Ma può esistere e in che senso una 'chiesa interiore', una religione che davvero 'unica', 'leghi' tutti i suoi aderenti? Qualcosa, cioè, di autenticamente universale, a cui allude una Rivelazione storica? Le istituzioni storiche possono incarnare e con quali limiti questa 'chiesa interiore'? Non sono domande nuove nella storia della filosofia. Già ne La Religione nei limiti della sola ragione, distingueva la Religione Universale, il Cristianesimo, dalle 'fedi storiche' che tentano di esprimerla. La chiarezza non è solo teoretica, perché in nome di 'verità rivelate' in senso esclusivo e di copyright in maniera di sacro da sempre ci si è ammazzati, ci sono sempre state esperienze più vere di altre, rivelazioni più compiute di altre e così via. Ma allora che requisiti deve avere un'esperienza autentica e 'interiore'? Ha risposto Ivan V. Lopukhin in questo libro, proposto in lingua italiana da Mauro Cascio per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno e nelle prossime settimane presente nel suo catalogo, un volume che tanta fortuna ha avuto in ambienti 'martinisti' a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento e la cui lettura oggi ci torna utile non solo e non tanto per aver chiaro il 'Martinismo delle Origini', cioè quell'esperienza durata pochi anni attorno all'Ordine degli Eletti Cohen di Martinez de Pasqually, ma anche per studiare il rapporto tra Massoneria e Cristianesimo (con Saint-Martin, Willermoz, e soprattutto de Maistre) e un afflato iniziatico che tutte le esperienze empiriche vuole superare per arrivare all'unica cosa che conta davvero.
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venerdì 26 gennaio 2018
In libreria la Chiesa Interiore di Lopukhin
Ma può esistere e in che senso una 'chiesa interiore', una religione che davvero 'unica', 'leghi' tutti i suoi aderenti? Qualcosa, cioè, di autenticamente universale, a cui allude una Rivelazione storica? Le istituzioni storiche possono incarnare e con quali limiti questa 'chiesa interiore'? Non sono domande nuove nella storia della filosofia. Già ne La Religione nei limiti della sola ragione, distingueva la Religione Universale, il Cristianesimo, dalle 'fedi storiche' che tentano di esprimerla. La chiarezza non è solo teoretica, perché in nome di 'verità rivelate' in senso esclusivo e di copyright in maniera di sacro da sempre ci si è ammazzati, ci sono sempre state esperienze più vere di altre, rivelazioni più compiute di altre e così via. Ma allora che requisiti deve avere un'esperienza autentica e 'interiore'? Ha risposto Ivan V. Lopukhin in questo libro, proposto in lingua italiana da Mauro Cascio per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno e nelle prossime settimane presente nel suo catalogo, un volume che tanta fortuna ha avuto in ambienti 'martinisti' a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento e la cui lettura oggi ci torna utile non solo e non tanto per aver chiaro il 'Martinismo delle Origini', cioè quell'esperienza durata pochi anni attorno all'Ordine degli Eletti Cohen di Martinez de Pasqually, ma anche per studiare il rapporto tra Massoneria e Cristianesimo (con Saint-Martin, Willermoz, e soprattutto de Maistre) e un afflato iniziatico che tutte le esperienze empiriche vuole superare per arrivare all'unica cosa che conta davvero.
lunedì 18 dicembre 2017
Alla Casa Massonica di Torino incontro dedicato a Massoneria e Riforma Luterana
Sabato 18 dicembre alla Casa massonica di Torino si è svolto, davanti a un centinaio di persone attente e interessate, un confronto tra il prof. Marco Novarino e il pastore Claudio Pasquet sui 500 anni della Riforma luterana e sui 300 anni della Massoneria speculativa. Il ragionamento, sintetico quanto profondo, si è dipanato lungo il corso dei secoli, dagli eretici italiani del ’500 che, protetti più nella Basilea di Bullinger e Castellione che nella Ginevra di Calvino, prepararono, inconsapevolmente, «il processo di svolgimento in deismo e illuminismo moralistico» (Cantimori), prodromi della Massoneria speculativa, al ’700 illuministico fino al periodo post-unitario con la conseguente evangelizzazione in Italia.
Uno studio del prof. Novarino, finanziato in parte con l’otto per mille, sta già portando interessanti dati: tra il 1880 e il 1925 (data in cui la Massoneria fu costretta dal regime fascista a interrompere i suoi lavori) erano ben oltre cento i pastori protestanti iscritti al Grande Oriente d’Italia e altri ancora erano massoni della corrente scissionista del 1908. A dimostrazione che non vi fosse solo solidarietà tra minoranze ma convergenza su determinati temi.
Si è parlato di come nel secondo dopoguerra si siano fortemente raggelati, per motivi variegati che sarà
interessante approfondire, i rapporti tra protestanti italiani e Massoneria,ma infine si è notato come su temi eticamente sensibili e nel proporre di avere in questo nostro Paese finalmente una legge su libertà religiosa, di coscienza e di pensiero, pur nelle inconfutabili differenze, si possa lavorare insieme.
Si sente dire sovente in questo mondo secolarizzato che religioni e ma non sembra che i grandi temi
come, tra i tanti, la difesa dei diritti umani, i diritti del fine vita e la solidarietà verso il diverso da noi, la laicità dello Stato siano stati risolti. E sono battaglie comuni, necessitano di dialogo e confronto senza pregiudizi. ( fonte Riforma • numero 46 • 1° dicembre 2017 • pagina 4)
lunedì 20 novembre 2017
“Chiesa e Massoneria. Così vicini così lontani?”. Oltre 200 persone all’evento che si è tenuto a Siracusa


Notevole interesse ha suscitato anche nella precedente giornata di sabato 11 la presentazione, anch’essa promossa dalla Loggia “Archimede”, del libro A testa alta verso l’Oriente Eterno. Liberi muratori nella Resistenza romana di Mauro Valeri. Ne hanno discusso con l’autore Luigi Amato, Benedetto Brandino e Santi Fedele
martedì 14 novembre 2017
Ricordato a Bologna Ugo Bassi, patriota, libero muratore e padre barnabita

Il momento più toccante dell’incontro è stato quando il Maestro Venerabile Andrea Ghiaroni, alla fine del suo intervento ha voluto citare le ultime parole del patriota prima di morire. “Voglio concludere – da detto Ghiaroni – con quella oramai famosa frase che Ugo Bassi gridò pochi istanti prima di essere fucilato da un plotone di esecuzione austriaco, non riuscendo, però, a completare l’ultima parola, forse la più cara e la più sentita, interrotto da sette proiettili che gli attraversarono il petto e il cranio. E visto che lui non ci riuscì, la griderò io per lui. Disse: “Io muoio innocente; muoio per la libertà; muoio per la patria. Perdono ai miei uccisori. Viva Gesù! Viva Maria! Viva l’Italia!”. Viva l’Italia, caro Ugo Bassi! Viva l’Italia!”



