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lunedì 21 agosto 2017

San Vito al Tagliamento. Tre secoli di Massoneria festeggiati sotto le stelle



In occasione dell’importante anniversario dei tre secoli della Massoneria, la loggia Paolo Sarpi di San Vito al Tagliamento (Pordenone), ha organizzato lo scorso 7 luglio una suggestiva tornata sotto le stelle dal titolo “Dopo trecento anni lottiamo ancora per il Libero Pensiero”, suggerito dal fratello Decano Nino Orlandi. La serata si è svolta nel parco di Villa Curtis Vadi in Cordovado, in provincia di Pordenone, ad una decina di chilometri dalla sede del Tempio della Sarpi, con apertura rituale alla presenza di oltre 70 fratelli provenienti da diverse regioni italiane e con la presenza di Orienti Esteri quali quelli di Francia, Olanda, Germania e Slovenia. Scomposti squadra e compasso, ha proseguito a Libro chiuso, permettendo ad un folto pubblico profano di circa 110 persone, composto da familiari ed invitati, di ascoltare la tavola a tema scritta dal fratello oratore del Collegio Massimo Tognolli. Un totale di 180 persone che sebbene si siano trovati, già durante il benvenuto del maestro Venerabile Daniele Franceschi, sotto una fastidiosa pioggerellina che è durata circa mezz’ora, non ha abbandonato un solo posto, tale era l’interesse per i temi affrontati. Serata che con vera alchimia tra terra, cielo, aria, fuoco e acqua – che da sempre è simbolo di purificazione -, si è conclusa con l’uscita di un arcobaleno a dare sfondo alla volta celeste che, una volta scese le tenebre, ha fatto uscire una bellissima luna rendendo la serata ancora più magica. Chiusi i lavori, un folto numero tra fratelli e gentili ospiti si è intrattenuto in una piacevole Agape bianca. (Stefano Cosma)

Sardegna. Convegno il 30 settembre dedicato all’altra metà del cielo



Nell’ambito delle iniziative culturali programmate dalla Commissione Cultura del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili per la Sardegna, il 30 settembre, con inizio alle ore 18,00,  si terrà in Cagliari, nella splendida cornice del Palazzo di Piazza Indipendenza 1, il convegno aperto al pubblico avente per tema: “La parte lunare o L’altra metà del Cielo. La Donna nelle diverse epoche storiche e sociali. La Donna oggi”. 
Sostenuto dal Collegio Circoscrizionale, il convegno è stato programmato in quattro atti (presentazione, proiezione del film “Agorà”, dibattito e convivio offerto ai partecipanti). La Commissione ritiene che il Convegno possa servire, oltre che per affermare una profonda valenza culturale posta in essere dall’Istituzione, anche per precisare l’orientamento universalistico della sua azione nel mondo profano, al di là di viete accuse ed improponibili insinuazioni.

Gramsci e la Massoneria. Appuntamento a Matera



A Palazzo Gattini sarà presentato il volume con l’unico discorso parlamentare del leader comunista. Fu tenuto contro la legge fascista che voleva abolire la Libera Muratoria

