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venerdì 19 dicembre 2008

Elezioni 2009 per il Gran Maestro e la Giunta del Grande Oriente d'Italia.


La Loggia Heredom 1224 di Cagliari, in un'Area Riservata del proprio sito ufficiale, http://www.heredom1224.it/, ha inserito una sezione relativa alle Elezioni 2009 per il Gran Maestro e la Giunta del Grande Oriente d'Italia.
In questa sezione potrete trovare e, quindi, scaricare i programmi elettorali delle diverse liste, nonchè ogni altra informazione relativa a questo importante momento della vita del nostro Ordine.
Al momento sono presenti i Programmi elettorali della Lista "Tradizione e Futuro", del Candidato Fr. Giorgio Losano, e della Lista "Uniti nella Regolarità" del Candidato Fr. Natale Mario Di Luca.

lunedì 15 dicembre 2008

Rivoluzione storica nella massoneria di Washington DC


L'avvocato Kwame Acquaah, originario del Ghana e cittadino americano, e' il nuovo Gran Maestro della Grand Lodge of Washington DC.
Il 'maglietto', simbolo della responsabilità, gli e' stato passato da Akram Elias che ha concluso un anno di gran maestranza all'insegna di memorabili eventi internazionali organizzati nella Capitale degli Stati Uniti dove sono convenuti per un seminario mondiale più di mille gran maestri e gran segretari provenienti da tutte le parti del mondo.
La cerimonia di installazione del nuovo Gran Maestro (negli Stati Uniti le cariche massoniche durano un anno ad ogni livello) si e' tenuta nell'auditorium dello Scottish Rite Temple non sufficiente ad accogliere le centinaia di fratelli massoni che sono convenuti per celebrare e festeggiare il nuovo responsabile di una delle più importanti Gran Logge a livello internazionale.
Si deve ricordare che la Grand Lodge of Washington comprende al suo interno anche una decina di 'officine' bilingue ognuna delle quali svolge una intensa attività di raccordo con il paese di riferimento. Tra queste di particolare importanza Italia Lodge #2001 che è divenuta il ponte massonico tra la capitale degli Stati Uniti e il Grande Oriente d'Italia.
All'installazione di Kwame Acquaah numerosa la presenza della delegazione della Gran Loggia DC di Prince Hall, l'obbedienza massonica degli African Americans. Nel salutare l'uscente Akram Elias, il gran maestro della Prince Hall ha detto: "Questo e' un momento storico per la nostra istituzione e voi state facendo la storia".
L'allusione era al fatto che per la prima volta sia stato eletto un nero a capo di una grande loggia di bianchi, proprio a pochi giorni dalla installation di Barak Obama, nuovo presidente degli Stati Uniti.
Ma il nome di Kwame Acquaah non viene fuori dal cappello di qualche prestigiatore. Il nuovo Gran Maestro nero ha inziato il suo cursus dall'ultimo gradino della 'line' della Grand Lodge sette anni fa ed ogni anno e' stato confermato alla 'stazione' superiore dalla assemblea dei Fratelli, fino a raggiungere la posizione di massimo rappresentante dei massoni di Washington.
I massoni americani ogni giorno investono 2 milioni di dollari in opere di beneficenza e nella gestione di cliniche ospedaliere specializzate in grandi ustioni, ortopedia e recupero dei bambini affetti da problemi di espressione e udito.

mercoledì 10 dicembre 2008

Presentazione del libro "Massoneria: una nuova primavera. Il Gran Maestro Gustavo Raffi racconta"


Venerdi 19 dicembre 2008 nella Sala Auditorium del palazzo delle Esposizioni Milano si terrà la presentazione del libro "Massoneria: una nuova primavera. Il Gran Maestro Gustavo Raffi racconta", di Paolo Gambi, edito da Gangemi Editore.


Sono previsti gli interventi di Gian Mario Cazzaniga dell'Università di Pisa, di Luigi Compagna dell'Università LUISS "Guido Carli" di Roma, di Paolo Gambi, autore del testo, di Massimo Teodori dell'Università di Perugia.


Le conclusioni saranno affidate all'Ill.mo e Ven.mo Fr. Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia.


Walt Disney


Il 5 dicembre di 107 anni fa nasce a Chicago un genio assoluto del Novecento, un uomo che avrebbe regalato al mondo creature meravigliose, frutto della sua infinita fantasia: il leggendario Walt Disney o, se si preferisce, il papà di Topolino.
Quarto figlio di Elias Disney e Flora Call, la sua famiglia si trasferisce a Marceline, nel Missouri. Qui cresce lavorando duramente nei campi ed è forse per questo che l'infanzia felice e spensierata che Walt Disney cita nelle sue opere rappresenta più il suo sogno che i suoi ricordi, caratterizzati da fatica e sudore.
Nell'autunno del 1909 una serie di eventi portano la famiglia Disney a vendere la fattoria e trasferirsi a Kansas City. La vita nella grande città è sicuramente più dura: il padre si alza a notte fonda per la consegna dei giornali, e Walt che gli dà una mano. Lui stesso ricorderà come talvolta si mettesse in un angolino della strada per "rubare" un pisolino durante il lavoro. Un po' di riposo per poi poter seguire le lezioni scolastiche.
Nel 1918, stanco delle regole paterne e della sua autorità, Walt Disney decide di arruolarsi nell'esercito per partecipare alla Prima guerra mondiale. Fa parte della divisione delle ambulanze della Croce Rossa americana in Francia fino al 1919.


Tornato in patria, pare che a Kansas City Walt Disney abbia lavorato per circa un mese presso un'agenzia pubblicitaria, dove avrebbe conosciuto Ubbe Ert Iwerks, bravissimo quanto straordinario disegnatore. Allora nessuno poteva immaginare che Walt e Ub avevano un appuntamento con la storia.
Walt trova lavoro come ritagliatore di immagini presso la "Kansas-City Ad", società che si occupava di animazione (anche se ad un livello inferiore rispetto ai cartoni prodotti a New York in quegli anni). Scoppia la scintilla: chiede e ottiene in prestito una cinepresa con la quale esegue degli esperimenti. Walt intuisce che se fosse riuscito a far muovere quegli inermi pezzi di carta avrebbe rivoluzionato il mondo del disegno.
Con Ub Iwerks ottiene ottimi risultati, e grazie all'aiuto economico del fratello Roy, Walt Disney apre uno studio in cui realizzano gli storici "Laugh-o-grams", "Alice Comedies" (in cui Disney mise una bimba vera in un mondo creato sui tavoli da disegno), "Oswald The Lucky Rabbit" (oggi ritenuto una sorta di anello di congiunzione tra 'Felix The Cat' di Otto Messmer e il celeberrimo 'Topolino'.


Presentati i loro lavori alle case di distribuzione, ottengono rapidamente un contratto con la Universal che intuisce l'enorme potenziale economico che la novità rappresenta.
Qualche tempo dopo le cose cominciano ad andare male. Per ricostruire la vicenda bisogna fare un passo indietro: la Universal a quel tempo era di proprietà di Margareth Winkler, donna abile nella gestione degli affari, che consentiva a Disney e Iwerks di ritenersi soddisfatti, anche sul piano economico. In quel breve periodo Walt e Ub assunsero diverse persone per mettere in piedi uno studio di animazione. Le cose cambiarono quando la Winkler prese marito. La Universal passò di fatto nelle mani del suo sposo Walter Mintz, il quale ritenne opportuno ridurre i pagamenti e trattare tutti con il pugno di ferro. I creativi che ruotavano intorno a Walt e Ub vennero messi ben presto alle strette. A nulla valsero le discussioni che ne seguirono: legalmente "Oswald", il fortunato coniglio, apparteneva alla Universal e, quel che è peggio, Mintz aveva intrappolato Disney.
La produzione dei cartoni avveniva grazie ad un gruppo di animatori che Walt e Ub pagavano col denaro portato dai cartoni stessi; una volta tagliati i pagamenti non fu difficile per Mintz sottrarre forza lavoro a Disney. I soli a rifiutare di tradire Walt furono gli amici degli esordi: Les Clark, Johnny Cannon, Hamilton Lusky e, naturalmente Ub.
Il gruppo decide di reagire al ricatto creando un personaggio tutto loro. Semplicemente accorciando le orecchie di Oswald, trasformando la coda e ritoccando qualcosa qua e là ottengono ..... un topo.
Walt è un genio nell'ideare gag e situazioni interessanti; Ub realizza tutto su carta al ritmo impensabile di 700 disegni al giorno. Il miracolo viene intitolato "Plane Crazy": il protagonista è un certo Mickey Mouse. L'idea rivoluzionaria è quella di aggiungere il sonoro e farlo parlare.

Nel 1923 Walt Disney viene iniziato all'Ordine De Molay nel Capitolo Mother di Kansas City. Riportiamo le sue parole in una intervista rilasciata molti anni dopo: "Provo un gran senso di gratitudine nei confronti dell'Ordine di De Molay per la parte importante che ha rappresentato nella mia vita. I suoi precetti si sono rivelati incalcolabili durante tutti i momenti decisivi della mia esistenza. Il De Molay rappresenta tutto ciò che è utile alla famiglia ed al nostro paese. Sono onorato di aver fatto parte del De Molay."


E' il 18 novembre 1928 quando nel Colony Teather di New York viene proiettato un film di guerra, seguito da un breve cartone animato. Il giorno dopo è il tripudio. La data per molti coincide con l'inzio della biografia di Disney, quel Walt Disney inserito nelle pagine d'oro del libro di Hollywood.
Riceve il suo primo Oscar (ne seguiranno altri 31) nel 1932 per il film "Flowers and trees".
Il primo grande classico della animazione Disney risale al 1937: "Biancaneve e i sette nani".
Citiamo una frase interessante, pronunciata nel film da Biancaneve, a proposito del fatto che Cucciolo non parla: "Lui non è muto, semplicemente non ha mai parlato".

