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martedì 30 settembre 2008

Raimon Panikkar : osservazione sulle cause del “non dialogo”


"L'ossessione psicologica per la certezza, affermata da un grande filosofo quale fu Cartesio, ha portato all'ossessione patologica per la sicurezza" che caratterizza in mille modi il nostro vivere quotidiano.
Grazie a Dio niente è sicuro e l'aggrapparsi a presunte certezze ci pone sulla difensiva e finisce per renderci intolleranti, chiusi, incapaci di dialogo.
"Chi ha desiderio di sicurezza non può avere pace".
Tra gli ostacoli che impediscono un vero dialogo, non a caso, c'è la paura.
Ma a partire dal riconoscimento di tale paura si può lavorare al suo superamento ("il cuore puro").
Ed è la consapevolezza della propria vulnerabilità, la principale componente del dialogo: "Se sono convinto di avere ragione, di essere il più forte e penso di avere tutte le risposte, che dialogo è? Mi chiuderò al dialogo, pensando che l'altro non sia in grado di capirmi, e poi mi lamenterò della sua chiusura".
"La vulnerabilità, d'altra parte, non è una debolezza, ma una richiesta di dialogo discreta e senza parole.
È quello che mi consente di aprirmi, senza essere una minaccia per l'altro".
Il dialogo è essenziale alla vita umana - noi non siamo monadi chiuse in un narcisismo individualista - ma anche alla cultura e alla religione.

lunedì 29 settembre 2008

Il Fratello di Via Panisperna


I ragazzi di Via Panisperna: da sinistra Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo
Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi.
Esattamente centosette anni fa, il 29 settembre 1901, nasce a Roma Enrico Fermi, figlio di Alberto, funzionario del Ministero dei Trasporti e Ida De Gattis, maestra. Fino ai tre anni di età risiede in campagna sotto lo stretto controllo di una balia, a sei anni inizia regolarmente la scuola elementare laica (fattore importante, in quanto non ha mai ricevuto educazione religiosa, comportando e supportando quindi l'agnosticismo che lo ha accompagnato per tutta la sua vita). Profondamente addolorato dalla morte prematura del fratello Giulio, maggiore di un solo anno, con il quale aveva legato particolarmente, getta tutto il suo sconforto nei libri, canalizzando positivamente la rabbia per la perdita, tanto da terminare il liceo ginnasio "Umberto" con un anno di anticipo, avendo tempo anche per concentrarsi su approfonditi studi di matematica e fisica su testi da lui comprati o anche solo sfogliati presso il mercatino delle pulci di Campo de'Fiori. Un collega del padre, l'ingegnere Adolfo Amidei, avendo a cuore il ragazzo, gli suggerisce di non iscriversi all'Università di Roma, bensì all'Università di Pisa, in particolare alla scuola Normale, presentandosi al concorso annuale che si tiene per potervi accedere: il tema "Caratteri distintivi dei suoni" viene affrontato da lui con estrema maestria, permettendogli di classificarsi primo in graduatoria. Inizia quindi nel 1918 la frequentazione a Pisa, della durata di quattro anni: si laurea il 7 luglio del 1922, dimostrando anche una conoscenza linguistica non comune (oltre al latino e il greco, conosce infatti l'inglese, il francese ed il tedesco), che gli permette dopo poco di partire alla volta di Gottigen, alla scuola di Max Born, per migliorare le conoscenze di fisica quantistica.

Nel 1923 viene iniziato Massone nella Loggia Lemmi di Roma, allora all'obbedienza di Piazza del Gesù. Nel 1925, con pochi rimpianti, si sposta a Leida, in Olanda, ove ha modo di incontrare Albert Einstein, anche lui Massone e Premio Nobel per la Fisica nel 1921.A Roma ottiene per primo la cattedra di Fisica Teorica, creata per lui dal Prof. Orso Mario Corbino, direttore dell'Istituto di Fisica, il quale contemporaneamente compone un gruppo di studio ribattezzato in seguito "i ragazzi di Via Panisperna" (dalla sede dell'istituto), composto da Rasetti, Segrè, Amaldi, Majorana, Trabacchi e Pontecorvo.
Le argomentazioni principali degli studi ineriscono la spettroscopia, ottenendo risultati eccellenti, ma quasi tutti i membri di questo gruppo si sentono sempre più attratti dalla fisica nucleare, spostandosi sempre più frequentemente all'estero a studiare nei laboratori più innovativi. Fermi si concentra sullo studio del nucleo atomico, arrivando a formulare la teoria del decadimento beta, secondo la quale l'emissione di un fotone è data dalla transizione di un neutrone in un protone con la creazione di un elettrone e di un neutrino. Questa teoria, introdotta al termine del 1933, trova subito conferma nella scoperta della radioattività da parte di Curie e Joliot, esposta nei primi mesi del 1934. Sulla base di questa scoperta, Fermi formula una nuova idea: utilizzare i neutroni come proiettili per evitare la repulsione coulombiana per poter produrre radioattività artificiale. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, ottengono risultati positivi per 37 specie sulle 60 testate, scoprendo altresì che in caso di urti successivi, i neutroni prodotti da urti rallentati hanno un tasso di efficacia molto più elevata nella generazione di specie radioattive. Tra il 1935 e il 1937 il gruppo si separa di nuovo per diverse assegnazioni di cattedre, a Roma rimangono solo Fermi e Amaldi: Nel 1938 ad Enrico Fermi viene conferito il premio Nobel, ma questa è l'unica nota felice dell'anno. Majorana scompare infatti in circostanze più o meno misteriose e a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista, il fisico romano è costretto ad emigrare, visto che sua moglie Laura è ebrea. Fermi accetta la cattedra alla Columbia University, mentre il suo amico Segrè, scoprendo di essere stato licenziato a Roma, accetta la cattedra di fisica a Berkeley. Dopo l'arrivo alla Columbia, inizia a concentrarsi sugli esperimenti iniziali di Hahn e Strassman sulla fissione nucleare, e con l'aiuto di Dunning e Booth e progetta un primo piano per la costruzione della prima pila nucleare, ovvero il primo dispositivo ove produrre in modo controllato la reazione a catena. Enrico Fermi vede la realizzazione dei suoi sforzi il 2 dicembre del 1942, con l'entrata in funzione della prima centrale nucleare a Chicago; l'energia nucleare diviene così fonte di vita, ma allo stesso tempo anche uno strumento di guerra: il fisico aderisce infatti al progetto Manhattan allo scopo di creare il primo ordigno nucleare.


Dopo la guerra si dedica allo studio sulle particelle elementari e ad acceleratori di particelle, concentrandosi principalmente sui pioni e le sue interazioni con i protoni. Durante un suo periodo di permanenza in Italia, nell'estate del 1954, iniziano a manifestarsi i primi drammatici sintomi del cancro allo stomaco: questa malattia, allora ancora pressochè sconosciuta, lo debilita rapidamente portandolo alla morte il 29 novembre dello stesso anno a Chicago, negli Stati Uniti.

Il Fratello di Via Panisperna

Esattamente centosette anni fa, il 29 settembre 1901, nasce a Roma Enrico Fermi, figlio di Alberto, funzionario del Ministero dei Trasporti e Ida De Gattis, maestra. Fino ai tre anni di età risiede in campagna sotto lo stretto controllo di una balia, a sei anni inizia regolarmente la scuola elementare laica (fattore importante, in quanto non ha mai ricevuto educazione religiosa, comportando e supportando quindi l'agnosticismo che lo ha accompagnato per tutta la sua vita). Profondamente addolorato dalla morte prematura del fratello Giulio, maggiore di un solo anno, con il quale aveva legato particolarmente, getta tutto il suo sconforto nei libri, canalizzando positivamente la rabbia per la perdita, tanto da terminare il liceo ginnasio "Umberto" con un anno di anticipo, avendo tempo anche per concentrarsi su approfonditi studi di matematica e fisica su testi da lui comprati o anche solo sfogliati presso il mercatino delle pulci di Campo de'Fiori. Un collega del padre, l'ingegnere Adolfo Amidei, avendo a cuore il ragazzo, gli suggerisce di non iscriversi all'Università di Roma, bensì all'Università di Pisa, in particolare alla scuola Normale, presentandosi al concorso annuale che si tiene per potervi accedere: il tema "Caratteri distintivi dei suoni" viene affrontato da lui con estrema maestria, permettendogli di classificarsi primo in graduatoria. Inizia quindi nel 1918 la frequentazione a Pisa, della durata di quattro anni: si laurea il 7 luglio del 1922, dimostrando anche una conoscenza linguistica non comune (oltre al latino e il greco, conosce infatti l'inglese, il francese ed il tedesco), che gli permette dopo poco di partire alla volta di Gottigen, alla scuola di Max Born, per migliorare le conoscenze di fisica quantistica.