Appuntamento a Matera il 7 agosto alle 18 a Palazzo Gattini in piazza Duomo per la presentazione del libro “Gramsci e la Massoneria”. Il volume, edito da Tipheret, riporta l’intervento che il leader comunista tenne alla Camera durante il dibattito sulla legge contro la Massoneria. Era il 16 maggio del 1925 e fu l’unico da lui tenuto da parlamentare per denunciare la deriva liberticida del governo fascista. La legge, dal titolo lunghissimo, “Regolarizzazione dell’attività delle associazioni e dell’appartenenza alle medesime del personale dipendente dallo stato”, entrò in vigore sei mesi dopo e subito fu definita dagli stessi giornali fascisti, e così passata alla storia, come la “legge contro la massoneria” sebbene il termine “massoneria” non comparisse una sola volta nel testo varato.
Il Gran Maestro Stefano Bisi sarà tra i protagonisti dell’incontro a Palazzo Gattini per parlare di oggi alla luce della nuova ondata di intolleranza nei confronti della Massoneria. Recentemente sono stati presentati alla Camera due disegni di legge che ricalcano il dettato mussoliniano di quella legge che l’Italia non avrebbe più voluto ricordare. Ed è interessante mettere a confronto i testi, di ieri e di oggi, per capire il tenore del nuovo ostracismo verso l’istituzione massonica.
Ad Antonio Gramsci, gigante del Novecento italiano ed europeo, nell’ottantesimo anniversario della morte che ricorre quest’anno, il Grande Oriente d’Italia rende il merito di avere compreso, lucidamentequale possa essere il destino di un paese che non ha a cuore i diritti e le libertà di tutti.
Il convegno a Matera è aperto a tutti.

La scheda del libro “Gramsci e la Massoneria”


Circolare n. 4 del 14 aprile 1925 del Partito Nazionale Fascista. Anticipa la discussione alla Camera della legge sulle associazioni n. 2202 del 26 novembre 1925

A compimento di un’ininterrotta sequela di aggressioni e violenze contro uomini e sedi del Grande Oriente d’Italia, entrava in vigore il 26 novembre 1925 la legge sulla “Regolarizzazione dell’attività delle associazioni e dell’appartenenza alle medesime del personale dipendente dallo stato”, immediatamente definita dagli stessi giornali fascisti, e così passata alla storia, come la “legge contro la massoneria”. Prevedendo infatti il licenziamento degli impiegati civili e militari dello stato o di qualunque altra pubblica amministrazione “che appartengano, anche in qualità di semplice socio, ad associazioni, enti od istituti costituiti nel regno, o fuori, od operanti, anche solo in parte, in modo clandestino od occulto o i cui soci sono comunque vincolati dal segreto”, la legge rispondeva al deliberato proposito di infliggere un colpo mortale a un’istituzione ormai da tempo saldamente attestata sul versante dell’opposizione al governo Mussolini. Una legge le cui implicazioni illiberali sfuggirono allora a molti ma non a un osservatore dell’acume del deputato comunista Antonio Gramsci, il cui intervento alla Camera il 16 maggio 1925 costituì una lucida quanto coraggiosa denuncia della deriva liberticida che, con la messa in discussione del diritto d’associazione, si veniva a innescare. Prefazione di Stefano Bisi e introduzione di Santi Fedele.
Il libro è acquistabile anche on line sul sito dell’editore Tipheret.

Castelvetrano, il Gran Maestro Bisi intervistato da Castelvetranonews



Il Gran Maestro Stefano Bisi ai microfoni di Castelvetranonews in occasione di una sua visita proprio a Castelvetrano per un evento del Grande Oriente d’Italia organizzato il 22 luglio dalla loggia cittadina ‘Francisco Ferrer’ (908). Il giorno successivo il Gran Maestro ha tenuto una conferenza stampa. L’intervista è di Elio Indelicato.

Le rotte esoteriche, l’elemento acqua. A Lipari un convegno e il premio Libero Pensiero



“Le rotte esoteriche. L’elemento acqua” il tema al centro dell’incontro che si è tenuto a Lipari il 5 agosto, promosso dalla Eolia Cenacolo Culturale insieme  al Grande Oriente d’Italia. Al convegno moderato dal giornalista Angelo Di Rosa hanno partecipato come relatori il prof. Santi Fedele, il prof. Giovanni Randazzo e il sindaco di Lipari Marco Giorgianni, mentre le conclusioni sono state tracciate dal Gran Maestro Stefano Bisi, che ha dedicato il suo intervento alla Massoneria, che quest’anno celebra i suoi tre secoli di storia moderna  e ai principi di solidarietà cui si ispira. Al termine si è tenuta la cerimonia di  consegna del Premio Libero Pensiero.
Il riconoscimento alla carriera è andato al Gran Maestro Aggiunto Sergio Rosso, da decenni presidente e animatore degli Asili Notturni Umberto I, storico ente benemerito di Torino. Mentre il Premio Libero Pensiero 2017 è stato attribuito  ad Antonino Salsone, presidente del Collegio Circoscrizionale della Lombardia, che ha tracciato anche una riflessione su “libero pensiero quale antitesi alla mafia”.
La manifestazione si è avvalsa del patrocinio del Comune di Lipari e dalla Federalberghi delle Isole Eolie.