Nel 1940 apre i suoi primi studios in California a Burbank. E' il 1955 quando si decide il lancio di Disneyland e vengono realizzati i primi programmi per la televisione (tra cui ricordiamo Zorro, un personaggio di probabile attinenza massonica).
Dieci anni più tardi Disney personalmente comincia a disegnare Epcot, Experimental Prototype City (or Community) of Tomorrow, o Città prototipo sperimentale di domani. EPCOT è concepita come una città operativa dove gli abitanti possono vivere, lavorare e interagire usando tecnologie sperimentali o avanzate mentre degli scienziati sviluppano e testano altre nuove tecnologie per migliorare la vita e la salute dell'uomo.
Dopo decenni di tentativi, Disney ottiene i diritti del libro di Pamela Lyndon Travers a proposito di una balia magica: Mary Poppins esce nel 1964, diventando il film di Disney degli anni Sessanta ad aver riscosso il maggior successo: molte persone considerano che l'unione tra film d'animazione e live action abbiano ormai raggiunto l'apice dello splendore.

Il 15 dicembre 1966 un collasso cardiocircolatorio pone fine alla travagliata esistenza di un genio della creatività, capace di dar corpo ai sogni. In tutto il mondo la notizia ottiene grande risonanza. Si ricorda spesso il commento del governatore della California, il futuro presidente Ronald Reagan: "Da oggi il mondo è più povero".

Walt Disney è considerato una leggenda, un eroe del ventesimo secolo. La sua popolarità in tutto il mondo è basata sulle idee che il suo nome rappresenta: immaginazione, ottimismo e successo costruito da solo, nella tradizione americana. Walt Disney ha toccato i cuori, le menti e le emozioni di milioni di persone. Attraverso il suo lavoro ha portato la gioia, la felicità e i mezzi di comunicazione universali alla gente di ogni nazione.

Il 10 dicembre 1948 a Parigi, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani


ARTICOLO 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
ARTICOLO 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
ARTICOLO 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
ARTICOLO 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
ARTICOLO 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.
ARTICOLO 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
ARTICOLO 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
ARTICOLO 8
Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
ARTICOLO 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
ARTICOLO 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.
ARTICOLO 11
1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.
ARTICOLO 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione.Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
ARTICOLO 13
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
ARTICOLO 14
1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
ARTICOLO 15
1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
ARTICOLO 16
1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
ARTICOLO 17
1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.
2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
ARTICOLO 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
ARTICOLO 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
ARTICOLO 20
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.
ARTICOLO 21
1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.
3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
ARTICOLO 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
ARTICOLO 23
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
ARTICOLO 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
ARTICOLO 25
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.
ARTICOLO 26
1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
ARTICOLO 27
1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
ARTICOLO 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
ARTICOLO 29
1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.
ARTICOLO 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati

giovedì 27 novembre 2008

Ernesto Nathan: il sindaco Gran Maestro


Il 25 Novembre 1917 Ernesto Nathan fu eletto per la quarta volta Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. Terrà questa carica fino al 1919. Era già stato Gran Maestro dell'Istituzione prima di diventare Sindaco di Roma, dal 1896 al 1904.Il 21 aprile 1901 Nathan aveva inaugurato la nuova sede del Grande Oriente d'Italia nel prestigioso Palazzo Giustiniani.
Era stato iniziato in Massoneria il 24 giugno 1887 nella Loggia Propaganda Massonica di Roma.
Uomo politico, Sindaco di Roma, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. Nato a Londra nel 1845, mori nel 1921 a Roma.


E oggi unanime convincimento che Nathan sia stato il miglior Sindaco che Roma abbia mai avuto. Fù eletto il 25 novembre 1907, in un periodo in cui Roma era allo sfascio morale ed in preda ad enormi speculazioni edilizie consumate a danno del patrimonio storico ed artistico.
Nei suoi sette anni di amministrazione Nathan municipalizzò i servizi vitali, quali l'erogazione dell'acqua e della luce, realizzò grandi opere quali nuovi ponti sul Tevere e la Galleria del Traforo.
Ma la sua fama è legata principalmente alla costruzione di scuole elementari' in tutti i vecchi rioni, di case popolari nel Rione Testaccio con assistenza scolastica e sanitaria per gli abitanti, di alberghi per i poveri e di mense popolari e tante altre iniziative sociali e caritative.
Fu tra i fondatori della Società Dante Alighieri ed autore di decine di libri, scritti e studi. Nel 1915, all'età di settanta anni, andò volontario al fronte a combattere nella prima Guerra Mondiale.


lunedì 24 novembre 2008

Nasce a Buckingham Palace la loggia massonica dei dipendenti della Regina


LONDRA (24 novembre) – Una loggia massonica a Buckingham Palace. Un gruppo di dipendenti del Palazzo reale, del quale farebbero parte anche guardie del corpo e maggiordomi della sovrana, avrebbero fondato in questi giorni una società massonica tramite cerimonia ufficiale.

I dipendenti del Palazzo reale hanno deciso di chiamare la Loggia "Mulberry" (in inglese “gelso”), in onore di Jaime I d'Inghilterra, sovrano del diciassettesimo secolo, famoso per la passione di coltivare bachi da seta.

I massoni «non si riuniranno nelle proprietà reali, e la loggia sarà aperta a tutti i dipendenti di sesso maschile di tutte le residenze reali, da Windsor alla Torre di Londra».

mercoledì 19 novembre 2008

Marzo 2009 - Le Elezioni per il Gran Maestro e la Giunta del Grande Oriente d'Italia


La Loggia Heredom 1224 di Cagliari, in un'Area Riservata del proprio sito ufficiale, http://www.heredom1224.it/, ha inserito una sezione relativa alle Elezioni 2009 per il Gran Maestro e la Giunta del Grande Oriente d'Italia.


In questa sezione potrete trovare e, quindi, scaricare i programmi elettorali delle diverse liste, nonchè ogni altra informazione relativa a questo importante momento della vita del nostro Ordine.


Al momento è presente il Programma elettorale della Lista "Tradizione e Futuro" del Candidato Fr. Giorgio Losano.

"LA MASSONERIA VERSO IL FUTURO"


Il prossimo Venerdì 21 Novembre 2008, alle ore 18.00, presso la Sala Conferenze della Casa Massonica del G.O.I. di Piazza Indipendenza 1 a Cagliari, si terrà la presentazione del libro del Fr. Fernando Ferrari, Ex Gran Tesoriere del Grande Oriente d'Italia, dal titolo "LA MASSONERIA VERSO IL FUTURO".

Perchè le persone gridano?


Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"

"Gridano perchè perdono la calma" disse uno di loro.

"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?"disse nuovamente il pensatore.

"Bene, gridiamo perchè desideriamo chel'altra persona ci ascolti" replicò un’altro discepolo.

E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"

Varie altre risposte furono date, ma nessuna convinse il pensatore.

Allora egli esclamò: " Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?

Il fatto è, che quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte,che succede quando due persone sono innamorate?

Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè? Perchè iloro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte i loro cuori sono talmente vicini, che neanche parlano, solamente sussurrano.

E quando l'amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono.

E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."

Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta, che non incontreranno mai più la strada per tornare."

giovedì 6 novembre 2008

Premio "Giacomo Treves"


E' stato indetto il consueto concorso biennale del Grande Oriente d'Italia dedicato al massone Giacomo Treves, uno dei membri del "comitato segreto" che preparò l'impresa dannunziana di Fiume nel settembre del 1919.


Nel 1991 la sua famiglia donò al Grande Oriente un importante fondo di carte sulla sua attività con la richiesta di istituire a suo nome borse di studio per ricerche inedite sulla Massoneria.

Il "Premio Giacomo Treves" è giunto alla nona edizione valorizzando numerose opere in varie discipline, soprattutto di giovani laureati.


martedì 4 novembre 2008

L'ASSOCIAZIONE SERGIO MAMMINI


L’Associazione Sergio Mammini è stata creata nel 1991 da un gruppo di Fratelli torinesi che hanno ritenuto indispensabile, in un mondo sempre più oppresso dall’indifferenza e dall’egoismo, riunirsi in una struttura organizzata al fine di poter intervenire, in modo costruttivo, a favore dei deboli e dei bisognosi.

Nei primi 10 anni l’Associazione ha operato, verso piccoli e grandi, singoli e gruppi, con elargizioni di denaro o donazione di beni e strumenti di lavoro, ma sempre con quella riservatezza che è giusto contraddistingua chi opera nel campo della beneficenza e della solidarietà.

Le iniziative intraprese per reperire fondi si sono rese concrete con la vendita di spazi pubblicitari sulle cartellonistiche dei ponteggi in vari stabili in ristrutturazione, feste di beneficenza nel Palazzo Reale di Torino e nella palazzina di caccia della Reggia di Stupinigi, ecc.. Tali proventi sono stati elargiti, non in moneta ma in opere assistenziali, al Gruppo Abele, all’Anfas, agli Asili Notturni, all’Istituto delle Suore Vincenziane (bambini e anziani extracomunitari), per la ristrutturazione di un fabbricato per il ricupero di giovani tossicodipendenti, ecc..

Pur operando con costanza e concretezza è iniziato a serpeggiare fra i soci una certa insoddisfazione: elargire aiuti a trecentosessanta gradi, pur essendo meritorio, nel tempo si è rivelato dispersivo. Non c’era progetto, non esisteva una linea di comportamento precisa, non una unitarietà d’intervento.

Quindi è cresciuta la volontà comune di ricercare uno specifico campo operativo, nel quale poter programmare gli interventi, con un impegno duraturo nel tempo e, dopo studi ed indagini, si è ritenuto di dover dedicare l'attività, le risorse economiche ed umane, a sovvenire i bisogni dell’infanzia ed all’adolescenza, e cioè di chi è e sarà il nostro futuro, dei figli e degli orfani dei nostri Fratelli.

Molte sono le organizzazioni ed associazioni che si occupano, ad esempio, della terza età, dei senza tetto, dei tossicodipendenti, degli extracomunitari, ma pochi quelli che rivolgono i loro interessi all’infanzia ed all’adolescenza e, in particolare, nell’ambito della nostra Istituzione, ai nostri figli ed ai nostri orfani; intervenire nel loro programma di educazione scolastica ed universitaria offrendo loro non solo aiuto materiale ma anche assistenza morale, conforto e stimolo. Fornire a ragazzi colpiti da gravi malattie, affiancando i loro genitori, tutti i mezzi economici e l’aiuto logistico e morale necessario per l’espletamento delle indispensabili cure; intervenire in tutti gli altri casi in cui è richiesta la nostra presenza, per tutte le necessità economiche, morali e di assistenza pratica che l’Associazione sarà in grado di offrire.

Dobbiamo renderci conto che anche alcuni dei nostri Fratelli soffrono e attendono un gesto, una parola, che compiuto o detta in modo dignitoso, può portare serenità e conforto nei loro animi.

