Loggia

Official Web Site

www.heredom1224.it

lunedì 19 aprile 2010

Ma Clemente V non scomunicò mai i cavalieri templari


Caro dottor Granzotto, apprendo trasecolato, da una lettera pubblicata in questa pagina, che vige ancora la scomunica lanciata contro i Templari da Papa Clemente V. Dal poco che ho letto sulla storia delle Crociate ho appreso che la persecuzione contro quest’ordine religioso fu architettata dal re Filippo il Bello e dal suo ministro Guglielmo di Nogaret al solo scopo di impadronirsi delle loro ricchezze, persecuzione a cui non seppe opporsi il Papa, asservito alla politica francese e iniziatore della «cattività avignonese». Le chiedo se veramente la Chiesa, che ha chiesto tante scuse per i suoi errori, non abbia fatto autocritica nei confronti dei Templari: odiati dai musulmani, torturati e arsi vivi dai cristiani, meriterebbero un po’ di giustizia.

Forse ha trasecolato inutilmente, caro Garberoglio. La storia dei Templari non è stata ancora scritta fino in fondo, ma grazie alle continue ricerche negli archivi – e in particolare nell’Archivio segreto vaticano – ne sappiamo quanto basta per sfatare alcune delle molte leggende sul Tempio e sui suoi cavalieri. Vero è, comunque, che a volere l’abolizione dell’Ordine fu quella buona lana di Filippo il Bello, il «novo Pilato» per dirla con padre Dante. Lo fece di sicuro anche per incamerare le immense ricchezze dei Templari (come aveva precedentemente incamerato quelle della comunità ebraica e tentato di fare con quelle della Chiesa, con conseguente protesta di Papa Bonifacio, l’invio a Anagni di Guglielmo di Nogaret e Sciarra Colonna «sitibondo di vendetta» e schiaffo finale). Quel che non risponde a verità è che Clemente V – il Papa della cattività avignonese – gli tenesse bordone fino in fondo. Dato il suo limitato potere (era, e si considerava, niente più che il cappellano del Re di Francia), molto non poté fare a favore dei Cavalieri, che sapeva fedeli alla Chiesa «Usque ad sanguinis effusionem». Però, almeno, la bolla di scomunica no, quella non la firmò. Anzi, dalla «pergamena di Chinon» rinvenuta negli archivi vaticani dalla studiosa Barbara Frale, risulta che fosse nell’intenzione di Clemente assolvere il Gran Maestro de Molay e lo stato maggiore templare dall’accusa di eresia e di sospendere, non di sopprimere, l’Ordine. Naturalmente la spuntò Filippo e tutto ciò che ottenne il Papa fu di scomunicare non i Templari, ma chiunque in futuro avesse rifondato l’ordine o vestito l’abito o usato i simboli templari. Ciò non lo escluse dall’anatema lanciato, dalla pira che di lì a poco l’avrebbe arso vivo, da Jacques de Molay: «Papa Clemente, cavaliere Guglielmo di Nogaret, Re Filippo… entro l’anno vi citerò a comparire presso il tribunale di Dio per rispondere della vostra infamia! Maledetti! Maledetti! Siate maledetti fino alla tredicesima generazione!». Bé, Clemente morì di lì a poco per una infezione intestinale, Filippo cadendo da cavallo nel corso di una battuta di caccia al cinghiale mentre il giurista e gran accusatore Nogaret finirà assassinato. A volerla poi raccontare fino in fondo c’è la storia di Charles-Henri Sanson, il boia che s’incaricò di decollare Luigi XVI. Prima di azionare la ghigliottina pare si chinasse sulla vittima sussurrandogli: «Sono un Templare e mi trovo qui per portare a compimento la maledizione di Jacques de Molay».