“Tre eventi verso i 50 anni…” della Loggia Sigismondo Arquer di Cagliari



“Tre eventi verso i cinquant’anni…”. Con tre appuntamenti culturali a cadenza annuale e aperti al pubblico, la loggia Sigismondo Arquer n. 709 di Cagliari si accinge a celebrare il 50esimo anniversario dell’elevazione delle sue colonne avvenuto il 12 settembre 1969. Gli incontri si terranno tutti nella Casa Massonica di piazza Indipendenza nel giorno stesso della ricorrenza e ruoteranno  intorno alla figura  del giurista e letterato sardo  condannato e giustiziato per eresia nel 1571. Il primo, concomitante anche con il 10° anniversario della fondazione del capitolo De Molay in Sardegna, si terrà il prossimo 12 settembre e si intitolerà  “Jacques De Molay e Sigismondo Arquer – Due uomini integerrimi, due roghi infami” e tratterà la figura di S.Arquer “storico” in parallelo a quella di J. De Molay. I successivi saranno: “Girolamo Savonarola e Sigismondo Arquer – Due processi senza prove e due condannati vittime del pregiudizio” e “Giordano Bruno e Sigismondo Arquer- Due fedeli credenti, due tristi destini”.
Il primo appuntamento il 12 settembre 2017
Saluto e benvenuto agli ospiti di GIOVANNI LOBINA, M.V. della R.L. Sigismondo Arquer n° 709 all’Oriente di Cagliari;
Saluto e benvenuto agli ospiti di NICOLA SULIS ex Maestro Consigliere del Capitolo “Militiae e templi” N° 62026 dell’ordine De Molay in Cagliari;
Saluto e benvenuto agli ospiti del dott. GIANCARLO CADDEO, Presidente del Collegio dei MM.VV. della Sardegna;
Saluto del Sindaco del Comune di Cagliari MASSIMO ZEDDA
RELAZIONE del prof. GIOVANNI MURGIA, docente di Storia Moderna presso ii Dipartimentto di Studi Storici, Geografici e Artistici della Facolta di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari – “Sigismondo Arquer e i conflitti cetuali nella Cagliari del Cinquecento”;
RELAZIONE del prof. MARIO CONETTI , docente di Cultura e linguaggi politici medievali presso ii Dipartimento di Diritto, Economia e Culture del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, Università degli Studi dell’lnsubria (Varese), – “Jaques De Molay tra Storia e Mito”;
RELAZIONE della prof. MARIA TERESA ROSARIA LANERI, docente di Letteratura Latina Medievale e Umanistica presso ii Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università di Sassari- “Sigismondo Arguer, storico”;
CHIUSURA DEi LAVORI del prof. CLAUDIO BONVECCHIO , professore ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali presso ii corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e Grande Oratore del Grande Oriente d’ltalia.
Buffet al piano terreno.