Il nostro sogno è quello di poter diventare, in particolare nell’ambito dell’Istituzione, il punto di riferimento per giovani ed adolescenti che abbiano bisogno di aiuto, di qualsiasi genere.

Oggi la Mammini opera, con interventi mensili e ricorrenti, sostenendo negli studi gli orfani di Fratelli di Firenze e Torino e Alessandria; agisce inoltre accollandosi mutui e spese mediche, ecc.. per persone bisognose e non in grado di sopperire con le proprie forze, pur con la massima volontà, alle attuali condizioni di vita.

Le risorse economiche sono limitate rispetto alle necessità che questi interventi richiedono, e ciò per mancanza di quella generosità che abbiamo più volte sollecitato ai Fratelli di tutto l’Oriente Italiano.

Aiutateci ad aiutare, pochi possono fare nulla di grande ma con l’aiuto di tanti si possono fare grandi cose.

Grazie per tutto ciò che potrete fare.



Bonifico:
Intesa Sanpaolo– Agenzia 24 – 10128 Torino
Associazione Mammini
IBAN IT83 A030 6901 0241 0000 0017 831


lunedì 3 novembre 2008

Il 30 Ottobre del 1910, 98 anni fa, moriva Jean Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa.


La battaglia di Solferino e la nascita della Croce Rossa

Fa parte di una storia che piano piano ha perduto il suo fascino la battaglia di Solferino. L'unità d'Italia ardentemente voluta, centocinquanta anni fa, è sempre meno un fatto da rievocare. Eppure furono molti i soldati dell'esercito franco-sardo che per questa causa persero la vita combattendo contro l'esercito austriaco, il 24 giugno del 1859, durante la Seconda Guerra d'Indipendenza. Insieme alla battaglia di San Martino, quella di Solferino fu la più grande battaglia dopo quella di Lipsia del 1813, impegnando più di 200.000 soldati.

A guidare l'esercito francese c'era Napoleone III, che affiancava Vittorio Emanuele II del Regno di Sardegna. L'esercito francese si scontrò a Solferino (a metà strada fra Mantova e Brescia) con l'esercito nemico e quello sardo presso San Martino. In questa guerra era sceso in Italia, di persona, pure Francesco Giuseppe, l'affascinante imperatore austriaco, marito di Sissi. Le battaglie di Solforino e San Martino, che furono le più sanguinose tra quelle combattute per l'indipendenza e l'unità d'Italia, videro gli eserciti fronteggiarsi per 12 - 14 ore. Numerosissime furono le perdite: 14000 austriaci morirono e 8000 vennero fatti prigionieri. I morti franco-sardi furono invece 15000 e 2000 furono i prigionieri. L'esercito franco - sardo ebbe la meglio sull'esercito austriaco, ma il campi di battaglia presentavano il triste spettacolo di una terribile carneficina, se lo svizzero Henry Dunant, giunto il giorno della battaglia, vista la situazione dei feriti e la disorganizzazione nel portare i soccorsi, rimase fortemente impressionato. Terribile era lo scenario con le decine di migliaia di feriti, abbandonati sul campo di battaglia con pochissime o inesistenti cure. Fu allora che Dunant si adoperò per organizzare un minimo attività di assistenza, che venne data mediante il trasporto dei feriti presso il Duomo di Castiglione delle Stiviere e lì, con l'aiuto della popolazione, vennero prestati soccorsi a tutti i feriti, senza riguardo alla divisa indossata, avendo come riferimento il motto "Tutti Fratelli".

Ecco come ricorda i fatti Henry Dunant nel libro, scritto e pubblicato a sue spese, Un ricordo di Solferino «Nell'Ospedale e nelle Chiese di Castiglione sono stati depositati, fianco a fianco, uomini di ogni nazione. Francesi, Austriaci, Tedeschi e Slavi, provvisoriamente confusi nel fondo delle cappelle, non hanno la forza di muoversi nello stretto spazio che occupano. Giuramenti, bestemmie che nessuna espressione può rendere. Risuonano sotto le volte dei santuari. Mi diceva qualcuno di questi infelici "Ci abbandonano, ci lasciano morire miseramente, eppure noi ci siamo battuti bene!". (Henri Dunant da Un souvenir da Solferino)»

Henry Dunant fu iniziato alla Massoneria nella Loggia Cordialità di Ginevra.
Henry Dunant fondò la Croce Rossa Internazionale. L'esperienza di Solferino lo aveva segnato profondamente, tanto che egli si adoperò per diffondere la testimonianza di quanto aveva visto e per organizzare un'istituzione internazionale neutrale, atta a prestare i dovuti soccorsi in tempo di guerra. Per la sua attività e per le sue idee Dunant venne insignito del primo Premio Nobel per la Pace nel 1901.

Licio Gelli in TV - Cui prodest?


Netta e e forte la posizione dell'Ill.mo e Ven.no Fr. Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani.


''Questo personaggio riappare dalle nebbie e per certi versi è inquietante. Il primo chiarimento che rimarchiamo è l'infinita distanza che ci separa da Gelli: ci scrolliamo di dosso, come tutti sanno, qualsiasi apparentamento con il personaggio.

La P2 sta al Grande Oriente come le Brigate Rosse stanno al partito comunista. La Massoneria è stata vittima di personaggi di questo genere.

Piuttosto viene una domanda: Cui prodest? Ci dobbiamo interrogare sul perché Gelli ricompaia oggi e lo faccia sempre quando ci sono momenti di crisi.

Forse è un modo per distrarre l'opinione pubblica da altre questioni. Per quanto ci riguarda abbiamo dedicato anche troppo tempo a questo individuo che non ha fatto la storia ma ha alimentato le cronache. E qui mi fermo…''.

mercoledì 29 ottobre 2008

Un principe pugliese del ‘700, alchimista e scienziato, al centro di un thriller mozzafiato



di Enzo Garofalo


Salvandosi dal ‘gorgo’ della folta narrativa a sfondo esoterico - che spesso mescola in un unico e scriteriato calderone magia, Chiesa Cattolica, servizi segreti, massoneria e quant’altro - vi è per fortuna chi riesce a trattare questi intriganti temi con gusto e soprattutto con ricostruzioni storicamente plausibili, necessarie quando ci si misura con personaggi e situazioni reali. E’ il caso dello scrittore americano Nathan Gelb che nel suo ultimo libro, uscito il 7 ottobre e intitolato “Delitti sotto la cenere” (Sperling & Kupfer editore), narra una nuova avvincente avventura che ha per protagonista il settecentesco Principe di Sansevero, ossia Raimondo de’ Sangro alchimista, scienziato e massone di origine pugliese realmente esistito, con tanto di fastoso palazzo a Napoli in piazza San Domenico Maggiore (oggi al civico 9). Dopo il primo libro di Gelb, “Il quadro dei delitti’ (2007), nel quale già lo si vedeva alle prese con crimini efferati in veste di ‘detector’ in un romanzo d’esordio di grande fascino ambientato tra la Roma papalina e la Bretagna di Luigi XV, il Principe di Sansevero deve ora misurarsi con un truce delitto che ha come teatro un tempio massonico, il cenacolo di libero pensiero che egli continua a celare nel suo stesso palazzo nonostante l’apparente abiura a cui tempo prima era stato costretto dalle autorità. Un uomo e una donna vi sono rinvenuti inceneriti, tranne il volto e gli arti. Autocombustione o omicidio? E in quest’ultimo caso, quale sarà stato il movente? Una vendetta contro il Principe o altro? Tutto rende fosca e intricata la vicenda: dal ritrovamento di un granchio di mare sul pavimento del tempio, alle note ossessive e misteriose, che irrompono non si sa da dove, di un madrigale di Gesualdo da Venosa, musicista del ‘500 che in quello stesso luogo due secoli prima aveva trucidato la moglie Maria d’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa. Il caso si dipana così tra molteplici personaggi, situazioni, colpi di scena e soprattutto altri terribili omicidi mentre Raimondo, affiancato dalla sua amante - una dotta e sagace Mariangiola Ardinghelli del cui rapporto intimo col Principe lo scrittore ha trovato indizi lampanti in inediti documenti del '700 - tenta di confutare le credenze dell’epoca sulla autocombustione umana, via via che il complesso enigma comincia a rivelare gli angosciosi contorni di una matrice tutta umana.Un intreccio di grande originalità, ricco di vicende collaterali e di personaggi ben tratteggiati psicologicamente, che Gelb è riuscito a sviluppare col giusto ritmo senza renderlo inutilmente farraginoso, scritto con attenta cura e capace di catturare senza tregua l’attenzione del lettore. L’altro dato rilevante, che ridona dignità letteraria ad un genere troppo spesso praticato da scrittori ‘da supermarket’ attenti solo a fare cassetta, è la grande padronanza della lingua italiana nella quale il romanzo è stato elaborato, cosa piuttosto rara per uno scrittore straniero. Del tutto normale invece per il coltissimo Gelb che, nato 46 anni fa a Chicago da una prestigiosa dinastia di librai antiquari di Dresda, parla 4 lingue ed ha appreso il nostro idioma sin da bambino sotto la guida della nonna Rebecca, di Firenze. Una lingua che nel romanzo si fa equilibratamente forbita e all’occorrenza popolare, dotata dei giusti arcaismi per rendere credibili i dialoghi in un’epoca così lontana. Ma veniamo al ‘nostro’ principe pugliese, Raimondo de’Sangro (nella prime immagini in basso). "Chimico e matematico" si legge sulla lapide viaria a lui intitolata che fa mostra di sé nella piazza principale di Torremaggiore (Foggia), città dove nacque nel 1710, per diversi secoli feudo ducale dei signori di Sangro, dal 1579 anche principi di Sansevero, Grandi di Spagna, proprietari anche di altri feudi dell'area pugliese (Sansevero, Castelnuovo, Casalvecchio di Puglia, Castelfranco ed altri minori) e, attraverso Oderisio conte di Sangro, discendenti direttamente da Carlo Magno. In realtà la sua è una figura molto complessa, a tratti sfuggente. Formatosi sin da giovanissimo alla scuola dei Gesuiti di Roma, acquisì un tale superiore sapere da tracciare un profondo solco tra sé e il mondo aristocratico dell’epoca, spesso insulso. Fu scienziato, esoterista, militare, letterato, conoscitore di diverse lingue straniere e antiche tra cui l’ebraico, corrispondente con alcune delle più illustri menti della cultura europea e inventore di grande originalità: alcune fonti scritte e la tradizione popolare, che a tratti lo investì anche di capacità diaboliche, gli attribuiscono l’invenzione di un lume eterno, di stoffe e vernici speciali, della cera fatta senza api, della tecnica per rendere potabile l’acqua marina, di una carrozza anfibia, la scoperta della radioattività naturale due secoli prima dei coniugi Curie (il ‘raggio attivo’, come lo definiva, da lui ricondotto alla ‘pechblenda’, un minerale da cui i Curie avrebbero isolato il radio), del suo effetto letale sui viventi e della possibilità di schermarlo col piombo. Ma senza dubbio il lascito più affascinante ed enigmatico del Sansevero rimane il ciclo di sculture ancor oggi visitabili a Napoli nella cappella gentilizia, a pochi metri dal suo palazzo. In particolare sono sensazionali il Cristo Velato, il Disinganno e la Pudicizia, opere realizzate da scultori conosciuti, ma dotate di virtuosismi tecnico-artistici, ricchi di valori simbolici, che si è scoperto essere opera del Principe (vedi foto sotto).In Puglia si è tornato a parlare del Principe proprio lo scorso anno a Taranto, nel corso di una conferenza che ha ospitato esponenti di rilievo della massoneria, saggisti, storici dell’arte e l’autore del libro ‘Il Principe e il Mago’, ossia Alessandro d’Aquino di Caramanico, discendente del Sansevero ma anche della famiglia d’Aquino, originaria di Taranto.Il Sansevero del romanzo è un personaggio geniale dipinto, senza irriverenza, con aspetti caratteriali a volte un po’ istrionici, come di chi quasi si diverte con ironia ad assecondare l’idea leggendaria che il popolino si è fatta di lui ma che non rinuncia nella vita, nei suoi studi e nella sua attività ufficiosa di ‘detector’ ad applicare i parametri ferrei della logica, sia pure una logica del tutto speciale che non si nutre solo di razionalismo ma attinge ai territori della sapiente intuizione, di una sorvegliata ipersensibilità ai limiti della chiaroveggenza. Del resto non c’è da stupirsene visto che accanto agli studi di taglio scientifico - all’avanguardia per l’epoca - il Sansevero storico navigava nei territori misteriosi dell’ermetismo e della sapienza spirituale iniziatica, con esiti di cui non conosceremo mai la reale portata. Il romanzo peraltro ce ne mostra anche i lati profondamente umani che rendono il personaggio ancora più accattivante.Suggestivo e realistico anche l’affresco nel quale Nathan Gelb, attraverso una mirabile fusione di storia e fiction, ha reso i luoghi e le atmosfere della Napoli settecentesca, la sua anima caleidoscopica e ambigua di città sfarzosa e stracciona al tempo stesso, quale certamente essa allora fu e in parte ancora è. Città capitale di un Regno, luogo di ‘delizie’ per nobili, scrigno di un’anima popolare ‘teatrale’ e di grande umanità, ma anche postribolare rifugio della peggiore fauna umana. Insomma uno spaccato di quel ‘paradiso abitato da diavoli’ di crociana memoria, offerto da un libro di 500 pagine suggestive (costellate di splendide incisioni d'epoca) che inchiodando il lettore scorrono rapidamente verso la sorprendente soluzione del caso.

