Blog Ufficiale della Loggia Heredom 1224 di Cagliari, Emulation Lodge all'Obbedienza della Libera Muratoria Universale - Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani
“Massofobia. L’Antimafia dell’Inquisizione” è il libro-documento scritto dal Gran Maestro Stefano Bisi, edito da Tipheret, che racconta la complessa e articolata vicenda dell’indagine dell’Antimafia sulla Libera Muratoria associata alla mafia, del pretestuoso sequestro – da parte della Commissione – degli elenchi degli iscritti di Calabria e Sicilia e delle iniziative legali intraprese dal Grande Oriente d’Italia, in sua difesa, a livello europeo. Il Gran Maestro lo ha presentato al Palacongressi di Rimini il 7 aprile, secondo giorno di lavori della Gran Loggia 2018 Liberi di Conoscere realizzata nella città romagnola dal 6 all’8 aprile. La presentazione si è svolta nell’ambito della rassegna ‘Incontri con l’autore’ curata dal Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia.
“La vicenda dell’Antimafia non ha scalfito la nostra forza”, ha specificato il Gran Maestro spiegando anche il perché di questo libro che ha detto di aver scritto per ‘elaborare un trauma’. Il trauma di una ingiustizia che va superata all’interno anche se gran parte dell’opinione pubblica rivela comprensione e dimostra vicinanza al Grande Oriente d’Italia. Tanto da chiedere in tanti, nel 2017, di farne parte. “Sono ben 500 le domande arrivate lo scorso anno tramite il web – ha detto Stefano Bisi – e questo mi ha colpito”. “C’è chi da noi è andato via – ha aggiunto – ma questo è per lo più da imputare a una scarsa consapevolezza del proprio essere massone”. Il Gran Maestro ha poi spiegato che la “Massofobia” non è presente solo in Italia e proprio per questo le Massonerie, in particolare europee, dovrebbero studiare insieme nuovi modi per superare queste preclusioni che storicamente, ancora oggi, si presentano nei periodi di crisi.
“La costruzione del tempio interiore”: è questo il tema che il grande teologo Vito Mancuso, introdotto dal giornalista Claudio Giomini, ha affrontato nel corso della conferenza che ha tenuto al Palacongressi di Rimini, nella prima giornata di lavori della Gran Loggia 2018 Liberi di Conoscere in corso a Rimini. Un tema affascinante, ripercoso attraverso piani e prospettive diverse. Mancuso ha esordito spiegando il senso antropologico del tempio e sottolineando come questa icona della spiritualità e della divinità costituisca una presenza – anche se costantemente discussa e controversa- universale nella storia dell’umanità che si accompagna alla necessità dell’uomo di fare di se stesso un tempio, un luogo appartato, lontano dalla via principale. Quel che è certo, ha sottolineato, “è che in ciascun essere umano esiste una dimensione divina”. “C’è un cuore dentro un cuore” , che è “il pensiero che precede le parole”.
Ma qual è il nostro rapporto con tutta questa “ricchezza, complessità, inquietudine” che abbiamo dentro? C’è chi, ha spiegato il teologo, realizza una perfetta continuità tra il tempio interiore e quello esteriore, una continuità acritica, replicando dentro di sè il modello di spiritualità o religione che gli viene trasmesso tra le colonne del tempio esteriore, se è buddista il tempio buddista, se è cattolico la chiesa, se ebreo la sinagoga, e così via se musulmano, indù e anche massone.
C’ è invece chi invece critica e supera in senso hegeliano, e cioè conservando e non negando, ciò che impara nel tempio esteriore. E infine chi è convinto che solo attravero la negazione del tempio esteriore, si possa realizzare quello in maniera pura quello interiore.
Sono tre diversi atteggiamenti, tre strade. Quale percorrere? Quale è a migliore? “E’ certamente la seconda”, è la risposta che ha dato il teologo. “Chi vuole costruire il proprio tempio interiore non deve rinunciare alla propria libertà, al proprio spirito critico” ma non deve neppure rifiurare la realtà, scollegarsi da essa, cadendo nella trappola del soggettivismo più assoluto e della negazione
Vito Mancuso ha insegnato Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano dal 2004 al 2011; dal 2013 al 2014 è stato docente di “Storia delle dottrine Teologiche” presso l’Università degli Studi di Padova, mentre dal 2009 collabora con il quotidiano “La Repubblica”. I suoi scritti hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico, in particolare “L’anima e il suo destino” (Raffaello Cortina, 2007),”Io e Dio Una guida dei perplessi” (Garzanti, 2011), “Il principio passione La forza che ci spinge ad amare” (Garzanti 2013), “Dio e il suo destino” (Garzanti 2015), quattro bestseller da oltre centomila copie con traduzioni in altre lingue e una poderosa rassegna stampa, radiofonica e televisiva. Il suo pensiero è oggetto di discussioni e polemiche per le posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche, sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. Il suo ultimo libro è “Il bisogno di pensare” (Garzanti Editore, ottobre 2017).
Momento centrale della tre giorni riminese targata Grande Oriente d’Italia è l’allocuzione del Gran Maestro che ormai da tanti anni si tiene pubblicamente nel tempio massonico, il luogo deputato ai lavori rituali dei Liberi Muratori, allestito per l’occasione al Palacongressi di Rimini. Il Gran Maestro Stefano Bisi ha rinnovato la tradizione pronunciando il 6 aprile il suo discorso solenne davanti all’assemblea plenaria del Grande Oriente e al pubblico non massone che segue con interesse le attività della più antica e numerosa istituzione massonica italiana. L’intervento ha toccato i temi più caldi che riguardano la Massoneria nei suoi rapporti con la società civile – cultura, educazione, solidarietà, giustizia sociale – senza tralasciare i forti attacchi persecutori subiti in Italia dai Liberi Muratori che, ancora oggi, vengono discriminati. Il video si apre con il ricordo di Corrado Balacco Gabrieli, figura massonica esemplare e scienziato illustre, che il Gran Maestro Bisi ha proclamato Gran Maestro Onorario alla memoria.