Nel 1923 viene iniziato Massone nella Loggia Lemmi di Roma, allora all'obbedienza di Piazza del Gesù. Nel 1925, con pochi rimpianti, si sposta a Leida, in Olanda, ove ha modo di incontrare Albert Einstein, anche lui Massone e Premio Nobel per la Fisica nel 1921.A Roma ottiene per primo la cattedra di Fisica Teorica, creata per lui dal Prof. Orso Mario Corbino, direttore dell'Istituto di Fisica, il quale contemporaneamente compone un gruppo di studio ribattezzato in seguito "i ragazzi di Via Panisperna" (dalla sede dell'istituto), composto da Rasetti, Segrè, Amaldi, Majorana, Trabacchi e Pontecorvo.




I ragazzi di Via Panisperna: da sinistra Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi.


Le argomentazioni principali degli studi ineriscono la spettroscopia, ottenendo risultati eccellenti, ma quasi tutti i membri di questo gruppo si sentono sempre più attratti dalla fisica nucleare, spostandosi sempre più frequentemente all'estero a studiare nei laboratori più innovativi. Fermi si concentra sullo studio del nucleo atomico, arrivando a formulare la teoria del decadimento beta, secondo la quale l'emissione di un fotone è data dalla transizione di un neutrone in un protone con la creazione di un elettrone e di un neutrino. Questa teoria, introdotta al termine del 1933, trova subito conferma nella scoperta della radioattività da parte di Curie e Joliot, esposta nei primi mesi del 1934. Sulla base di questa scoperta, Fermi formula una nuova idea: utilizzare i neutroni come proiettili per evitare la repulsione coulombiana per poter produrre radioattività artificiale. Dopo alcuni tentativi infruttuosi, ottengono risultati positivi per 37 specie sulle 60 testate, scoprendo altresì che in caso di urti successivi, i neutroni prodotti da urti rallentati hanno un tasso di efficacia molto più elevata nella generazione di specie radioattive. Tra il 1935 e il 1937 il gruppo si separa di nuovo per diverse assegnazioni di cattedre, a Roma rimangono solo Fermi e Amaldi: Nel 1938 ad Enrico Fermi viene conferito il premio Nobel, ma questa è l'unica nota felice dell'anno. Majorana scompare infatti in circostanze più o meno misteriose e a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista, il fisico romano è costretto ad emigrare, visto che sua moglie Laura è ebrea. Fermi accetta la cattedra alla Columbia University, mentre il suo amico Segrè, scoprendo di essere stato licenziato a Roma, accetta la cattedra di fisica a Berkeley. Dopo l'arrivo alla Columbia, inizia a concentrarsi sugli esperimenti iniziali di Hahn e Strassman sulla fissione nucleare, e con l'aiuto di Dunning e Booth e progetta un primo piano per la costruzione della prima pila nucleare, ovvero il primo dispositivo ove produrre in modo controllato la reazione a catena. Enrico Fermi vede la realizzazione dei suoi sforzi il 2 dicembre del 1942, con l'entrata in funzione della prima centrale nucleare a Chicago; l'energia nucleare diviene così fonte di vita, ma allo stesso tempo anche uno strumento di guerra: il fisico aderisce infatti al progetto Manhattan allo scopo di creare il primo ordigno nucleare.


Dopo la guerra si dedica allo studio sulle particelle elementari e ad acceleratori di particelle, concentrandosi principalmente sui pioni e le sue interazioni con i protoni. Durante un suo periodo di permanenza in Italia, nell'estate del 1954, iniziano a manifestarsi i primi drammatici sintomi del cancro allo stomaco: questa malattia, allora ancora pressochè sconosciuta, lo debilita rapidamente portandolo alla morte il 29 novembre dello stesso anno a Chicago, negli Stati Uniti.

venerdì 26 settembre 2008

LA MASSONERIA E LA NASCITA DELL'IMPRESA DEL MUSIC HALL


VILLA IL VASCELLO - ROMA

SABATO 27 SETTEMBRE 2008 - Ore 19:00


Massoni e Music Hall. Incontro con Diane Clements.

Al Vascello con la Direttrice della Biblioteca e del Museo della UGLE (United Grand Lodge of England - Gran Loggia Unita d'Inghilterra), Diane Clements.
L'influenza esercitata dalla massoneria nello sviluppo dell'industria dello spettacolo di varietà e nella vita di alcuni imprenditori e organizzatori teatrali, sarà il tema della conferenza che Diane Clements, Direttrice della Biblioteca e del Museo della Massoneria della UGLE, terrà per gli "Incontri Internazionali del Servizio Biblioteca del Grande Oriente d'Italia".
L'incontro sarà introdotto dal Gran Bibliotecario del GOI Bernardino Fioravanti.
Il Maestro Bruno Battisti D'Amario presenterà una sua trascrizione del brano per Music Hall di ispirazione massonica "Act on the square, boys!", il cui testo verrà letto dall'attore Achille Brugnini.
Interverranno anche l'attore Gianluca Guidi e lo storico Lucio Villari, raffinato cultore dei grandi eventi di cinema e teatro. Sarà presente il Gran Maestro Gustavo Raffi.
Massoneria e Music Hall, un rapporto a primo impatto un po' bizzarro nello scintillante mondo, anche effimero, del teatro e della musica dal vivo in Gran Bretagna tra gli inizi del XIX secolo e la metà del XX. Se ne parlerà il 27 settembre a Villa 'Il Vascello' nell'ambito degli "Incontri internazionali del Servizio Biblioteca" del Grande Oriente d'Italia con Diane Clements, Direttrice di Biblioteca e Museo della UGLE, che, per la prima volta in Italia, presenterà il fenomeno con documenti e studi singolari.
Dalla partecipazione di massoni all'impresa teatrale del Music Hall nacquero intrecci di gusto e di stile che favorirono l'aggregazione sociale e furono preludio delle prime proiezioni cinematografiche. Il Bibliotecario del Grande Oriente, Dino Fioravanti, responsabile del Servizio Biblioteca, ricorderà, in apertura dell'incontro, gli studi in corso proprio su massoneria e cinema muto.
La Biblioteca e il Museo della Massoneria della Gran Loggia Unita d'Inghilterra ospitano una delle più prestigiose collezioni massoniche del mondo. La struttura museale custodisce oggetti con decorazioni liberomuratorie (servizi da tè, porcellane, bicchieri, argenti, mobili, orologi, gioielli, grembiuli e insegne), appartenenti anche a famosi massoni e membri della famiglia reale, come Winston Churchill ed Edoardo VII. Sono esposti insieme ad una ricca collezione di stampe, incisioni e fotografie. La Biblioteca e l'Archivio Storico (entrambi di libera consultazione) comprendono un'ampia raccolta di libri a stampa e manoscritti sulla Massoneria (soprattutto in Inghilterra) e su materie collegate, comprese le tradizioni esoteriche e mistiche.
Attualmente presso la Biblioteca e il Museo della Massoneria della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, che si trova nella Freemasons' Hall di Londra, Sede della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, è in corso una mostra, inaugurata il 4 Giugno e che rimarrà aperta fino al 19 Dicembre, che celebra il primo Centenario della Massoneria Femminile Britannica.

mercoledì 24 settembre 2008

Avete un'idea di com'era il Tempio di Re Salomone ?

Ecco il rendering del Tempio di Re Salomone




Un borghese piccolo piccolo

Una magnifica interpretazione di un'iniziazione massonica interpretata dal grande Alberto Sordi.




