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giovedì 4 gennaio 2018
70 anni fa entrò in vigore la Costituzione. Alla sua stesura contribuirono anche i liberi muratori

lunedì 29 maggio 2017
Al Vascello presentato il libro i “Settant’anni di Repubblica, attraverso le manifestazioni del Grande Oriente d'Italia”

Settant’anni di Repubblica, attraverso le manifestazioni del Grande Oriente d’Italia. Un libro edito da Tipheret che racchiude un anno intero di celebrazioni della più antica e numerosa istituzione massonica italiana per ricordare fatti e personaggi della storia recente del nostro paese. È stato presentato il 25 maggio al Vascello, sede nazionale del Grande Oriente. Alla presentazione sono intervenuti Marieli Ruini, sociologa e antropologa, nipote di Meuccio Ruini che fu presidente della Commissione dei 75 che redasse la Costituzione, Santi Fedele Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia e il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto. Impossibilitato a partecipare Giorgio Benvenuto, presidente della fondazione Pietro Nenni, più volte parlamentare nonché storico leader della Uil, che ha fatto pervenire ai presenti un breve indirizzo si saluto. “I principi e i valori inderogabili del lavoro, – si legge nel testo – della tolleranza, della pace, del libero associazionismo, dell’eguaglianza, presenti nella Costituzione sono oggi lo strumento fondamentale per definire regole capaci di mettere la globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia al servizio e alla valorizzazione della dignità di tutti i cittadini ed in particolare dei giovani”. “La Fondazione Nenni – si legge ancora – apprezza l’impegno, il valore e il contributo che il Grande Oriente ha dato, dà e darà per rafforzare la democrazia nel nostro Paese”.

Il volume, curato dai giornalisti Angelo Di Rosa e Velia Iacovino presenti alla presentazione, racconta, attraverso articoli e saggi che sono stati pubblicati sul notiziario Erasmo e sul sito web grandeoriente.it, il giro d’Italia compiuto dai liberi muratori per festeggiare nel 2016 i 70 anni dalla nascita della democrazia italiana. Ventidue eventi, tutti di altissimo profilo, organizzati dal Grande Oriente d’Italia con un interesse e un impegno di gran lunga superiore a quelli di ogni altra istituzione, nell’obiettivo di sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto i più giovani, a conoscere l’identità e i fondamenti della comunità in cui vivono, partendo dalla Costituzione, dai suoi principi e dai sui valori inderogabili. Sono stati toccati fra gli altri i temi del lavoro, dell’integrazione alla luce

dei fenomeni migratori, della solidarietà, del libero pensiero, dell’associazionismo. Quello che è stato un vero e proprio tour per la Repubblica, iniziato il 20 febbraio a Reggio Emilia con l’incontro dedicato a Meuccio Ruini, presidente dell’assemblea dei 75 che elaborò la Costituzione e massone del Grande Oriente, ha toccato Sassari, Colle Val d’Elsa, Terni, Reggio Calabria, Macerata, Lipari, Piombino, Siena, Torre Pellice, Genova, Firenze, Trani, Radicofani, Anzio, Trieste, Sansepolcro, Milano, Alessandria, Roma e Udine, quest’ultima tappa conclusiva del lungo percorso compiuto dal Gran Maestro Stefano Bisi e dalle migliaia di massoni del Grande Oriente d’Italia che con passione, partecipazione e impegno hanno permesso la realizzazione dell’intera rassegna.
Il volume dal costo di 16 euro è distribuito in campo nazionale dalla Messaggerie Libri e può essere acquistato anche sul sito dell’editore Tipheret.
mercoledì 19 aprile 2017
“Settant’anni di Repubblica”. In un libro il “giro d’Italia” compiuto dal Goi per celebrare la nascita della democrazia

Il volume dal costo di 16 euro e distribuito in campo nazionale dalla Messaggerie Libri potrà essere acquistato pure sul sito www.Tipheret.org
lunedì 3 aprile 2017
Massoneria, il Grande Oriente sfila a Milano: “Tra di noi anche vittime della mafia e compagni di sinistra”