mercoledì 9 agosto 2017

La Scala Misteriosa nel XXX grado del Rito Scozzese

di Mariano Bizzarri




tetraNella camera dell’Areopago (XXX grado del Rito Scozzese) si trova al centro del Tempio una doppia scala, a libretto, la Scala Misteriosa, composta da sette gradini per lato. I gradini ascendenti portano i nomi delle sette arti liberali ovvero, dal basso verso l’alto: Grammatica, Retorica, Logica, Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia 1; sul versante discendente i gradini portano dall’alto verso il basso i nomi di Prudenza (Discrezione), Impegno, Lavoro, Fede, Dolcezza, Purezza e Giustizia. Sul primo montante compare la scritta «amore del prossimo»; sul secondo è scritto «amore dell’Eccelso».tetraLungi dall’essere un elemento simbolico accessorio, la Scala assume un valore ed un significato centrale nella ritualità del grado, rappresentando da un lato una ricapitolazione del cammino iniziatico svolto dal Massone, e dall’altro prefigurando l’accesso a quei Misteri Maggiori inequivocabilmente espressi dal simbolismo dell’Aquila bicipite coronata 2. Il Massone che virtualmente ha reintegrato in sé lo stato primordiale dopo aver raggiunto il XVIII grado (Principe Rosa Croce), è chiamato ora a rendere effettivo il raggiungimento di tale stato sì da poter finalmente avviarsi lungo la Scala Misteriosa che lo condurrà verso l’acquisizione dei Grandi Misteri e il compimento della Grande Opera.tetraLa scala è in tutte le Tradizioni regolari segno e simbolo per eccellenza delle relazioni e dei percorsi che intercorrono tra cielo e terra, intendendo in prima istanza con tale dizione i diversi stati che l’essere si trova a percorrere nel corso del proprio divenire e, principalmente, durante il cammino di realizzazione iniziatica. In tal senso il simbolismo della scala si applica tanto al dominio dell’essoterismo (prova ne siano le frequentissime e ricorrenti utilizzazioni che ne fanno i Padri della Chiesa) quanto a quello dell’esoterismo e, in quest’ambito, a domini distinti.tetraLa scala può essere raffigurata come tale, o rappresentata dagli intagli di un albero (che, sottolineiamo di sfuggita, partecipa del medesimo significato assiale, di congiungimento tra cielo e terra), dagli scalini di un tempio (come le piramidi, le ziggurat mesopotamiche o i teocalli centroamericani) o dall’arcobaleno stesso. In tutte queste situazioni emerge con nitidezza l’idea di un contatto primordiale tra cielo e terra, successivamente spezzato e mantenuto solo per il tramite di una scala la cui natura, ecco un aspetto che generalmente non è valutato adeguatamente per la sua importanza, rileva non già dell’umano, bensì del sacro. La scala si innalza dalla casa di Dio (come è il caso per Giacobbe e più in generale per i Templi) o è un prodotto della natura stessa (arcobaleno), ma non è mai costruita dall’Uomo con l’intento di ricostruire da solo il filo spezzato che lo riconduca al Grande Architetto. In questo senso il significato simbolico della torre di Babele e lo stesso mito dei Giganti (che costruirono una piramide i pietre per dare l’assalto all’Olimpo) deve intendersi come rovesciato, esprimendo la scala, in quel contesto, un tentativo di usurpazione illegittima, irregolare, di chiara natura titanica.tetraLa scala dei cavalieri Kadosh presenta sette scalini corrispondenti alle sette arti liberali; parimenti sette sono gli scalini della betulla siberiana, così come sette sono i colori della scala del Buddha, di sette metalli è costituita la scala Mitraica. Non vi è dubbio che le arti, i colori e i metalli rinviino tutti ad altrettante sfere planetarie, come ricorda bene Dante nel Paradiso quando, a proposito dei sette cieli, li