di Rosanna Pilolli (pontediferro.org)
Nel clima politicamente difficile e niente affatto rassicurante dell'estate non ancora trascorsa, una notizia clamorosa. E bizzarra nella sua, diciamo, originalità: il Papa di Roma, Benedetto XVI, denunciato davanti ad un Tribunale di Madrid dall'"Asociaciòn Orden Soberana del Temple de Cristo", che si considera erede legittima delle leggendarie armate medioevali dei "Cavalieri di Cristo": i Templari, le cui gesta, le ricchezze, i misteri ed i mitici riti di iniziazione al limite dell'eresia, non hanno mai smesso di interessare la storia e la letteratura, in particolare l'attuale grasso filone di "fanta-mistero" con i suoi milioni di lettori in tutto il mondo.L'Associazione spagnola, con la sua iniziativa giudiziaria, vuole recuperare l'onore che quei "Cavalieri di Dio" perdettero settecento anni fa quando l'ordine venne sciolto dal Papa Clemente V su istigazione del Re di Francia Filippo il Bello. Fu poi il re, braccio secolare, ad imprigionare e spedire sul rogo , gli ingombranti " miliziani della fede", i più integralisti di tutta la storia cristiana. Il tesoro dei Templari venne presumibilmente incamerato dalla Corona. Non si tratta soltanto di onore. Negli atti di causa, accanto alla richiesta di riabilitazione dell'Ordine, si allude con insistenza ai beni accumulati dai monaci guerrieri: un valore di 100 miliardi dei quali l'Ordine venne espropriato.Il Papa Benedetto è chiamato in giudizio come successore di quel Clemente V il quale, agli inizi del 1300 fu costretto a sciogliere il potentissimo Ordine sul quale gravava da tempo, a torto, il sospetto di eresia. Erano gli anni della "schiavitù di Avignone", il papato si trovava in una situazione di enorme debolezza politica. E, riparato in terra francese, era di fatto soggetto alle fortissime pressioni ed ai ricatti finanziari del re.Fuori da ogni leggenda, i Templari, furono veri e propri soldati della fede, capaci di uccidere e sterminare gli "infedeli" nel nome del Signore, per la tutela del Santo Sepolcro e la sicurezza della città di Gerusalemme in mano cristiana al momento della fondazione della loro milizia. Ma non furono soltanto "Cavalieri della Trascendenza". Furono anche "Cavalieri di banca" particolarmente versati nei commerci "multinazionali".L'Ordine fu fondato nel 1120 da Ugo de Payns, un nobile dello Champagne che lasciò la patria, i beni, la moglie e i figli per farsi crociato in Terra Santa. I Cavalieri del Tempio, all'inizio soltanto otto, erano monaci, non sacerdoti. Non potevano, cioè, celebrare messe e, benché consacrati non possedevano lo "status"sacerdotale. Ma avevano la licenza di portare armi e, devotamente, di servirsene.Una Regola di 72 articoli , estremamente dura e spesso assurda, costituiva l'asse portante della comunità templare. In pratica era vietato tutto. Nessun motto di spirito , silenzio assoluto durante i pasti. Gli stivali non andavano tolti nemmeno a letto. Vietatissimo baciare qualsiasi donna, perfino le madri e le sorelle; i baci di tutte le figlie di Eva erano considerati distorsivi per la integrità e per la purezza maschile.Ogni altro aspetto della vita rigidamente regolato: la dieta povera di carne e ricchissima di legumi, l'abbigliamento bianco privo di ornamenti preziosi. Preghiere estenuanti, porta delle celle aperte, nessuna privacy. Pochi anni dopo la sua fondazione, l'Ordine dei Templari, posto sotto la diretta autorità del papa, ottenne l'enorme privilegio di non pagare più le decime sui beni ricevuti in elemosina. Fu questa l'origine della ricchezza che i Cavalieri di Cristo accumularono in brevissimo tempo e che servì da base d'investimento alle loro sapienti attività bancarie ed imprenditoriali. Ma che fu anche la causa della loro fine ingloriosa. Non appena, infatti, con la fine delle Crociate in Terra Santa, il ruolo storico dei Monaci guerrieri divenne fragile, sul ricchissimo Ordine piovvero accuse gravissime e persistenti di eresia, idolatria e perfino di sodomia. Pur pressato dal Re di Francia, Clemente V tentò invano di porre le ricchezze dei Templari sotto tutela. La "ragion di Stato" dell' indebitatissimo Filippo il Bello fu più forte.In risposta indiretta alla denuncia dell'Associazione spagnola, l'Osservatore Romano ha pubblicato gli atti del "Processo contro i Templari" scoperti negli archivi vaticani della ricercatrice italiana Barbara Frale. Risulta da questi importanti documenti processuali che i Cavalieri di Cristo, settecento anni fa, furono assolti dall'accusa di eresia, ma la loro comunità dispersa per sempre. Il Capo dell'Ordine, Giacomo di Molay, fu arso vivo a Parigi nel 1314. Nell'andare a morte, il monaco guerriero lanciò l'anatema contro Filippo il Bello ed il Papa Clemente V responsabili della sua rovina. La maledizione andò a segno: il papa e il Re di Francia morirono entrambi nello stesso anno.Il giudice spagnolo incaricato di giudicare il caso straordinario di un Papa chiamato in causa, ha dichiarato, in prima istanza, la propria incompetenza ad un giudizio su fatti accaduti settecento anni fa e dei quali è ormai competente soltanto la storia.Contro la pronuncia che non cambia una oscura pagina del medioevo, è stato proposto appello.