lunedì 27 ottobre 2008

Templari, radici d'Europa


"I Templari, le radici dell’Europa" è il tema del convegno organizzato dall’Associazione "Novantotto", emanazione della loggia "Giuseppe Mazzini" n° 98 di Sanremo del Grande Oriente d'Italia - Palazzo Giustiniani, per il pomeriggio del 1° novembre 2008 (ore 16,30) presso il Piccolo Teatro della Federazione Operaia Sanremese.

L’evento si svolge in collaborazione con l’Associazione Culturale Mont-Blanc di Saint-Vincent, costituita dall’omonima officina - la 1197 - della provincia di Aosta alla quale appartengono tutti i relatori in programma.

Intervengono:

Michele Praz (La Regola di San Bernardo per i Cavalieri del Tempio),

Lorenzo Bal (Vita quotidiana dei Cavalieri del Tempio),

Stefano Mosca (La cerimonia di iniziazione),

Emilio Zanelli (La Flotta Templare)

Silvio Canavese (Economia, Logistica e Guerra).


Per Informazioni: novantotto@gmail.com


venerdì 24 ottobre 2008

PERCHE' PARLARE DEI TEMPLARI OGGI



Questo intervento sui templari di Franco Cuomo è stato tenuto il 21 febbraio
2005 all'Istituto Italiano di Cultura di New York.

Perché parlare dei templari oggi? Perché tanto interesse intorno a un ordine cavalleresco estinto sette secoli fa?
Per il mistero, per la leggenda che è nata dalla terribile fine di questi eroici cavalieri? Non basta.
Per la crudeltà della tragedia che li travolse? Per le atroci torture cui furono sottoposti prima di andare al rogo? Non basta.
E allora perché? Io dico paradossalmente per l'attualità del progetto che essi intendevano realizzare, il cui fallimento determinò appunto la loro fine. Una fine che possiamo considerare oggi come una battuta d'arresto nell'evolversi della civiltà occidentale, con fatali contraccolpi nei confronti della società islamica (ed ebraica). Una fine di cui si avvertono oggi più che mai gli effetti.
Perché? Perché mai nessuna nazione, società, partito, fratellanza o lobby fu mai tanto vicina quanto lo furono i templari alla realizzazione di una pacificazione reale tra la cristianità e l'islam, i due blocchi contrapposti dell'intero mondo allora conosciuto. Non attraverso una semplice alleanza, ma attraverso un sincretismo filosofico e religioso che avrebbe accomunato le tre grandi religioni monoteistiche in un unico affratellamento.
Ma come si spiega che guerrieri così determinati nella lotta contro l'islam, nella difesa del Santo Sepolcro, così spietati in battaglia, potessero essere giunti a concepire una simile utopia? Si spiega con la circostanza che, diversamente dagli altri crociati, i Templari erano dei bordermen, stanziali in Terrasanta. Ciò consentì loro di vivere prolungati periodi di pace tra una crociata e l'altra, promuovendo intensi scambi culturali (e politici) con i circoli più progrediti della società islamica (sufi, hassasi ed ismaeliti).
Instaurarono in specie contatti con la setta degli "assassini", così chiamati non per il consumo dell'hashish come si crede, ma perché discendenti di Hassan, quindi "hassasi".
Facilitò questi contatti un'analogia ideologica e religiosa tra templari e hassasi, che li rendeva in qualche modo eretici entrambi: i Templari per la loro vocazione a una lettura profonda del vangelo di Giovanni, cioè il più ermetico dei vangeli; gli Hassasi per una loro speciale interpretazione del Corano. Entrambi ritenevano, in base ai loro studi, che una conoscenza profonda della legge affrancasse dalla sua osservanza.
Ne derivò per i Templari l'ostentazione di certe forme di "santa trasgressione" che procurarono loro pessima fama in Europa, tanto che ancor oggi si dice in Francia e in Inghilterra "bere come un templare" per indicare una scandalosa ubriachezza.
Anche la struttura gerarchica dei due ordini era così simile da sembrare speculare, con un Gran Maestro da una parte ed uno Shayk al Jabal (o Vecchio della Montagna) dall'altra, dotati di poteri illimitati.
E' significativo che negli stessi anni in cui si compiva in Europa lo sterminio dei Templari, aveva luogo in oriente la persecuzione degli Hassasi, egualmente per motivi di eresia. E' evidente che all'origine della persecuzione c'è l'inammissibilità del progetto di una unione che avrebbe compromesso ogni equilibrio preesistente, politico e religioso.
Ne conseguì per i Templari un processo di crudeltà inaudita, nel corso del quale furono estorte con la tortura sconcertanti ammissioni, tali da motivare accuse di eresia, idolatria, immoralità. Furono in particolare accusati di adorare un idolo bifronte detto Baphomet (cioè Abufihamat, "padre della comprensione" o "della verità") e di praticare riti blasfemi, di carattere addirittura satanico. Ma non è del processo che ora dobbiamo parlare, bensì del progetto che avrebbe dovuto portare al compimento della grande utopia.
In che modo, con quali mezzi i Templari ritenevano di poterlo realizzare?
E' risaputo che le ricchezze dell'Ordine fossero immense. I templari avevano fin dall'origine mostrato uno speciale talento bancario, soprattutto negli spostamenti di capitali da un luogo all'altro, eseguiti con strumenti di credito modernissimi. Ai templari si deve l'invenzione del travel-chek e della carta di credito, concepiti per consentire ai mercanti e ai ricchi viaggiatori di spostarsi da un luogo all'altro depositando i propri capitali in una capitaneria templare per poi riscuoterli all'arrivo (pagando, s'intende, una congrua provvigione).
A questa genialità finanziaria si erano poi sovrapposti i profitti della guerra, coi tesori razziati in Terrasanta.
Era valso infine ad accrescere la portata di tali ricchezze un rigore estremo nell'amministrazione dei beni del Tempio, tanto da far equiparare la negligenza economica ai più gravi delitti, e alla stessa viltà in battaglia. Ne sono scaturite pesanti dicerie sull'avidità dei templari, accusati perfino di usura. Ma la verità è che i responsabili dell'Ordine avevano piena consapevolezza della loro solitudine e della necessità di poter contare sulle proprie sole forzein difesa dei territori cristiani d'outremer. Si rendevano perfettamente conto, in altre parole, che in caso di catastrofe militare sarebbero stati abbandonati a se stessi dai sovrani d'Europa. Come di fatto avvenne.
Potrebbe sembrare sospetto che l'ordine dei templari, nato in funzione della crociata e della protezione del Santo Sepolcro, abbia raggiunto l'apice della propria fortuna militare ed economica dopo il crollo del regno cristiano di Gerusalemme e il rientro in Europa.
Ma questo si spiega con il fatto che furono i soli in grado di provvedere al trasporto dei grandi capitali dagli stati perduti di Terrasanta all'Europa, rendendo un servigio fortemente ricompensato alle grandi famiglie, ai mercanti, alle confraternite religiose e a ogni altra lobby della società cristiana d'oltremare.
Si trattò della prima e forse più complessa esportazione di capitali della storia, messa a punto grazie all'esistenza di una poderosa flotta templare, ma anche grazie alla estensione del network universale del Tempio, autentica multinazionale della fede. Sarebbe tuttavia ingeneroso affermare che il ritiro dalla Terrasanta possa essersi solo risolto in una colossale operazione commerciale: molti templari caddero al fianco degli Ospitalieri nella difesa del Krak dei cavalieri, ultima poderosa fortezza cristiana in Terrasanta, e ad Acri, sacrificandosi per consentire l'imbarco verso l'Europa alla popolazione cristiana incalzata dall'armata musulmana.
Un arricchimento ulteriore per i Templari si registrò dopo il rientro in Europa con nuovi investimenti, in specie prestiti alle case regnanti.
E' il momento in cui il loro progetto si spinge a considerare la fondazione di una federazione di stati europei, o addirittura l'insediamento di un papa templare sul trono di Pietro (ma questo è un altro mistero, che s'intreccia con quello di Celestino V).
Ma è anche il momento che prelude al dies nefastus (il giorno nefasto, come l'hanno chiamato alcuni storici). La notte del 13 ottobre 1307, con un geniale colpo di mano dei servizi segreti di Filippo il Bello, architettato dall'inquisitore Nogaret, vengono arrestati i vertici dell'Ordine, più centinaia di cavalieri sparsi per le capitanerie templari di Francia.
Del processo e dei suoi esiti – e dei dubbi che ne sono derivati, tanto in riferimento all'innocenza che alla pretesa colpevolezza dei cavalieri – si è detto e scritto tanto. Non ne sono scaturite certezze assolute, né contro né a favore dei condannati. Si deve tuttavia convenire su almeno un punto in difesa dell'Ordine, ed è che un uomo che muore sotto la tortura per non confessare i crimini di cui lo si accusa è infinitamente più credibile di mille che per sottrarsi alla tortura confessano.
Ci furono tra i templari eroi e traditori, idealisti e trafficanti. La loro tragedia insegna che non esiste nobile impresa, idealità, illusione del tutto esente da errori, e forse talvolta bassezze - così come non v'è bassezza ed errore che non possano essere riscattati da un nobile gesto.
In questo il bene s'intreccia con il male, il bianco con il nero, come nello stendardo del Tempio.
Lo stesso gran maestro Jacques de Molay non seppe dare un esempio di fermezza nella tempesta, ma fu lacerato da dubbi ed esitazioni, indecisioni sul da farsi. Seppe però morire da uomo, con la coscienza liberata da ogni peso. Seppe immolarsi come agnello sacrificale di una libertà negata. Ed è per questo che c'è posto per lui nel grande libro del libero pensiero, accanto a Giordano Bruno e a Thomas More, a Ramon Lull e ogni altra vittima dell'intolleranza di qualsivoglia matrice, religiosa o politica
Una cosa è certa. Nel bene e nel male, i templari furono vittime del loro sogno. Morirono liberi, vittime di una libertà negata.
Con il rogo dei templari finisce la storia e inizia la leggenda. Una leggenda che s'intreccia con la ricerca del Graal e il ritrovamento della Sindone, il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù, massime reliquie della cristianità. Si sa per certo che alcuni templari si rifugiarono in Portogallo, dove parteciparono alla reconquista iberica contro gli arabi. Altri si rifugiarono in Scozia, dove si unirono ai clan nella lotta per l'indipendenza scozzese. E' significativo che alla battaglia di Bannockburn (nel 1314, l'anno stesso del rogo finale dei templari) gli inglesi vengono per la prima volta battuti in campo dagli scozzesi, grazie all'intervento di misteriosi imbattibili cavalieri dai bianchi mantelli.
Tutto lascia ritenere che siano stati i templari a incoronare Robert Bruce re di Scozia, dando origine alla moderna massoneria di rito scozzese.
E' certa comunque una sopravvivenza segreta dell'ordine del Tempio nella diaspora e nella clandestinità. Se ne riscontrano tracce nella storia e nella letteratura, principalmente tra i rosacroce e nella massoneria.
La domanda che mi sono sentito più rivolgere in questi ultimi anni, all'uscita di ogni mio libro è: Perché il Medioevo oggi? Che senso ha parlare di antichi imperatori, più simili ai perduti re delle favole che a governanti credibili? Che senso addentrarsi nei misteri della cavalleria? Che senso riesumare fatti così lontani dalla nostra sensibilità, dalla nostra realtà odierna, come il processo dei Templari?
Paradossalmente, io che scrivo di Medio Evo anche quando ambiento le mie storie ai nostri giorni (perché io scrivo di oggi, di me, dell'uomo contemporaneo, non del passato) in tutta sincerità rispondo: Per attualità.
Perché nulla è più vicino alla nostra realtà - e alla nostra sensibilità odierna - dello spirito medievale, di certi comportamenti e dei fatti che caratterizzarono l'evolversi della società occidentale dall'originaria barbarie alla modernità.