Al Festival dei beni confiscati del capoluogo lombardo l'avvocato Antonino Salsone, presidente della circoscrizione Lombardia del Goi, dialoga per la prima volta con David Gentili, presidente della commissione antimafia comunale. “L'80% dei presenti è massone”, rivela il gran maestro. "Cosa facciamo nei nostri incontri segreti? Parliamo di cultura e di diritto", dice
di Lorenzo Bagnoli
Di che cosa si occupano le logge massoniche nei loro incontri riservati? “Lavoriamo sulle coscienze per diventare uomini migliori. Parliamo di cultura e di diritto. Lunedì, alla mia officina (sinonimo di loggia, ndr) parleremo del diritto alla felicità nellaCostituzione americana”. A rispondere è l’avvocato Antonino Salsone, presidente della circoscrizione Lombardia del Grande Oriente d’Italia. Venerdì 31 marzo il massone è stato invitato a dialogare per la prima volta con David Gentili, presidente della commissione antimafia del comune di Milano, nell’ambito del quinto Festival dei beni confiscati del capoluogo lombardo. La più grande organizzazione massonica italiana prova a parlare di sé proprio nel momento in cui sente che la commissione parlamentare Antimafia l’ha messa sotto tiro, pretendendo che il Grande Oriente d’Italia consegni all’autorità gli elenchi dei propri iscritti. L’investitura di Salsone è arrivata dall’alto: “Sono stato incaricato dal Gran Maestro Stefano Bisi in persona di parlare a nome del Grande Oriente d’Italia”, spiega.
La platea che lo ascolta non è usuale. Di circa ottanta i presenti, solo quattro o cinque sono donne. E un motivo si spiega: nel mondo della “libera muratoria” esistono logge solo per donne. Nonostante sia un venerdì sera e l’atmosfera del festival non sia assolutamente formale, i presenti sono di un’eleganza impeccabile. Troppo impeccabile. “L’80% dei presenti è massone”, rivela dunque Salsone. “Noi non siamo un’associazione segreta, semplicemente non ostentiamo la nostra appartenenza – prosegue – Sui nostri siti internet potete trovare i nomi di almeno mille iscritti che ricoprono ruoli istituzionali”. In totale gli iscritti sono 23 mila, divisi in 855 officine. E questo solo per il Goi, che in Lombardia conta 72 logge e oltre duemila iscritti. Le altre tre “obbedienze” ufficiali (Loggia Alam, Gran Loggia Regolare d’Italia, Serenissima Gran Loggia Reggia regionale d’Italia) sono nate con scissioni dal Goi e hanno un numero di iscritti di gran lunga inferiore. Chi non rientra in queste quattro obbedienze, appartiene a logge “spurie”, che – secondo una stima dello stesso Grande Oriente – sono almeno 140 in tutta Italia.
Al Festival dei beni confiscati, i presenti seguono le parole del presidente Salsone in religioso silenzio. Si leva qualche bisbiglio quando qualcuno interrompe il presidente oppure quando David Gentili fa delle domande su Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro. Dimessosi nel 1993, a gennaio Di Bernardo è stato ascoltato dalla commissione Antimafia. “Diverse sono le ragioni che portarono alle mie dimissioni da Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ma quella che fu determinante fu connessa con l’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova. Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia”, ha dichiarato ai parlamentari di palazzo San Macuto. Parole che hanno aumentato i dubbi attorno all’organizzazione e ai suoi iscritti. Per il Grande Oriente d’Italia, Di Bernardo è “uno scismatico”, perché lasciato il Goi in concomitanza con l’inchiesta (poi archiviata nel 2000, ndr) ha fondato una sua obbedienza, la Gran Loggia Regolare d’Italia, screditando poi i “fratelli” del Grande Oriente. “L’Antimafia – dice Salsone – non può dimenticarsi di quanto l’organizzazione abbia fatto per il Paese. Noi giuriamo sulla Costituzione di questa Repubblica”. E cita, come massoni insospettabili che hanno contribuito a fondare l’Italia, Pietro Calamandrei, il presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione Meuccio Ruini, Giorgio Amendola e persino l’apneista Enzo Maiorca: tutte persone ormai morte visto che un massone non può rivelare l’appartenenza all’ordine di un fratello.
“Anche noi – continua Salsone– abbiamo i nostri caduti nella lotta alla mafia e non lo dico per legittimarci perché non ne abbiamo bisogno”. L’avvocato Salsone un caduto per mano delle organizzazioni criminali lo ha avuto in famiglia. Una storia che condivide poco volentieri, ma che resta nelle pagine dei giornali. Il padre Filippo Salsone, maresciallo della polizia penitenziaria, stava rientrando a casa con i figli la sera del 7 febbraio 1986, quando venne colpito da una scarica di colpi: resta ucciso mentre il figlio Paolo – fratello dell’attuale presidente del Goi in Lombardia – rimane ferito. A sparare, dirà l’inchiesta, sono stati uomini di un clan camorristico. Oggi la casa circondariale di Reggio Calabria, dove lavorava, gli è stata dedicata. E non è l’unica sorpresa. Per quanto nei templi della “libera muratoria” “non entrino i metalli”, come in gergo sono definiti argomenti divisivi come politica e religione, un signore, all’uscita, si avvicina e dice: “Vi stupireste a sapere quanti compagni ci sono tra gli iscritti”.