Poiché questi sono i giorni dell’ostensione della sacra Sindone le voglio ricordare, caro Garberoglio e sempre che lei non lo sappia già, che una delle accuse mosse ai Templari era di idolatrare la riproduzione di un «idolo barbuto», il Baphomet. Dai documenti, recentemente esaminati da Barbara Frale e che enumerano le pratiche di devozione cui era sottoposto il cavaliere che abbracciava l’Ordine, risulta che il sedicente «idolo barbuto» era una figura umana riprodotta su un lungo telo di lino. E si sa che nel corso della quarta Crociata, siamo nel 1204, i cavalieri templari si appropriarono proprio della Sindone, conservata nella cappella degli imperatori bizantini a Costantinopoli.

da Il Giornale del 15 aprile 2010

Sindone, ''i Templari la possedevano e l'adoravano quale autentico Sacro Lino''


Roma - (Adnkronos/Ign) - L'archivista vaticana Barbara Frale espone la sua tesi nel libro 'La sindone di Gesù Nazareno': ''I Templari avevano avuto la Sindone nel 1260 dal duca di La Roche e la tennero fino al 1314''.

Roma, 18 apr. (Adnkronos/Ign) - I Templari possedevano la Sindone e l'adoravano quale autentico lino che avvolse il corpo di Gesù Cristo morto in croce. Nelle mani dell'Ordine del Tempio, il lenzuolo sacro rimase per mezzo secolo, dal 1260 al 1314. "La tesi è molto di più di una congettura: è basata su una ricostruzione storica molto solida", avverte all'ADNKRONOS la studiosa Barbara Frale, ufficiale dell'Archivio segreto Vaticano, studiosa delle Crociate e dei Templari e autrice dell'opera "La Sindone di Gesù Nazareno", edita dal Mulino nella collana 'Biblioteca storica', in uscita quasi contemporanea con l'ostensione della Sacra Sindone a Torino (nel duomo dal 10 aprile al 23 maggio 2010).

"I Templari avevano avuto la Sindone nel 1260 dal duca di La Roche, dignitario del Tempio, attraverso una donazione incrociata che permise loro di 'aggirare' il divieto di vendita delle reliquie religiose - spiega la studiosa - e la tennero fino al 1314 quando passò alla famiglia feudataria degli Charny, conti di Champagne". In tutto quel periodo, "riprodussero in vari oggetti il volto di Cristo, senza aureola e senza collo, proprio come è rappresentato nella Sindone": senza aureola perché il Cristo ricoperto dal lenzuolo di lino era morto ma non ancora resuscitato; senza collo perché il suo corpo in rigidità cadaverica presentava la testa reclinata con il mentto abbassato a causa della morte in croce. Nulla a che vedere, dunque, con il culto di 'Bafometto'? "Assolutamente no - risponde Barbara Frale - E' stato uno storico di Oxford a far osservare che quel volto adorato dai Templari, la testa di un uomo con la barba e i capelli lunghi, non aveva alcun connotato diabolico, tenebroso o magico". Inoltre, "un templare descrive una cerimonia religiosa con la presenza di un lungo telo di lino, da venerare baciandone l'immagine impressa dei piedi". Quanto al processo contro i Templari, "fu solo una macchinazione politica e finanziaria, come ben sapevano i contemporanei di allora, Dante Alighieri in testa che ne parla nel Purgatorio".

Questa tesi non convince del tutto il gran priore Walter Grandis, che afferma: "Noi lo avevamo sostenuto una quindicina di anni fa: per noi, i Templari possedevano un velo particolare di venerazione". Ma si trattava proprio del velo che avvolse Gesù? "Per noi - prende le distanze Grandis - è sicuramente un oggetto che appartiene al Medioevo. Questa tesi rientra nell'ambito della fede dove noi non entriamo. Potrebbe invece trattarsi del telo nel quale veniva avvolto un maestro templare colpito in battaglia".