Scheda
Ugo Bassi (che in realtà si chiamava Giuseppe, ma adotta il nome di Ugo in onore al poeta Foscolo) nasce a Cento di Ferrara il 12 Agosto 1801. Adolescente durante l’età napoleonica, studia nel collegio Barnabita di Bologna ed in questo momento si avvicina verso gli ambienti culturali liberali. Rimane affascinato dal “Proclama”che Gioacchino Murat lancia da Rimini nel 1815, parlando per la prima volta di una Italia libera e unita. Fugge dal collegio per arruolarsi, ma per la giovane età viene rifiutato. Dopo gli studi a Bologna, Napoli e Roma, nel 1821 pronuncia i voti nella città capitolina. Uomo di grande cultura diviene famoso e ricercato predicatore, ma spesso si scontra con le gerarchie ecclesiastiche a causa delle sue denunce sui mali della società e alle tematiche patriottiche che sempre inserisce nei suoi discorsi. Antichi e purtroppo perduti documenti lo indicano quale Fratello Massone appartenente alla Loggia Concordia di Bologna già alla fine degli anni trenta. Nel 1848 senza esitazione si unisce ai volontari che partono per combattere nella Prima Guerra di Indipendenza contro l’Austria per poter offrire il suo appoggio morale e a Treviso viene ferito e poi portato a Venezia, dove sosterrà la Repubblica di San Marco. Nel 1849 è a Roma, dove assiste alla nascita della Repubblica Romana e viene nominato cappellano della Legione di Garibaldi. A seguito della caduta della Repubblica Romana fugge verso Venezia con Garibaldi, Anita, Francesco Nullo, Ciceruacchio, Giovanni Livraghi e gli altri volontari che seguirono il Generale alla volta di Venezia. Arrivati dopo varie peripezie a San Marino, il gruppo si divide e Ugo Bassi e Livraghi rimangono con Garibaldi e Anita ormai morente. Nei pressi di Comacchio, Bassi e Livraghi vengono catturati, arrestati dagli austriaci e trasferiti a Bologna. Il 7 agosto, senza aver subito alcun processo, Ugo Bassi e Giovanni Livraghi vengono condannati a morte e il giorno successivo vengono portati in Via della Certosa, fucilati e buttati in una unica fossa all’altezza degli archi 66/67 del portico in cui oggi sorge la Torre di Maratona dello Stadio. I bolognesi iniziano dal primo giorno a rendere omaggio ai patrioti, di conseguenza gli austriaci decidono di esumare le salme nella notte fra il 18 e il 19 e di seppellirli in luogo segreto all’interno del cimitero. Soltanto nell’agosto del 1859 i parenti ottennero che le ossa di Ugo Bassi fossero collocate nella tomba di famiglia accanto ai genitori.
“Chiesa e Massoneria. Così vicini così lontani?”. Oltre 200 persone all’evento che si è tenuto a Siracusa


Notevole interesse ha suscitato anche nella precedente giornata di sabato 11 la presentazione, anch’essa promossa dalla Loggia “Archimede”, del libro A testa alta verso l’Oriente Eterno. Liberi muratori nella Resistenza romana di Mauro Valeri. Ne hanno discusso con l’autore Luigi Amato, Benedetto Brandino e Santi Fedele
lunedì 13 novembre 2017
Chiesa e Massoneria, prove di dialogo
Certo che la prova di dialogo poteva essere pure ardita. Quella tra chiesa e Massoneria che hanno passato almeno gli ultimi tre secoli a farsi la guerra. Soprattutto da una parte sola, dalla parte di chi, ritenendo di essere dalla parte dell'unica ragione possibile, ha sempre scomunicato tutto il resto? Chi ha sempre visto il 'libero pensiero' la libera ricerca senza padroni come, a dire bene, una strada di errori, senza una guida. Una strada del demonio. Si può provare allora a dialogare, come si è provato a fare a Siracusa, alla presenza del vescovo di Noto monsignor Antonio Staglianò e di monsignor Maurizio Aliotta, preside dello Studio Teologico San Paolo di Catania, ex membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione Teologica Italiana e segretario nazionale di quest’ultima. Con loro i GM Santi Fedele e Sergio Rosso. A confrontarsi, e a continuare a farlo, ci si scoprirà magari diversi. Ma almeno si eviteranno le calunnie gratuite. Da una parte e dall'altra.
Pubblicato da ArcoReale
giovedì 9 novembre 2017
mercoledì 8 novembre 2017
giovedì 2 novembre 2017
Religione civile e patriottismo costituzionale. Da Ugo Bassi ai nostri giorni. Appuntamento l’11 novembre a Bologna

Ugo Bassi, eroe, patriota, libero muratore e martire dell’epopea garibaldina e del Risorgimento italiano, ma soprattutto padre barnabita, in grado di coniugare, nella sua testimonianza storica, la fede cristiana e il libero pensiero, la religione e la passione civile, il cattolicesimo e la Massoneria. A questa straordinaria figura esemplare della nostra storia è dedicato il convegno dal titolo “Religione Civile e Patriottismo Costituzionale da Ugo Bassi ai nostri giorni”, che si terrà l’11 novembre a Bologna e le cui conclusioni saranno affidate al Gran Maestro Stefano Bisi. L’evento, che si svolgerà presso l’Aula Prodi (in Piazza San Giovanni in Monte n. 2), alle ore 10,00, è organizzato dalla Rispettabile Loggia Ugo Bassi n. 1216 all’Oriente di Bologna. Ugo Bassi, che antichi e purtroppo perduti documenti indicano quale Fratello Massone appartenente, dal 1848 (anche se c’è chi lo dà iniziato precedentemente al 1840), alla Loggia “Concordia” all’Oriente di Bologna, rappresenta il simbolo del Risorgimento e della lotta per la

libertà e l’indipendenza di un popolo. Bassi, , dopo Dio e sopra ogni cosa, ha amato la patria per la quale si è immolato. Proprio per questo motivo, a lui la Massoneria bolognese del Grande Oriente d’Italia ha dedicato una loggia, che, scomparsa all’avvento del Fascismo, è rinata all’Oriente di Imola nel dopoguerra. Le colonne dell’officina Ugo Bassi sono, poi, state demolite, ma, nel 2004, dall’oblio, sono state nuovamente erette, con forza e vigore d’animo. L’importante appuntamento, che ha ricevuto il patrocinio del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna e del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani, è stato inserito all’interno delle manifestazioni del Grande Oriente per la celebrazione dell’anniversario dei 300 anni dalla fondazione della Massoneria moderna. A presiedere i lavori del convegno il maestro venerabile della loggia, Andrea Ghiaroni. Moderatore il Presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna, avvocato Mario Martelli. Relatori il professore Giovanni Greco (Ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Bologna) che incentrerà il suo intervento su “Ugo Bassi, patriota e massone”, il professore Raffaele K. Salinari (Università di Bologna) che metterà in evidenza “Le basi teologiche dell’impegno civile in Ugo Bassi” e il professore e avvocato Angelo Scavone (Docente di Diritto Costituzionale all’Università di Bologna) il quale parlerà di “Patria, Repubblica e Cittadinanza in Ugo Bassi”. A conclusione del convegno è previsto un buffet per i partecipanti.
Scheda
Ugo Bassi (che in realtà si chiamava Giuseppe, ma adottò il nome di Ugo in onore al poeta Foscolo) nacque a Cento di Ferrara il 12 agosto 1801. Adolescente durante l’età napoleonica, studiò nel collegio Barnabita di Bologna, dove si avvicinò agli ambienti culturali e liberali. Rimane affascinato dal “Proclama” che Gioacchino Murat lanciò da Rimini nel 1815, parlando per la prima volta di una Italia libera e unita. Fuggì dal collegio per arruolarsi, ma per la giovane età venne rifiutato. Dopo gli studi a Bologna, Napoli e Roma, nel 1821 pronunciò i voti nella città capitolina. Uomo di grande cultura divenne famoso e ricercato predicatore, ma spesso si ritrovò a scontrarsi con le gerarchie ecclesiastiche a causa delle sue denunce sui mali della società e alle tematiche patriottiche che sempre inserì nei suoi discorsi. Nel 1848 senza esitazione si unì ai volontari che partirono per combattere nella Prima Guerra di Indipendenza contro l’Austria per poter offrire il suo appoggio morale e a Treviso venne ferito e poi portato a Venezia, dove sosterrà la Repubblica di San Marco.
