venerdì 26 febbraio 2016

Una passeggiata nei luoghi del Romanico


di Valentina Marelli






Dopo aver dedicato una parte di questa rubrica alle Cattedrali Gotiche francesi, in particolare a quell’insieme di Cattedrali denominate “Della Costellazione della Vergine”; ci è sembrato corretto iniziare un altro filone a cui diamo una sua collocazione geografica in una regione italiana dalle molteplici qualità: Le Marche.

Potremmo chiamare questo filone i “luoghi del Romanico”, in quanto nelle Marche è presente un’alta concentrazione di Abbazie, Chiese e Luoghi di culto proprio in questo stile architettonico che per certi versi è stato il precursore del Gotico. Tutte le chiese e/o abbazie che andremo a visitare hanno delle caratteristiche comuni tra loro, quindi cominceremo con una introduzione tanto così per capire quali sono le caratteristiche peculiari di questo stile costruttivo in modo poi da concentraci di volta in volta su ogni singolo edificio dando rilievo maggiormente alle sue specifiche qualità.

Cos’è il Romanico

Il romanico, per definizione, è quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla fine del X secolo all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la metà del XII secolo in Francia e i primi decenni del successivo in altri paesi europei. Il contesto storico in cui si sviluppò è molto importante perché dall'XI secolo alla prima metà del XII secolo l'Europa visse un periodo di grande modernizzazione: l'affinamento delle tecniche agricole (l'invenzione del giogo, dell'aratro con parti metalliche, chiamato "carruca", della rotazione triennale, l'uso dei mulini ad acqua e a vento, ecc.) permise di aumentare la produzione di generi alimentari, sollevando la popolazione dall'endemica scarsità di cibo e permettendo un incremento demografico; ripresero i commerci e si svilupparono i villaggi e le città quali sedi di mercati; crebbero le zone urbane e gradualmente fu possibile l'affermazione di un nuovo ceto sociale, quello "borghese" dedito alle attività manifatturiere e commerciali, intermedio tra la massa dei contadini e gli aristocratici o gli ecclesiastici.

Questo ha portato come sua naturale conseguenza un radicale cambiamento all’interno delle dinamiche socio/culturali, cambiamenti interessanti che vedono spostare l’orizzonte del Sacro all’interno delle mura di cita di Villaggi o Borghi. 
Non è più quindi l'Imperatore o il Vescovo a commissionare nuove opere edilizie, ma i signori locali, tramite cospicue donazioni che avevano una funzione di prestigio ma anche "espiatorie" del senso di colpa che veniva riscattato tramite "omaggio" in denaro o in opere d'arte verso istituzioni religiose a testimonianza della propria devozione e pentimento religioso. 

L’Uomo si riappropria in un certo senso del Sacro, non solo in termini strutturali, ma anche in termini simbolici.

Il romanico rinnovò principalmente l'architettura e la scultura monumentale, quest'ultima applicata all'architettura stessa (come decorazione di portali, capitelli, lunette, chiostri...). Il nuovo stile nacque in Francia e sorse quasi contemporaneamente nella maggior parte dell'Europa, con caratteristiche comuni, che fanno dire che si tratta della medesima arte, pur con alcune differenze specifiche per ogni regione/nazione. Le differenze regionali sono una conseguenza della necessità di adattamento locale, mentre le linee di fondo possono essere ricondotte all'omogeneità culturale dell'Europa, alla veloce diffusione delle idee tramite la maggiore mobilità di merci e persone, siano esse mercanti, eserciti in marcia o pellegrini, senza dimenticare l'elemento unificatore della religione cristiana.

Sono proprio le differenti visioni simboliche del Sacro quelle che servono ad abbellire appunto gli elementi architettonici del Romanico, il Sacro diventa elemento decorativo e si esprime appunto nei capitelli o nelle lunette e nei portali di ogni edificio, e queste differenze si evidenziano di luogo in luogo e di regione in regione, secondo un percorso di senso che aveva il compito di elevare lo spirito dell’Uomo Pellegrino. 

Senza addentraci troppo in disquisizioni squisitamente architettoniche , quello che per noi resta l’elemento più importante per comprendere l’interesse di questo stile e la sua importanza è sicuramente il fatto che in particolare cambiò anche il pubblico che fruiva delle rappresentazioni, non essendo più una ristretta élite ecclesiastica o imperiale, ma un ben più ampio bacino di persone di strati sociali e culturali diversi. Da qui nacque l’esigenza di un attenzione alla rappresentazione simbolica in un universo culturale di riferimento in cui tutto divenne simbolo.

Come scrive Maurizio Chelli nel libro Una società piena di simboli, “gli artisti del medioevo vivevano in una Società piena di simboli e anche quando rispecchiano le forme naturali lo facevano per suggerire una realtà più grande di quella rappresentata. La natura è il frutto della Creazione, espressione del Divino, come affermava Sant’Agostino nel De Doctrina Christiana. 
Questo pensiero inquadra in anticipo quella che sarà la preoccupazione di Bernardo da Chiaravalle, e cioè che le immagini fantasiose possano distogliere l’artefice da quello che è il loro intento, e altrettanto il destinatario, ma è una preoccupazione superata dal fatto che quella bellezza attinge ad una ispirazione divina”.  

Vien da se che la Natura diventa musa ispiratrice degli artisti medioevali che da essa attingono per arricchire di immagini capitelli, colonne e mura delle costruzioni romaniche, sia attraverso la scultura che attraverso la pittura con tecniche di affresco straordinarie; ma senza dimenticare che ogni elemento preso dal mondo naturale diventa nel romanico un simbolo che diviene soggetto ad una interpretazione simbolica ovviamente ma, aspetto ancora più importante,  soprattutto morale. 


Ci dice Chelli: “accade così che gli animali da cortile, gli animali selvatici, o esotici, diventano simboli positivi o negativi in base a quello che è il loro modo di comportarsi, il loro temperamento, a quelle che sono le loro abitudini, tenendo conto anche del significato che viene dato loro nel Vecchio e nel Nuovo Testamento”

Il Tempio Romanico quindi svolgeva una funzione sociale legata all’apprendimento inteso in termini nozionistiche, il cui aspetto principale era ricoperto dal corpus biblico, ma aveva anche funzione di veicolare quei valori morali che costituivano i mattoni del sistema sociale. Era la cartina al tornasole di ciò che era giusto e di ciò che invece era sbagliato. 

È quindi intuibile quale poteva essere il rapporto tra lo stile Romanico che si sviluppò in Europa e il Romanico Regionale, è lo stesso che esiste tra la lingua Italiana ed i suoi dialetti, ogni regione sviluppava la propria risposta alle esigenze del Sacro proprio in base al pubblico con cui era a contatto. 

Un esempio è sicuramente l’uso di decorazioni tratte dal mondo vegetale con le sue piante, intorno alle quali nella cultura antica erano fioriti miti straordinari, viene riscoperto e diventa simbolo di ciò che unisce la terra al cielo, l’umano al divino ma anche della “Foresta-Deserto”, luogo della condizione eremitica, delle visioni, delle apparizioni, quella foresta che nella letteratura cortese viene definita foresta felone, perché come ricorda Jacques Le Goff in termini di morale feudale è la foresta traditrice, dove sono in agguato tutte le insidie possibili.