LA GRANDE OPERA GASTRONOMICA - Tavola semiseria


Cari Fr∴, l’idea di questa tavola parte da un quesito che da tempo mi pongo:
“Ma che tipo di persone erano i frequentatori delle quattro taverne (“L’oca e la salsiccia”, “Alla corona”, “Uva e calice” e “Al melo”) che il 24 giugno 1717, giorno di San Giovanni Battista nonchè solstizio d’estate, decisero di formare la Gran Loggia d’Inghilterra ?”
Dato che si riunivano in taverne, sicuramente dovevano essere delle persone che amavano la convivialità e il piacere dello stare insieme.
Le sociétés des plaisirs pullulavano nell’Europa più progredita ed erano un’eredità dell’Epicureismo: agapi fraterne celebravano la gioia di vivere interno a un buon tavolo imbandito dove anche la musica aveva la sua parte. Si riteneva, a buon diritto, che attraverso il piacere e l’armonia si sarebbero accresciuti sia gli individui che la società.
Ancora oggi si pensi che esistono, ad esempio in Spagna, le sociedades gastronomicas, associazioni per soli uomini dedicate unicamente allo stare insieme per cucinare e mangiare ciò che si è preparato. Sono luoghi speciali dove lo spirito comunitario si mette al servizio delle gastronomia e della convivialità.
Ma allora, per gioco, ma neanche più di tanto, si può lavorare con la fantasia e affermare che esistono delle forti analogie e legami tra la cucina e i nostri lavori di massoni speculativi.
Non è “armonia e piacere di stare insieme” l’organizzare dei banchetti per i nostri amici ? mettersi in cucina e cucinare qualcosa che possa appagare noi stessi e gli altri ? dare vita alle nostre architetture gastronomiche con la magia di pietanze diverse ? non esiste anche nelle grandi cucine la tipica gerarchia che parte dall’ultimo garzone per arrivare allo chef, depositario dell’arte e tracciatore di mitici menù ? non si usa il grembiule anche in cucina? ma soprattutto, non è un rituale anche il cucinare ?
E’ fatto accertato che i rituali sono necessari, anzi indispensabili, all’uomo, soprattutto al giorno d’oggi in cui si è assillati dall’incalzare del tempo e dell’efficienza. Il rituale aiuta la concentrazione, contribuisce a estraniarsi dalla banale e stressante quotidianità. In una celebre frase del Parsifal di Wagner, prima del cerimoniale dell’Agape Sacra, viene detto che lì il tempo diventa spazio: frase enigmatica che racchiude l’essenza del rituale. Questo, difatti, si svolge nello spazio e tende ad annullare la dimensione tempo. Nel mondo dei fornelli, lo si può vivere provando a dilettarsi con le vecchie ricette. Cucinare il fagiano come ci consiglia il grande Artusi è come rivivere un tempo ormai dimenticato.
Ma vi è di più. Nel cucinare vi è una certa forma di filantropia che pone il cuoco nella condizione di donare agli altri il frutto del proprio lavoro e della propria creatività.
Platone ambienta uno dei suoi dialoghi più elevati proprio durante un banchetto, il Simposio, e in quelle pagine afferma che l’aspirazione massima dell’uomo è quella dell’immortalità: il cuoco come l’artista in un certo senso crea per perpetuarsi.
Vi siete mai chiesti quante cose può insegnarci la Cucina?
Prendiamo ad esempio due concetti base dell’Iniziazione: quello di Morte e di Rinascita.
Tamino all’inizio del Flauto Magico sviene, come accadrà più avanti a Pamina: è il primo stadio iniziatico. Lo svenimento è una morte simulata, ed è dalla morte che ha origine la trasformazione dell’individuo. Ebbene, in nessun posto come in cucina è valido questo principio: quello di ridar vita a chi vita non ha più.
Lo Stracotto d’Asino rinasce grazie al prodigio dell’Alchimia gastronomica con il risultato di una mutazione qualitativa: dopo sette ore di cottura avrà raggiunto uno stadio di mutazione spirituale della materia.
L’Alchimia consisteva nel ricondurre sul piano materiale la perfezione spirituale. Il suo fine ultimo era quello di spiegare che “uno è in tutto e tutto è in tutto”, che il mondo è una Grande Analogia. Il testo più importante è di poche righe, talmente semplice da poter essere scritto su uno smeraldo: ciò significa che le cose più alte sono quelle più semplici. E’ appunto la Tavolo di Smeraldo attribuita a Ermete Trismegisto.
Molto dobbiamo ancora imparare dall’alchimia gastronomica.
E per i grandi alchimisti - Raimondo Lullo, Basilio Valentino, Paracelso - c’era un solo modo per imparare: l’azione. Trascorrevano anni e anni davanti a fornelli accesi, osservando il fuoco che avrebbe dovuto purificare i metalli. Nel fissare il fuoco a poco a poco dileguavano dalla loro mente tutte le impurità, le negatività, le vanità del mondo e il processo di purificazione del metallo finiva col rigenerare loro stessi. Alla fine, il metallo si sarebbe liberato dalle sue proprietà individuali e avrebbe permesso loro di comprendere il linguaggio dell’Universo, poiché rappresentava il mezzo tramite il quale le cose comunicavano tra loro: questa era per gli alchimisti, così come per noi, la Grande Opera.
E per finire un’altro quesito che mi attanaglia la mente:
“Ma l’Ouròboros, simbolo alchemico del divenire eterno, prima di mordersi la coda l’ha immersa, come un buon pinzimonio, in una ciottola contenente il sale e il mistico “Olio del Tempio”?”

Fr. Maurizio B. PM

martedì 23 settembre 2008

Il telegramma del Capo dello Stato esprime il proprio apprezzamento per il convegno promosso dal GOI



Roma, 20 settembre 2008




Il Capo dello Stato, On. Giorgio Napolitano, ha inviato all'Ill.mo e Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, l'Avv. Gustavo Raffi, un telegramma in cui esprime il proprio apprezzamento per il convegno promosso dal Grande Oriente d'Italia nel 60° anniversario della promulgazione della Costituzione .




Leggi il messaggio dalla Presidenza della Repubblica




"Il tradimento del Templare"- libro postumo di Franco Cuomo


PARIGI ANNO DOMINI 1314

La storia comincia in un giorno di marzo del 1314 mentre a Parigi bruciano gli ultimi templari.
..."Così, sopraffatti da una incomprensione che escludeva ogni pietà, andarono al rogo gli ultimi templari sull'isola della Senna, nello slargo antistante la cattedrale di Notre-Dame, in un rosso tramonto di marzo. Con il sole alle spalle, guardando l'Oriente".
..."Mancavano tre giorni all'equinozio di primavera. La Senna scorreva leggera. Venivano dai giardini reali, poco distanti, effluvi dolci di mandorlo e pesco, che ben presto il fumo acre della legna secca – e della carne bruciata – disperse nei lamenti".
..."Con le residue forze che gli restavano, infatti, mentre il fuoco ne divorava lentamente gli arti inferiori, salendo piano dalle caviglie all'inguine, Jacques de Molay ebbe modo di gridare con voce arrochita dal fumo i nomi di re Filippo detto il Bello e del pavido papa Clemente che ne aveva assecondato i piani, intimando loro di presentarsi nel giro di un anno al giudizio di Dio. Moriva da uomo libero, vittima di una libertà sopraffatta dalla voracità di un re sull'orlo della bancarotta, bisognoso di appropriarsi dei tesori del Tempio".


Esce nelle librerie il 23 settembre il romanzo postumo di Franco Cuomo,''Il tradimento del Templare'' (Baldini Castoldi Dalai), un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica.
Protagonista è Esquieu de Floryan, da tutti detto Squinn, l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay.
Ma perché ha tradito? Lo ha fatto per interesse, oppure il suo è stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignità, abbattendone i simboli ormai corrotti?
Lungo le pagine del libro si snoda una vicenda emozionante e intricata in cui la figura di Squinn si affianca a quella di personaggi d'eccezione - come Dante Alighieri, legato ai Templari perché guida dei "Fedeli d'Amore" - in una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli.
Con una lingua preziosa, magica e avvolgente, Franco Cuomo ha dato vita ad uno dei più grandi enigmi della storia.

lunedì 22 settembre 2008

Un importante e prestigioso riconoscimento è stato assegnato nei giorni scorsi a Roma al Capitolo Demolay "Militiae Templi" n. 62026 di Cagliari


Il Maestro Consigliere Emanuele S.P. del Capitolo Demolay "Militiae Templi" n. 62026 di Cagliari, è stato insignito del collare di Deputaty State Master Concilior, quindi il "numero due" dei giovani cavalieri italiani.
Nella toccante cerimonia di investitura, officiata dall'Ufficiale Esecutivo dello Stato, è stato sottolineato il prezioso ruolo dal Maestro Consigliere nel rilancio del Capitolo cagliaritano, che ha visto, la casa massonica cagliaritana ospitare lo scorso 7 settembre la solenne tornata d'iniziazione con l'ingresso di 6 nuovi ragazzi.