lunedì 20 ottobre 2008

Il Pensiero Mistico nella Libera Muratoria



(da lacittadelladelleliberemura)


Un Libero Muratore "scava" prima di erigere, scava nel terreno bruto la fossa nella quale porrà le fondamenta dell'edificio che ha deciso e progettato di innalzare.Noi spesso, sempre direi, parliamo di mura erette o che stiamo erigendo, di pietre che squadriamo per collocare nel punto giusto delle mura. Sottacciamo, e forse dimentichiamo, che nessun edificio può essere costruito con l’intento di durare nel tempo, di resistere alle avversità della natura e dell’uomo, se non viene dotato di profonde e solide fondamenta.Ogni volta che un Libero Muratore, nella sua Loggia, si alza e, autorizzato dal suo Venerabile, prende la parola, in quel momento quel Libero Muratore sta partecipando alla costruzione delle mura del Tempio del pensiero “muratorio” della sua Loggia, della sua Istituzione. Ci sono Fratelli che portano la loro piccola o grande pietra che hanno squadrato con fatica ed accuratezza perché sia inserita nel “muro” della Loggia. Ci sono altri Fratelli che non erigono ma scavano. Scavano nella materia informe del terreno ove verrà poi eretto un muro portante. I Maestri sanno bene che quest’azione di scavo è necessaria e propedeutica all’erezione delle mura, per questo sono attenti a come viene eseguita e per questo chiedono una preparazione e una cura molto superiore al normale.Bisogna sapere dove scavare, in quale direzione, a quale profondità, in quale modo cioè con quali strumenti, ma ciò che più importa, seguendo quale progetto. Ecco perché, da parte dei Maestri più anziani ed esperti nell’arte dell’architettura “muratoria”, c’è un richiamo severo e costante, a quei Fratelli che vogliono dedicarsi all’azione di “scavo”, a tenere ben presente il “progetto architettonico comune”, cioè ad operare dentro il progetto edificativo della Loggia. In termini più nostri, ad operare nella costruzione del pensiero muratorio in senso stretto.
Il Gran Maestro rivendicando l’origine neoplatonica del pensiero massonico ci richiama ad individuare le fondamenta spirituali più profonde della Libera Muratoria stessa. Quelle fondamenta che legano la spiritualità dell’Assoluto di un Plotino e di un Proto alla concordia universale dei pensieri religiosi e filosofici di un Giovanni Pico, fino alla ribellione nei confronti del pensiero volto al puro materialismo, della scuola di Cambridge.In questo scorrere di pensiero neoplatonico, che attraversa i secoli e le culture, c’è il senso umano del percorso iniziatico massonico, senso umano nell’accezione forte del termine, cioè del destino e della centralità dell’Uomo all’interno della Natura come fenomeno universale. Proprio qui, in questo senso umano del pensiero massonico, si fondano le specificità sociali e civili, morali ed etiche, psicologiche e culturali, cioè le storicità in senso sostanziale e non circostanziale della ricerca del Libero Muratore.In più di un’occasione storica il pensiero profano ha ingenuamente creduto risolta la problematica dell’incontro-scontro tra le diverse spiritualità alla luce della ragione e del pensiero illuminato dalla ragione stessa. Parallelamente a questo pensiero razionale e razionalizzante, la Libera Muratoria ha sviluppato un percorso teoretico, non sempre univoco e coerente, nel tentativo di evitare di cadere in questa trappola illusoria proseguendo nella sua ricerca sui valori fondanti dell’essere e dell’esistere umano.Ad un “progressivismo” storicistico e materialistico, assunto ad ideologia giustificatoria di storici meccanismi di potere e con tutti i caratteri di una religiosità intollerante, la Libera Muratoria ha opposto ai tanti rivoli allegorici il flusso portante del “progressivismo” fondato sull’uomo come essere compiuto, sia sensibilmente sia spiritualmente. Al progressivismo della “separazione” e della “distinzione”, la Libera Muratoria oppone il progressivismo dell’”incontro” e dell’”universalità”, valori questi che fin dal rinascimento propugnava Giovanni Pico e prima ancora il Neoplatonismo.Il carattere universale della Libera Muratoria nasce dall’intrinseco misticismo della Libera Muratoria stessa, considerando la mistica come ricerca dell’unione e della completezza, come l’eliminazione della separazione, come l’esperienza dell’essere in sé, in quanto tale a prescindere dalle specificità. Il valore dell’universalità è quindi la storica determinazione e la conseguenza logica di questo senso mistico nascosto dietro ai simbolismi ed alle allegorie dei rituali e del pensiero della Libera Muratoria. Solo nel valore del senso universale dell’essere un Libero Muratore si percorre la via della ricerca del vero sé, superando i confini della sfera psicologica, dell’individualismoIl pensiero mistico massonico è un soliloquio, un parlare con sé del sé profondo, per essere proprio quel sé profondo, è, quindi, un fare essendo. Questo soliloquio non deve essere confuso col monologo, perché è un parlare corale del singolo, in quanto parlare del singolo all’interno della comunione massonica.Questo parlare del sé a sé è la ricerca di una conoscenza tutta speciale, quella conoscenza che è l’essere la cosa conosciuta stessa, è la ricerca dell’identità tra soggetto conoscente e oggetto conoscibile.È qui che si colloca il vero senso esoterico della Libera Muratoria. Quindi, non esoterismo come conoscenze chiuse agli estranei e riservate agli iniziati, ma esoterismo come conoscenza nel riparo dell’intimo del proprio essere, del proprio animus.

