martedì 9 febbraio 2016

La massoneria marcia verso la loggia unica




La massoneria italiana è a un passo dalla rivoluzione. Le due maggiori obbedienze italiane, il Grande oriente d’Italia (Goi) e la Gran loggia regolare d’Italia (Glri), da alcune settimane sono infatti attraversate da scosse che produrranno effetti anche sul mondo politico e finanziario nazionale e internazionale. L’ipocentro (punto di origine) è Londra ma è Roma l’epicentro. A quanto risulta al Sole 24 Ore, infatti, il Consiglio delle proposte generali della Gran loggia regolare d’Italia, sabato 19 dicembre 2015 ha approvato la raccomandazione per instaurare un rapporto di amicizia con il Grande oriente d’Italia. La delibera sarà presentata alla Glri per l’approvazione definitiva.


Qualche settimana prima Leslie Hicks, rappresentante dell’Inghilterra, aveva consegnato alla Glri, a nome dei vertici della Ugle – la Gran Loggia unita d’Inghilterra fondata nel 1717 e che rappresenta la più antica loggia al mondo – una lettera firmata dal Gran cancelliere Derek Dinsmore, con la richiesta di sottoscrivere un trattato di amicizia con il Goi.



La massoneria inglese intende così dar inizio a un periodo di transizione che dovrà consentire ai Gran maestri Stefano Bisi e Fabio Venzi di trovare un accordo sulle condizioni da attuare per una storica unificazione, visto che la Gran loggia unita d’Inghilterra, un paio di anni fa e in gran segreto, aveva deciso di riconoscere il Goi e aveva avviato le trattative tra l’allora Gran Maestro Gustavo Raffi e il suo collega Venzi. Non si ottenne però il risultato sperato a causa di alcune dichiarazioni del Goi su politica e religione, che irrigidirono i vertici inglesi.

La Grande loggia unita d’Inghilterra, sulla base dei suoi regolamenti generali, in Italia non può riconoscere due obbedienze massoniche: se assegnasse il riconoscimento al Goi dovrebbe toglierlo alla Glri. Così fu nel 1993: per riconoscere la neonata Glri, tolse il riconoscimento al Goi. Così è stato in tutta la sua storia. Se volesse decidere di riconoscere, nello stesso territorio, due o più obbedienze massoniche, allora dovrebbe modificare i suoi Regolamenti generali. È vero che la massoneria inglese ha dichiarato la sua disponibilità a rivedere il principio dell’esclusività territoriale, come si evince dalla 25ma conferenza dei Gran segretari e dei Gran cancellieri di 47 Gran logge europee, che si è tenuta a Londra il 10 e 11 ottobre 2014 a Freemason’s Hall, sede della Gran loggia unita d’Inghilterra, con la presidenza del Gran cancelliere della Ugle Derek Dinsmore, ma nessuna decisione è stata presa.

Trattato di amicizia – dunque – è un concetto facile a dirsi, molto più complesso da realizzare. I motivi sono presto spiegati. La prima conseguenza sarà il passaggio dei fratelli dalla Glri verso il Goi (o viceversa, anche se appare più improbabile) e questo vorrebbe significare non solo sottomettersi a un altro vertice di governo, cambiare il colore dei grembiuli, seguire un rituale diverso dall’«emulation» (le lezioni) ma condividere una visione della massoneria totalmente differente.

La seconda conseguenza – però – è quella che scuote le due obbedienze. L’unificazione porterà a nuovi scacchieri di potere ramificato, non solo interno ma – soprattutto – esterno. Sarà un caso, ma non mancano in questi ultimi mesi denunce e controdenunce tra massoni su vari aspetti della vita interna.

Insomma: molti “fratelli” stanno alzando le barricate al trattato che tutto pare tranne che di amicizia e così si profila una terza, temutissima soluzione: la Gran loggia unita d’Inghilterra, stanca delle guerre tra “fratelli”, potrebbe decidere di non riconoscere né l’una né l’altra obbedienza, formando eventualmente un suo distretto d’oltremare. Del resto già oggi moltissimi massoni italiani non si affiliano nel proprio Paese ma volano a Londra, dove la discrezione è una garanzia assoluta. «È proprio vero che nella massoneria italiana non può esservi pace e armonia tra i fratelli», chiosa Giuliano Di Bernardo, che queste vicende conosce bene essendo stato Gran Maestro dell’una e dell’altra obbedienza ed avendo dunque radici profonde nell’una e nell’altra.