Il riconoscimento assegnato a Emanuele – è stato sottolineato da più parti – va condiviso con tutti gli altri Demolay cagliaritani ed in particolare con il primo Maestro Consigliere del Capitolo Stefano Cherchi per l'impegno sempre profuso a favore dell'Ordine, prima come MC del Capitolo ed ora, finalmente, come Advisor dello stesso, completando così per primo quel ciclo naturale che vede i ragazzi, da giovani maturi, prendere loro stessi le redini dell'Ordine.

Equinozio d'Autunno- 22 Settembre 2008


In astronomia un equinozio è definito come l'istante in cui il Sole raggiunge una delle due intersezioni tra l'eclittica e l'equatore celeste.



Illuminazione della Terra all'Equinozio.

La parola "equinozio" deriva dal latino e significa "notte uguale". Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni di ogni anno in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Per definire esattamente la lunghezza del giorno, l'alba comincia quando il sole ha superato di metà l'orizzonte e il tramonto finisce quando il sole è di metà sotto l'orizzonte. Usando questa definizione, la lunghezza del giorno è esattamente 12 ore. Agli equinozi, il sole sorge all'esatto est e tramonta all'esatto ovest.
Nell'emisfero settentrionale, l'equinozio di marzo (che cade il 20 o 21 Marzo) è l'equinozio di primavera, e l'equinozio di settembre (che cade il 22 o 23 settembre) è l'equinozio d'autunno; nell'emisfero meridionale, questi nomi sono invertiti.
Gli equinozi possono essere considerati anche come punti nel cielo. Anche se la luce diurna nasconde le altre stelle, rendendo difficile vedere la posizione del sole rispetto agli altri corpi celesti, il sole ha una posizione definita relativa alle altre stelle. Mentre la Terra gira attorno al sole, l'apparente posizione del sole si sposta di un intero cerchio nel periodo di un anno. Questo cerchio è chiamato eclittica, ed è anche il piano dell'orbita della Terra proiettato sulla sfera celeste. Gli altri pianeti visibili ad occhio nudo come Venere, Marte e Saturno, sembrano muoversi lungo l'eclittica poiché le loro orbite sono su un piano simile a quello della Terra.
L'altro cerchio nel cielo è l'equatore celeste, o la proiezione dell'equatore terrestre sulla sfera celeste. Poiché l'asse di rotazione della Terra è inclinato rispetto al piano dell'orbita, l'equatore celeste è inclinato rispetto all'eclittica. Due volte l'anno, il sole incrocia il piano dell'equatore terrestre. Questi due punti sono gli equinozi.
Il punto dell'equinozio di primavera del nostro emisfero è anche chiamato punto vernale (g), punto dell'Ariete o punto gamma (γ). Mentre quello dell'equinozio d'autunno è anche chiamato punto della Bilancia (ω). A causa della precessione degli equinozi questi punti non si trovano più nella costellazione da cui prendono il nome.
L'istante nel quale il sole passa attraverso ogni punto di equinozio può essere calcolato accuratamente, così l'equinozio è un particolare istante, piuttosto che un giorno intero.

Il comportamento del Sole.
Agli equinozi il sole sorge precisamente ad est e tramonta precisamente ad ovest, dappertutto.La lunghezza del giorno eguaglia la lunghezza della notte.
All' equatore il Sole sorge in circolo verticale dall'orizzonte est fino allo zenit, e poi tramonta in circolo verticale dallo zenit all'orizzonte ovest.
Al Tropico del Cancro il Sole passa a sud, dove giunge alla sua massima altitudine per quel giorno che è 66°33'
Al Tropico del Capricorno il Sole passa a nord, dove giunge alla sua altitudine massima per quel giorno che è 66°33'
Al Polo Nord il Sole passa da un dì lungo 6 mesi ad una notte lunga 6 mesi.
Al Polo Sud il Sole passa da una notte lunga 6 mesi ad un dì lungo 6 mesi.

Significato dell'equinozio d'autunno.
Settembre è il mese dei nuovi inizi. La scuola, il lavoro, i tanti impegni da concordare, sono solo un aspetto di questa stagione, che ogni anno inizia in prossimità dell'Equinozio d'Autunno.
Questo periodo è caratterizzato dall' equilibrio esistente tra giorno e notte che a cavallo del 22 Settembre si trovano ad avere pari durata.In questi giorni anche la natura si appresta a mutare. Le foglie iniziano ad ingiallire, gli animali si preparano al lungo inverno, e gli uomini celebrano la fine del secondo raccolto dell'anno.In questo momento però anche l'aspetto spirituale è importante. L'Equinozio d'Autunno rappresenta il raccolto di quanto si è seminato durante la primavera e l'estate.Allo stesso tempo è un invito ad interiorizzare quanto appreso dalle esperienze fatte.Il modo migliore per approcciarsi a questa festa è quello di ringraziare la natura per quanto ci ha offerto, ponendo fine, contemporaneamente, ai vecchi progetti.
Da oggi la forza del sole inizia a diminuire. Questo processo durerà fino al solstizio d'inverno, quando pian piano riprenderà vigore, portando i giorni a durare più delle notti.L'Equinozio d'Autunno è un momento ideale per rituali di protezione e prosperità , per piangere chi non c'è più, per onorare l'equilibrio tra spirito e materia, entrambi importanti elementi della nostra vita.
Come festeggiare l'Equinozio d'Autunno.
Oltre ad allestire un banchetto, un buon modo per festeggiare è quello di passare qualche ora tra la natura, magari portando del cibo agli uccelli o donando del fertilizzante alle piante.Per chi invece, desidera ricordare una persona cara che non c'è più, si può prendere una mela ed offrirla in suo onore.
La mela è un simbolo importante dell'Equinozio d'Autunno. Se ne tagliate una a metà, in senso orizzontale, scoprirete che i semi al suo interno formano un pentacolo, simbolo di vita e di speranza, oltre che di protezione.
Gli incensi indicati sono: la mirra, la salvia, il benzoino, l'ibisco e i petali di rose.I colori da usare per addobbare la tavola o l'altare sono l'arancio, il color oro, il marrone ed il bordeaux.I cibi da preferire sono, tutti i frutti autunnali, focacce e schiacciate, le noci, carote, cipolle, patate, e ovviamente il vino.Per chi ama i cristalli, in questo giorno sono indicati particolarmente l'ametista, il cristallo di rocca e l'avventurina.

A tutti Voi vadano i miei più affettuosi auguri di
Buon Equinozio d'Autunno.

giovedì 18 settembre 2008

Nasce "Massoneria Italia IN": per i Fratelli di ogni Obbedienza attivi su LinkedIN


Nasce una "loggia" trasversale e virtuale.


Possono aderire i fratelli di qualsiasi Obbedienza attivi su LinkedIN (http://www.linkedin.com/)


LinkedIN è uno dei più importanti siti di networking professionale presente su web.


Al suo interno è stato creato un gruppo denominato Massoneria Italia IN.


Data la sua finalità di puro "networking" è aperto a tutti fratelli di tutte le obbedienze.


L'accettazione è successiva alla verifica dei dati massonici (città, loggia, Obbedienza di appartenenza e conoscenza della parola di primo grado).


Siete tutti inviati ad iscriverdi a LinkedIN (pochi dati di registrazione, moltissimi contatti professionali interessanti) e a "bussare alla porta" di Massoneria Italia IN.


Sarò pronto a tegolarvi e ad accogliervi a braccia aperte.


Fr. Maurizio B., PM

DEDICATE AL 60° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA LE CELEBRAZIONI DEL XX SETTEMBRE DEL GOI


(ASCA) - Roma, 18 set - Sono dedicati al 60mo anniversario della Costituzione repubblicana i tradizionali festeggiamenti che il Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani dedica alla ricorrenza del XX settembre, in occasione dell' equinozio d'autunno data che, nel calendario massonico, segna la ripresa dei lavori nelle logge.Le celebrazioni si apriranno dopodomani, sabato 20 settembre, alle ore 9, a Porta Pia dove il Gran Maestro Gustavo Raffi, accompagnato da una delegazione di massoni, deporra' una corona di alloro alla Breccia, ed in seguito rendera' omaggio al monumento di Garibaldi al Gianicolo.''

La commemorazione dell'anniversario della Costituzione repubblicana -sottolinea il Gran Maestro Raffi- non e' per i liberi muratori un atto formale. Il nostro Paese, pur avendo subito una trasformazione straordinaria, deve rimanere saldamente ancorato ai principi ispiratori della Carta Costituzionale che ne rappresentano l'identita'. Primo fra tutti quello della democrazia, strumento primario per costruire una Comunita' Nazionale libera, giusta tra eguali''.