Nel 1849 era a Roma, dove assistette alla nascita della Repubblica Romana e venne nominato cappellano della Legione di Garibaldi. A seguito della caduta della Repubblica Romana fuggì verso Venezia con Garibaldi, Anita, Francesco Nullo, Ciceruacchio, Giovanni Livraghi e gli altri volontari che seguirono il Generale. Arrivati dopo varie peripezie a San Marino, il gruppo si divise e Ugo Bassi e Livraghi rimasero con Garibaldi e Anita ormai morente. Nei pressi di Comacchio, Bassi e Livraghi vennero catturati, arrestati dagli austriaci e trasferiti a Bologna. Per ironia della sorte, il padre barnabita non era stato riconosciuto come Ugo Bassi, bensì scambiato proprio per Garibaldi, al quale effettivamente assomigliava. Avvertito, non volle fuggire, preferendo farsi arrestare (forse per dare ulteriore vantaggio allo stesso Garibaldi). Il 7 agosto, senza aver subito alcun processo, Ugo Bassi e Giovanni Livraghi vennero condannati a morte e il giorno successivo furono portati in Via della Certosa, fucilati e buttati in una unica fossa all’altezza degli archi 66/67 del portico in cui oggi sorge la Torre di Maratona dello Stadio. I bolognesi si recarono a rendere omaggio ai patrioti, tanto da indurre gli austriaci a decidere di esumare le salme nella notte fra il 18 e il 19 e di seppellirli in luogo segreto all’interno del cimitero. Soltanto nell’agosto del 1859 i parenti ottennero che le ossa di Ugo Bassi fossero collocate nella tomba di famiglia accanto ai genitori.
ALLEGATI
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mercoledì 18 ottobre 2017
St. John the Baptist, Patron Saint of Freemasonry
Written by:
Phillip G. “Phil” Elam, Grand Orator (1999-2000)
Grand Lodge of Ancient, Free and Accepted Masons of the State of Missouri
Phillip G. “Phil” Elam, Grand Orator (1999-2000)
Grand Lodge of Ancient, Free and Accepted Masons of the State of Missouri
By history, custom, tradition and ritualistic requirements, the Craft holds in veneration the Festival Days of St. John the Baptist on June 24th, and St. John the Evangelist on December 27th. Any Blue Lodge that forgets either of these important Festival Days forfeits a precious link with the past and loses an opportunity for the renewal of allegiance to everything in Freemasonry symbolized by these Patron Saints.
Why the two Saints John?
No satisfactory explanation has yet been advanced to explain why operative Masons adopted these two particular Christian saints, when, for example, St. Thomas, the patron of architecture and building, was already in wide use.
Regardless, Freemasons agree that the choice of these two ancient Brethren was, indeed, wise. No other two great teachers, wise men, or saints could have been found who better exemplified through their lives and works the sublime doctrine and ageless teachings of Freemasonry.
It was a common custom in the Middle Ages for craftsmen to place themselves under the protection of some saint of the church. All the London trades appear to have ranged themselves under the banner of some saint and if possible they chose one who bore fancied relation to their trades Thus, the fishmongers adopted St. Peter; glove makers chose St. Crispin; guards chose St. Matthew; tilers chose St. Barbara; tailors often chose Eve; lawyers selected St. Mark; lead workers chose St. Sebastian; stone cutters chose the Four Crowned Martyrs; doctors chose St. Luke; astronomers chose St. Dominic; and so on.
Eleven or more medieval trade guilds chose John the Baptist as their Patron Saint. Even after exhaustive research by some of the best Masonic scholars, no one can say with any certainty why Freemasons adopted the two Saints John, or why they continue to celebrate feast days when they once held a far different significance. However, the appropriateness of the two Johns is obvious in our system of Great Moral Teachings, if we consider the spiritual suggestion of their lives.
John the Baptist
St. John the Baptist was a stern and just man, intolerant of sham, of pretense, of weakness. He was a man of strength and fire, uncompromising with evil or expediency, and, yet, courageous, humble, sincere, and magnanimous. A character at once heroic and of rugged nobility, the Greatest of Teachers said of the Baptist: “Among them that are born of woman, there hath not arisen a greater than John the Baptist.”
What do we know about John the Baptist? John was a Levite. His father Zechariah was a Temple priest of the line of Abijah, and his mother Elizabeth was also descended from Aaron. The Carpenter from Nazareth and John the Baptist were related. Their mothers, Mary and Elizabeth, were cousins. John the Baptist was born 6 months before the Nazarene, and he died about 6 months before Jesus. The angel Gabriel separately announced the coming births of the Great Teacher Christ and John the Baptist. Zechariah doubted the prophecy, and was struck dumb until John’s birth. John lived in the mountainous area of Judah, between Jerusalem and the Dead Sea. John’s clothes were made of camel’s hair, and he had a leather belt around his waist. His food was locusts and wild honey.

Descriptions from various historical sources seem to indicate that John was a strong, handsome, well-formed man, and there is every indication that he was attractive to the opposite sex. However, we know that he never married, and chose to devote his life to his ministry. In addition to being concerned with the spiritual reformation of the people of the Hebrew nation, John was also interested in the affairs of state.
John’s ministry and life ended when he admonished Herod and his wife, Herodias, for their sinful behavior. John was imprisoned and was eventually beheaded. Saint Jerome wrote that Herod kept the head for a long time after, stabbing the tongue with his dagger in a demented attempt to continuously inflict punishment upon John. After he was murdered, John’s disciples came and buried his body, and then went and told the Great Teacher all that had happened. The Carpenter responded to the news of John’s death by saying, “John was a lamp that burned and gave Light, and you chose for a time to enjoy his Light.”
Festivals of the two Saints John
On June 24th, we observe the festival of summer sun and on December 27th, we observe the festival of the winter sun. The June festival commemorates John the Baptist and the December festival honors John the Evangelist.
The Festivals of the Saints John bear the names of Christian Saints, but ages ago, long before the Christian era, they bore other names. Freemasonry adopted these festivals and the Christian names, but has taken away Christian dogma, and made their observance universal for all men of all beliefs.
St. John’s the Baptist’s Day, June 24th, marks the summer solstice, when nature attains the zenith of light and life and joy. St. John’s the Evangelist’s, December 27th, symbolizes the turn of the sun’s farthest journey, which is symbolic of the attainment of wisdom, the rewards of a well-spent life, and goodwill toward men. The Catholic Church observes the birth of the Baptist as a hallowed event. Interestingly, they have no such commemoration for the birth of any of the other Saints.
In addition to being the initial Patron Saint of Freemasons, the Baptist was also considered to be the Patron Saint of the following: Bird dealers, convulsions, cutters, epilepsy, furriers, hailstorms, Knights Hospitaller, Knights of Malta, lambs, Maltese Knights, monastic life, motorways, printers, spasms, and oars.
The first Grand Lodge organized in England in 1717, on the Festival Day of the Baptist. The United Grand Lodge of England was created in 1813 on the Festival Day of the Evangelist. The day of St. John the Baptist is truly symbolic of a day of beginnings, while the day of the Evangelist is symbolic of endings.
In the English catechism of the early eighteenth century, the following three questions and answers were included as an explanation of why Lodges were dedicated to the Holy Saints John:
Why to John the Baptist?
In him, we have a singular instance of purity, of zeal, simplicity of manners, and an ardent wish to benefit mankind by his example. To him we are indebted for the introduction of that grand tenet of our institution, which it is our glory to support: Peace on earth, good will toward men.
Did John the Baptist have any equal?
To carry into execution this grand tenet; and to transmit to future ages so valuable a doctrine, an equal has been selected, John the Evangelist, in whom we find talents and learning alike conspicuous. Hence, it is to him we pay due allegiance as the patron of our art.
In what is he considered the equal of John the Baptist?
He is considered to be equal to the former in this. As the personal influence of John the Baptist could not extend beyond the bounds of a private circle or so effectually defuse the benefits of the plan he had introduced, an assistant was necessary to complete the work he had begun. In John the Evangelist, therefore, we discover the same zeal as John the Baptist, and superior abilities displayed to perfect the improvement of man; copying the example of his predecessor we view him arranging and ably digesting, by his eminent talents, the great doctrine which had been issued into the world; and transmitting by his writings, for the benefit of posterity, the influence of that doctrine to which the zeal of his predecessor had given birth. As parallels in Masonry, we rank these two patrons and class them as joint promoters of our system; to their memory in conjunction with Solomon, we are taught to pay due homage and veneration.