venerdì 17 ottobre 2008

Il Gran Maestro Raffi: «Siamo nella primavera della Massoneria»


Pescara 16 ottobre 2008 (Primadanoi.it)

Ieri Pescara ha festeggiato l'installazione di una nuova loggia massonica. La 14° del Grande Oriente in Abruzzo. Per l'occasione è arrivato da Ravenna, città dove vive e lavora, Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente.
«Noi siamo la massoneria ufficiale, quella storica, quella coerente ai principi, quella regolare, riconosciuta in tutto il mondo». Imponente, barba bianca. Sguardo carismatico, parlata romagnola. Divertente e divertito ma anche serioso. Il Gran Maestro Raffi, 64 anni che non dimostra, è convinto che questa sia la primavera della Massoneria. Mai tanti come adesso, mai così uniti, mai così forti. Ed è anche convinto, lo dice citando Neruda, che non si può tornare indietro perché se puoi recidere un fiore non puoi cancellare la primavera. La nuova loggia abruzzese (Antonio De Curtis), inaugurata ieri sera con una gran festa tra i fratelli muratori secondo Raffi è la dimostrazione di una «esigenza culturale in costante crescita». Ci sono «sempre più giovani», e dietro la voglia di «incontrarsi, discutere, parlare».
Raffi che non ha mai incontrato Licio Gelli e che prende le sue critiche come medaglia al valore, è anche convinto che «oggi più che mai ci sia bisogno della Massoneria» e secondo lui la "diffidenza" dietro questo mondo avvolto da un mistero pluricentenario non è altro che «pigrizia mentale». Ma anche la massoneria avrebbe le sue colpe: prima quella di non aver capito «l'importanza della comunicazione. Oggi chi non sa comunicare è morto». Ma il Grande Oriente si è saputo adeguare ai tempi: «oggi abbiamo un sito internet, abbiamo aperto il nostro archivio ai grandi storici, ci sono riunioni aperte a tutti». Ci sono, come dice lui, «momenti pubblici e momenti privati: anche la camera di consiglio di un tribunale è riservata, poi la sentenza diventa pubblica».
La Massoneria italiana, intesa come Goi, oggi si è aperta anche alla stampa, nonostante il suo Gran Maestro Raffi non ami particolarmente le interviste: «finisce che mi ripeto sempre» ma alla fine cede sempre alle domande per non essere scortese: «mi dico sempre che devo imparare a dire dei no. La Massoneria silente, quella di un tempo, impegnava poca fatica», dice.
Adesso lui si definisce un apprendista stregone, «il Goi si è aperto al mondo e gli incontri si sono centuplicati».


MASSONERIA E POLITICA
Per Raffi la massoneria è pluralista «all'interno e all'esterno. Non detta una linea politica, è una scuola di formazione, è un laboratorio. Questo vuol dire che il fratello che non viene censito con un suo credo se è progressista rimarrà progressista, se è conservatore rimarrà conservatore. Nessuno gli chiederà travasi ma solo di testimoniare dei valori e di essere coerente ai principi che professa: eguaglianza, libertà, fratellanza ma soprattutto tolleranza». Alla base c'è la politica del dialogo e se si riuscisse a capire che «la scoperta dell'errore è una conquista per l'individuo ma non la sconfitta sarebbe un bene». E lo stesso vale per la Religione:«la massoneria non ha mai inteso costituirsi in chiesa o esprimere una religione. Qualcuno potrebbe obbiettare che l'essere credente è uno dei principi per essere massone. Ma in realtà siamo profondamente laici: la laicità è il principio regolatore della convivenza».

IL MASSONE = UOMO DEL DUBBIO
Se dovesse fare un identikit di un Massone? Raffi risponde in una manciata di secondi: «è l'uomo del dubbio. Questo non vuol dire una posizione di indifferenza, significa che ci sono uomini che non negano la verità ma la ricercano. Un massone non ha l'arroganza di sapere. In questa visione si è portati a pensare che in ogni uomo c'è uno spezzone di verità e ci si debba confrontare con gli altri».


MASSONE E POTERE
Quanti massoni ci sono al potere oggi in Italia, domando a Raffi. Si fa quasi brusco: «E' un problema che non mi interessa. Direi che se uno cerca le vie del potere bussa altrove, come ha dimostrato Tangentopoli. Se ho fatto un censimento nel corso del mio mandato è stato quello alla ricerca di intelligenza. Spesso hai il presenzialista che mira a fare carriera che se non lo sai stanare non sai nemmeno che esiste». Ad un certo punto, però il Goi fece una scoperta e Raffi la rivela:«abbiamo scoperto che c'erano più di 50 deputati massoni in sede costituente. Questo non voleva dire che ci fosse un capobanda che dava ordini. Vivevano sparpagliati, vivevano il loro credo individuale …però se vai a vedere in concreto, il padre della Costituzione, Meuccio Ruini, era un massone». Ma quanti si avvicinano alla Massoneria perché credono sia un modo più facile per arrivare al potere? «In quel caso hanno sbagliato porta e dovrebbero andare a bussare altrove. Anche l'ultimo dei partiti dovrebbe garantire quello che non può garantire: chi ha merito va avanti, chi non ha merito non va da nessuna parte».


LA TRASPARENZA DEL GRANDE ORIENTE
Le liste dei massoni, è cosa nota, sono segretissime e non vengono depositate in prefettura ma possono essere richieste in presenza di ipotesi di reato. E' anche questo uno dei misteri più intriganti delle logge. Ma Raffi su questo punto parla di «diritto alla riservatezza che riguarda tutte le associazioni. Siamo un paese che ha recepito la norma sulla privacy con 18 anni di ritardo rispetto alle direttive comunitarie. Quello che uno deve chiedere è la trasparenza della dirigenza: chi sono i responsabili sul territorio?» I nomi dei vertici, infatti non sono coperti da nessun segreto. «Negli anni 40», continua Raffi, «se uno veniva censito nelle liste sindacali poteva dire addio alla carriera e al posto di lavoro. Addirittura ci furono grandi polemiche sulle schedature della Fiat e poi si arrivò allo statuto dei lavoratori che vieta tutto questo. Il giorno che il nostro paese avrà una legge che imporrà la pubblicità per affissione degli iscritti noi ottempereremo. Perché il massone deve sbandierare il suo status se non lo vuole fare? Poi domani mi troverei delle grane io se un massone che non ha grandi capacità, mi chiede i danni perché è stato licenziato e ci mette in mezzo la storia della discriminazione perché appartenente ad una loggia…..Vero o non vero, non è un rischio che voglio correre».

LA SITUAZIONE DELL'ABRUZZO

Sul terremoto giudiziario che ha travolto l'Abruzzo, invece, Raffi non si sbilancia. «So quello che ho letto dai giornali. Quando c'è una inchiesta la magistratura deve fare quello che deve fare con l'auspicio che i rappresentanti delle istituzioni dimostrino di non aver fatto determinate cose. Non tanto per loro ma perché deve credere nell'istituzione».


MASSONERIE E LA DONNA
Nel Goi è da sempre vietato l'accesso alle donne: «Questo è un problema se ne discute spesso», ammette il Gran Maestro. «La soluzione del problema va adottata nel seno del circuito della massoneria. Oggi noi siamo ancora in compagnia delle grandi religioni monoteiste che escludono la donna. Se poi devo fare una battuta dico che io sono un riformista …o potrei dire che nella galassia massonica ci sono obbedienze esclusivamente maschili, quelle esclusivamente femminili o miste. Se uno va al supermercato trova tutto quello che vuole»

Il Gran Maestro Raffi:«Siamo nella primavera della Massoneria»

Pescara 16 ottobre 2008 (Primadanoi.it)