Il Grande Oriente d’Italia lo ha fatto per primo: oggi, la Gran Loggia ha cancellato definitivamente dal proprio ordinamento la parola razza. “Noi siamo dalla parte della senatrice a vita Liliana Segre, che vuole togliere questo terribile termine dalla Costituzione italiana”, ha detto Bisi annunciando con orgoglio l’iniziativa, presa anche in onore , ha spiegato, di fratelli che hanno vissuto la tragedia dell’Olocausto, “come il Gran Maestro Onorario Nedo Fiano e come Gianfranco Baroni, seduto qui tra noi”. Una decisione che il Gran Maestro ha ufficializzato durante il dibattito dal titolo appunto “Liberi dal pregiudizio”, che si è tenuto nel tempio aperto a tutti a conclusione della seconda giornata di lavori della massima assise massonica in corso a Rimini e al quale hanno preso parte moderati da Umberto Cecchi, Paolo Mieli e Annalisa Chirico. “Il fatto che la Massoneria abbia tolto dalla sua costituzione la parola razza ha un gran rilievo. E’ un termine che andrebbe cancellato anche dalla nostra carta fondamentale. E’ un piccolo grande gesto che per me ha un enorme significato.” ha commentato Mieli a margine dell’incontro.
“Liberi dal pregiudizio”, il tema del dibattito che si è tenuto a chiusura della seconda giornata della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia tra le colonne del tempio allestito al Palacongressi di Rimini per i lavori massonici. Un dibattito, che ha richiamato tantissimo pubblico, e che ha avuto come protagonisti Paolo Mieli, Annalisa Chirico, Umberto Cecchi nelle vesti di moderatore, e il Gran Maestro Stefano Bisi al quale sono state affidate le conclusioni.
Liberi da pregiudizi, ma fino a che punto lo possiamo davvero essere? Intorno a questo interrogativo, ma anche intorno ai luoghi comuni che oggi come ieri mirano a offuscare l’immagine della Massoneria è ruotato il dibattito, al quale ha dato il via l’intervento di Mieli, incalzato dalle domande e dalle osservazioni di Cecchi, che dal canto suo ha ricordato anche la questione Tangentopoli, rievocando gli anni degli arresti facili e del grande male della corruzione, ma anche l’altra grande ferita inferta dalla Massoneria italiana dall’maxi-inchiesta del procuratore di Palmi, Agostino Cordova, avviata nel 1992 e conclusasi 25 anni più tardi con l’archiviazione.
Storia di un pregiudizio
“Il fatto che il mondo della Massoneria si apra ai non massoni è la prova di una grande libertà di pensiero, di un’apertura mentale che spesso –ha detto Mieli rivolto alla platea di fratelli- non c’è stata invece nei vostri confronti. Quando ci si sente assediati –ha aggiunto facendo riferimento agli attacchi subito dal Grande Oriente da parte della politica in quest’ultimo anno e mezzo- si tende a chiudersi, voi invece non l’avete fatto”.
“Si pensa che il pregiudizio antimassonico sia sostanziale alla stessa Massoneria, che sia nato con essa. In realtà non è così”, ha spiegato Mieli, ricostruendo la storia della Libera Muratoria e della Massofobia. La reazione nei confronti della Libera Muratoria, ha riferito il giornalista, arrivò ventuno anni dopo la sua nascita quando la Chiesa lanciò la scomunica nei confronti dei liberi muratori, introducendo pene nei confronti dei massoni che giunsero a prevedere anche la condanna a morte. Ciò non impedì a questa istituzione di prendere piede e svilupparsi. Quanto al pregiudizio nato intorno ad essa, cominciò ad attecchire solo molti anni più tardi dall’incrocio virtuoso con la Rivoluzione Francese”.
Le teorie complottiste
A questo poi si aggiunsero, secondo Mieli, le teorie cospirazioniste, alle quali diede impulso la pubblicazione, nel 1797, del celeberrimo libro del gesuita Augustin Barruel, Memorie per una storia del giacobinismo, in cui per la prima volta viene avanzata la tesi secondo la quale il complotto massonico sarebbe stato all’origine della Rivoluzione francese. Idea, ha osservato Mieli, che non è poi quasi più morta, anche se per tutto il secolo successivo, caratterizzato dalle lotte Risorgimentali e dalla costruzione dell’Unità d’Italia, non ebbe grande fortuna fino ad un altro punto di svolta: la formazione annunciata nel 1887 da Civiltà Cattolica di una Lega per combattere la Massoneria.
Cinque presidenti del consiglio massoni
Il clima cambiò ma la Massoneria non ne uscì danneggiata, anzi espresse in quegli anni ben cinque presidenti del Consiglio, Depretis, Crispi, Zanardelli, Fortis e Boselli, amministratori di alcune importanti città, tra cui il sindaco di Roma Ernesto Nathan. Poi ci fu l’avvento del fascismo che mise al bando i liberi muratori e la Massoneria ebbe la sfortuna di riaffiorare dopo la II Guerra Mondiale in un clima in cui l’avversione del fascismo, che non era scomparsa con il fascismo, finì per coniugarsi con il pregiudizio cattolico e il vento tornò a soffiare poi con forza contro la Libera Muratoria con lo scandalo della P2.
La P2 e la grave omissione dei media
“Pochi –ha sottolineato Mieli- misero in evidenza il fatto che la Massoneria si era liberata di Gelli prima che scoppiasse lo scandalo”. Fu una grave omissione. Da allora l’idea di deviazione si legò irrimediabilmente alla parola Massoneria e alla sua immagine . Che fare, dunque? Secondo Mieli, la Libera Muratoria dovrebbe cercare di circondarsi da amici non massoni , intellettualmente onesti.
Le proposte di legge anti-massoniche fotocopia di quella varata da Mussolini
“E’ quello che stiamo facendo”, ha replicato Bisi, ricordando i numerosi eventi organizzati dal Grande Oriente d’Italia in questi anni, gli eventi, ad esempio con i quali il Grande Oriente ha celebrato i 70 anni della repubblica italiana e a cui preso parte tantissimi rappresentanti di spicco del mondo della società civile non appartenenti alla Comunione. “E’ vero –ha detto- il Gran Maestro- noi dobbiamo aprirci di più ma credo che anche i giornalisti, gli intellettuali, i politici, dovrebbero avvertire come una minaccia per tutti, il pregiudizio che ci circonda. Non c’è stata una ribellione davanti alle due proposte di legge presentante in parlamento durante la scorsa legislatura che ricopiano in fotocopia la legge fascista firmata il 26 novembre del 1925 da Benito Mussolino e dal suo ministro della giustizia Alfredo Rocco. Non c’è stata nessuna reazione all’annuncio dei 5Stelle di una analoga iniziativa “.