The Volume of Sacred Law tells us that when the multitudes asked of the Baptist, “What shall we do”, John responded, thusly: “He that hath two coats, let him give to him that hath none; and he that hath meat, let him do in like manner.” To the tax collectors, he enjoined then not to exact more than the rate of taxes fixed by law. To the soldiers, who served as the police of those times, he recommended not to do violence to any man, nor falsely to denounce anyone.
St. John the Baptist was a man of character and integrity, and someone we would all do well to emulate. John was a humble man, in the best sense of the word. John preached a message of repentance. Repentance means more than just saying that, “you are sorry.” The Greek word “metanoia,” from which the word “repentance” comes literally means, “to turn around.” In other words, John urged his followers to literally turn around and move in a new direction, i.e., to move toward God instead of away from God. – mere lip service was not enough because actions speak louder than words. John wanted his followers to live lives that demonstrated their orientation toward God. Moreover, he preached this message not only with his words, but through his actions as well.
John the Baptist was simply a man who lived in one particular historical moment. Yet, his message of repentance, humility, devotion and love of God transcends time and culture. It is a message that is just as urgent and just as true today as it was 2,000 years ago. It is a message that was illustrated by John’s daily life. Moreover, it is a message that underscores so many of the values that Freemasons today exalt as ideals for the living of a moral life.
From a Lodge of the Holy Saints John at Jerusalem
Our ritual speaks of a Lodge of the Holy Saints John at Jerusalem. Many Brethren take this to refer to a Lodge at Jerusalem when it actually only refers to the Holy Saints John as being at Jerusalem. Hundreds of years ago, Scottish Lodges were referred to as St. Johns’ Lodges. Therefore, when a Brother referred to himself as coming from a Lodge of the Holy Saints John at Jerusalem, he meant only that he came from a Scottish Lodge.
When were the Holy Saints John selected as patrons of our Order? We do not have exact dates, but our ancient manuscripts indicate that St. John the Baptist was selected by Scottish, and later British, Lodges long before the Evangelist who appears for the first time in any Masonic documents in the 17th century.
We may never know the truth about John’s historical relationship with Freemasonry. We may never find out if he was a member of our Fraternity, although it is highly unlikely that he was. The truth is that it really does not matter if he was a member of our Ancient Craft. Freemasonry honors the humble man who came to be known as St. John the Baptist because his entire life exemplified duty to God through his faith, his religious practices, and through the very living of his life.
It is regrettable that we note an apparent increasing disinterest on the part of Lodges and our Brethren to honor the two Patron Saints of our Order. It is not that these two Saints need to be honored based on any ancient rituals and tradition. Rather, by holding an annual celebration in their honor, we recall to ourselves the great moral lessons each taught, and the example of piety and devotion to Deity they exhibited throughout their lives.
The imminent Masonic scholar, Joseph Fort Newton, wrote, “Righteousness and Love — those two words do not fall short of telling the whole duty of a man and a Freemason.” And Freemasons around the world could do no better in their choice of a Patron Saint and a model for living than they have in John the Baptist – a man whose life continues to shine as an example to us all – Mason and non-Mason alike!
With gratitude and recognition to the Grand Lodge of Ancient Free and Accepted Masons of the State of Missouri. All rights reserved.
To learn more about St. John the Baptist consider the book “Guardians Of The Holy Grail: The Knights Templar, John The Baptist, And The Water Of Life” by Mark Amaru Pinkham.
giovedì 27 luglio 2017
Gesù e il primo cristianesimo
Questo saggio di Pierangelo Mengoli, in pubblicazione per Tipheret, inizia con una sintesi della situazione religiosa e politica della Palestina sotto il dominio romano e l’influsso della tradizione classica, e quindi analizza le sia pur esigue fonti protocristiane, per giungere alla predicazione di Gesù in un tentativo di ricostruzione dei momenti più significativi della Sua vita. Viene affrontata la problematica della formazione delle prime chiese e la successiva crisi che, nel passaggio dal II al III secolo, vide il prevalere delle correnti etnico-cristiane. Dopo un excursus sulle persecuzioni dell’Impero si esaminano quattro secoli di dispute teologiche e contese per il potere, fino al giungere all’Età Conciliare che darà luogo ad un’unica Chiesa universale, completamente ellenizzata. Accanto ai dati oggettivi della ricerca, condivisi tanto dagli storici della Chiesa quanto dagli studiosi del Nuovo Testamento, il saggio si conclude con le deduzioni personali dell’autore, risultato di un lungo cammino umano e spirituale.
Pubblicato da ArcoReale
mercoledì 28 giugno 2017
Sennacherib e la Bibbia: il nuovo libro di Claudio Saporetti
Purtroppo la storia è ancora spesso raccontata attraverso vittorie e sconfitte, scontri e massacri, invasioni e genocidi: insomma, nei suoi aspetti peggiori. Nemmeno è sicuro quanto ci viene raccontato, perché spesso è propinato. Di solito conosciamo i fatti attraverso la voce dei vincitori, o comunque grazie ai racconti dei popoli che li hanno scritti e che hanno avuto la fortuna di farli arrivare fino a noi, aiutati da una tradizione orale che si è tramandata nei secoli. Ultimamente, tuttavia, la decifrazione di migliaia di nuovi documenti che si sono salvati perché di pietra o di terracotta indurita, ha permesso di accostare a certe narrazioni di fatti un’altra voce: quella degli avversari, con risultati sconcertanti. Di tal fatta si rivela, per esempio, la guerra tra l’assiro Sennacherib ed il giudeo Ezechia, così come quella tra il moabita Meša e l’israelita Joram: inconfutabili esempi dell’assoluta necessità del dubbio.
Questo di Claudio Saporetti è l'ultima proposta della Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno. Saporetti è stato professore ordinario di assiriologia all'Università di Pisa ed ha all'attivo una intensa produzione saggistica, per Rusconi, Sellerio, Aracne. Per Tipheret aveva già scritto «Abramo» e «Genesi» e curato la postfazione al «Poema di Ishtar» di Oswald Wirth.
Pubblicato da ArcoReale
lunedì 19 giugno 2017
Tutto è compiuto
di Paolo Callari
Tetelestai: tutto è compiuto.
Cristo, venuto ne' per abolire la legge ne' i Profeti ne ha dato compimento.
Trasformare l'aceto in vino di quel sangue che, fuoriuscito dal fianco trafitto dalla lancia di Longino, rende la genere umano la luce della verità. Come inizia la narrazione Luca " en arche'" si narra questa storia in quel tempo che viene raccolta e tramandata dagli evangelisti. Circa 54.000 sono le fonti del tempo, circa 60 i Vangeli, come letteratura minore dell'epoca, e, prova storica, gli atti del processo a certo Gesù da parte di Ponzio Pilato. Nella lettura dei Vangeli mai perdere d'occhio il contenuto formale o letterale , analogico, anagogico, simbolico. Il compimento fu/è di trasformare l'aceto in vino e dissetare e sfamare chi è disponibile a credere del pane che sazia e del vino che inebria della Parola, pane moltiplicato per qualsivoglia numero di invitati alle nozze di Cana. Tetelestai dicevo, Lui che era consapevole di essere venuto per dare compimento riconosce il fatto. La conoscenza, per quanto dissacrante potrà sembrare, e per quanti Calici Santi vorrà infrangere nei loro Tabernacoli ( Cuori) non avrà mai fatto atto più cruento del Sangue che compie su Longino il miracolo della Luce di avere trafitto il Cristo di Dio e sugli uomini di buona volontà di permanere nella loro Via della Fede a prescindere dai sanguinari Erode, Cesare, Legionari, incontrati lungo il percorso e riconosciuti per capacità di discernimento e consapevole di chi è Cristo e chi piuttosto il Cireneo sempre disponibile a sostenere le Croci lungo la via di quei Deserti lastricati di Statue di Gesso colme di Corone del Rosario nelle corsie degli Ospedali e nelle sale d'aspetto dove le barelle e gli ammalati non si rassegnano al loro "Tetelestai ", Eli' Eli' Lema' Sabactani..