I massoni, aggiunge Raffi, ''ribadiscono la loro fedelta' a questi principi e a questi valori e si sentono impegnati ad osservarli, difenderli e a promuoverli nel loro agire quotidiano''.


Il programma della giornata di sabato 20 settembre prevede sempre in mattinata, alle ore 10,30, il convegno di studi ''Con la Costituzione nella patria per la democrazia a 60 anni dalla Carta Costituzionale'' che si terra' a Villa Il Vascello, sede del Grande Oriente d'Italia. (Via di San Pancrazio, 8).


Moderati dal filosofo Claudio Bonvecchio, interverranno al dibattito lo storico Carlo Ricotti, Antonio Baldassarre, gia' Presidente emerito della Corte Costituzionale, il politologo e scrittore Massimo Teodori, il giornalista e saggista Oscar Giannino. Le celebrazioni si concluderanno nel pomeriggio con l'allocuzione del Gran Maestro Gustavo Raffi.

LONDRA - CANONBURY MASONIC RESEARCH CENTRE


A Londra, presso il Canonbury Masonic Research Centre, si terrà, il prossimo 25 e 26 Ottobre, la Decima Conferenza Internazionale, dal titolo "Freemasonry and Science".


Tra i diversi relatori, anche il Fr. Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia, presenterà una relazione dal titolo "Tra Razionalismo Scientista ed Intelligenza Noetica. La percezione del Sacro nell'indagine scientifica:una visione olistica".


Questo il programma completo:


Saturday 25 October:

9.15 Registration & coffee
9.50 Opening: CMRC TrusteesIntroduction: Carole McGilvery CIPRCMRC Conference Organiser Chair: Dr Andrew PrescottLibrarian, University of Wales
10.00 Dr Roger Dachez Lecturer, University of Paris, President Institut Maçonnique de France Mesmerism & Freemasonry:Magnetic Madness in Lyons 1784-1785
10.40 Alain Bauer Criminologist, Sorbonne University, Paris, Past Grand Master Orient of France Freemasonry, Isaac Newton & the Crisis of European Conscience: A French View
11.20 Morning coffee
11.45 Professor Susan Mitchell Sommers, Department of History, Saint Vincent College, USA, Ebenezer Sibly: The Masonic Mystical Doctor
12.25 Speakers panel – questions and discussion
1.00 Lunch
2.30 Dr Edi Bilimoria DPhil, FRI, FIMechE, FEI, CEngUniversities of Oxford, London & Sussex, Chairman of the Theosophical World Trust for Education and ResearchConsciousness – Scientific & Esoteric Perspectives
3.10 Dr Andreas Önnerfors, Director, Centre for Research into Freemasonry, University of Sheffield, The Concept of Science in the Imagination of European Freemasonry
3.50 Afternoon tea
4.20 John Gordon MA, FRICS, University of Exeter, Towards a Modern Metaphysics
5.00 Speakers panel – questions and discussion
5.30 Close

Sunday 26 October
9.15 Coffee
9.50 Welcome & introduction: Carole McGilvery Chair: Dr Andrew Prescott, Librarian, University of Wales
10.00 Dr Fabio Venzi, Grand Master, Regular Grand Lodge of Italy, Perceiving the Sacred in Scientific Research: The Interplay of Scientific Rationalism & Noetic Intelligence
10.40 Dr Andrew Prescott, Librarian, University of Wales, William Rand: Physician, Alchemist & Freemason?
11.20 Morning coffee
11.45 James North MA, The Warburg Institute, University of London, Editor, Baconia Secret Alchemy: The Origins of Baconian Science in the Bible & Hermetic Philosophy
12.25 Speakers panel – questions and discussion
1.00 Lunch
2.30 Professor Charles Porset, Centre national de la recherche scientifique (CNRS), Paris IV, Sorbonne, The Scientific Lodge of the Nine Sisters (Les Neuf Soeurs)
3.10 Philippa Faulks, Author, Count Allesandro Cagliostro: Healer, Alchemist & Freemason in the Age of Enlightenment
3.50 Gerald Riley, BA (Hons), FInstSMM, The Hidden Mysteries of Nature & Science?
4.30 Speakers panel – questions and discussion
5.00 Afternoon tea
5.30 Close


Per maggiori informazioni potrete visitare il sito Web del Canonbury Masonic Research Centre all'indirizzo: http://www.canonbury.ac.uk/.

Stranezze della storia. Dopo settecento anni i Templari citano il Papa in tribunale



di Rosanna Pilolli (pontediferro.org)



Nel clima politicamente difficile e niente affatto rassicurante dell'estate non ancora trascorsa, una notizia clamorosa. E bizzarra nella sua, diciamo, originalità: il Papa di Roma, Benedetto XVI, denunciato davanti ad un Tribunale di Madrid dall'"Asociaciòn Orden Soberana del Temple de Cristo", che si considera erede legittima delle leggendarie armate medioevali dei "Cavalieri di Cristo": i Templari, le cui gesta, le ricchezze, i misteri ed i mitici riti di iniziazione al limite dell'eresia, non hanno mai smesso di interessare la storia e la letteratura, in particolare l'attuale grasso filone di "fanta-mistero" con i suoi milioni di lettori in tutto il mondo.L'Associazione spagnola, con la sua iniziativa giudiziaria, vuole recuperare l'onore che quei "Cavalieri di Dio" perdettero settecento anni fa quando l'ordine venne sciolto dal Papa Clemente V su istigazione del Re di Francia Filippo il Bello. Fu poi il re, braccio secolare, ad imprigionare e spedire sul rogo , gli ingombranti " miliziani della fede", i più integralisti di tutta la storia cristiana. Il tesoro dei Templari venne presumibilmente incamerato dalla Corona. Non si tratta soltanto di onore. Negli atti di causa, accanto alla richiesta di riabilitazione dell'Ordine, si allude con insistenza ai beni accumulati dai monaci guerrieri: un valore di 100 miliardi dei quali l'Ordine venne espropriato.Il Papa Benedetto è chiamato in giudizio come successore di quel Clemente V il quale, agli inizi del 1300 fu costretto a sciogliere il potentissimo Ordine sul quale gravava da tempo, a torto, il sospetto di eresia. Erano gli anni della "schiavitù di Avignone", il papato si trovava in una situazione di enorme debolezza politica. E, riparato in terra francese, era di fatto soggetto alle fortissime pressioni ed ai ricatti finanziari del re.Fuori da ogni leggenda, i Templari, furono veri e propri soldati della fede, capaci di uccidere e sterminare gli "infedeli" nel nome del Signore, per la tutela del Santo Sepolcro e la sicurezza della città di Gerusalemme in mano cristiana al momento della fondazione della loro milizia. Ma non furono soltanto "Cavalieri della Trascendenza". Furono anche "Cavalieri di banca" particolarmente versati nei commerci "multinazionali".L'Ordine fu fondato nel 1120 da Ugo de Payns, un nobile dello Champagne che lasciò la patria, i beni, la moglie e i figli per farsi crociato in Terra Santa. I Cavalieri del Tempio, all'inizio soltanto otto, erano monaci, non sacerdoti. Non potevano, cioè, celebrare messe e, benché consacrati non possedevano lo "status"sacerdotale. Ma avevano la licenza di portare armi e, devotamente, di servirsene.Una Regola di 72 articoli , estremamente dura e spesso assurda, costituiva l'asse portante della comunità templare. In pratica era vietato tutto. Nessun motto di spirito , silenzio assoluto durante i pasti. Gli stivali non andavano tolti nemmeno a letto. Vietatissimo baciare qualsiasi donna, perfino le madri e le sorelle; i baci di tutte le figlie di Eva erano considerati distorsivi per la integrità e per la purezza maschile.Ogni altro aspetto della vita rigidamente regolato: la dieta povera di carne e ricchissima di legumi, l'abbigliamento bianco privo di ornamenti preziosi. Preghiere estenuanti, porta delle celle aperte, nessuna privacy. Pochi anni dopo la sua fondazione, l'Ordine dei Templari, posto sotto la diretta autorità del papa, ottenne l'enorme privilegio di non pagare più le decime sui beni ricevuti in elemosina. Fu questa l'origine della ricchezza che i Cavalieri di Cristo accumularono in brevissimo tempo e che servì da base d'investimento alle loro sapienti attività bancarie ed imprenditoriali. Ma che fu anche la causa della loro fine ingloriosa. Non appena, infatti, con la fine delle Crociate in Terra Santa, il ruolo storico dei Monaci guerrieri divenne fragile, sul ricchissimo Ordine piovvero accuse gravissime e persistenti di eresia, idolatria e perfino di sodomia. Pur pressato dal Re di Francia, Clemente V tentò invano di porre le ricchezze dei Templari sotto tutela. La "ragion di Stato" dell' indebitatissimo Filippo il Bello fu più forte.In risposta indiretta alla denuncia dell'Associazione spagnola, l'Osservatore Romano ha pubblicato gli atti del "Processo contro i Templari" scoperti negli archivi vaticani della ricercatrice italiana Barbara Frale. Risulta da questi importanti documenti processuali che i Cavalieri di Cristo, settecento anni fa, furono assolti dall'accusa di eresia, ma la loro comunità dispersa per sempre. Il Capo dell'Ordine, Giacomo di Molay, fu arso vivo a Parigi nel 1314. Nell'andare a morte, il monaco guerriero lanciò l'anatema contro Filippo il Bello ed il Papa Clemente V responsabili della sua rovina. La maledizione andò a segno: il papa e il Re di Francia morirono entrambi nello stesso anno.Il giudice spagnolo incaricato di giudicare il caso straordinario di un Papa chiamato in causa, ha dichiarato, in prima istanza, la propria incompetenza ad un giudizio su fatti accaduti settecento anni fa e dei quali è ormai competente soltanto la storia.Contro la pronuncia che non cambia una oscura pagina del medioevo, è stato proposto appello.