I pregiudizi sono radicati nell’essere umano
Appassionato è stato poi l’intervento di Annalisa Chirico, più volte interrotto dagli applausi del pubblico. “Ho accolto con curiosità e interesse il vostro invito”, ha esordito. “Mi interessa molto indagare alle radici del pregiudizio. Penso innanzitutto – ha aggiunto la giornalista, che è anche presidente dell’associazione Fino a Prova Contraria- che non possiamo non leggere la realtà attraverso la lente del pregiudizio. I pregiudizi sono radicati in noi. Nessuno di noi è tabula rasa e dobbiamo avere l’onestà intellettuale di ammetterlo.
La libertà di associazione è sacrosanta
Comunque –ha affermato- mi fa sentire profondamente libera essere qui. Io non temo l’azione, ma temo chi vuole censurarla. Temo chi vuole silenziare voci diverse. Io penso che, mai come in questo momento nel nostro paese, sia fondamentale difendere i pilastri di una società aperta, libera e democratica, dove ognuno di noi viene giudicato per ciò che fa, per le azioni che compie, e non per le idee che professa o per l’associazione alla quale decide liberamente di iscriversi”. “Ho sempre pensato – ha sottolineato la Chirico- che la Costituzione italiana sia bellissima, nella prima parte è un monumento alle libertà individuali”. Per esempio, l’articolo 18 quando sancisce ‘‘il diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati dalla legge penale’’.
Le espulsioni dei 5 Stelle sono contro la Costituzione
Il Movimento 5Stelle, che espelle un componente in quanto ‘massone’, discrimina una persona, calpesta i suoi diritti civili, si pone al di fuori del perimetro di un partito democratico, come è tracciato dall’art. 49 della nostra Costituzione. “Non so che cos’abbia fatto nella sua vita Di Maio, ma so che Cavour e Garibaldi hanno fatto l’Unità d’Italia, Crispi e Zanardelli hanno abolito la pena di morte con un secolo di anticipo rispetto a Francia, Gran Bretagna, Santa Sede…. E se ci sono persone che , nel dopolavoro- ha sottolineato la Chirico- non vanno in chiesa o in moschea, ma si recano in loggia e portano avanti, nel rispetto della legge, progetti ispirati ai valori della fratellanza e della libertà, io penso che abbiano il diritto di farlo e che non debbano essere discriminati in ragione del pregiudizio e del sospetto. Penso che nessuna commissione governativa o parlamentare dovrebbe violare la libertà associativa delle persone e il sacrosanto diritto alla riservatezza. Le liste degli iscritti a Magistratura democratica, per esempio, non riuscì a procurarsele neppure l’allora ministro Cesare Previti”.
Scheda
Paolo Mieli, giornalista e saggista, inizia la sua carriera nella redazione de l’Espresso. È stato direttore de la Stampa dal 1990 al 1992, e del Corriere della Sera dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009, quando è diventato Presidente di Rcs Libri Spa, incarico che ha ricoperto fino al 2016. Attualmente è editorialista del Corriere della Sera.Laureato in Storia con Renzo De Felice e Rosario Romeo ha tenuto per oltre dieci anni un seminario sulla “Storia dell’Italia Repubblicana” presso la facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano. Tra i suoi volumi: Storia e Politica (Rizzoli 2001) – La goccia cinese (Rizzoli 2002) – Le storie, la storia. Dall’Atene di Alcibiade a oggi (Rizzoli 2004) – I Conti con la Storia (Rizzoli 2013) – L’Arma della Memoria (Rizzoli 2015) – In guerra col passato. Le falsificazioni della storia (Rizzoli 2016) – Il caos italiano. Alle radici del nostro dissesto (Rizzoli 2017).
Annalisa Chirico. Dottorato in Teoria politica alla LUISS Guido Carli, apprendistato pannelliano, ossessione garantista. Scrive di giustizia, politica e donne.“Siamo tutti puttane – Contro la dittatura del politicamente corretto” è il titolo del suo bestseller (Marsilio 2014). Ha scritto inoltre “Confessioni di un anticonformista”, autobiografia a 4 mani con Umberto Veronesi (Marsilio 2015), e “Fino a prova contraria – Tra gogna ed impunità. L’Italia della giustizia sommaria” (Marsilio 2017), un libro che indaga la trasformazione del nostro paese in una repubblica giudiziaria, dove giustizia e politica si intrecciano e si confondono, investendo inesorabilmente i diritti e le libertà dei cittadini. Sul suo profilo facebook si legge la seguente frase: “La mente è la mia chiesa, i tacchi il mio paracadute”. Presiede Fino a prova contraria – Until proven guilty, movimento per una giustizia giusta ed efficiente.
Umberto Cecchi, giornalista e scrittore,dal 30 novembre 1998 al 17 aprile 2002 ha diretto il quotidiano La Nazione del quale oggi è editorialista di punta. E’ autore di moltissimi saggi e romanzi, tra cui, Io che uccidevo le bambole, Fegato, ispirato alla vicenda del mostro di Firenze e Sulla via dorata per Samarcanda, per il quale è stato premiato con il fiorino d’oro nel 2005, nella sezione narrativa. Parlamentare di Fi durante la XII Legislatura (15 aprile 1994 – 8 maggio 1996). Ricopre la carica di consigliere nel Consiglio di Amministrazione del Maggio Musicale Fiorentino.