"I Templari non hanno mai visto la Sindone: il rapporto che si vuol far passare tra i Templari e la Sindone non esiste", afferma invece all'ADNKRONOS Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone, autore insieme a Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di Sindonologia e docente di Fisica Matematica all'Università di Torino, del volume "La Sindone e il suo museo" edito da Utet-De Agostini. Sottolinea Zaccone: "Non credo assolutamente che ci sia un rapporto tra la Sindone e i Templari, sono due cose che secondo me non hanno alcun punto di contatto. Non c’è alcuna documentazione che dimostri che siano stati loro i custodi della Sindone o che siano stati loro a portare la Sindone dall’Oriente all’Occidente. Quindi, potrebbe essere stata in mano ai Templari come ai Francescani o a qualunque altro Ordine, vale per tutti la stessa cosa. La posso considerare come ipotesi, ma è solo una delle tante possibili"

Sindone, avanzate ipotesi sul suo possesso da parte dei Templari


Una tesi che è molto più di una semplice congettura, basata su una ricostruzione storica condotta con serietà ed accuratezza, dimostrerebbe come i Templari possedevano la Sindone e la adoravano quale autentico lino posto attorno al corpo di Gesù Cristo morto in croce; secondo questa tesi infatti il lenzuolo sacro rimase in mano all’Ordine del Tempio per circa mezzo secolo, dal 1260 al 1314. Questo almeno secondo quanto spiegato ed esposto da Barbara Frale, ufficiale dell’Archivio segreto Vaticano oltre che studiosa delle Crociate e dei Templari ed autrice del libro “La Sindone di Gesù Nazareno” uscito quasi contemporaneamente con l’ostensione della Sacra Sindone a Torino.

Secondo le ricostruzioni illustrate dalla studiosa infatti, i Templari avrebbero ricevuto la Sindone nell’anno 1260 dal duca di La Roche, dignitario del Tempio, tramite una donazione incrociata che avrebbe permesso loro di evitare e superare il “divieto” di vendita di reliquie religiose ; il sacro lino fu conservato fino al 1314 quando passò poi alla famiglia feudataria degli Charny, i conti di Champagne. In tutto quel lasso di tempo furono da loro riprodotti diversi oggetti con il volto di Cristo senza collo e senza aureola proprio come nella Sindone: senza collo in quanto il corpo nella rigidità cadaverica aveva la testa reclinata con il mento abbassato dovuto alla morte in croce; senza aureola in quanto il Cristo avvolto dal lenzuolo di lino era morto ma non era ancora resuscitato.

Barbara Frale aggiunge inoltre ulteriori spiegazioni illustrando aneddoti e testimonianze, come quella di un templare che descrive una cerimonia religiosa aggiungendo la presenza di un lungo telo di lino da venerare baciandone l’immagine impressa dei piedi; per quanto concerne il processo contro i Templari fu solamente una macchinazione finanziaria e politica e di questo erano ben consapevoli anche i contemporanei di quel tempo, se Dante Alighieri ne parla perfino nel Purgatorio.

Ma ci sono anche opinioni discordanti da quella dell’archivista vaticana come ad esempio quella del gran priore Walter Grandis che afferma come sia vero che i Templari possedessero un velo tenuto in grande venerazione ma di come non ci sia la sicurezza che fosse quello che aveva avvolto il corpo di Gesù. Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone, sostiene invece di come non esista affatto alcun rapporto tra la Sindone ed i Templari dal momento che non è accertata l’esistenza di nessuna documentazione che dimostri che siano stati loro i custodi del Sacro Lino o che l’abbiano trasportato dall’Oriente all’Occidente.