equipara alle Scienze «dico per cielo la scienza e per cieli le scienze». tetraQuesta precisazione merita alcune considerazioni; anzitutto è evidente che qui si sta parlando di scienze tradizionali, ovvero di una conoscenza sacra imperniata principalmente sulla conoscenza e sull’uso del Verbo. A ciò del resto fanno chiaramente riferimento le Arti della Grammatica, della Retorica e della stessa Musica. Le scienze (tradizionali) della parola rinviano alle potenzialità demiurgiche (iniziatiche o magiche) del Verbo, adombrate nel prologo di S. Giovanni e presenti in numerose tradizioni, rivolte tutte a conoscere ed articolare il Nome dei Nomi, ovvero il nome segreto di Dio. tetraDi ciò è questione in numerosi gradi dei Riti massonici in cui è sottolineato (come nel XIII grado, Cavaliere del Real Arco) che ne è stata dimenticata l’esatta dizione. Il nome in questione è tutt’uno con quella «parola perduta» la cui cerca è in definitiva la cerca stessa del Graal. La conoscenza del «nome segreto» di Dio (il 100° nome secondo la tradizione islamica) è di fatto apparentato da molte tradizioni al possesso stesso del Graal 3 e non è questo l’unico indizio che ricollega strettamente il simbolismo della Scala a quello del Sacro Vaso. tetraI quindici salmi graduali (i Cantici dei Gradi denominati anche «gli elevati sentieri del cuore») sono considerati dalla Bibbia altrettanti gradini («graduale») della scala «immaginaria» che conduce al centro del Cuore e quindi di Dio; non è senza rilievo che il termine Graal derivi appunto dalle parole grazalgradual, significanti vaso (in antico provenzale) o gradino (nel latino medievale). Per altro verso, a Bisanzio ci si rivolgeva a Maria (accomunata nella sua forma passiva all’Arca ed al Vaso che riceve il sangue e lo spirito del Cristo) come ad una scala celeste lungo cui scende l’Altissimo per dimorare in mezzo agli uomini e tramite la quale gli uomini salgono a Dio. tetraConoscenza di un alfabeto segreto, possesso del Graal, ascensione della Scala, sono altrettanti simboli che alludono alla padronanza di una Scienza capace di permettere una comunicazione diretta con Dio. Del resto, che la conoscenza di una particolare Lingua Sacra fosse indispensabile a concretizzare l’ascensione «al cielo», ci viene indirettamente rivelato dal mito stesso della torre di Babele. In quel contesto è infatti sufficiente «confondere» le lingue perché il progetto naufraghi e i popoli si disperdano ai quattro angoli della Terra. Del pari, un antico testo medievale scozzese, attribuito alla figura mitica del bardo Taliesin –La Battaglia degli Alberi– fa esplicito riferimento alla ricostruzione occultata di un alfabeto segreto, l’alfabeto della Dea Bianca, individuando in questa la fonte di un insegnamento misteriosofico capace, tra gli altri, di fornire la chiave di accesso per comunicare direttamente con la Divinità.tetraIn secondo luogo, come ricorda Guénon, i cieli 4 rappresentano in un ordine simbolico superiore stati di iniziazione sovraumani propri all’iniziato che, dopo aver reintegrato lo stato edenico primordiale, si accinge ad affrontare la Grande Opera: «...egli [ l’iniziato, NdA] domina già le condizioni di esistenza di questo Mondo, di cui è divenuto Maestro; è per questo che il Rebis del Rosarium Philosophorum ha sotto i suoi piedi la Luna, e quello di Basilio Valentino il Drago». tetraParimenti Santa Perpetua sottolinea come, nel corso dell’ascensione spirituale lungo la scala, si debba schiacciare la testa del Drago salendo il primo piolo 5. S. Agostino commenterà questa visione sottolineando come la testa del drago rappresenti il primo gradino (S. Agostino, Sermoni, 280,1) e che «non si può cominciare l’ascesa