All’on. Daniele Capezzone, che in questi mesi è stato vicino al Grande Oriente d’Italia, sostenendolo nella sua battaglia per la libertà di associazione, il Gran Maestro Stefano Bisi ha consegnato la Galileo Galilei, la massima onorificenza massonica destinata a personalità che non appartengono alla Comunione. E lo ha fatto a tempio aperto a conclusione della prima giornata dei lavori della Gran Loggia, che si tiene a Rimini. “Sono felice, confuso ed emozionato per questo riconoscimento”, ha detto Capezzone, che ha raccontato di aver visitato la mostra organizzata dal Servizio Biblioteca. “Sono rimasto colpito e anche commosso dal parallelo così tremendo e così vero “tra l’attacco alla democrazia e alla vostra istituzione” e dalla tragica vicenda riassunta nel radiodramma dedicato a Giordano Bruno Ferrari, libero muratore martire della Resistenza . “Sono stato felice – ha aggiunto- di aver ricevuto in dono, una cosa che non conoscevo, cioè il rapporto del 1945 messo a punto dal comitato della Massoneria americana che in una sorta di piano Marshall ante litteram si preoccupava delle Obbedienze massoniche e della libertà in Europa. E ho pensato a quanto grandi siano alle tragedie rispetto alle risibili cose, alla tragedia e poi farsa che abbiamo vissuto in quest’ultimo anno e mezzo. E’ stato un onore camminare accanto alla vostra istituzione “, ha sottolineato scherzosamente aggiungendo: “Permettetemi di sorridere insieme, ora possiamo farlo, su un colle di Roma che ci è caro, il Gianicolo, accanto alla statua di Giuseppe Garibaldi, abbiamo almeno evitato, dove poco lontano, come sapete, c’è un’altra statua, quella ad Anita Garibaldi, ecco che quella statua fosse sostituita con la statua di Rosy Bindi a cavallo”. Una battuta che è stata assai applaudita.
“Ma due cose – ha detto Capezzone – che mi stanno a cuore, mi preme ancora dire qui in questo vostro tempio della libertà. La prima è che dobbiamo fare attenzione al vento che spira, non solo in Italia, ma anche in altri paesi che amiamo, un vento che è il più pericoloso da 50 anni a questa parte, un vento che è contro il libero pensiero, la libera parola. Dobbiamo fare attenzione ai nuovi mostri. I mostri si mostrano infatti ogni volta in maniera diversa. Oggi i mostri – ha osservato- arrivano vestiti da tolleranti che in nome della tolleranza, la rovesciano, così una parola finisce per significare il suo opposto e incide gli spazi della libertà”. E ancora, ha proseguito Capezzone, occorre fare attenzione alla tecnologia. “Si è ridotta a nove secondi, come quella di un pesce rosso, la soglia media di attenzione dei più giovani. E il tempio medio che un adulto dedica a leggere un qualsiasi contenuto su Internet raramente si avvicina ai 17 secondi: titolo, sottotitolo e un like. Perchè dico queste cose in questo luogo. Perchè – ha spiegato- più che mai occorrono luoghi come questo luogo, non ne conosco molti altri, non ne conosco altri, che possano fare due cose: nel proprio interno custodire come una cosa sacra una sapienza antica, un metodo diverso e poi andare fuori e trovare nuovi linguaggi e nuove forme per parlare a quelli che sono fratelli minori ai quali occorre comunque che arrivi la vostra saggezza. Non sono pessimista – ha concluso Capezzone – e nemmeno spaventato. Sono ottimista e continuo a pensare che un tempo non lontano la razionalità e la scienza possano prevalere sulla superstizione, il rispetto sull’intolleranza, il dubbio sul dogma, la libertà sulla tirannia, e anche Anita Garibaldi su Rosy Bindi”.
Amati fratelli, gentili signore e signori, a tutti voi che siete venuti qui da ogni parte d’Italia e dall’estero va il mio affettuoso saluto. Un forte abbraccio a coloro che vogliono essere “Liberi di Conoscere” ed a tutti quelli che vogliono essere “Liberi di conoscerci” e di vivere per qualche giorno la Libera Muratoria senza pregiudizi. Siete tutti i benvenuti a questa Gran Loggia di Rimini.
Voglio fare una dedica speciale a un bambino: si chiama Edo. Ha 14 anni, vive a Prato. E’ un bambino autistico. Il suo contatto con il mondo è un tandem, anzi era un tandem, una bici speciale. Era… perché gliela hanno rubata, proprio nella giornata dell’autismo. Il padre Umberto ha lanciato un appello ai ladri: “Riportate il tandem a Edo”. Speriamo anche noi nel loro buon cuore. Ma non preoccuparti Edoardo. Il tandem te lo regaliamo noi. Perché nella vita, nel mondo, ci sono tanti uomini cattivi, ma c’è anche chi prova ad essere buono. Noi vogliamo provare ad essere buoni. Grazie Edoardo del dono che ci fai”.
Abbiamo intitolato questo incontro “Liberi di conoscere” e con l’immagine del cannocchiale di Galileo Galilei. Crediamo che sia una bella metafora per parlare di un’antica istituzione che tramanda da trecento anni i principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, e di un’aspirazione – la Libertà – che ancora oggi non tutti gli uomini possiedono nelle sue molteplici forme.
Finché un uomo pensa è libero. La libertà di pensiero è dunque il bene più grande che l’uomo ha a disposizione, ed è la cosa più importante da coltivare per noi massoni. È la prima pietra, il primo mattone da cui partire per diventare veramente persone libere e costruire il nostro percorso di conoscenza.
Quella conoscenza che è libertà e quella libertà che è allo stesso tempo conoscenza. Non si tratta di un gioco di parole ma di una riflessione che deve farci pensare e introdurci nella vastità del tema prescelto e farci ragionare sull’immensità di queste due parole, libertà e conoscenza, che costituiscono due vere e proprie colonne per noi iniziati e per l’uomo contemporaneo alle prese con una serie di cambiamenti epocali.
Noi massoni siamo convinti che partendo dall’evoluzione interiore di ognuno di noi – attraverso un profondo e duro lavoro che ci porta innanzitutto alla necessaria e doverosa conoscenza di noi stessi – si possano estrarre dalla più profonda e insondabile caverna umana le pietre più preziose che ognuno di noi ha dentro. E così, una volta tirate fuori, utilizzarle saggiamente per edificare e trasformare l’intera Umanità in un mondo nuovo e migliore in cui essere realmente liberi di pensare, di crescere, di poter scegliere, di agire, di sognare, di amare gli altri e noi stessi.