di Rossella Lalli

lunedì 12 aprile 2010

Milano, trovato nel Duomo il tesoro dei Templari


La scoperta a causa di un crollo del pavimento

Milano - Eccezionale scoperta storica sotto le fondamenta del Duomo di Milano. Ieri sera intorno alle 22, a causa di un'infiltrazione causata dalla pioggia che ha provocato il crollo del pavimento sotto l'altare principale, gli addetti alla manutenzione della Veneranda fabbrica del Duomo hanno scoperto una cripta di circa 80 metri quadrati. I vigili del fuoco, intervenuti sul posto per verificare eventuali cedimenti strutturali alla volta, si sono calati nella stanza, alta circa 10 metri. Sul fondo della cripta, ricoperto da un denso strato melmoso, sono state rinvenute una decina di casse, risalenti al '300, del peso complessivo di 5 tonnellate. Le casse potrebbero contenere parte del famoso tesoro dei Cavalieri templari, occultato dopo la dissoluzione dell'ordine da parte di Papa Clemente V e la morte dell'ultimo gran maestro, Jacques de Molay, bruciato sul rogo per ordine del re di Francia Filippo il Bello nel 1314.

Sul luogo è intervenuta subito la sovrintendente ai beni culturali della Lombardia, che ha preso in custodia il tesoro, disponendone la messa in sicurezza presso il caveau della sede Banca d'Italia di piazza Cordusio. Per spostare il contenuto della cripta è stato necessario l'utilizzo di uno speciale argano, fissato con putrelle e braccia meccaniche alle pareti del Duomo, per evitare che l'eccessiva pressione potesse provocare ulteriori cedimenti del pavimento. Le operazioni di rimozione sono teminate poco dopo le sette di questa mattina. A quanto si apprendere da fonti della Soprintendenza, le casse rinvenute nel Duomo conterrebbero oro e preziosi di valore inestimabile. Una delle casse, in particolare, conterrebbe una pergamena con l'elenco di alcuni "oggetti sacri" che appartengono alla tradizione ed alla mitologia cristiana. Tra questi sembrerebbe esservi il "Santo Graal", la mitica coppa che sarebbe stata utilizzata nell'Ultima Cena da Gesù, e successivamente da Giuseppe d'Arimatea per raccogliervi il sangue del Cristo.

I lavori di costruzione del Duomo cominciarono nel 1386, e la cattedrale milanese venne consacrata nel 1418. Per superficie, il Duomo di Milano è la quarta chiesa d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra e la cattedrale di Siviglia. Secondo alcuni studiosi, i Templari avrebbero nascosto il tesoro suddividendolo proprio in queste quattro chiese, per utilizzarlo come "finanziamento" per la ricostruzione dell'Ordine dei monaci-guerrieri. La studiosa Barbara Frale ha infatti rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon, che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314 assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo, per assoggettarlo ad una profonda riforma.

Nel luogo dove sorge il Duomo, un tempo si trovavano l'antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, cattedrale invernale, e la basilica di Santa Tecla, cattedrale estiva. Dopo il crollo del campanile, l'arcivescovo Antonio de' Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città. Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla in un secondo momento, nel 1461-1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548). La cripta scoperta ieri sera sarebbe infatti una parte "nascosta" della chiesa di Santa Maria Maggiore, restata intatta proprio perchè contenete il tesoro dei Templari.

La nuova fabbrica, a giudicare dai resti archeologici emersi dagli scavi nella sacrestia, doveva prevedere originariamente un edificio in mattoni secondo le tecniche del gotico lombardo. Nel gennaio 1387 si gettarono le fondazioni dei piloni, opere colossali che erano state già progettate su disegno l'anno prima. Durante il 1387 si continuarono gli scavi delle fondazioni e si gettarono i piloni. Ciò che fu fatto prima del 1386 venne tutto disfatto o quasi. Nel corso dell'anno il Signore della città, Gian Galeazzo Visconti, assunse il controllo dei lavori, imponendo un progetto più ambizioso, dotando la città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo Stato, che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra (nazioni dalle quali provenivano tutti i gran maestri dei Templari), le principali potenze massoniche mondiali. Non a caso Gian Galeazzo Visconti chiamò per la progettazione del Duomo gli architetti francesi, profondi conoscitori dei segreti iniziatici alla base dei quali vi è la costruzione delle cattedrali d'Oltralpe.