martedì 16 settembre 2008

Celebrazioni XX Settembre ed Equinozio d'Autunno


Il Significato dei Numeri



a cura del Fr. V. C.

Il numero Uno, l'Unità, il Creatore, da cui discende il Due, simbolo della tesi e antitesi, dello yin e dello yang, del principio maschile contrapposto a quello femminile.
Dalla tesi e dall'antitesi scaturisce la sintesi, il numero Tre, simbolo della perfezione che supera i contrasti.
Il numero Quattro invece ha il significato di rendere pari - e come tale diventa un archetipo di perfezione, di appianamento dei contrasti. I quattro elementi, i quattro bracci della croce che vanno verso tutte le direzioni, le quattro lettere del nome di Dio in ebraico.
Il Cinque è composto dal quattro più il suo rapporto con il centro, l'origine. Il pentagramma, oppure la quintessenza.
Il Sei è due volte tre - è il Sigillo di Salomone, ovvero la stella di Davide, incrocio di due triangoli uno verso l'alto e l'altro verso il basso.
Il Sette è un altro numero magico per eccellenza, e ricorre sovente sia nell'Apocalisse di San Giovanni che in altri libri sacri. Basti pensare alle sette virtù, arti, scienze, sacramenti, peccati capitali. Per raffigurare un numero molto alto, si diceva sette volte sette.
L'Otto è raffigurato come il numero del Diavolo, poiché imperfetto - essendo di un'unità meno di nove - una questione che si ripete nell'undici, chiamato la "dozzina del Diavolo". Ma a questa interpretazione si oppone quella che riprende l'otto quale il giorno della resurrezione di Gesù, e quindi lo associa alla rinascita - ecco perché i fonti battesimali sono spesso ottagonali.
Il Nove è simbolo della perfezione: essendo tre volte tre, riscuoteva successo già nell'antico Egitto, così come il Dieci, che ha significato di completamento, essendo la somma dei numeri da uno a quattro, ed è ricordato nei dieci sephiroth, le emanazioni divine della Kabbala, ovvero i dieci nomi segreti di Dio.
Altre curiosità "numeriche". I babilonesi contavano in base dodici (chissà perché) e avevano un calendario basato su dodici mesi, a cui aggiungevano un tredicesimo mese negli anni bisestili.
Un mese di sventura, il cui simbolo era il corvo. E questa simbologia del tredici è stata passata in tempi successivi, arrivando all'epoca di Cristo, ed è stata applicata all'Ultima Cena, dove c'erano tredici convitati.
Perché il diciassette porta sfortuna? Poiché in latino viene scritto XVII che - anagrammato - diventa VIXI, ovvero "Sono vissuto". E quindi, sono morto.
Come vedete, il mondo dei numeri è affascinante e carico di significati. Ed è divertente da scoprire, relegando al dimenticatoio quella brutta sensazione che avevate quando dovevate fare il compito di matematica.

lunedì 15 settembre 2008

A Firenze la mostra italiana di collezionismo massonico


"Briciole di storia, frammenti di appartenenza", dal 13 al 28 settembre 2008 a Palazzo Roffia
Organizzata dall’Oriente di Firenze della Gran Loggia d’Italia Palazzo Vitelleschi, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune di Firenze, "Briciole di storia, frammenti di appartenenza" offre ad appassionati, studiosi e curiosi l’opportunità di esplorare il mondo della massoneria, ripercorrendo, attraverso oggetti rituali, documenti rari e paramenti, i 100 anni di vita della Gran Loggia d’Italia. Oltre 300 i pezzi, provenienti da collezioni private, che saranno esposti nello storico Palazzo Roffia (Borgo Pinti 13), sede fiorentina e toscana della Gran Loggia d’Italia. L’inaugurazione, su invito, è prevista per venerdì 12 settembre alle 17.30."Per due settimane a Firenze – spiega Luigi Pruneti, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia – saranno esposti grembiuli, fasce, collari, soprammobili, oggettistica, libri, documenti provenienti da numerose collezioni private e dal Museo massonico della Gran Loggia d’Italia, sito in palazzo Vitelleschi a Roma. Sono briciole di storia, frammenti di appartenenza, testimonianze della forza di un ideale che è riuscito a superare indenne le bufere dei tempi con i loro corollari di pregiudizi e di protervia".
"La massoneria a Firenze, ma sarebbe meglio dire la Massoneria e Firenze", è il commento di Riccardo Conticelli, Grande Ispettore dell’Oriente di Firenze. "Perché di tutte le cose che si possono dire una è più vera delle altre: a Firenze la Massoneria è realtà presente da quasi tre secoli. Non è questa la sede dove ricostruire un percorso complesso, che si dipana attraverso tutti gli avvenimenti importanti che hanno riguardato la nostra città dal 1737, anno di fondazione della prima Loggia in Firenze, ad oggi; dovremmo ricordare tanti nomi illustri, quelli che la Storia degli studiosi non dimentica, e nel contempo negare la ribalta a coloro che nel corso dei secoli hanno militato nelle Logge dando alle idee della Massoneria sostanza nei fatti. Questa mostra è dedicata a Loro".

venerdì 12 settembre 2008

Il Marchese di Northampton annuncia le sue dimissioni


Il Pro Grand Master della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, il Marchese di Northampton, durante la Comunicazione Trimestrale della UGLE, il 10 Settembre 2008, ha annunciato la sua volontà di lasciare il prestigioso incarico in seno alla Gran Loggia.


Il Marchese di Northampton ha avuto il privilegio di ricoprire la carica di Pro Grand Master fin dal Marzo 2001 e prima fu Assistant Grand Master per cinque anni, con incarico per la città di Londra.


A lui succede il Fratello Peter Lowndes, già Deputy Grand Master della United Grand Lodge of England.

giovedì 11 settembre 2008

11 Settembre 2001 - Per non dimenticare!


Il discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni interasiatiche, New Delhi, 2 aprile 1947


“Signora Presidente e amici, non credo di dovermi scusare con voi per il fatto che sono costretto a parlare in una lingua straniera. Chissà se questi altoparlanti porteranno la mia voce fino ai confini di questo immenso pubblico. Quelli di voi che sono lontani possono alzare la mano, se sentono quello che dico? Sentite? Bene. Bene, se la mia voce non vi giunge, non è colpa mia, ma colpa degli altoparlanti. Quello che volevo dirvi è che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti i delegati che si sono riuniti qua da tutta l’Asia, e gli osservatori – ho imparato questa parola pronunciata da un amico americano che disse: “Non sono un delegato, sono un osservatore”. Di primo impatto con lui, vi assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a me un americano e gli dico: “Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi lasciassi stare”. Potete immaginare un americano che mi lasci stare? Non lui e, quindi, ho dovuto parlargli. Quello che volevo dirvi è che il mio idioma per me madrelingua, non lo potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo prima di rivaleggiare con un linguaggio internazionale. Se ci deve essere rivalità, c’è rivalità tra francese e inglese. Per il commercio internazionale, indubbiamente l’inglese occupa il primo posto. Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando studiavo da ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi andare da una parte all’altra dell’Europa dovevi provare ad imparare un po’ di francese, e quindi ho provato ad imparare qualche parola di francese per riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve essere rivalità, la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese. Quindi, avendo imparato l’inglese, è naturale che faccia ricorso a questa parlata internazionale per rivolgermi a voi.

Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il tempo.
Però ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.
Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta ed una matita. Ho ricevuto una penna invece di una matita. Ho provato a scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà sentirmi dire che quel pezzo di carta non è qui con me. Ma questo non importa, ricordo cosa volevo enunciare, e mi sono detto: “I miei amici non hanno visto la vera India, e non ci stiamo incontrando in una conferenza nel cuore della vera India”.
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte grandi città e quindi, hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state fatte, magari eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli inglesi. Poi ho pensato ad un breve saggio – credo che dovrei chiamarlo così – che era in francese. Era stato tradotto per me da un amico anglo-francese, e lui era un filosofo, era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la sua amicizia senza che io lo conoscessi, perché lui parteggiava per le minoranze ed io rappresentavo, assieme ai miei connazionali, una minoranza senza speranze, e non solo senza speranze ma una minoranza disprezzata.
Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo tutti “coolies” [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un insignificante avvocato “coolie”. A quei tempi non avevamo dottori “coolie”, non avevamo avvocati “coolie”. Ero il primo nel campo. Ma sempre un “coolie”. Magari sapete cosa si intende con la parola “coolie” ma questo mio amico, si chiamava Krof – sua madre era francese, suo padre inglese – disse: “Voglio tradurre per te una storia francese”.
Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli errori qua e là, ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento principale.
C’erano tre scienziati e – ovviamente è una storia inventata – tre scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall’Europa alla ricerca della “Verità”. Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato quella storia, che se bisogna cercare la verità, non la si trova su suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche in America.
Questi tre grandi scienziati andarono in parti diverse dell’Asia. Uno trovò la strada per l’India e diede inizio alla sua ricerca. Raggiunse le cosiddette città di quei tempi. Naturalmente, ciò avvenne prima dell’occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, così è come ha illustrato la storia l’autore francese, ma visitò comunque le città, vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino a che non si addentrò in un’umile casa, in un umile villaggio, e quella casa era una casa Bhangi, e trovò la verità che stava cercando, in quella casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse 2 o 3 bambini (lo dico come me lo ricordo) e poi lui descrive come la trovò. Tralascio tutto questo.
Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi, che se volete vedere il meglio dell’India, dovete trovarlo in una casa Bhangi, in un’umile casa Bhangi, o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano gli storici inglesi. Un paio di città qua e là, non ospitano neanche qualche crore [unità di misura indiana che equivale a 10 milioni] di persone. Ma i 700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone. Ho detto quasi perché potremmo togliere una o due crore che stanno in città, comunque sarebbero 38 crore.
E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la vera India, per cosa saranno venuti? Ho poi pensato che vi pregherò di immaginare quest’India, non dal punto di vista di questo immenso pubblico ma per come potrebbe essere. Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei francesi o altre ancora. Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche villaggio dell’India e allora troverà la vera India.
Oggi farò anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista. Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi. Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono veramente dei mucchi di letame; non erano così prima, di questo sono abbastanza certo. Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto io stesso dell’India, fisicamente con i miei occhi; e io ho viaggiato da una parte all’altra dell’India, ho visto i villaggi, i miserabili esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita, eppure sono l’India, e ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame troviamo gli umili Bhangis, dove troverete un concentrato di saggezza. Come? Questa è una grande domanda.
Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario. Di nuovo, ho imparato dai libri, libri scritti da storici inglesi, tradotti per me. Tutta questa ricca conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in India attraverso i libri inglesi, attraverso gli storici inglesi, non che non ci siano storici indiani ma neanche loro scrivono nella loro madrelingua, o nella loro lingua nazionale, Hindustani, o se preferite chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu, due forme della stessa lingua. No, ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi, magari gli originali, ma attraverso gli inglesi in inglese, questa è la conquista culturale dell’India, che l’India ha subito.
Ma ci dicono che la saggezza è arrivata dall’Occidente verso l’Oriente. E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente. Fu seguito dal Buddha. Lui apparteneva all’Oriente, apparteneva all’India. Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia. Prima di Gesù ci fu Musa, Mosè, che apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con Badshah Khan e Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mosè appartenesse alla Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesù, poi Mohammad. Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir, tralascio le altre luci, non le chiamerò luci minori, ma sconosciute in Occidente, sconosciute al mondo letterario.
In ogni modo, non conosco una singola persona che possa uguagliare questi uomini d’Asia. E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente, si è trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia lettura. Non dirò altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi e per farvi capire, se il mio povero discorso può farvi capire, che lo splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le città indiane non è la vera India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i confini dell’India, ma quello che voglio voi capiate, se potete, è che il messaggio dell’Oriente, dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell’Occidente.
Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”.
Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche con la vostra comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà compiuto.Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri: “Se credevo in un mondo unico?”. Certo, credo in un mondo unico. Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato? Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia, nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete esprimere questo messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente, non attraverso la vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento voglio ovviamente includere l’Africa, e spero che quando vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi, nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti, e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente ci hanno lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista sarà amata anche dall’Occidente stesso.
L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi è disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare il mondo dalla malvagità, da quel peccato.

Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato.”


M. K. Gandhi


Il discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni



mercoledì 10 settembre 2008

Il lavoro della massoneria nella storia


SOVERIA MANNELLI - «Rivendico alla massoneria che alcuni dei valori su cui si è sacrifica una parte della migliore gioventù ed anche della cultura italiana è il fatto dell'indipendenza dell'unità nazionale». È la riflessione consegnata dal gran maestro aggiunto del Grande Oriente d'Italia Massimo Bianchi, in sostituzione della prevista presenza del gran maestro Gustavo Raffi impossibilitato a partecipare per una improvvisa indisposizione, a conclusione del convegno "La Massoneria e il Regno di Napoli" che si è svolto a Soveria Mannelli organizzato dalla Loggia "La Sila-Dionisio Ponzio" Oriente di Decollatura, con il patrocinio del collegio circoscrizionale dei maestri venerabili della Calabria. Sul processo di unificazione italiana e sulla figura di Garibaldi, il gran maestro aggiunto rileva: «È difficile trovare nella storia uno che fosse disinteressato come Garibaldi, che si poteva impossessare di un regno invece di consegnarlo. Un personaggio importante per noi massoni, anche se non viene ricordato. Nel 1863 è stato gran maestro e in alcune delle foto che sono a Caprera ci sono i fratelli che ci hanno preceduto nella costruzione di questo ideale». Nel ripercorre la storia dell'istituzione massonica Bianchi afferma che ci sono libri che tendono a dare un giudizio positivo e c'è anche una pubblicistica che da un giudizio negativo, comunque le logge hanno avuto una evoluzione e non sono rimaste quelle che erano. «Se comparo la lettura dei libri con le vicende dei fratelli che ci hanno preceduto e con le tracce della storia non solo nazionali della nostra istituzione», sostiene il maestro venerabile, «noto che la cosa che si è fatta è quella di ricollocare l'istituzione nella sua tradizione. Chi legge le storie dei nostri territori sa che ci sono dei passaggi che trovano la presenza dei massoni». E prosegue: «Riguardo al voto alle donne, la prima proposta viene da un deputato nostro fratello, come pure l'importanza dell'istruzione. Questi temi soprattutto nei confronti della scuola e della ricerca scientifica sono stati ripresi all'interno delle gran logge che si sono svolte in questi anni. Allora se ci ricordiamo quello che eravamo, dobbiamo prenderne spunto dalla storia per l'attività da svolgere oggi e per il futuro». Dopo le note dell'inno di Mameli il convegno è stato aperto dal sindaco di Soveria Mannelli, Leonardo Sirianni, che ha portato il saluto a tutti i convenuti, a cui è seguito l'intervento del Maestro Venerabile della loggia organizzatrice, Vincenzo La Russa e del presidente del collegio circoscrizionale dei maestri venerabili della Calabria, Filippo Bagnato. Nel ruolo di moderatore Pino Molinaro, della loggia "La Sila-Dionisio Ponzio", ricorda che è il quarto anno che la cittadina ospita questo incontro. Nel riflette sul ruolo dell'istituzione rileva che «la massoneria si sta orientando verso una ricerca ed un'analisi su argomenti che interessano la società ed i tempi in cui viviamo, argomenti di storia, di etica e quindi di formazione del futuro cittadino. Questo ritengo sia il compito ed anche la giustificazione per rivisitare la storia». E nel riprendere una riflessione scritta su una sua pubblicazione della storia della loggia "La Sila", Molinaro ricorda che «amare la memoria è anche amare il futuro». Sono seguite le relazioni "La Massoneria nelle due Sicilie e i fratelli meridionali del '700" esposta da Ruggiero Ferrara di Castiglione; "Testimoni di libertà: dalla Repubblica Napoletana del 1799 ai cinque martiri di Gerace" il tema trattato da Santi Fedele dell'Università di Messina; "Unità e federalismo: venture e sventure" la relazione di Mario Caligiuri docente Unical.