Per natura e inclinazione siamo da subito uomini Liberi di conoscere. Entrando in questa Comunione moriamo alla profanità, a tutto quello che abbiamo fatto in precedenza nella vita sociale e ripartiamo verso una nuova vita fatta di intensa spiritualità, di continuo e gravoso lavoro su noi stessi per sgrossare quella che chiamiamo pietra grezza. Così ci liberiamo della materialità, dei tanti, troppi ego, e senza certezze, fra un dubbio, un doloroso inciampo e una coraggiosa risalita, avanziamo nel nostro cammino che ci offre la possibilità di scoprire nuovi orizzonti e nuovi pianeti nella nostra anima, nella nostra mente e nel cuore, aprendo con misura le punte del compasso.
Come Galileo Galilei, che sfidò la Santa Inquisizione, anche noi idealmente teniamo in mano quel suo bellissimo cannocchiale raffigurato come simbolo di questa Gran Loggia e lo utilizziamo per guardare il cielo trapunto di stelle che abbiamo nelle volte dei nostri templi e per esplorare liberamente la nostra madre terra da Oriente ad Occidente. Quel magnifico cilindro con le lenti ci ha fatto e ci fa guardare molto lontano nei secoli ed ancora ai giorni nostri. Ci ha fatto sognare, ci ha tolto dei dubbi e ci ha fornito nuovi e affascinanti motivi di ricerca. Perché la vita e il cammino dell’uomo è e dev’essere stimolato da una continua ricerca, senza di essa la vita sarebbe incredibilmente piatta e piena di dogmi e realtà precostituite.
Noi non vogliamo ne’ i primi ne’ le seconde. E’ per questo che con una straordinaria prova di coraggio abbiamo deciso un giorno di diventare liberi muratori, anelli forti e interminabili di una catena d’unione universale che non può essere soggetta a rotture o spezzata da iniqui denigratori o dai persecutori della nostra Grande Opera. Trecento anni di storia e le tantissime imprese firmate dai massoni per migliorare il mondo, per assicurare Democrazia e progresso, sono la nostra migliore e indistruttibile magna charta in cui è inciso a chiare lettere il nostro meraviglioso Dna e le nostre incomparabili finalità.
Certo, in qualche parte del mondo, in Venezuela ad esempio, ed anche in Italia, da qualche anno, c’è qualcuno che ci vuole marchiare e rendere la vita difficile. Si sono messi in testa che la Massoneria deve essere sottomessa in qualsiasi modo. Lo fanno perché hanno paura di noi, del nostro ruolo etico nella Società che ci è riconosciuto da chi vede nelle nostre attività i valori fondanti della Repubblica Italiana, come ha detto pure la presidente dell’Umbria Katiuscia Marini, la presidente della Regione Umbria,. A questo antidemocratico modo di agire e di postulare ineffabili e sempre più spesso errati teoremi ci siamo opposti e ci opporremo in attesa della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo in merito al sequestro degli elenchi, una sentenza sulla quale nutriamo fiducia per il principio di difesa della libertà d’associazione che sempre perseguiremo.
I nostri denigratori sappiano utilizzare in futuro opportunamente “il ben dell’intelletto” come disse Dante. Noi massoni siamo fortemente fieri di esserlo – lo abbiamo dimostrato con grandi risultati lo scorso primo marzo aprendo i templi che sono stati visitati da migliaia di persone in tutta Italia – e vogliamo continuare ad essere uomini Liberi di esistere e di dire a tutti la nostra meritoria azione a favore dell’umanità. E’ un nostro sacrosanto diritto. Perché la libertà, il libero pensiero non si possono ingabbiare per favorire biechi populismi, sistemi politici, regimi o dittature. Noi diciamo ad alta voce che non si può e non si deve imbavagliare la libertà di associazione. Lo fece il Fascismo e sappiamo tutti come finì. Si cominciò dalla Massoneria ma ben presto la libertà finì per tutti. Alcuni lo vorrebbero fare ancora oggi, provando a riesumare quelle orrende e vergognose leggi di un periodo nerissimo per la storia italiana e la Democrazia. Non ci riusciranno. Non ci fermeranno. La Libera Muratoria che ha forti radici e il cui seme continua a germogliare rigoglioso per la bellezza della sua opera universale non ha paura di dover lottare ancora una volta per difendere la propria esistenza e continuare ad essere una grande e radiosa luce per l’Umanità.
Noi siamo l’antidoto, il vero e potente anticorpo contro tanti mali dell’attuale società e del mondo. Noi siamo l’antidoto alla mafia. Il nostro modo di agire e di pensare è il contrario di quello della malavita organizzata.
Libertà, Uguaglianza e Fratellanza sono principi alti, senza colore, senza razza, razza un termine anacronistico che ormai va cancellato dalla Costituzione della Repubblica italiana e che spero pure noi cancelleremo già domani dalla costituzione del Grande Oriente d’Italia.
Libertà, uguaglianza e fratellanza sono valori che nessuno può mettere in discussione e pensare di eliminarli. Noi siamo dalla parte della senatrice a vita Liliana Segre, deportata da bambina in un campo di concentramento, che vuole togliere la parola razza dalla Costituzione. Per lei, fanciulla, si chiusero le porte delle scuole e oggi si sono aperte quelle del Senato. Felici, noi massoni, che possa sedersi in quegli uffici di palazzo Giustiniani che appartennero al Grande Oriente d’Italia e che il fascismo ci prese con la forza e la Repubblica non ci vuole ridare, nemmeno in minima parte. Ma la partita non è finita. Alla neo presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati rivolgiamo un rispettoso augurio di buon lavoro. Nel discorso di insediamento ha ricordato “le eroine del Risorgimento che hanno combattuto a fianco di tanti nostri fratelli ”. E penso a Cristina Trivulzio Belgioioso, alla “giardiniera” Ernesta Bisi. Spero che la presidente del Senato voglia porre fine allo scippo di Palazzo Giustiniani. E da Rimini, un abbraccio forte, fraterno, affettuoso all’ultimo copritore, all’ultimo custode di Palazzo Giustiniani, a Mario Sacconi. Pochi giorni fa ha perso l’amatissima e inseparabile moglie. Mario, ti voglio bene. Ti vogliamo bene. I fratelli ti vogliono bene. Non sei solo.