Pubblicato da ArcoReale
martedì 16 maggio 2017
La forza dissacrante delle Toledòt Yesu
di Antonio M. Abif
Le Toledòt Yesu sono una serie di racconti non codificati di matrice ebraica su Gesù e sul primo Cristianesimo, una sorta di antivangelo a uso interno, ironico, dissacrante, sarcastico.
I nuclei originali di questi racconti, che inizialmente furono trasmessi in forma orale, sono antichissimi, II secolo, e tra i vari racconti, si legge:
«E Gesù disse: Non è vero che Isaia e Davide, miei antenati, profetarono su di me? Il Signore mi ha detto:tu sei mio figlio, oggi ti ho concepito, ecc. In maniera simile, in un altro punto: Il Signore ha detto al mio Signore, siedi alla mia destra. Ora io ascendo al Padre mio che è in cielo e siederò alla sua destra, come potrete vedere con i vostri occhi. Ma tu, Giuda, non arriverai mai a quell'altezza.
Allora Gesù pronunciò l'alto nome di Dio (IHVH) e continuò a farlo fino a che venne un vento che lo portò in alto fra la terra e il cielo. Anche Giuda pronunciò il nome di Dio e in simil modo fu preso dal vento. In questa maniera entrambi fluttuarono nell'aria fra lo stupore degli astanti. Poi Giuda, pronunciando di nuovo il Nome Divino, prese Gesù e lo spinse in basso verso la terra. Ma Gesù cercò di fare lo stesso a Giuda e così lottarono l'uno contro l'altro.
E quando Giuda vide che non poteva averla vinta sulle arti di Gesù, gli urinò addosso, ed entrambi, divenuti immondi caddero a terra; e nemmeno poterono di nuovo usare il nome Divino fino a che non si furono lavati».
Pubblicato da ArcoReale
Christian Rosenkreuz e il Vangelo di Giovanni
di Paolo Callari
La Grotta dove san Giovanni ebbe una visione oggi è un Monastero
Una sera, prima della Pasqua, ero seduto al mio tavolo secondo la mia abitudine, mi intrattenevo lungamente col mio Creatore in umile preghiera. Meditavo i grandi segreti che il Padre della Luce, nella sua Maestà, mi aveva lasciato contemplare in gran numero. Mentre volevo preparare nel mio cuore un pane azzimo senza macchia, con l'aiuto del mio amato Agnello pasquale
Christian Rosenkreuz credeva che il vangelo di Giovanni fosse l'unico storicamente accettabile, ed è proprio il pane azzimo e la sua relazione con la Pasqua Ebraica che effettivamente distingue il vangelo di Giovanni dai Vangeli sinottici. Nel secondo capitolo Christian si siede a riposare sotto tre alti alberi di cedro e su uno di essi è fissata una targa che mostra quattro sentieri. È importante notare come nell'allegoria sia Lo sposo (cioè la Bibbia) ad offrire queste quattro diverse vie.
Il primo sentiero conduce in una zona rocciosa, che simboleggia Pietro, "la roccia" come viene ritratto nei vangeli sinottici. Il secondo sentiero del testo è quello esposto nel vangelo di Giovanni, in quanto a Christian viene detto che su questo sentiero non deve girare né a destra né a sinistra e il racconto di Giovanni è l'unico che non menziona i due ladroni crocefissi alla destra e alla sinistra di Gesù. Il terzo sentiero è quello delle lettere di Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni. Nella prima lettera di Giacomo c'è un riferimento alla "via reale" o "legge reale" . Nella lettera di Pietro c'è l'unico riferimento a "uno tra mille". Il quarto sentiero è quello delle lettere di Paolo. E quello dove si trova un riferimento ai morti risorti incorrotti e l'unico dove nel Nuovo testamento compare la parola "logorante".
La storia continua con "Al che tirai fuori il mio pane e ne tagliai una fetta". Non si può non notare che Rosenkreuz taglia il pane. Il ventiquattresimo dei precetti di Pitagora dice di non spezzare mai il pane. Il pane viene spezzato nei vangeli di Marco, Luca e Matteo, ma non viene mai spezzato nel vangelo di Giovanni. Il pane viene spezzato anche nelle lettere di Paolo e negli Atti degli Apostoli, ma mai nelle lettere di Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni.
Con il procedere della storia diventa evidente che Rosenkreutz, con le parole "sono avanzato con la mia bussola, senza deviare di un passo dalla linea del Meridione" intende dire che il sentiero da lui scelto è il secondo, in quanto non gira mai né a destra né a sinistra. Da notare anche come affermi "Presi con pazienza la mia croce e mi misi in cammino": solo nel vangelo di Giovanni Gesù porta la croce, mentre nei sinottici a farlo per lui è Simone di Cirene.
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martedì 9 maggio 2017
Mandei, i figli della luce
di Filippo Goti
Letteralmente il termine "Mandeo", la cui origine si perde in un dialetto aramaico, significa "il battezzato”, ed è in Giovanni il Battista, colui che dispensa il battesimo, che i Mandei riconoscono l'origine della propria tradizione.
Matteo 3:1 In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,
La religione Mandea è stata definita l'ultima religione gnostica; sopravvivendo a quasi duemila anni di persecuzione da parte di tutte le altre religioni abramitiche, è giunta fino a noi, autentico fossile vivente di una tradizione "gnostica-cristiana" coeva ed alternativa al cattolicesimo. Quasi a ricordare, per coloro che non sanno o che volutamente ignorano, come le origini dello stesso cristianesimo siano ben lontane dall'assumere sembianze di un monolitico e rettilineo sviluppo, bensì trovano iniziale espressione in molteplici comunità, gruppi misterici, iniziatici, che in modo diverso avevano ricevuto il messaggio cristico, e come questo si era innestato nelle loro tradizioni locali.
Del resto Roma è solamente la terza chiesa e ancora oggi nel bacino del mediterraneo, là dove si è coagulato, il fenomeno cristiano trova radice ed espressione nella diversità di riti, di modo di intendere e vivere il messaggio cristico (fino quasi a giungere a veri e proprio riti dal sapore sciamanico) è vario.
1. L'origine dei Mandei
Non è certa l'origine dei mandei; una delle tesi vuole che i Mandei derivino dai Nazorei, una delle tante sette ebraiche che durante la repressione romana fuggirono verso la città di Harran. Altra tesi identifica i Mandei con i Sabei, citati nello stesso Corano. Alcuni studiosi sostengono che i mandei sono originari della Mesopotamia, ed infine c'è chi vede in questa comunità religiosa i discendenti dei fedeli di Giovanni il Battista. L'indeterminazione sull'origine dei Mandei, porta gli studiosi a dividersi attorno all'origine della loro religione. Per alcuni il mandeismo è un'eresia cristiana del secondo secolo, mentre per altri è una religione che raccoglie elementi di cristianesimo e manicheismo. Pare che la più ovvia delle ipotesi e cioè che la religione mandea possa essere il risultato dell'incontro fra elementi zoroastriani e l'insegnamento di Giovanni il Battista, non sia tenuta in gran conto.
Secondo una delle tesi sopra citate, i mandei si rifugiarono ad Harran (Siria) a seguito della distruzione dello Stato di Israele da parte dei romani, ma non è da escludere che fosse in corso una persecuzione religiosa ai loro danni da parte degli ebrei ortodossi. Per alcuni secoli rimasero in quel territorio, ma poi furono soggetti a nuove vessazioni, in quanto malvisti sia dalla comunità cristiana che da quella islamica. A seguito di tali eventi furono costretti a rifugiarsi nelle zone paludose del Marsh in Iraq.
I Mandei sostengono di essere originari della regione di "Tura d'Madau", mai individuata dagli studiosi, e di come la loro religione sia precedente al cristianesimo, e al manicheismo, e non sia stata fondata da Giovanni il Battista. Quest’ultimo rappresenterebbe solamente il più grande dei Profeti, ovvero colui che conclude la rivelazione e pone il sigillo sulla storia dell’uomo.