Ieri Pescara ha festeggiato l'installazione di una nuova loggia massonica. La 14° del Grande Oriente in Abruzzo. Per l'occasione è arrivato da Ravenna, città dove vive e lavora, Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente. «Noi siamo la massoneria ufficiale, quella storica, quella coerente ai principi, quella regolare, riconosciuta in tutto il mondo». Imponente, barba bianca. Sguardo carismatico, parlata romagnola. Divertente e divertito ma anche serioso. Il Gran Maestro Raffi, 64 anni che non dimostra, è convinto che questa sia la primavera della Massoneria. Mai tanti come adesso, mai così uniti, mai così forti. Ed è anche convinto, lo dice citando Neruda, che non si può tornare indietro perché se puoi recidere un fiore non puoi cancellare la primavera. La nuova loggia abruzzese (Antonio De Curtis), inaugurata ieri sera con una gran festa tra i fratelli muratori secondo Raffi è la dimostrazione di una «esigenza culturale in costante crescita». Ci sono «sempre più giovani», e dietro la voglia di «incontrarsi, discutere, parlare». Raffi che non ha mai incontrato Licio Gelli e che prende le sue critiche come medaglia al valore, è anche convinto che «oggi più che mai ci sia bisogno della Massoneria» e secondo lui la "diffidenza" dietro questo mondo avvolto da un mistero pluricentenario non è altro che «pigrizia mentale». Ma anche la massoneria avrebbe le sue colpe: prima quella di non aver capito «l'importanza della comunicazione. Oggi chi non sa comunicare è morto». Ma il Grande Oriente si è saputo adeguare ai tempi: «oggi abbiamo un sito internet, abbiamo aperto il nostro archivio ai grandi storici, ci sono riunioni aperte a tutti». Ci sono, come dice lui, «momenti pubblici e momenti privati: anche la camera di consiglio di un tribunale è riservata, poi la sentenza diventa pubblica». La Massoneria italiana, intesa come Goi, oggi si è aperta anche alla stampa, nonostante il suo Gran Maestro Raffi non ami particolarmente le interviste: «finisce che mi ripeto sempre» ma alla fine cede sempre alle domande per non essere scortese: «mi dico sempre che devo imparare a dire dei no. La Massoneria silente, quella di un tempo, impegnava poca fatica», dice. Adesso lui si definisce un apprendista stregone, «il Goi si è aperto al mondo e gli incontri si sono centuplicati». MASSONERIA E POLITICA Per Raffi la massoneria è pluralista «all'interno e all'esterno. Non detta una linea politica, è una scuola di formazione, è un laboratorio. Questo vuol dire che il fratello che non viene censito con un suo credo se è progressista rimarrà progressista, se è conservatore rimarrà conservatore. Nessuno gli chiederà travasi ma solo di testimoniare dei valori e di essere coerente ai principi che professa: eguaglianza, libertà, fratellanza ma soprattutto tolleranza». Alla base c'è la politica del dialogo e se si riuscisse a capire che «la scoperta dell'errore è una conquista per l'individuo ma non la sconfitta sarebbe un bene». E lo stesso vale per la Religione:«la massoneria non ha mai inteso costituirsi in chiesa o esprimere una religione. Qualcuno potrebbe obbiettare che l'essere credente è uno dei principi per essere massone. Ma in realtà siamo profondamente laici: la laicità è il principio regolatore della convivenza». IL MASSONE = UOMO DEL DUBBIO Se dovesse fare un identikit di un Massone? Raffi risponde in una manciata di secondi: «è l'uomo del dubbio. Questo non vuol dire una posizione di indifferenza, significa che ci sono uomini che non negano la verità ma la ricercano. Un massone non ha l'arroganza di sapere. In questa visione si è portati a pensare che in ogni uomo c'è uno spezzone di verità e ci si debba confrontare con gli altri». MASSONE E POTERE Quanti massoni ci sono al potere oggi in Italia, domando a Raffi. Si fa quasi brusco: «E' un problema che non mi interessa. Direi che se uno cerca le vie del potere bussa altrove, come ha dimostrato Tangentopoli. Se ho fatto un censimento nel corso del mio mandato è stato quello alla ricerca di intelligenza. Spesso hai il presenzialista che mira a fare carriera che se non lo sai stanare non sai nemmeno che esiste». Ad un certo punto, però il Goi fece una scoperta e Raffi la rivela:«abbiamo scoperto che c'erano più di 50 deputati massoni in sede costituente. Questo non voleva dire che ci fosse un capobanda che dava ordini. Vivevano sparpagliati, vivevano il loro credo individuale …però se vai a vedere in concreto, il padre della Costituzione, Meuccio Ruini, era un massone». Ma quanti si avvicinano alla Massoneria perché credono sia un modo più facile per arrivare al potere? «In quel caso hanno sbagliato porta e dovrebbero andare a bussare altrove. Anche l'ultimo dei partiti dovrebbe garantire quello che non può garantire: chi ha merito va avanti, chi non ha merito non va da nessuna parte». LA TRASPARENZA DEL GRANDE ORIENTE Le liste dei massoni, è cosa nota, sono segretissime e non vengono depositate in prefettura ma possono essere richieste in presenza di ipotesi di reato. E' anche questo uno dei misteri più intriganti delle logge. Ma Raffi su questo punto parla di «diritto alla riservatezza che riguarda tutte le associazioni. Siamo un paese che ha recepito la norma sulla privacy con 18 anni di ritardo rispetto alle direttive comunitarie. Quello che uno deve chiedere è la trasparenza della dirigenza: chi sono i responsabili sul territorio?» I nomi dei vertici, infatti non sono coperti da nessun segreto. «Negli anni 40», continua Raffi, «se uno veniva censito nelle liste sindacali poteva dire addio alla carriera e al posto di lavoro. Addirittura ci furono grandi polemiche sulle schedature della Fiat e poi si arrivò allo statuto dei lavoratori che vieta tutto questo. Il giorno che il nostro paese avrà una legge che imporrà la pubblicità per affissione degli iscritti noi ottempereremo. Perché il massone deve sbandierare il suo status se non lo vuole fare? Poi domani mi troverei delle grane io se un massone che non ha grandi capacità, mi chiede i danni perché è stato licenziato e ci mette in mezzo la storia della discriminazione perché appartenente ad una loggia…..Vero o non vero, non è un rischio che voglio correre». LA SITUAZIONE DELL'ABRUZZO Sul terremoto giudiziario che ha travolto l'Abruzzo, invece, Raffi non si sbilancia. «So quello che ho letto dai giornali. Quando c'è una inchiesta la magistratura deve fare quello che deve fare con l'auspicio che i rappresentanti delle istituzioni dimostrino di non aver fatto determinate cose. Non tanto per loro ma perché deve credere nell'istituzione». MASSONERIE E LA DONNA Nel Goi è da sempre vietato l'accesso alle donne: «Questo è un problema se ne discute spesso», ammette il Gran Maestro. «La soluzione del problema va adottata nel seno del circuito della massoneria. Oggi noi siamo ancora in compagnia delle grandi religioni monoteiste che escludono la donna. Se poi devo fare una battuta dico che io sono un riformista …o potrei dire che nella galassia massonica ci sono obbedienze esclusivamente maschili, quelle esclusivamente femminili o miste. Se uno va al supermercato trova tutto quello che vuole»

martedì 14 ottobre 2008

13 Ottobre 1307


Settecentouno anni fa, Venerdì 13 Ottobre 1307, ebbe inizio la persecuzione contro i Templari, che, nell'arco di pochi anni, avrebbe determinato la scomparsa dell'Ordine.

I Templari furono un ordine monastico-cavalleresco (cioè erano allo stesso tempo monaci e soldati) fondato nel 1119 da Hugues de Payen, insieme ad altri otto confratelli, a Gerusalemme. Venti anni prima, il 15 luglio del 1099, i principi che avevano sottoscritto la Prima Crociata, indetta da papa Urbano II, avevano riconquistato Gerusalemme sottraendola ai Saraceni. Il principe Baldovino di Fiandra, fratello di Goffredo di Buglione, divenne primo re di Gerusalemme col nome di Baldovino I. La Terrasanta, però, continuava a rimanere terreno pericoloso per i frequenti scontri con i Saraceni che premevano per riprendersi il Santo Sepolcro, così, secondo le fonti storiche ufficiali, nacque l'idea della costituzione di un ordine militare per la protezione e la difesa armata dei pellegrini, organizzata internamente come un ordine monastico. Baldovino, il patriarca di Gerusalemme e tutto l'alto clero appoggiarono l'impresa e il re concesse loro di occupare le vaste scuderie ricavate nei sotterranei della Grande Moschea di Al-Aqsa, costruita sul luogo dove un tempo sorgeva il Tempio di Salomone.

Per tale motivo, il gruppo neoformato cominciò ad essere chiamato "Cavalieri del Tempio" e quindi Cavalieri Templari. In realtà come ordine monastico vero e proprio venne approvato soltanto nel 1128, con il concilio di Troyes, tenutosi sotto il pontificato di papa Onorio II. A spingere il papa, ancora restio all'idea che un monaco potesse essere abilitato a spargere sangue, a concedere loro il riconoscimento ufficiale fu San Bernardo di Chiaravalle, allora massimo esponente dell'ordine dei Frati Cistercensi, che redasse per loro una Regola specifica mutuata da quella dei suoi confratelli. Innocenzo II, che doveva a San Bernardo l'elezione al soglio pontificio, concesse loro nel 1139 una prima serie d'importanti privilegi. Infine Eugenio III, nel 1147, concesse ai Templari, che già indossavano il mantello bianco, l'autorizzazione ad aggiungervi una croce rossa.

Nell'arco di un paio di secoli l'Ordine crebbe divenendo sempre più potente e ricco, acquistando territori in tutta Europa, ma soprattutto in Francia ed in Italia, dove furono fondate le chiese e le "mansioni" più importanti. Anche quando la Terrasanta fu nuovamente e definitivamente perduta, l'Ordine continuò a prosperare, proseguendo la sua opera di difesa dei pellegrini in Europa, lungo le strade che conducevano ai massimi luoghi di culto del tempo: il Santuario di San Giacomo di Compostella, in Galizia (Spagna) e la Basilica di San Pietro, a Roma. Celebre, a tale proposito, è la cosiddetta Via Francigena, o Romea, che collegava questi due luoghi e lungo la quale, in tutti i territori interessati dal suo percorso, si svilupparono mansioni e commanderie templari. La via proseguiva oltre Roma, nell'Italia meridionale, fino ad arrivare agli importanti porti pugliesi (come Bari e Trani) che costituivano scali d'obbligo per tutte le navi che partivano per il Medio Oriente.

Agli inizi del XIV sec. i Templari erano diventati così potenti che ormai agivano per conto loro in tutti gli Stati, senza riconoscere autorità alcuna eccetto quella del Pontefice. Le immense ricchezze accumulate faceva di loro le personalità più ricche e potenti d'Europa, tanto che molti sovrani avevano ricorso a loro per prestiti finanziari (i Templari sono stati i precursori del moderno sistema bancario, con l'invenzione della "lettera di cambio", antenata degli attuali assegni circolari). Fu appunto un monarca, il Re di Francia Filippo IV il Bello, che decise di porre fine al predominio dei Cavalieri del Tempio (ed al suo debito nei loro confronti che cresceva sempre di più) riuscendo a convincere l'allora papa Clemente V a tacciare l'Ordine di eresia e a farlo perseguire. Ordini segreti vennero inviati a tutti i mandati del Re sul territorio francese, con l'obbligo di apertura simultanea ad una data ben precisa.

Fu così che il 13 Ottobre 1307, di primo mattino, per ordine del Re vennero arrestati simultaneamente tutti i Templari di Francia che vennero trovati nelle loro "Case", tra i quali figurarono il Gran Maestro Jacques De Molay, il precettore di Normandia, Geoffrey de Charnay nonché l'ex tesoriere del regno di Francia. Il 13 Ottobre era un venerdì, e da allora il Venerdì 13 è diventato un giorno di sventura e disgrazia. Ogni commanderia templare venne sciolta, i suoi adepti furono catturati e sotto tortura confessarono ogni tipo di nefandezza che i loro persecutori volessero attribuirgli, molti abiurarono la loro fede, altri furono arsi al rogo, altri ancora furono reintegrati in altri ordini, come gli Ospitalieri o i Cavalieri Teutonici. L'ultimo atto di questa farsa in grande scala fu il 18 Marzo 1314, quando su un'isoletta della Senna vennero arsi al rogo Jacques De Molay e Geoffrey de Charnay.

