lunedì 22 febbraio 2016

Cari fratelli #massoni, il cardinal #Ravasi vi scrive / Il Foglio @GrandeOrienteit


Il Sole 24 Ore, domenica 14 febbraio. Leggevo qualche tempo fa su una rivista americana che la bibliografia internazionale sulla massoneria supera i centomila titoli. A questo interesse contribuisce certamente l’aura di segretezza e di mistero che, più o meno a ragione, avvolge in una sorta di nebula le varie “obbedienze” e i “riti” massonici, per non parlare poi della stessa genesi che secondo la storica inglese Frances Yates, «è uno dei problemi più discussi e discutibili in tutto il campo della ricerca storica» (curiosamente il saggio della studiosa era dedicato all`Illuminismo dei Rosa-Croce, tradotto da Einaudi nel 1976). Non vogliamo ovviamente addentrarci in questo arcipelago di “logge”, di “orienti”, di “arti”, di “affiliazioni” e di denominazioni, la cui storia spesso si è intrecciata – nel bene e nel male – con quella politica di molte nazioni (penso, ad esempio, all’Uruguay ove ho partecipato recentemente a vari dialoghi con esponenti della società e della cultura di tradizione massonica), così come non è possibile tracciare linee di demarcazione tra l’autentica, la falsa, le degenere, o la paramassoneria e i vari circoli esoterici o teosofici. Arduo è anche disegnare una mappa dell’ideologia che regge un universo così frammentario, per cui forse si può parlare di un orizzonte e di un metodo più che di un sistema dottrinale codificato. All’interno di questo ambito fluido si incontrano alcuni crocevia abbastanza delineati, come un’antropologia basata sulla libertà di coscienza e di intelletto e sull’uguaglianza dei diritti, e un deismo che riconosce l`esistenza di Dio lasciando però mobili le definizioni della sua identità. Antropocentrismo e spiritualismo sono, quindi, due percorsi abbastanza scavati all’interno di una mappa molto variabile e mobile che non siamo in gradi di abbozzare in modo rigoroso. Noi, però, ci accontentiamo solo di segnalare l’interessante volumetto Congregazione per la Dottrina della Fede. Dichiarazione circa le associazioni massoniche (Libreria Editrice Vaticana) che ha una finalità molto circoscritta, quello dì definire il rapporto tra massoneria e Chiesa cattolica. Intendiamoci subito: non si tratta di un’analisi storica di questa relazione né delle eventuali contaminazioni tra i due soggetti. E, infatti, evidente che la massoneria ha assunto modelli cristiani persino liturgici. Non si deve dimenticare che nel Seicento molte logge inglesi reclutavano membri e maestri tra il clero anglicano, tant`è vero che una delle prime e fondamentali “costituzioni” massoniche fu redatta dal pastore presbiteriano James Anderson, morto nel 1739. In essa, tra l’altro, si affermava che un adepto «non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso», anche se il credo proposto era alla fine il più vago possibile, «quello di una religione su cui tutti gli uomini sono d`accordo». Ora, l’oscillazione dei contatti tra Chiesa cattolica e massoneria ebbe movimenti molto variegati, giungendo anche a palesi ostilità, contrassegnate da anticlericalismo da una parte e scomuniche dall’altra. Infatti, il 28 aprile 1738 papa Clemente XII, il fiorentino Lorenzo Corsini, promulgava il primo documento esplicito sulla massoneria, la Lettera apostolica In eminenti apostolatus specula in cui dichiarava «doversi condannare e proibire… le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori e des Francs Magons o con qualunque altro nome chiamate». Una condanna reiterata dai successivi pontefici, da Benedetto XIV fino a Pio IX e Leone XIII, che affermava l’incompatibilità tra l’appartenenza alla Chiesa cattolica e l`obbedienza massonica. Lapidario era il Codice di Diritto Canonico del 1917 il cui canone 2335 recitava: «Chi si iscrive alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere che tramano contro la Chiesa o le legittime autorità civili, incorre ipso facto nella scomunica riservata simpliciter alla Santa Sede». Il nuovo Codice nel 1983 temperò la formula, evitando il riferimento esplicito alla massoneria, conservando la sostanza della pena sia pure destinata in senso più generale a «chi dà il nome a un`associazione che complotta contro la Chiesa» (canone 1374). Ma il testo ecclesiale più articolato sull`inconciliabilità tra l`adesione alla Chiesa cattolica e alla massoneria è la Declaratio de associationibus massonicis emanata dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede il 26 novembre 1983, a firma del Prefetto di allora, il cardinale Joseph Ratzinger. Essa precisava appunto il valore dell’asserto del nuovo Codice di Diritto Canonico ribadendo che rimaneva «immutato il giudizio della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, perché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita». Il volumetto è interessante perché allega – oltre a un’introduzione dell`attuale Prefetto della Congregazione cardinale Gerhard Miiller – sia due articoli di commento a questa Declaratio pubblicati allora dall’Osservatore Romano e dalla Civiltà Cattolica, sia due documenti di altrettanti episcopati locali, la Conferenza episcopale tedesca (1980) e quella delle Filippine (2003). Si tratta di testi significativi perché affrontano le ragioni teoriche e pratiche dell`inconciliabilità tra massoneria e cattolicesimo come i concetti di verità, di religione, di Dio, dell’uomo e del mondo, la spiritualità, l’etica, la ritualità, la tolleranza. In particolare è significativo il metodo adottato dai vescovi filippini che articolano il loro discorso attraverso tre traiettorie: la storica, quella più esplicitamente dottrinale e quella degli orientamenti pastorali. Il tutto è scandito secondo il genere catechetico delle domande-risposte: esse sono 47 e permettono di entrare anche nei particolari, come la cerimonia di iniziazione, i simboli, l’uso della Bibbia, il rapporto con le altre religioni, il giuramento di fratellanza, i gradi gerarchici e così via. Queste varie dichiarazioni di incompatibilità tra le due appartenenze alla Chiesa e alla massoneria non impediscono, però, il dialogo, come è esplicitamente affermato nel documento dei vescovi tedeschi che già allora elencavano ambiti specifici di confronto come la dimensione comunitaria, la beneficenza, la lotta al materialismo, la dignità umana, la conoscenza reciproca. Si deve, inoltre, superare quell’atteggiamento di certi ambienti integralistici cattolici che – per colpire alcuni esponenti anche gerarchici della Chiesa a loro sgraditi – ricorrevano all’arma dell`accusa apodittica di una loro appartenenza massonica. In conclusione, come scrivevano già i vescovi di Germania, bisogna andar oltre «ostilità, oltraggi, pregiudizi» reciproci, perché «rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di manifestare le differenze» che pure continuano a permanere in modo netto. Gianfranco Ravasi