La lingua mandea deriva da un dialetto aramaico, ma tale connotazione si sta perdendo a causa sia dell'esiguità del numero dei mandei, sia per le contaminazioni di arabo nella loro lingua. I Mandei, come vedremo più avanti, non godono di nessuna tutela giuridica e religiosa, e il loro patrimonio culturale e umano rischia di scomparire.
Nel seguito considereremo come Mandeo derivi da battezzato, ma è utile ricordare che qualcuno fa risalire questo termine a Conoscenza. Personalmente considerato lo stretto legame per i Mandei fra il Battesimo e la Luce, ritengo che le radici possano entrambe coesistere, acquisendo così nuova sostanza.
2. La Religione Mandea
I Mandei considerano la loro religione una proto-religione, il cui punto di origine è il Mondo della Luce. Il mandeismo si presenta come una religione monoteista, con forti tratti dualistici dove un Dio Supremo di Luce è circondato da Angeli, di cui il più importante è Manda d-Haiyè (Gnosi della Vita). L'uomo vive al limitare del mondo delle tenebre e del male, dominato da diavoli su cui primeggia Ruha, una sorta di ArciDemone, e la terra è stata generata come conseguenza delle azioni del Mondo della Luce, e del Mondo delle Tenebre. Inizialmente la Terra era frutto del male, ma successivamente, attraverso gli Angeli e i Profeti, il bene si è insinuato nel mondo. Possiamo già notare delle similitudini fra la visione mandea, lo zoroastrismo, la gnosi barbelotiana, e il manicheismo. I testi Mandei riportano come nel terzo secolo d.c. vi furono dei contatti fra le comunità manichee e mandee, e come lo stesso Mani fosse stato influenzato da questa antica religione, suggerendo così (per semplice evidenza storica) come molto dello gnosticismo deve a questa religione-misterica.
Tra le analogie con lo gnosticismo barbelotiano e lo zoroastrismo, emerge con forza la figura di Adam il cui corpo (Pagria di Adam) è stato prodotto dai demoni, al servizio di Ruha e dalle potenze planetarie. La prigionia di Adam è evitata dagli esseri di luce, in quanto generano per lui un compagno dell'animo: Adam (nascosto) interno (kasya del adam) e comunicano a lui i segreti del mondo della luce e delle tenebre. E’ direttamente da Adamo ed Eva (dono del Padre di Luce ad Adam) discendono i Mandei, che hanno dovuto prendere vita in questo mondo di tenebre, ma che incarnano il verbo di salvezza.
Uno dei temi principali della speculazione mandea è la morte; vista non come evento individuale, ma vero e proprio “collasso” cosmico.
L'estinzione di Adam è ritenuta un prototipo dell'estinzione generale. Questo accadimento si staglia al centro della speculazione di questa religione. Dopo la caduta dell'anima nel corpo di Adam, (Dhaii di Manda ) è la conoscenza dell’Universo delle legge, e della natura che riempie e da sostanza alla sua discendenza ( I Mandei). Adam quindi è proiettato sia alla conoscenza che all'estinzione; la quale si connatura nel ritorno felice dell'anima al mondo di luce. Per il Mandeo ogni esperienza in vita, è atto preparatorio a questo “viaggio” verso la dimora perduta; da cui discende come la morte viene vissuta come un passaggio non funesto, ma necessario alla reintegrazione dell’uomo nel suo contesto primordiale e celeste.
L'uomo abbandona il mondo dell'illusione e della sofferenza al momento della morte, attraverso la quale ogni anima passa attraverso degli stadi intermedi fino ad arrivare al Regno della Luce. Così come per altre religioni e scuole gnostiche, il mondo terreno avrà anch'esso una fine. Secondo la tradizione mandea, giungerà un messaggero che traghetterà le anime dal mondo dell'oscurità al Regno della Luce e questo sarà il segnale che è giunto il momento della fine del mondo delle tenebre. Al termine esisterà solo il Regno della Luce e il tempo della sofferenza si sarà esaurito.
Troviamo identico mito anche nella religione catara, anch'essa monoteista e al contempo dualistica, che prevedeva sia un ciclo di sette ritorni per le anime, sia l'essiccamento del mondo terreno nel momento in cui ogni anima avrà fatto ritorno al mondo superiore.
Interessante notare come tali concetti sono espressi anche nella Cabala, a riprova di quanto lo gnosticismo abbia influenzato le varie tradizioni esoteriche. Del resto la visione cosmogonica mandea, non deve far sorridere il disattento lettore, visto che essa è ben più raffinata del convenzionale Giudizio Finale che troviamo nella Bibbia. L’Apocalisse, attribuita al Giovanni Evangelista, prevede la seconda venuta di Gesù, è sicuramente versione semplificata di un messaggio antico che ci ricorda la fine del tempo dell'uomo, e l'inizio del tempo divino.
Come molto lascia intuire la figura centrale della religione mandea è Giovanni Battista (Drashia d-Yahia), l'ultimo dei Profeti, che con l'introduzione del battesimo permette all'uomo di incamminarsi verso il Regno di Luce. La cerimonia del battesimo (Masbütä) si connatura con una triplice immersione sacra, attraverso cui si viene purificati da ogni iniquità e ci si avvicina al mondo della luce. In ricordo dei battesimi nelle acque del Giordano (ed a maggior simbolismo le acque dei battesimi sono chiamate Giordano), i rituali mandei avvengono presso acque correnti. Non solo quindi viene evidenziato il potere dell'acqua come agente di purificazione, attraverso la triplice ripetizione ( tre è un numero sacro legato alla divinità ), ma anche il simbolismo legato al "correre" delle acque, che rappresenta non solo il flusso del tempo, ma anche il divenire di tutte le cose, e l'eterna corrente vitale che lega il Mandeo a Dio.
Il battesimo mandeo non avviene solamente al momento dell'ingresso nella comunità, ma ogni domenica (habshaba) ad emblema dell'attenzione che questa fratellanza ripone nella purificazione. Oltre alla triplice immersione, il battezzato è accompagnato da una corona del mirto (la cui essenza nell'antichità veniva utilizzata in pratiche sia di purificazione che evocazione). In seguito la fronte del battezzato viene segnata dal sacerdote con olio consacrato, e una semplice comunione di pane e di acqua precede la conclusione del rito che avviene con la stretta di mano “della verità" (kushta).
I fedeli mandei partecipano alla cerimonia con un abito composto da sette pezzi e completamente bianco, a differenza dell'abito sacerdotale che è invece composto da nove pezzi. La triplice immersione risulta essere ritmata, quasi a sottolineare con energia il prima e il dopo.
E' interessante notare come i mandei mettono in rapporto il bene spirituale con il bene fisico, ed infatti il rito del battesimo in questa ottica serve a guarire i malanni del corpo. Riti non solamente di purificazione, non esclusivamente legati ad una dimensione di sacra teurgia, ma anche terapeutici, elemento in comune con altre comunità mistiche che si formarono in quel territorio che va dall'Egitto alla Mesopotamia.
Oltre al battesimo hanno enorme importanza per il fedele mandeo anche il funerale e la festa dei morti, in quanto è attraverso la morte che l'anima raggiunge il mondo della Luce, ed è qui così che la morte diviene seconda vita. La messa per i morti, o piuttosto l'ascesa dell' anima al mondo di luce è una caratteristica fondamentale della religione Mandea che crede in una seconda vita, o vera vita, dell'anima dopo la morte. I Mandei, così come gli antichi Egizi, dedicano molto tempo ad un ampio numero di cerimonie che garantirà il futuro dell'anima dopo la morte; ecco quindi che un grande numero di rituali di purificazione hanno come obbiettivo quello di garantire l'accesso dell'anima al mondo della luce. Questi rituali non si limitano alle cerimonie religiose, ma includono anche determinati pasti cerimoniali; come i pasti nella memoria del defunto. La messa per i morti ha un valore simbolico relato al "ricordo" dell'anima dopo la morte, e nel concederle aiuto nel relativo viaggio pericoloso attraverso “i posti di detenzione" o del purgatorio (matarata) prima di giungere al mondo di luce, e sicuramente all'accorto lettore non saranno sfuggite le coincidenza fra la preparazione dell'anima mandea, e quanto prescritto nel Libro dei Morti Egiziano.