Una leggenda ci racconta che prima di morire, il Gran Maestro pronunciò una terribile maledizione contro il Re ed il Papa: «Aspetto davanti al Tribunale di Dio il Re di Francia prima di trecento giorni, ed il papa Clemente V prima di quaranta giorni!». Di fatto, meno di quaranta giorni dopo, nella notte fra il 19 ed il 20 Aprile, Clemente V, che da qualche tempo soffriva di vomito incoercibile, morì a Roquemaure-sur-Rhône, nei dintorni di Avignone. Nel corso dello stesso anno moriva anche Filippo il Bello. Di una male incurabile, dissero alcuni, in seguito ad un incidente di caccia (era caduto da cavallo), secondo altri. Non solo: in poco tempo tutti i discendenti del re morirono per varie cause, e la famiglia di Filippo il Bello si estinse totalmente.

mercoledì 8 ottobre 2008

Festa Annuale del Rito Scozzese Antico ed Accettato in Sardegna - Alghero 25 Ottobre 2008


L'Ispettorato Regionale della Sardegna ha organizzato, nella data del prossimo Sabato 25 Ottobre 2008, la Festa Annuale in Sardegna del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

La Festa si celebrerà in Alghero, presso il "Quarté Soyal" (ristrutturazione dell'Ex Convento dei Benedettini), sul lungomare della Via Barcellona, con inizio alle ore 10,00 per le ore 10,30.

Durante la giornata verranno presentate delle Tavole Architettoniche, predisposte da alcuni Fratelli Scozzesi, sul tema: "Rito Scozzese Antico ed Accettato e Società Attuale"

Alle ore 13,30 è prevista un'Agape Bianca presso il Ristorante "La Pergola".

martedì 7 ottobre 2008

Massoneria in Europa e nel Mediterraneo - Logge europee a confronto.


SAN PIETRO SUL MAR PICCOLO (TA)

Un piccolo borgo sul Mar Piccolo, a ridosso di Taranto, circondato e protetto da un uliveto secolare, è lo scenario scelto dalle logge “Libertini” (737) di Lecce, “Tommaso Briganti” (933) di Gallipoli e dalla tarantina “Pitagora”, per il convegno “La Massoneria in Europa e nel Mediterraneo. L’Istituzione, gli Stati e l’esperienza dei Liberi Muratori”.


Nato con il patrocinio del Collegio dei maestri venerabili della Puglia e del Grande Oriente nazionale, l’incontro si estende oltre i confini e si svolgerà il 1° novembre (ore 9) all’Histò San Pietro sul Mar Piccolo con la partecipazione di esponenti delle Gran Logge di Grecia, Austria, Belgio, Germania, Montenegro e Francia, le ultime due con i rispettivi Gran Maestri, Novak Jaukovic e François Stifani.

Interverranno dopo la relazione “La Massoneria e la Costituzione Europea” di Anastassios Vikas, direttore generale onorario del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea.

In programma anche interventi di rappresentanti delle officine organizzatrici e delle logge “Pythagoras” (33) di Anversa, “Garibaldi” (317) di Nizza, “Anagennisis” (75) di Atene, “Pythagoras zu den drei Strömen” (192) di Hann-Munden, “Quatuor Coronati di Vienna, “Montenegro” (1) di Podgorica.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi chiuderà i lavori.

In apertura sono previsti i saluti dei maestri venerabili delle tre logge pugliesi, Gianluca Pierotti (“Pitagora”), Stefano Meo (“Libertini”), Tiziano Cataldi (“Tommaso Briganti”) e del presidente circoscrizionale della Puglia Mauro Leone.

L’introduzione è stata affidata a Carlo Petrone, consigliere dell’Ordine in Giunta, che presiederà il convegno. Il giorno prima, venerdì 31 ottobre, tutti gli ospiti si riuniranno in tornata rituale, sempre all’Histò San Pietro (ore 16,30).

Per l’occasione la loggia “Pitagora” di Taranto presenterà la tavola “Per il bene dell’Umanità: attualità dell’esoterismo e dell’essoterismo massonico nella costruzione dei popoli d’Europa.

(scarica l'invito in pdf)

venerdì 3 ottobre 2008

Equinozio di Autunno - XX Settembre 2008 - L'Allocuzione dell'Ill.mo e Ven.mo Gran Maestro, Fr. Gustavo Raffi


Lessing nei suoi Dialoghi Massonici, con molta chiarezza, sottolinea come i Liberi Muratori non possono deviare in nessun modo dal loro impegno, scadendo in quello che noi chiamiamo profanità. Sarebbero fonte di ridicolo e compassione.

Di ridicolo per il loro fallimento e di compassione per non aver saputo lasciare – come diceva il Fratello Baden Powell – “il mondo migliore di come l’avevano trovato”.

Lessing aveva ragione allora e ha ragione anche nel presente. La Libera Muratoria, oggi, non può e non deve deviare dal proprio secolare impegno. Non può, in nessun modo, vivacchiare su di un passato glorioso. Non può limitarsi a vantare la sua storia. Non può solo ostentare quelle conquiste che sono state il suo vanto e che sono diventate patrimonio dell’Umanità. Ma non è sufficiente. Altro richiede il tempo presente. Altro è necessario nel momento in cui - a tutti gli uomini di buona volontà, di retto pensiero e di buoni costumi - si presentano sfide di straordinaria portata. Sono sfide - basta leggere i giornali e seguire i networks per rendersene conto - che riguardano le aspettative, i comportamenti e le speranze di un mondo in radicale trasformazione. È una trasformazione che, spesso, ha i caratteri di una crisi. È una crisi sociale che riguarda sia l’opulenta realtà occidentale che le povere realtà del Terzo Mondo. È una crisi esistenziale che attanaglia gli uomini che non sanno più chi sono, da dove vengono e dove vanno. E che vorrebbero saperlo.

È una crisi ancora – interiore ed esteriore – che non trova adeguata risposta nelle dottrine religiose, filosofiche e politiche. E, non trovando risposta, si trasforma o nel delirio consumista o nell’aggressività verso il più debole.

Entrambe sono forme estreme – e tra loro complementari - di disagio e di drammatica impotenza.

Questo fa sì che, ovunque, dilaghino conflitti. Che ovunque la violenza assuma i brutali caratteri dell’ovvio. Che ovunque la tolleranza lasci il posto alla protervia del più forte. Protervia che scorge nell’altro - nel diverso - non il Fratello da comprendere, aiutare e correggere (se necessario), ma il nemico da vincere e distruggere. La stessa scienza - a cui l’uomo aveva affidato il sogno di un processo ugualitario e progressivo – rischia di trasformarsi in un meccanismo fine a stesso. Rischia di diventare un idolo a cui sacrificare per avere in cambio l’illusione di una potenza vana e illusoria: non per l’uomo ma contro l’uomo. Non per essere, ma per avere.

A fronte di tutto questo, i Liberi Muratori non possono fare orecchie da mercante. Non possono nascondersi. Non possono mostrarsi pavidi e inerti se vogliono nuovamente riappropriarsi di un ruolo storico da parecchio tempo presente solo nella memoria. Così come non possono uscire dalle spelonche del segreto – in cui per tanti anni, paurosamente, si sono rintanati - per trincerarsi nella torre d’avorio di una superiorità che non possiedono. E non possono neppure – come troppo spesso accade – considerare l’Istituzione Massonica come un'azienda da conquistare con pacchi di deleghe o un partito politico da scalare con mucchi di tessere: senza esitare a ricorrere al peggior arsenale di un passato che si vuole dimenticare. Per sempre. E sia ben chiaro che questo è un punto di non ritorno. Dimenticarlo equivarrebbe a tradire il Messaggio liberomuratorio.

Questi comportamenti – che spesso si trincerano nel più vile anonimato - non devono trovare cittadinanza all’interno di una Libera Muratoria che ha riconquistato – con estrema fatica – una credibilità sociale e un prestigio culturale. Essi rappresentano un cancro che – se non viene eliminato con decisione – la divora dall’interno, svuotandola di significato e rendendola come diceva Lessing oggetto di compassione e di ridicolo. Viene da pensare – parafrasando la famosa di D’Azeglio – che “Fatta la Massoneria, bisogna rifare i Massoni”. Significa che bisogna ritrovare – ad ogni costo e a prezzo di ogni sacrificio - una più alta Coscienza Massonica nel concepire la Libera Muratoria come una educazione permanente alla vita spirituale e civile, come uno straordinario laboratorio di idee e come una entusiasta moltiplica di iniziative sociali, culturali e formative.

I Liberi Muratori devono accettare questa sfida. Devono assumersi il compito e la responsabilità della denuncia e, nel contempo, l’impegno della risposta. Devono gridare a tutti – come hanno fatto in passato – la loro fede nella dignità dell’uomo, il loro amore per la libertà, la loro vocazione alla tolleranza, la loro assoluta convinzione nell’ugualitarismo. Praticandoli, s’intende, in prima persona. Cosa questa che non sempre, purtroppo, avviene: con esiti nefasti. Devono impegnarsi, a fondo, per essere l’esempio vivente e operante – all’interno e all’esterno dell’Ordine - di come potrebbe essere il mondo in cui tutti vorrebbero vivere: in pace, in concordia e in onestà. Devono moltiplicare i loro sforzi per quella solidarietà che non coincide con la pietà, ma con la disponibilità a condividere risorse, intelligenza e felicità. E magari anche un sorriso.

Gli strumenti non mancano. Hanno dalla loro l’eredità millenaria della Tradizione Esoterica che - nell’Iniziazione - vede la scelta militante di un uomo che dubita e ricerca: per avvicinarsi alla Verità.

Hanno dalla loro quell’acuta sensibilità per tutti coloro che soffrono spiritualmente, moralmente ed economicamente. Una sensibilità che li ha sempre posti a fianco di coloro che erano soli, scherniti e derisi. Una sensibilità che li ha visti lottare per la libertà ovunque venisse conculcata e vilipesa. Hanno dalla loro l’entusiasmo di tutti quegli uomini che credono nella Fratellanza Universale: senza limiti di religione, cultura, appartenenza geografica e condizioni economiche.

Questo deve essere il solenne e rinnovato impegno di tutti i Liberi Muratori nel giorno in cui il Grande Oriente d’Italia celebra i sessant’anni di una Costituzione che ha fatto dell’Italia – anche grazie al contributo della Massoneria - un Paese maturo, libero e democratico. Così, libera, matura e democratica, deve poter diventare l’umanità tutta.

Certo, non è facile. Certo, molti sono gli ostacoli. Ma questi si dissolveranno se manterremo in noi, Liberi Muratori, quella certezza – dirompente ed irresistibile – che Pablo Neruda ha espresso in una indimenticabile frase poetica: “Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”.

La nostra primavera, aggiungo con orgoglio.


Roma, Villa ‘Il Vascello’, 20 settembre 2008