E in quel palazzo, a noi molto caro, la senatrice a vita Liliana Segre porterà la voce della libertà e dei suoi compagni di sventura. Anche di Nedo Fiano, pure lui internato ad Auschwitz. A quest’uomo, a questo nostro fratello Gran Maestro Onorario, inviamo un saluto affettuoso e deferente. Lo incontrai dieci anni fa a Siena, all’Accademia Chigiana, e in quel salone, dove risuonano le note dei più grandi musicisti del mondo, parlò della sua vita di deportato. Il suo grido “Mai più, mai più, mai più” risuonò forte e chiaro. Non lo dimenticherò mai. Non lo posso dimenticare.
Noi massoni siamo e vogliamo essere Liberi di partecipare. “La libertà è partecipazione”. Come cantava Giorgio Gaber. Perché la libertà non è stare sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.
Anche la Massoneria è libertà e partecipazione. Siamo e vogliamo essere Liberi di esprimere le nostre idee, le nostre molteplici visioni del mondo. Siamo e vogliamo essere Liberi di lottare e anche di arrabbiarci perché, pur facendo nostro il principio di tolleranza che ci contraddistingue, anche noi siamo uomini in carne ed ossa con le nostre passioni e le nostre debolezze che devono essere equilibrate affinché prevalgano le virtù. Ma il richiamo che facciamo a noi vorremmo che valesse anche per gli altri. Anche per chi, presuntuosamente, crede di non inciampare mai.
Siamo e vogliamo essere Liberi di sognare un’Italia migliore ed un mondo migliore per noi e per chi verrà dopo di noi. Siamo liberi di aderire a qualsiasi progetto possa essere necessario ed opportuno perché la Nazione possa crescere. E non è sicuramente escludendo senza alcun valido motivo i massoni dalle liste dei candidati alle elezioni che si fanno un buona politica e gli interessi dell’Italia. Crediamo che ogni cittadino – e il libero muratore è un cittadino come gli altri – abbia il diritto e il dovere di partecipare alla vita pubblica e di concorrere a cariche istituzionali senza essere colpito da infamanti etichette e da assurdi pregiudizi. Pregiudizi che siete liberi di avere. Se proprio non ne potete fare a meno. Fate pure. Voi che non sbagliate mai, che avete soluzioni per tutto. Voi che avete soluzioni per tutto. Voi infallibili, fate pure. Considerateci folli. Ma “solo chi è così folle da credere di cambiare il mondo lo cambia davvero” diceva Baden Powell. Ridete pure al pensiero che la sera ci mettiamo il grembiule e i guanti bianchi, che accendiamo le candele, che facciamo “strani segni” con le mani e con le braccia. Ci volete internare? Ci volete massacrare? Ci volete uccidere? E poi, quando ci avrete ucciso… rinasceremo. Risorgeremo. Non ci fermerete. Il nostro labaro glorioso è sempre lì. E’ bagnato dalle lacrime, dal sudore, dal sangue ma noi non abbiamo dovuto cambiare il nome per stare al passo con i tempi. I nostri valori sono immortali. Quelli dei nostri denigratori…. non so. Veniamo da lontano, andremo molto lontano. Gli altri non so. E poi, anche noi siamo “stellati”. Addirittura abbiamo più stelle di tutti. Quelle che stanno sopra di noi nei nostri templi, sono come quelle dell’universo. Ce lo ricordano i pulcini della squadra di Norcia: “Nessun mostro ci potrà disunire perché quando tramonta il sole si accendono poi le stelle”. Sotto le nuvole ci sono sempre le stelle a indicarci un cammino. E noi liberi muratori abbiamo un compito addirittura più impegnativo di fronte alla nostra coscienza. Per ciascuno di noi la politica rappresenta ricerca di giustizia umana e sociale, dialogo, tolleranza, diritti a beneficio non di pochi ma di tutti i cittadini. Noi non attentiamo al bene comune, come ci accusa il segretario della Conferenza episcopale. Noi vogliamo il bene comune. Non siamo per il bene di pochi ma vogliamo il bene di tutti, di tutti gli uomini.
E lo sapeva bene Arnaud Beltrame, il nostro fratello francese che si è fatto prendere come ostaggio da un terrorista per salvare la vita di una donna. E’ morto, ma il messaggio della sua azione non morirà. Ha dato la vita, la sua vita, perché nel tempio aveva imparato a considerare la possibilità che un giorno avrebbe potuto essere chiamato a versare il suo sangue per una causa giusta. E salvare la vita degli altri, per un libero muratore, è una causa giusta. Eppure, per alcuni, in Italia, Arnaud non si sarebbe potuto candidare in Parlamento. E non avrebbe potuto dimostrare il suo eroismo, perchè per alcuni, in Italia, non avrebbe potuto fare il poliziotto. Leggi, leggi, vogliono riproporre leggi liberticide. E allora, alziamoci in piedi, rispondiamo così e con tutto il nostro vigore gridiamo tre volte ad altra voce: Onore, fratello Arnaud. Onore fratello Arnaud. Onore fratello Arnaud. La catena d’unione non si è spezzata.
La storia della fratellanza universale e del Grande Oriente d’Italia ci racconta del sacrificio di tanti uomini, finiti al confino come il gran maestro Domizio Torrigiani, o trucidati, come Giovanni Becciolini, perché non volle consegnare agli squadristi l’elenco dei fratelli fiorentini. La storia ci parla di uomini impegnati a risolvere i grandi problemi della moderna collettività. Molti erano nostri fratelli. E la storia di questa Nazione è fatta anche da amministratori locali, liberi muratori, che hanno operato per il bene delle loro città e ancora oggi sono ricordati per quello che hanno fatto. E non penso solo a Ernesto Nathan, sindaco di Roma, ma anche Aldo Ducci ad Arezzo, Lando Conti a Firenze, Guido Monina ad Ancona, Canzio Vannini a Siena. Ed è qui tra noi, come maestro venerabile, Mario Valentini, sindaco di Perugia all’inizio degli anni Novanta. Difese con tutte le sue forze il diritto di appartenere al Grande Oriente d’Italia in consiglio comunale. “Il massone non tremola” dice il fratello Mario, in coro con un altro amato sindaco di Perugia, il libero muratore e gran maestro onorario Giorgio Casoli. E non dimentichiamo, e gli rivolgiamo un caro saluto, Giovanni Memola, che è stato primo cittadino a Bari.