Interessante è notare la grande rilevanza del femminile nella religione Mandea. Eva non nasce da una costola di Adamo, così come nel filone abramitico, ma bensì rappresenta un dono inviato dal Dio della Luce per Adamo. La storia mandea è ricca di donne che hanno esercitato il ruolo di sacerdotesse o di profetesse, dimostrando quindi una sensibilità spirituale non legata a meri orpelli fisici, non corrotta dalla carne, e non limitata dalle apprenze di un corpo in sè e per sè caduco, ed espressione di un transito terreno. I neonati mandei ricevono da oltre 2.000 anni il cognome della madre.
E' difficile dare esatta cronologia alla letteratura sacra mandea, vista la scarsità di elementi storici su questo popolo, comunque alcuni studiosi la collocano fra l'era precristiana e il secondo secolo dell'era cristiana. I Testi Sacri sono:
- Il Ginza (tradotto nel 1925 dallo studioso di religioni Mark Lidzbarski), che significa "Tesoro". Questo testo sacro è composto da due parti, la prima parte è una collezione di diciotto trattati di cosmogonia e mitologia. La parte seconda è dedicata all'anima ed alla relativa ascesa (masiqta) al mondo di luce (è una raccolta di inni per la messa dei morti).
- Il libro di Giovanni (dyahya di drasha) è forse un supplemento al Ginza. Composto da 37 sezioni, raccoglie elementi di mitologia e insegnamenti del Battista.
- Il libro canonico di preghiera (Qolasta), raccoglie i canti e le preghiere corali per le cerimonie religiose, soprattutto per i battesimi e le messe per i morti.
- Lo Shuiale Trisar, che è composto di sette parti ed è ad uso soltanto dei sacerdoti.
3. I Mandei e Gesù Cristo
I Mandei come altri gnostici separavano la figura di Gesù da quella del Cristo (docetismo), non potendo riconoscere ad un essere spirituale, inviato dal Padre della Luce, la possibilità di morire per mezzo degli uomini e delle tenebre. Per i mandei il Gesù terreno ( Ishu Mshiha) non è il Salvatore, ma un servo dei demoni. Il suo martirio è un inganno da parte del mondo delle tenebre; mentre il Cristo Spirituale è rappresentato da Anosh Uthrà ( l'ultimo termine significa angelo ), che altro non è che Manda d-Haiye inviato come messaggero di luce sulla terra.
È interessante come i Mandei attribuiscano a Giovanni il Battista tutti gli elementi caratteristici, che un cattolico attribuirebbe a Gesù Cristo. I Mandei raccontano come la nascita di Giovanni fu annunciata da un Angelo a sua Madre, e come suo padre Zaccaria fosse un uomo molto anziano (Come S.Giuseppe). Inoltre, sempre nel racconto mandeo, una stella rimase sospesa sul luogo dove doveva nascere Giovanni, e come egli fu perseguitato dagli ebrei ortodossi, e costretto alla fuga per una ventina di anni, quando tornò nel mondo Giovanni era profeta e guaritore, e prese ad insegnare e battezzare.
Giovanni era chiamato sia il buon pastore, sia il pescatore di anime, titoli identici a quelli di Gesù, e sempre per i Mandei Giovanni prese come suo discepolo lo stesso Gesù.
Matteo 3:13 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.
I testi mandei sostengono che Gesù travisò gli insegnamenti di Giovanni, carpendone con l'astuzia i segreti, e traghettando nell'inganno gli uomini. Gesù si presentò a Giovanni per essere battezzato, e, vincendo le iniziali perplessità del Battista, riuscì a farsi ammettere nella comunità, ma durante il battesimo , Gesù fu investito dalla potenza di Ruah (l’Arcidemone), e non degli angeli della Luce.
Certo è interessante notare come i Mandei abbiano sofferto persecuzioni sia da ebrei, che islamici, che cattolici, in virtù della loro diversità nell’approccio alla figura del Cristo, e malgrado ciò hanno mantenuto inalterato nel tempo la loro visione su di un Gesù falso profeta e servo delle forze del male. Una simile connotazione di Gesù, e al contempo l'indicazione di un Cristo inteso come Angelo o Potenza Spirituale, è combaciante con quella di comunità e scuole gnostiche, creando un’interessante solco religioso e misterico.
Non possiamo non ricordare come gli stessi Dositeo e Simon Mago, asserissero di essere discepoli di Giovanni il Battista, e il loro essere contemporanei a Gesù apre una serie di fondati interrogativi attorno alle origini stesse del messaggio racchiuso nel cristianesimo; che potrebbe trovare non solo radice diversa da quello dell’ebraismo, ma dello stesso Gesù.
4. I Mandei oggi
Oggi le comunità mandee sono sparse fra Iran ed Iraq, oltre a qualche migliaia di fedeli in Europa ed in Canada, in un numero inferiore ai 50.000 individui che vivono nelle zone più impervie e povere. Gli aderenti alla fede mandea possono essere trovati nei villaggi nelle terre impervie comprese fra il basso Tigri e il basso Eufrate, i fiumi che circondano lo Shatt-al-Arab e nella provincia iraniana adiacente di Khuzistan.
Le comunità mandee nei paesi musulmani sono al limite dell'estinzione, a causa delle barbarie a cui sono sottoposte. I Mandei non sono inclusi nelle religioni del Libro, e quindi non godono di nessuna tutela. Ovviamente tali comunità non hanno neppure l'appoggio da parte dei cattolici, ponendosi come storica evidenza di religione cristiana a loro alternativa. Un problema non solo giuridico e religioso, che determina un'autentica pulizia etnica a cui i mandei sono sottoposti, a causa del loro scarso peso politico sullo scenario internazionale.
Riporto quanto segue tratto da http://www.gfbv.it/3dossier/me/mandaeer-it.html
Dopo l'ascesa al potere di Saddam Hussein nel 1979 aumentarono gli atteggiamenti ostili verso i Mandei. Tre il 1991 e il 1993 i Mandei che vivevano nella zona del Marsh (zona paludosa nell'Iraq meridionale) furono vittime di una vera e propria campagna di eliminazione. Il regime si scagliò con tutta la violenza possibile contro le popolazioni delle paludi tra Bassora, Samara e Nassiriya. La violenza del regime colpì particolarmente gli Arabi del Marsh che da oltre 5.000 anni vivevano in quella zona. Dopo le ribellioni sciite seguite alla seconda guerra del Golfo del 1991 moltissimi ribelli e disertori si rifugiarono nella poco accessibile zona delle paludi, vasta 150.000 km2, e Saddam Hussein colse l'occasione per bonificare tutta l'area. Il provvedimento colpì anche la comunità mandea che diminuì da 5.000-7.000 persone a 1.000-2.000 credenti. Inoltre furono distrutti tutti i centri di culto. I Mandei persero la loro patria nella quale avevano vissuto fin dal 5. secolo dopo Cristo. I sopravvissuti fuggirono nelle maggiori città dell'Iraq.
Dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003 la situazione dei Mandei è ulteriormente peggiorata. Dal 2003 sono aumentati gli omicidi di credenti mandei, gli stupri a danno di donne e ragazze mandee, le umiliazioni pubbliche, i rapimenti e le conversioni forzate. Trattandosi di una miscredente, lo stupro di una donna mandea resta impunito e contemporaneamente aumentano le discriminazioni nei confronti dei Mandei in generale: licenziamenti ingiustificati, espropri, arresti ed esclusione da incarichi pubblici. Le donne sono costrette a portare il capo coperto e durante l'ultima guerra irachena, i giovani sono stati costretti a prestare servizio militare nonostante la loro religione proibisca loro categoricamente di uccidere. Nel frattempo i Mandei si trovano spesso costretti a negare il proprio credo e le proprie tradizioni, il che costituisce per loro uno dei peggiori peccati. Essi si convertono "volontariamente" all'Islam e per paura delle persecuzioni e delle umiliazioni assumono nomi musulmani. Nel 2003 il leader sciita e giurista Al-Hakeem diffondeva sulla sua homepage la convinzione che i Mandei dovevano o essere uccisi o essere costretti a convertirsi all'Islam. Centinaia di famiglie mandee sono fuggite in Siria o in Giordania, dove vivono in condizioni disperate.. "
In questo estratto datato 8 AGOSTO 2007
http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=4476
si parla dei Mandei e delle loro persecuzioni da parte dell'Iran, intento a creare una zona sciita sotto il suo controllo in Iraq.
"Intervista di Willi Langthaler con al-Kubaysi
Abduljabbar al-Kubaysi, influente leader politico della Resistenza irachena e segretario generale dell'Alleanza Patriottica Irachena (API), risponde alle domande di Willi Langthaler sulla situazione che si va delineando in Iraq. Parigi, luglio 2007
Domanda: In quest'ultimo periodo i media europei, nel trattare dell'Iraq, ci hanno parlato esclusivamente di una guerra civile interconfessionale. Che cose succede in realtà?
Risposta: In realtà, sono gli occupanti statunitensi e il governo da essi imposto a spingere in direzione di questa guerra civile interconfessionale. Anche gli Iraniani, poi, vi hanno il loro interesse, poiché anch'essi auspicano una federazione nel Sud: stanno tentando di fare in modo che sunniti, cristiani e mandei [piccola comunità religiosa di tipo gnostico-dualista dalle antichissime origini che vive nella provincia di Bassora e nello Shatt el-Arab iraniano, NdT] se ne vadano per ottenere una zona puramente sciita. In condizioni di guerra queste spinte settaristiche hanno un effetto immediato.
I Mandei furono rispettati come credenti dai mussulmani fino a quando furono identificati come i misteriosi Sabei, antica religione di cui poco sappiamo, citata nel Corano. Nel momento in cui questa identificazione è venuta meno, i mandei hanno perso qualsiasi tutela religiosa e giuridica, condannati a subire stupri, violenze e confische, portando così un'antica religione sull'orlo dell'estinzione.
5. Mani e i Mandei
Spinto ad approfondire alcuni argomenti laterali al cristianesimo delle origini, in virtù di un piccolo ciclo di conferenze; mi sono imbattuto in un elemento di sicuro interesse per una visione alternativa dello stesso cristianesimo.
La questione riguarda Mani il fondatore del manicheismo, una religione universale(1) (come quella cattolica ) che si diffuse dal bacino del mediterraneo, in Grecia, fino in India ed in Cina. Religione che raccoglieva elementi di Zoroastrismo, Buddismo, e Cristianesimo, apparentemente sicretistica nel metodo, ma non nell'essenzialità del messaggio (un mondo del divino duale e in perenne lotta ).
Durante gli approfondimenti è emerso come la famiglia di Mani, con ogni probabilità fosse di religione mandea, o di una realtà da essa derivata. E ciò spiega la poesia liturgica e mitologia manichea, e come nell'esposizione religiosa di Mani non sia assolutamente presente la componente profetica e in generale quella ebraica.
Se pensiamo a come il Manicheismo, con uno dei suoi rami derivati ha attraversato l'europa balcanica, e come da esso siamo giunti poi ai Catari, e ancora alla Chiesa Giovannita; non possiamo che prefigurare anche un'alternatività cristiana a quando fino adesso ufficialmente riconosciuto.
6. Conclusioni
Non è stato facile parlare dell'origine dei Mandei, in quanto le prove storiche sono assolutamente scarse, anche se bisognerebbe chiederci se la migliore prova non sia l'esistenza stessa di questo popolo e di quanto viene tramandato dalla loro tradizione (che come minimo copre oltre 2.000 anni di storia). I Mandei hanno idee molto precise sulla loro origine, credono che la loro religione deriva direttamente dal Mondo della Luce, e che sia più antica del cristianesimo, del manicheismo, dell'ebraismo ed infine dello zoroastrismo. Non solo la religione mandea precederebbe le altre religione monoteiste, ma in misura diversa le avrebbe influenzate, dando quindi un senso rettilineare, seppur carsico, alla tradizione in esse, variamente, incarnata. Come abbiamo visto la religione Mandea si propone come un particolare monoteismo, che non trova radice nel ceppo abramitico da cui sono scaturiti, seppur con diversa gradazione, ebraismo, cattolicesimo (cristianesimo) e islamismo. Tale "diversità" appare sia nel ruolo sacerdotale e profetico, non limitato solamente agli uomini,e nei riti dove il popolo dei fedeli è parte attiva, ma anche nel particolare binomio fede-conoscenza che viene proposto. Dove l'una (la fede) è premessa dell'altra (la conoscenza), e non sono proposte come inconciliabili mete spirituali; poste l’’una agli antipodi dell’altra. Il rito del battesimo ripetuto, la triplice immersione, il considerare cosa unica il benessere spirituale e il benessere fisico, la morte vista come rito di passaggio verso mondi superiori, il continuo richiamo a luce e tenebra, rendono il mandeismo una religione "anche" di conoscenza, e non solo di fede (Il mandeo crede e sa che durante il battesimo il Mondo di Luce è presente in lui). Una religione che dovrebbe far molto riflettere per l'intensità misterica dei riti, molto simili a veri e propri rituali di iniziazione.
Seppur non ci sono certezze storiche attorno all'orgine dei Mandei, è rilevante il loro sostenere collocarsi prima allo stesso Giovanni Battista, lasciando così intuire come il punto di origine del cristianesimo, o almeno del messaggio in esso contenuto, sia ancora avvolto dalla nebbia del mistero e del simbolismo, malgrado la comune convinzione che lo vuole legato all’ebraismo e a Gesù. Del resto queste tematiche, oggi relegate ad ambienti accademici o esoterici, sono state dibattute, anche con violenza, nei primi anni dell’era cristiana, per poi essere soffocate nella repressione religiosa e culturale.
Non sarà sfuggito come la religione Mandea presenta molti tratti in comune con lo Zoroastrismo, un'antica religione della Persia preislamica, che si fonda in un conflitto fra Ahura Mazda (Dio della Luce), e Angra Mainyu (il Dio delle Tenebre). A questo conflitto partecipano, in base alla loro propensione e al prevalere della componente di luce o della componente di tenebra, tutti gli esseri viventi; in una sorta di guerra cosmica fra conoscenza ed ignoranza, luce e tenbre, bene e male. Un tema quello del dualismo fra luce e tenebre fortemente presente anche nello gnosticismo, seppur in una forma maggiormente legata all'individuo; tale argomento non è il solo che sembra ricondurre il mandeismo fra le religioni gnostiche assieme al Manicheismo e al Catarismo.
Troppi i gruppi (Terapeuti, Esseni, Mandei, ecc..), troppi i profeti e i mistici (Giovanni il Battista, Dositeo, Simon Mago, ...), che sembrano costellare la terra compresa fra Egitto e Mesopatania 2.000 anni fa, per lasciar credere che semplicemente il Cristianesimo è il frutto dell'insegnamento del Cristo, o lasciare il monoteismo perennemente ancorato alla radice ebraica. Così come vuole una certa tradizione, che spesso sembra vacillare innanzi ai colpi della storia e della libera ricerca.
Fino ad aprire la mente al dubbio dei dubbi: e se la stessa figura di Gesù altro non fosse che la trasposizione di Giovanni il Battista, il cui insegnamento oltre ad essere custodito dai Mandei, attraverso comunità mistiche e gnostiche è giunto fino in Francia incarnandosi della religione Catara?
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Pubblicato da ArcoReale
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