senza prima calpestare il drago». È significativo che il Drago debba essere sconfitto prima di cominciare l’ascesa e, per altro verso, sono invece alquanto sospetti quei miti che, collocando il Drago alla sommità (ed accreditandolo d’una funzione assimilabile a quella del Guardiano della soglia) gli conferiscono il significato di prova ultima prima del conseguimento dell’Opera. tetraL’ascensione della scala nell’ambito iniziatico consegue, infatti, e non precede la reintegrazione dello stato edenico. Non è un caso che Dante collochi la Scala in Paradiso, dopo aver superato non solo l’Inferno e il Purgatorio, ma altresì i sette pianeti, l’ultimo dei quali, molto significativamente, è Saturno:
vid’io uno scaleo eretto in suso
tanto, che nol seguiva la mia luce.
Vidi anche per li gradi scender giuso
tali splendor, ch’io pensai ch’ogni lume
che par nel ciel fosse diffuso
(Paradiso, XXI, 28-34)
tetraCiò è di particolare importanza ove si consideri che la scala consente di accedere a quel regno di immortalità da cui l’Uomo, venne ad essere privato con la caduta. Non a caso l’età del cavaliere Kadosh è di «un secolo e più». Ulteriore, evidente simbolo della sua raggiunta immortalità e giustamente, per lo stesso motivo, viene equiparato a Melki-Tsedeq, «il vivente», Signore della Città Santa, espressione che designa chiaramente «il soggiorno d’immortalità» della tradizione ebraica. tetraNel Genesi è detto che il luogo ove Giacobbe sognò la scala da cui salivano e scendevano gli angeli venne chiamato Beith-El (Casa di Dio); le tradizioni ebraiche ricordano che quel luogo veniva in precedenza denominatoLuz, «nocciolo di immortalità»; nelle vicinanze si ergeva un mandorlo, presso era occultato l’accesso ad una città sotterranea in cui, come ricorda Guénon, «L’Angelo della Morte non può penetrare».
Tutto questo è solo in apparenza alquanto confuso ed evidenzia invece, simbolicamente, il nesso chiarissimo che intercorre tra l’ascensione della scala e l’accesso al Paradiso Terrestre presso cui risiede l’enigmatico Albero della Vita, capace di trasformare «l’immortalità virtuale» conseguita dall’iniziato pervenuto al compimento dei Misteri Maggiori, in una condizione di «conquista effettiva degli stati superiori dell’essere». 
tetraLa scala, il Graal, non sono che il mezzo e la via (il «Tao te ching» propriamente detto) per conseguire tale risultato. È indubbio che l’insegnamento misteriosofico connesso a tale tematiche abbia potuto alimentare, sulla base di una lettura «a rovescio» del simbolo, la ricerca e la letteratura controiniziatica, tesa ad identificare un elisir di lunga vita nell’ambito di una novella impresa prometeica, rivolta, per l’occasione, a strappare all’Olimpo il segreto della vita eterna. tetraNon è casuale che un certo ermetismo «deviato» (per usare l’espressione coniata dal Guénon), così come buona parte della mitologia di ispirazione celtica e germanica, sottolineino la centralità della Queste di una Luz polare (l’Avalon arturiano, presso cui il Re di questo Mondo riposa in attesa di tornare a dominare sul proprio Regno) verso cui è stato profuso impegno e ricerche. Sia il mito della torre di Babele, sia quello greco della rivolta dei Giganti, indicano con chiarezza come sia effettivamente possibile una sorta di Queste «alla rovescia» del Graal, un recupero deviato di funzioni e conoscenze peraltro riservate agli iniziati che percorrono vie legittime. Si legge infatti nel Genesi:
Il Signore disse: ecco, essi sono un solo popolo e
hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della
loro opera e ora quanto avranno in progetto di
fare 
non sarà loro impossibile... (Gen. 11,6-7)
