una grande madre appunto dalla pelle scura, e per chi volesse addentrarsi in uno studio approfondito e serio sulle Tracce dell'Antica Religione può avvalersi di uno strumento molto efficace; l'ultimo libro di Massimo Agostini edito da Tipheret dal titolo Nel Nome della Dea.

E guarda un po' proprio a Torino esiste una chiesa, splendida ed a pianta circolare, che viene chiamata appunto La Grande Madre, nei cui sotterranei è custodita una Vergine Nera, ma la sua leggenda non si ferma solo a questo.

La Chiesa della Gran Madre di Dio venne commissionata dal Municipio di Torino nel 1814, per celebrare il ritorno di Vittorio Emanuele I dopo il congresso di Vienna. Il progetto venne affidato all'architetto reale Ferdinando Bonsignore, che per la sua realizzazione si ispirò al Pantheon di Roma. I lavori cominciarono nel 1818 e terminarono 13 anni dopo, nel 1831. Tra il 1933 e il 1940 subì alcuni cambiamenti in occasione della sistemazione dell'Ossario dei Caduti della Grande Guerra. Ai lati della scalinata d'accesso sono collocate le due statue che raffigurano la Fede e la Religione, opera dell'artista cararrese Carlo Chelli.
Sono proprio queste due statue oggetto di significati occulti che le vogliono portatrici di un grande segreto: il luogo di sepoltura della reliquia delle reliquie; il Santo Graal.
Difatti se osserviamo bene la statua che rappresenta la Fede notiamo subito che in una mano ha una coppa che alza verso il cielo mentre l'altra indica in basso un punto nel pavimento , questo particolare posizionamento delle mani non trovando una spiegazione convincente è stato interpretato come il segno inequivocabile del luogo di sepoltura del Graal. Per qualcuno invece è lo sguardo della statua ad indicare il luogo in cui sarebbe custodito il Santo Graal. Per altri invece la spiegazione è un'altra, ovvero la rappresentazione di una delle massime più famose della tradizione esoterica che recita: “Come in alto, così in basso”, a riprova di ciò ci viene fatto notare che la statua  non ha pupille, i suoi occhi sono come ciechi e che quindi non possono in realtà indicare nessun luogo.

Forse la Verità come sempre sta nel mezzo, nell'interpretazione del simbolo che non è mai univoca, ma che richiama sfaccettature di senso diverse a seconda di chi lo osserva. La Verità è che forse se esiste un segreto il segreto non va rivelato, da qui la cecità della statua, il segreto si mostra e solo chi possiede la Conoscenza può vederlo.
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