Di che cosa si occupano le logge massoniche nei loro incontri riservati? “Lavoriamo sulle coscienze per diventare uomini migliori. Parliamo di cultura e di diritto. Lunedì, alla mia officina (sinonimo di loggia, ndr) parleremo del diritto alla felicità nellaCostituzione americana”. A rispondere è l’avvocato Antonino Salsone, presidente della circoscrizione Lombardia del Grande Oriente d’Italia. Venerdì 31 marzo il massone è stato invitato a dialogare per la prima volta con David Gentili, presidente della commissione antimafia del comune di Milano, nell’ambito del quinto Festival dei beni confiscati del capoluogo lombardo. La più grande organizzazione massonica italiana prova a parlare di sé proprio nel momento in cui sente che la commissione parlamentare Antimafia l’ha messa sotto tiro, pretendendo che il Grande Oriente d’Italia consegni all’autorità gli elenchi dei propri iscritti. L’investitura di Salsone è arrivata dall’alto: “Sono stato incaricato dal Gran Maestro Stefano Bisi in persona di parlare a nome del Grande Oriente d’Italia”, spiega.
La platea che lo ascolta non è usuale. Di circa ottanta i presenti, solo quattro o cinque sono donne. E un motivo si spiega: nel mondo della “libera muratoria” esistono logge solo per donne. Nonostante sia un venerdì sera e l’atmosfera del festival non sia assolutamente formale, i presenti sono di un’eleganza impeccabile. Troppo impeccabile. “L’80% dei presenti è massone”, rivela dunque Salsone. “Noi non siamo un’associazione segreta, semplicemente non ostentiamo la nostra appartenenza – prosegue – Sui nostri siti internet potete trovare i nomi di almeno mille iscritti che ricoprono ruoli istituzionali”. In totale gli iscritti sono 23 mila, divisi in 855 officine. E questo solo per il Goi, che in Lombardia conta 72 logge e oltre duemila iscritti. Le altre tre “obbedienze” ufficiali (Loggia Alam, Gran Loggia Regolare d’Italia, Serenissima Gran Loggia Reggia regionale d’Italia) sono nate con scissioni dal Goi e hanno un numero di iscritti di gran lunga inferiore. Chi non rientra in queste quattro obbedienze, appartiene a logge “spurie”, che – secondo una stima dello stesso Grande Oriente – sono almeno 140 in tutta Italia.
Al Festival dei beni confiscati, i presenti seguono le parole del presidente Salsone in religioso silenzio. Si leva qualche bisbiglio quando qualcuno interrompe il presidente oppure quando David Gentili fa delle domande su Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro. Dimessosi nel 1993, a gennaio Di Bernardo è stato ascoltato dalla commissione Antimafia. “Diverse sono le ragioni che portarono alle mie dimissioni da Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ma quella che fu determinante fu connessa con l’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova. Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia”, ha dichiarato ai parlamentari di palazzo San Macuto. Parole che hanno aumentato i dubbi attorno all’organizzazione e ai suoi iscritti. Per il Grande Oriente d’Italia, Di Bernardo è “uno scismatico”, perché lasciato il Goi in concomitanza con l’inchiesta (poi archiviata nel 2000, ndr) ha fondato una sua obbedienza, la Gran Loggia Regolare d’Italia, screditando poi i “fratelli” del Grande Oriente. “L’Antimafia – dice Salsone – non può dimenticarsi di quanto l’organizzazione abbia fatto per il Paese. Noi giuriamo sulla Costituzione di questa Repubblica”. E cita, come massoni insospettabili che hanno contribuito a fondare l’Italia, Pietro Calamandrei, il presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione Meuccio Ruini, Giorgio Amendola e persino l’apneista Enzo Maiorca: tutte persone ormai morte visto che un massone non può rivelare l’appartenenza all’ordine di un fratello.
“Anche noi – continua Salsone– abbiamo i nostri caduti nella lotta alla mafia e non lo dico per legittimarci perché non ne abbiamo bisogno”. L’avvocato Salsone un caduto per mano delle organizzazioni criminali lo ha avuto in famiglia. Una storia che condivide poco volentieri, ma che resta nelle pagine dei giornali. Il padre Filippo Salsone, maresciallo della polizia penitenziaria, stava rientrando a casa con i figli la sera del 7 febbraio 1986, quando venne colpito da una scarica di colpi: resta ucciso mentre il figlio Paolo – fratello dell’attuale presidente del Goi in Lombardia – rimane ferito. A sparare, dirà l’inchiesta, sono stati uomini di un clan camorristico. Oggi la casa circondariale di Reggio Calabria, dove lavorava, gli è stata dedicata. E non è l’unica sorpresa. Per quanto nei templi della “libera muratoria” “non entrino i metalli”, come in gergo sono definiti argomenti divisivi come politica e religione, un signore, all’uscita, si avvicina e dice: “Vi stupireste a sapere quanti compagni ci sono tra gli iscritti”.
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