venerdì 26 febbraio 2016

Il Gran Maestro Stefano Bisi incontra i fratelli canavesani / La Sentinella del Canavese


Stefano Bisi, 58 anni, di Siena, eletto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nell’aprile del 2014, giornalista, è in visita ai fratelli canavesani nel tempio delle logge di Ivrea Costantino Nigra e Ezio Villani. Ad accoglierlo ci sono anche i massoni di San Giorgio della loggia Piero Martinetti, quelli della Mont Blanc di Saint Vincent e dell’Augusta Pretoria di Aosta.
Bisi, cosa è la massoneria? «Cito Mario Calvino, padre di Italo Calvino, che definì la massoneria come una società di persone che cercano di fare del bene e che tutelano il libero pensiero. Una definizione che ritengo ancora attuale».
Come si fa a fare del bene e a tutelare il libero pensiero chiusi nei templi delle logge? «Noi quando siamo nei templi, con i grembiuli e i guanti che fanno parte dei nostri rituali, diciamo che vogliamo costruire il tempio interiore e lavoriamo al bene dell`umanità. Costruire il tempio interiore vuole dire crescere individualmente, migliorarsi nel senso di rispettare le idee dell`altro. Nei nostri templi si parla uno alla volta sul tema stabilito. Uno parla e gli altri ascoltano, in silenzio».
Cos’è la fratellanza massonica? «Quando parliamo di fratellanza intendo dire che i liberi muratori non possono buttare in mare coloro che arrivano sulle nostre coste per cercare la felicità. Noi non possiamo consentire che per tanti bambini il Mediterraneo sia culla e bara. Una delle prime cose che feci quando sono stato eletto è stata quella di attribuire l’onorificenza Galilei – che viene data ai non massoni – al sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, proprio per quello che aveva fatto quando pochi parlavano di profughi. Fare del bene vuole dire costruire in tutta Italia, come stiamo facendo, una rete di solidarietà. In Piemonte esistono da anni gli asili notturni di Torino, un’esperienza importante; a Taranto, Arezzo, Ancona ci sono ad esempio dei dentisti che forniscono cure odontoiatriche gratuite a chi non può permetterselo».
Lei ha detto che massoni si nasce ma non lo si diventa se non si incontra qualcuno che, dopo un periodo di osservazione, ti fa presentare domanda di ingresso. Come si diventa massone? «Massoni si nasce perché c’è nel dna un senso di libertà, di laicità, che vuole dire non aver pregiudizi nei confronti di un altro. Il massone, diceva un nostro fratello, Bent Parodi, è colui che di fronte a un tramonto si emoziona. Un uomo si può emozionare di fronte a un tramonto, ma non è detto che dopo diventi massone, che entri nella nostra comunità, se non incontra nella sua vita che lo aiuta in questo percorso di miglioramento».
Di cosa si discute in una loggia massonica? «Intanto in una loggia non si discute. Ognuno esprime il proprio parere e il proprio parere è un mattoncino per la costruzione del tempio. In loggia non si dice io sono d`accordo o non sono d’accordo con te. Sull’interpretazione dei simboli ci possono essere opinioni diverse, ma alla fine siccome nessuno dei fratelli può ritenersi depositario della verità ognuno porterà un piccola verità. Io dico che due fratelli, ma anche due persone non massoni, non devono pensare di essere depositari della verità assoluta, ma possono pensare di avere ragione al 90% e lasciare all`interlocutore il 10% di ragione. Se
l’altro farà la stessa cosa, i due 10% ci faranno stare insieme sotto lo stesso tetto, la stessa comunità».
Perché le donne restano fuori dal tempio in una sorta di discriminazione molto difficile da sostenere oggi? «Nel Goi non ci sono le donne per due motivi: discendiamo dai costruttori di cattedrali medievali dove le donne non c’erano; abbiamo relazioni con 190 comunioni massoniche estere, dove non sono presenti donne. La questione è internazionale. Aggiungo che in Italia ci sono delle obbedienze miste o femminili a noi collegate. Nel Goi ci sono le stelle d’oriente che sono le familiari dei fratelli massoni».
Lei ha intenzione di porre il tema e di rompere questa tradizione? «Il tema è stato posto, ma penso che anche in futuro nel Goi ci saranno solo uomini. D’altra parte, credo che ogni associazione sia libera di darsi, in autonomia, le regole che ritiene più consone».
Rapporto tra massoneria e chiesa cattolica. La prima scomunica risale al 1738 ad opera di Clemente XII. Oggi la scomunica è caduta, ma l’iscrizione alle obbedienze è punita con l’esclusione dai sacramenti. Spera in un nuovo approccio da parte di Papa Francesco? «Il cardinale Ravasi ha scritto sul Sole 24 ore rivolgendosi a noi come fratelli. Ha sottolineato come al di là della diversa identità, non mancano con i liberi muratori i valori comuni: comunitarismo, beneficenza, lotta al materialismo. Questo segno di attenzione da parte del cardinal Ravasi mi fa piacere. Io capisco le ragioni storiche, l’anticlericalsmo, il clericalismo, ma voglio guardare avanti. Sarebbe bello che il capo della massoneria e il Papa si incontrassero oggi a Porta Pia. Quella breccia è per unire non per dividere».
Qual è oggi la linea di discrimine che vi permette di asserire, agli occhi dell`opinione pubblica: “Noi siamo diversi”, diversi dal modello Gelli? «Quella è una pagina che il Goi ha definitivamente chiuso. Casi di logge di quel tipo che non erano regolari, che non si riunivano nei templi, non sono ripetibili».
Perché oggi non dovremmo temere che all’interno del Goi ci sia una loggia simile alla P2? «Perché c’è un sistema di controlli interni dove le logge che non si riuniscono secondo i nostri rituali e i nostri regolamenti vengono chiuse. In gergo si dice che le colonne vengono abbattute. Però bisogna dire che in Italia oltre al Goi esistono altre massonerie significative, ma anche tantissimi gruppi massonici che sono incontrollabili e sui quali io non posso dire nulla perché neanche li conosco».
Eppure continuiamo a leggere di P3, P4. Come è possibile? «Per quanto riguarda quelle inchieste, gli indagati o imputati che siano non sono massoni. Se 10, 15 o 20 persone si ritrovano per fini leciti o illeciti perché definirli massoni? Quelle sono delle lobby ma non certo delle logge massoniche. Su di noi oggi insistono troppi luoghi comuni che non meritiamo».
Pochi mesi fa l’ex direttore del Corriere della Sera ha parlato, riferendosi al patto del Nazareno, di uno stantio odore di massoneria. Un attacco a Renzi che, dicono, ha potenti amici massoni? «Non mi risulta che Renzi sia massone, e neanche Verdini. E poi la massoneria con i palazzi del potere non c`entra». (Vincenzo Iorio)