di Ellis Mais

Massoneria Illustrata


E' arrivato in redazione un libro dal titolo "Massoneria illustrata" La copertina porta una rielaborazione di una foto della basilica di San Galgano, vicino a Siena, quella col tetto sfondato. In quarta di copertina si legge:
"Osteggiata, temuta, rispettata. La massoneria e' un'antica istituzione le cui radici si perdono nella storia ma che ha assunto un ruolo fondamentale nella costruzione della societa' moderna a partire dall'inizio del Settecento. Tanti i pregiudizi anche alimentati dalla consuetudine di riservatezza - non segretezza - che contraddistingue i suoi appartenenti da oltre tre secoli. Nella vecchia Europa e in Italia in particolare, i massoni sono stati perseguitati da tutti i totalitarismi del Novecento e ancora oggi vengono spesso additati come causa di tutti i mali quando non si riesce a dare spiegazione agli eventi umani. Al contrario, nel mondo anglosassone, l'appartenenza alla massoneria e' sigillo che contradistingue la parte migliore del consorzio civile. In entrambi i sensi esiste ampia letteratura. L'intento di questa pubblicazione e' di affrontare l'argomento con canoni inediti, stimolando la curiosita' del lettore senza preconcetti, con approccio lieve, ma leggero."
Il libro illustrato efficacemente da Giulia Redi nasce da un'idea di Giuseppe Galasso e Roberto Rossi. Narra la storia di due amici Piero e Franco, il quale, ad un certo momento, di fronte all'accanirsi dei media sugli elenchi di presunti iscritti all'Istituzione si manifesta e fa conoscere all'amico gli aspetti veri di una realta' cosi' distante dai luoghi comuni di certa malastampa.
Il ricavato della vendita di questo interessante e originale volume verra' destinato alle Figlie della Carita' di San Vincenzo dei Paoli di Siena come sostegno alle loro insostituibili attivita' quotidiane in favore di chi ha bisogno. Massoneria Illustrata e' stampato da Betti srl e costa 12 euro.

di Oscar Bartoli

Svolta in Francia, donne nella massoneria


La decisione adottata dopo una discussione lunga un anno. Sono 50 mila gli aderenti

La decisione del Grande Oriente transalpino: le logge non saranno più accessibili solo agli uomini

Storica svolta nella massoneria francese. Il Grande Oriente di Francia, la più grande e antica federazione massonica del paese transalpino, composta da circa 50.000 adepti, ha deciso di ammettere al suo interno membri di sesso femminile. Giovedì scorso Pierre Lambicchi, attuale Gran Maestro della società fondata nel lontano 1733 ha approvato la proposta che permette alle donne di essere “iniziate” a una delle 1.150 logge della federazione massonica

DIBATTITO DECENNALE - Da circa un decennio ormai i membri del Grande Oriente di Francia discutevano se ammettere le donne nell'associazione. Anche lo scorso settembre, durante l'annuale incontro dei rappresentanti delle varie logge a Lione, gli adepti hanno discusso il tema con grande concitazione. Alla fine la proposta è stata messa ai voti, ma non ha ottenuto la maggioranza. Vi è stata una forte spaccatura tra i rappresentanti e molti di questi hanno abbandonato la riunione in segno di protesta. A distanza di sette mesi è arrivata la svolta grazie all'iniziativa personale del Gran Maestro Lambicchi. Quest'ultimo ha delegato la decisione non più ai rappresentanti, bensì alla Camera Suprema di Giustizia Massonica, l'organo che ha il compito di far rispettare le norme all'interno dell'associazione. Lo scorso 8 aprile la Camera Suprema ha emesso la «sentenza» sostenendo che non vi era nei regolamenti alcun espresso divieto che impediva alle donne di far parte dell'associazione.