tetraDel pari la tradizione greca ricorda come solo grazie a Ercole, a prezzo di grandi difficoltà, fu possibile agli Dei sconfiggere i Giganti, capitanati da Porfirione. È evidente che questi miti ricordano l’esistenza di una via illeggittima di riconquista dello stato primordiale e di usufrutto dell’Albero della Vita da parte di quella che la Massoneria ha sempre identificato come la Controiniziazione. Di fatto l’ascensione della scala è eminentemente soggetta alle insidie controiniziatiche (intese nella loro doppia valenza sia come risorgenza del Drago interiore, sia come difficoltà frapposte dall’«ambiente» esterno alla crescita dell’iniziato) e di ciò fanno fede espressiva le rappresentazioni medievali imperniate sulle descrizioni dei Padri della Chiesa.tetraPer costoro la scala identifica non solo uno strumento, ma altresì un percorso. Sant’Isacco il Siriaco sottolinea come «la scala di questo Regno (di Dio, NdA) è nascosta dentro di te, nella tua anima. Lavati dunque dal peccato e scoprirai i gradini per salire». Per S. Giovanni Climaco e s. Giovanni Crisostomo i gradini della Scala consistono in esercizi spirituali graduali da superare stadio dopo stadio.
Vale la pena di sottolineare la stretta correlazione che intercorre tra esercizio spirituale (inteso come pratica di un percorso iniziatico) e tecniche iniziatiche di risveglio dei chakra (presenti in tutte le tradizioni iniziatiche) che consentono di superare La Via del Cancello della Mente della tradizione giapponese, imperniata appunto su sette colori (dal rosso al violetto). Del pari Guglielmo di Saint Thierry parlerà dei sette gradi dell’anima ed una lunga dissertazione sarà dedicata da San Bernardo alla scala mystica
tetraIn questi Autori la scala è chiaramente ricondotta al simbolismo del viaggio, del pellegrinaggio irto di difficoltà e imprevisti come tutti i percorsi dell’anima. Come tutti i simboli assiali anche la scala è caratterizzata da una direzione: come la si può salire, così la si può discendere. Herrado di Lansberg parla di una scala delle virtù dove i pioli bianchi e neri si alternano e i demoni perseguitano i peccatori alfine di provocarne la caduta. Tanto più alta la vetta raggiunta, tanto maggiori i pericoli di rovinare in basso. Il pericolo di trasformarsi in statua di sale (come accade alla moglie di Lot, voltatasi a guardare in dietro) è sempre presente nella cammino dell’iniziato e massimamente, come è il caso del cavaliere Kadosh, una volta che si approssima ai Misteri Maggiori. tetraMa le possibilità di discesa vanno intese anche in senso affatto diverso, come dovere dell’iniziato a reintegrarsi nell’Umanità di tutti i giorni, portando seco il patrimonio acquisito, influendo nella realtà quotidiana come adepto. E per farlo, considerando i pericoli intrinseci alla discesa, il Cavaliere Kadosh deve fortificarsi nelle virtù, di cui forse necessita ben più che nel percorso di ascesa. Non è un caso che la Massoneria nella sua saggezza abbia voluto sottolineare, per prima tra queste, la Discrezione (Ghemoul, in ebraico), ovvero la prudenza che necessariamente deve informare ogni atto ed ogni rivelazione nei confronti di quanti non abbiano sperimentato la conoscenza dei Misteri. tetraIn questo è facile ravvisare un’ulteriore sottolineatura dell’importanza di quel segreto che, come ci ricorda Guénon, è ormai tanto inviso al Mondo Moderno. Ma è proprio dall’osservanza di quel segreto, dalla pratica di quelle virtù che è possibile «contribuire alla felicità dei nostri simili» e che aiutano i Maestri del XXX grado a compiere il dovere «perché è il vostro dovere: questa è l’ultima parola della Massoneria: Ecco come noi intendiamo lo spirito cavalleresco nel suo più alto concetto».