Noi massoni dobbiamo e vogliamo quindi essere Liberi di aderire, di solidarizzare, di condividere le scelte e le rotte necessarie a migliorare e rilanciare l’amata Patria. Ma al tempo stesso vogliamo custodire la nostra libertà interiore, che è ancora più bella perché sofferta, conquistata, ottenuta con sudore e sacrificio. La libertà di costruire il tempio interiore nel segreto del proprio intimo. Noi siamo come una squadra di calcio: alla fine del primo tempo nello spogliatoio entrano solo l’allenatore e i giocatori. Nel segreto dello spogliatoio si preparano, riprendono le forze, si caricano. Poi vanno in campo. I tifosi applaudiranno o fischieranno. Per i liberi muratori il tempio è il nostro spogliatoio, l’umanità è il nostro campo sportivo. Giudicateci, se volete, per quello che facciamo nel mondo. Continuate ad avere pregiudizi, se proprio volete, ma ricordate che gli uomini, ogni uomo, e quindi anche un libero muratore, non possono rinunciare a porsi le domande esistenziali nel segreto del proprio intimo. Conosci te stesso, prima di tutto.
La libertà che nasce dalla conoscenza è la Libertà di non sapere, di non avere certezze. Stephen Hawking, lo scienziato che ci invitava a guardare le stelle e non i nostri piedi, sperava sempre di non avere conferme dei risultati scientifici proprio per cercare di scoprire ancora.
Più si conosce e più ci si accorge di non sapere. E questo ci spinge a voler conoscere di più, ma anche alla necessaria critica di ogni verità precostituita. Il nemico più pericoloso della conoscenza non è l’ignoranza ma l’illusione della conoscenza. E in giro ci sono troppi illusi della conoscenza. Sentitevi pure liberi di non essere d’accordo con noi, con la nostra ritualità, con il nostro modo di essere, ma non potete chiuderci la bocca. Siamo liberi e senza mordacchia. Il nostro compito è “di riunire ciò che è sparso” e non di dividere come, purtroppo, stanno facendo da tempo tanti altri. E anche questa nostra Italia è e deve essere una e una sola. Il Nord, il Sud sono solo convenzioni. Sono punti cardinali e nulla più. Credo che i tanti fratelli che sono morti, versando il loro sangue per unire l’Italia si rivoltino nella tomba al pensiero che possano esistere più Italie. Non era questo questa la motivazione per cui hanno lottato nel Risorgimento. E, credo, che sia stata la stessa cosa per i tanti massoni che hanno contribuito a costruire la Repubblica. Per noi l’Italia resta una ed indivisibile e non ci può essere una parte più alla luce e l’altra nell’oscurità. Una più ricca ed una più disagiata. Di diseguaglianze ne sono state create troppe.
Dopo mesi di polemiche, di tanti scontri e di pochi ragionamenti, credo sia giunta l’ora, e qui mi rivolgo a chi ha a cuore la Nazione, che ci si interessi di essa con un solo obiettivo: quello di volere il bene dell’Italia e dei suoi cittadini.
L’interesse unico è valorizzare la Cultura, valorizzare al meglio e fare conoscere al mondo le tante bellezze artistiche e paesaggistiche, l’immenso patrimonio che questa Nazione ha, affinché possano dare lavoro, occupazione. Lavoro. Un pensiero alle vittime dei tanti, troppi incidenti. Nessuno deve essere lasciato indietro e nessuno merita di essere illuso.
Dobbiamo far diventare la Cultura un diritto. Cultura è ripartire investendo sulla scuola, una vera ricchezza: ridare dignità agli insegnanti e sostenere gli studenti. Una scuola che educhi alla responsabilità, in cui i professori non vengano legati dagli studenti e picchiati o derisi. Una scuola che non lasci indietro nessuno e sviluppi i talenti di ognuno e faccia crescere lo studente. Una scuola delle idee e delle nuove risorse. Noi del Grande Oriente d’Italia abbiamo voluto premiare – come facciamo in tante zone della penisola – gli studenti delle zone terremotate di Marche e Umbria. A Macerata e Norcia abbiamo distribuito 100 borse di studio proprio per incoraggiare questi ragazzi che hanno studiato in aree a rischio e con la paura. Hanno studiato mentre crollavano palazzi e strade, mentre morivano amici e familiari. Ma il discorso va oltre, perché la Libera Muratoria del Grande Oriente d’Italia sa benissimo che se non si fa qualcosa per togliere dal torpore la Scuola e darle slancio e impulso tutto sarà inutile. Una Nazione che non produce intelligenze e le incentiva è morta. Quindi ai ragazzi ma anche agli insegnanti dico: Non vi fermate davanti agli ostacoli, non fatevi rubare il futuro. Noi ci siamo. Forse siamo solo una fiamma che illumina un piccolo spazio ma ci siamo. Anche un fiammifero, nel buio della notte, illumina più del sole.
Fate Cultura e siate anche voi liberi di conoscere. La Cultura è progresso, sviluppo intellettuale, sociale, economico, scientifico, giuridico. E la cultura, l’intelligenza ci aiuteranno a intervenire per l’integrazione di chi arriva da lontano per sfuggire alla guerra o alla fame poco importa. Un tema caldo e sensibile che investe le coscienze dell’Europa e non può essere solo un problema italiano. Anche qui c’è bisogno di un atteggiamento che sappia conciliare l’accoglienza con la capacità e le possibilità di accogliere. Il mar Mediterraneo non può farci sentire l’odore dei morti ma il profumo del sale, il rumore dolce delle onde, il calore del sole.
Il lavoro da fare è ancora lungo, consapevoli che le ondate migratorie non si fermeranno mai – è il destino del mondo – e con queste dobbiamo fare i conti. Ma proviamo ad abbattere i muri, quelli che sono nei nostri cuori, che ci dividono da chi è diverso da noi.