Note
  1. (SU) In alcune versioni del Rito, manifestamente più tarde, la sequenza è stata sostituita con altra, in entrambi i montanti della scala, secondo la successione seguente: matematica, astronomia, fisica, chimica, fisiologia, psicologia, sociologia, sul lato ascendente, e: sincerità, pazienza, coraggio, prudenza, giustizia, tolleranza, devozione. A nostro parare tale sostituzione (riportata per esempio nel rituale del Farina [ cfr. S. Farina, Il Libro completo dei rituali massonici, Atanòr, Roma, 1981] ) presenta un carattere di evidente irregolarità per l’equiparazione illegittima che viene compiuta tra arti Tradizionali e Scienze Moderne (se tali possano essere considerate discipline come la sociologia e la psicologia). Anche l’inserimento della tolleranza risente probabilmente dell’influsso illuministico sulla Massoneria speculativa e male traduce gli intendimenti simbolici propri della Massoneria operativa. Le sette virtù di cui è questione sono infatti le stesse riportate sul medaglione di cavaliere Kadosh, attribuito a Dante dal Valli e conservato nel museo di Vienna, in cui è possibile leggere le parole di Fides, Spes, Karitas, Iustitia, Prudentia, Fortitudo e Temperantia.
    [Nota del redattore: i gradini della scala misteriosa nel Rito di Perfezione, che costituisce la spina dorsale del futuro Rito Scozzese, sono dal basso in alto: «’T Sed halad, Scarlabac, Moteck, Emunah, Hamach Sciata, Sabaél, Choemel Binah Tabinah» (in Francken Manuscript, 1783). Nei rituali del Supremo Consiglio di Charleston circoscrizione sud, con cui il Rito Scozzese ha assunto l’assetto attuale, il grado di Cavaliere Kadosh, trascritto nel 1802, è al XXIX e non al XXX e reca sulla scala gli stessi termini del Rito di Perfezione. In entrambi, alla base della scala, si legge «nec plus ultra» (Ordo ab Chao. The original and Complete Rituals of the first Supreme Council, 33°, Boston & New York 1995, Poemander press, p. 329)]
  2. (SU) «Ad Oriente, al di sopra del trono, è raffigurata un’Aquila bicipite, coronata, le ali spiegate, metà bianca e metà nera, che tiene tra gli artigli una spada...sul petto un triangolo equilatero su cui è scritta, in ebraico, la parola Adonai» (U. Poli, Massoneria Iniziatica, la via scozzese, Atanòr, Roma, 1981, p. 121). Il simbolismo dell’aquila è troppo complesso perché se ne possa trattare in tale sede, Ciò che qui preme sottolineare è come l’Aquila bicipite rinvii alla figura di Melchi-Tsedeq, doppiamente sovrano in quanto Re di Pace e di Giustizia, Re del Mondo (cfr. R. Guénon, Il Re del Mondo, Adelphi, Milano, 1977, p. 55 e sgg.) e sovrano della «terra dei viventi», laddove «la morte non può penetrare».
  3. (SU) È estremamente interessante ricordare come la tradizione druidica abbia sempre mantenuto nascosta la propria lingua il cui alfabeto viene adombrato nella romanza di Taliesin, La Battaglia degli Alberi; ancor più rilevante è che la padronanza di tale alfabeto consenta di realizzare una determinata operatività «magica» rivolta alla Dea madre (la Dea Bianca) e di accedere, in tale modo ai misteri dell’Immortalità.
  4. (SU) Anche nella tradizione islamica la scala è composta da sette gradini. Ancor oggi i fellah algerini piantano sulle tombe ramoscelli d’olivo intagliati a rappresentare i sette cieli della scala terrena. Per altro verso il Corano descrive un episodio simile a quello riportato nel Genesi su Giacobbe: a Maometto , durante la sua ascensione notturna propiziata dall’arcangelo Gabriele, apparve una scala di cui si servono gli spiriti degli uomini per salire al cielo e a cui i morenti volgono lo sguardo. Vi è in questo passo della sura nnnn un riferimento allusivo alla immortalità che l’ascensione della scala consente di acquisire, contrapponendo il Regno del Vivente (Allah) a quello dell’Uomo.
  5. (SU) «Allora il Drago, come se mi temesse, sporse la testa da sotto la scala ed io, salendo il primo gradino, gli calpestai la testa..» (cfr. Passio S. Perpetuae, n. 4, in Armitage Robinson, The Passion of St. Perpetua, in «Eranos Jahrbuch», 1950, Zurigo,1951, p. 53).