Penso anche a quello che c’è da fare nel campo dei diritti civili ed umani. Che amarezza pensare che il governo si è costituito per difendere una legge del 1930 sull’aiuto al suicidio. Io sono dalla parte di Cappato. Un lavoro che non finirà e noi sappiamo bene cosa significhi il muro incompleto che si trova all’interno dei templi. Così come sappiamo che non dobbiamo mai abbassare la guardia per difendere l’idea di libertà e il principio di tolleranza. Noi iniziati non dimentichiamo le parole di Voltaire: “Volere e agire sono precisamente la stessa cosa che essere libero… È certissimo che ci sono uomini più liberi di altri, per la stessa ragione che non siamo tutti in egual misura intelligenti e robusti. La libertà è la salute dell’anima; pochi la possiedono intera e inalterabile”.
La libertà di essere liberi dipende da noi, dal nostro comportamento, dal nostro volere. Carissimi fratelli e compagni di viaggio, continuiamo a lavorare e navigare liberi e con fiducia verso l’orizzonte. Continuiamo a percorrere incessantemente la via iniziatica come abbiamo promesso. Cerchiamo con consapevole bellezza la nostra Itaca come ha scritto con sublimi parole il poeta greco Costantino Kavafis.
Sentite cosa ha detto: “Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.
Il “bel viaggio” è quello iniziatico, la “via” che tutti noi abbiamo deciso di compiere, il cammino che in centinaia hanno deciso di intraprendere proprio negli ultimi mesi, quando la furibonda aggressione che ci è stata fatta poteva sconsigliare questo passo. E la nostra Itaca è idealmente anche l’isola della Libera Muratoria. Se faremo tutti gli sforzi, essa alla fine ci premierà con i suoi tesori. Anche io ho un sogno come Martin Luther King. Con la bussola, guardando le stelle e con il cannocchiale di Galilei, forse un bel giorno Itaca farà apparire tutta la sua straordinaria bellezza e dubbi si dissiperanno e saremo stanchi ma felici, finalmente liberi di conoscere la verità che sarà sempre la penultima. E il viaggio continuerà. Anche controvento, se così sarà. Ma continuerà all’insegna di una parola che noi pronunciamo oggi e sempre con coraggio, con fierezza, con determinazione, con amore: libertà, libertà, libertà!
Grazie a tutti, viva il Grande Oriente d’Italia!!!
L'auspicio del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia
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Milano (askanews) – “C’è un parlamentare che era stato con noi fino a pochi giorni prima della candidatura, ha frequentato le logge del Grande Oriente d’Italia, spero che abbia imparato cose buone da poter trasferire nella sua attività politica”. Lo ha evidenziato Stefano Bini, Gran Maestro del Grand Oriente d’Italia, commentando il risultato delle elezioni del 4 marzo.
“Noi – ha puntualizzato l’autorevole esponente della massoneria italiana – non abbiamo rappresentanze in Parlamento: il parlamentare rappresenta sè stesso, viene eletto in una lista e poi, come viene specificato nella Costituzione della Repubblica italiana, di cui ci si ricorda soltanto quando fa comodo, il parlamentare non ha vincolo di mandato”. Ecco perchè la massoneria ha assicurato ai propri affiliati “libertà di voto, come sempre c’è stata nella storia del Grande Oriente d’Italia”.
Da Bisi un’ultima precisazione: “La massoneria del Grande Oriente d’Italia cerca di costruire un uomo migliore attraverso i lavori rituali. L’uomo migliore se vuole può dedicarsi all’attività pubblica, quindi anche all’attività politica, come singolo. Non credo che ci sia una pressione della massoneria italiana sulla politica. Il che potrebbe essere un male. Perchè se ci fossero più massoni nelle attività pubbliche, forse le attività pubbliche andrebbero meglio”.
Il Grande Oriente ricorda i martiri delle Fosse Ardeatini, 335 uomini fra civili e militari trucidati dai nazisti come rappresaglia all’attentato compiuto dai partigiani a Roma in via Rasella contro un battaglione di soldati tedeschi. Tra le vittime anche venti fratelli liberi muratori di cui 10 appartenenti alla nostra Comunione, come l’avvocato Placido Martini, liberale, medaglia d’oro al valor militare alla memoria della resistenza, e Silvio Campanile, entrambi membri della loggia Pisacane fondata nel 1931 nel confino dell’isola di Ponza dall’allora Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Domizio Torrigiani, perseguitato dal regime fascista. “Fra i nostri doveri –ha sottolineato il Gran Maestro- c’è quello di non dimenticare questi uomini, questi italiani ed eroi barbaramente uccisi dalla follia nazista” .
A Roma l’eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944 è una pagina tragica della Resistenza. Per la sua efferatezza, per l’alto numero di vittime e per le circostanze che portarono al suo compimento, divenne l’evento-simbolo della spietatezza dell’occupazione nazista della capitale. Nel dopoguerra le cave scelte per l’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale e oggi visitabili a perenne memoria.
La mattina del 24 marzo 1944 le vittime, scelte a caso tra i detenuti delle carceri di Regina Coeli e di via Tasso, furono condotte nelle cave di pozzolana lungo la via Ardeatina, destinate ad essere luogo dell’esecuzione.
Ecco i nomi
ALBANESE TEODATO nato a Cerignola nel 1904, avvocato
AVOLIO CARLO nato a Siracusa nel 1895, impiegato
BUCCI UMBERTO nato a Lucera nel 1892, impiegato
CAMPANILE SILVIO nato a Roma nel 1905, commerciante
CANALIS SALVATORE nato a Sassari nel 1908, professore
CELANI GIUSEPPE nato a Roma nel 1901, impiegato
FABBRI RENATO nato a Vetralia nel 1888, commerciante
FIORINI FIORINO nato a Poggio Nativo nel 1880, musicista
GELSOMINI MANLIO nato a Roma nel 1907, medico
GRANI UMBERTO nato a Roma nel 1897, colonnello di aviazione
MAGRI MARIO nato a Arezzo nel 1896, colonnello di artiglieria
MARTINI PLACIDO nato a Montecompatri nel 1879, avvocato
PALIANI ATTILIO nato a Roma nel 1891, commerciante
RAMPULLA GIOVANNI nato a Messina nel 1894, colonnello di fanteria
SCATTONI UMBERTO nato a Roma nel 1884, commerciante
TALAMO MANFREDI Tenente Colonnello dei Carabinieri
TAPPARELLI Mario nato a Vicenza nel 1891, commerciante