martedì 9 settembre 2008

IL GRAN MAESTRO ALLA COMUNIONE

Roma, 9 settembre 2008


Un periodico campano ha cominciato a pubblicare elenchi di massoni in nome di una malintesa trasparenza. Sono nomi presi qua e là, mescolando le obbedienze. Perlopiù è materiale oltremodo datato che viene spacciato per nuovo per vendere qualche copia in più e quindi invito i fratelli a non fare il gioco di chi ci vuole sbattere in prima pagina senza alcun motivo. Voglio ricordare quanto detto da Mauro Paissan dell'Ufficio del Garante della Privacy quando, di fronte alla richiesta di un pubblico ministero di Potenza, gli venne domandato se le liste degli iscritti alla Massoneria erano segrete: "Non sono segrete - disse - ma le richieste della magistratura devono essere proporzionate alla finalità di indagine. Quelle liste non sono a disposizione del primo che passa. Non si può sparare a una zanzara con la bomba atomica". Ecco, il periodico campano pubblica i nomi senza alcuna motivazione seria e pertanto i nostri legali sono già al lavoro per compiere ogni atto finalizzato a salvaguardare la dignità di tutti ma voglio invitare tutti i fratelli a restare sereni, a non curarsi di chi vuole schedarci. Ormai l'attività di questi anni delle nostre officine ha cambiato l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei nostri confronti. Andiamo avanti su questa strada e ricordiamoci questa frase di Pablo Neruda: "Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera".




Il Gran Maestro


Gustavo Raffi

lunedì 8 settembre 2008

USA2008: STUDIOSA ITALIANA, OBAMA HA CITATO ICONA MASSONICA


Gioacchino da Fiore, il filosofo citato a Denver dal candidato alla Presidenza degli Stati Uniti Barack Obama, che lo ha definito "maestro di civilta'", rappresenta un'icona massonica: insieme ad Ernst Lessing, infatti, l'abate calabrese e' il pensatore di riferimento della "massoneria illuminata" che si propone di "guidare il progresso, sociale e civile, nella direzione di una societa' piu' giusta e solidale". Lo rivela una studiosa italiana, Emanuela Bambara, sul quotidiano la Gazzetta del Sud, che ricorda in un articolo le profezie utopiche di Gioacchino da Fiore, dell'avvento di una "eta' dello Spirito, di concordia, prosperita', giustizia, fratellanza, all'insegna della liberta'". "Nel citare il mistico del XII secolo, che era membro dell'Ordine di Sion, da cui discesero i Templari, Obama - scrive la Bambara - avrebbe, dunque, inteso fare richiamo a questa massoneria, meta-storica e asettaria, lanciando un messaggio, perfino esplicito, di appartenenza a una tradizione antica, elevata e colta, non affaristica, non d'apparato ma di essenza, che ha l'ambizione di promuovere principi e valori universali e universalistici, che hanno dato vita alle Carte internazionali dei diritti dell'uomo e alla nascita stessa degli Stati Uniti d'America". Nel suo articolo la Bambara cita anche una ''certezza'' espressa in tempi non sospetti da Licio Gelli: "negli Stati Uniti, se non si passa attraverso la massoneria non si va avanti. Credo che soltanto quattro o cinque presidenti non siano stati massoni". Secondo il "maestro venerabile" della P2, gli inquilini della Casa Bianca "piu' che dell'Ordine del Grande Oriente, sono massoni del Rito scozzese antico e accettato, che e' molto forte". Di esso, aggiunge Bambara, "fa parte anche Clinton e ne era membro gia' Benjamin Franklin, primo presidente Usa".

Articolo su: http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/esteri/rep_esteri_n_3297249.html

giovedì 4 settembre 2008

Infondate le accuse di eresia ai Templari. Lo rivelano degli atti originali rinvenuti nell'Archivio Segreto Vaticano



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 22 agosto 2008 (ZENIT.org)



Le carte originali del processo ai Templari rinvenute nell'Archivio Segreto Vaticano dimostrano l'infondatezza delle accuse di eresia, ha rivelato "L'Osservatore Romano".
Il quotidiano della Santa Sede ha pubblicato il 21 agosto un articolo a firma di Barbara Frale, ricercatrice della Biblioteca Vaticana e autrice di diversi libri sull'argomento, nel quale si getta nuova luce sull'ordine religioso-militare più potente del Medioevo.
In origine i Templari erano un gruppo di volontari. Vivevano presso il Santo Sepolcro offrendo la loro abilità di guerrieri per difendere i pellegrini in viaggio lungo le rotte della Terra Santa.
Grazie alla mediazione di san Bernardo, Papa Onorio II approvò la fondazione dell'Ordine templare nel Concilio di Troyes del 1129.
"In cinquant'anni il Tempio divenne una sorta di ricca multinazionale al servizio della crociata", spiega l'autrice. Agitando la falsa accusa di eresia il re di Francia Filippo il Bello, sull'orlo della bancarotta, si appropriò dei beni dell'Ordine, in seguito soppresso da Papa Clemente V.
Per raggiungere il suo obiettivo, il Re di Francia, nel 1307, si appoggiò all'Inquisizione di Francia.
"L'accusa era quella di eresia: secondo un'ordinanza d'arresto scritta dal braccio destro del sovrano, lo stesso giurista Guillaume de Nogaret che aveva partecipato all'attentato di Anagni contro Papa Bonifacio VIII (1303), i Templari praticavano in segreto riti pagani e avevano voltato le spalle alla fede cristiana".
"Grazie a fortunati ritrovamenti di atti originali conservati presso l'Archivio Segreto Vaticano – ha detto l'autrice – oggi sappiamo che la disciplina primitiva del Tempio, il suo spirito autentico, nel tempo si erano corrotti entrando in decadenza e lasciando aperta la porta alla diffusione del malcostume; ma i Templari non erano affatto diventati eretici in massa e il processo fu essenzialmente un mezzo per mettere le mani sul loro patrimonio".
"L'arresto di tutti i Templari di Francia ordinato da Filippo il Bello era un atto assolutamente illegale perché solo il Papa aveva facoltà di indagare su un ordine religioso della Chiesa di Roma, quale era appunto quello del Tempio", ha aggiunto.
"Pressato dalle emergenze finanziarie, con il regno di Francia sull'orlo della bancarotta, Filippo il Bello di fatto ne incamerò i beni sicuro di poter convincere Papa Clemente V (Bertrand de Got, 1305-1314), a condannare l'ordine dopo un processo-lampo".
"Il Pontefice invece reagì con un'energia inaspettata: dopo ben cinque anni di intense guerre diplomatiche, ricattato dal sovrano che lo minacciava di aprire uno scisma se si ostinava ancora a voler salvare i Templari, il Papa soppresse l'ordine senza mai pronunciare una sentenza e nel Concilio di Vienne del 1312 fece mettere agli atti che il processo non aveva fatto emergere prove concrete di eresia a loro carico".
"Non c'è da stupirsi – ha osservato Barbara Frale – se poco più tardi, nel Concilio di Vienne del 1312, Papa Clemente V farà mettere agli atti che i Templari non erano eretici; e anche se costretto a chiudere l'ordine per evitare che Filippo il Bello aprisse uno scisma in seno alla Chiesa cattolica, chiarì espressamente che l'ordine del Tempio non poteva essere condannato".
"Sulla storia dei Templari c'è ancora davvero tanto da indagare – ha aggiunto –. E lo studio della spiritualità di questo antico ordine religioso darà alla cultura contemporanea altri notevoli spunti di discussione".

I "Rotoli del Mar Morto" online. I manoscritti verranno resi disponibili a chiunque avrà voglia di consultarli.



Da La Stampa del 28/8/2008 di Luca Castelli.
Dopo esser stati protetti gelosamente per quasi duemila anni dalle grotte di Qumran, in Cisgiordania, i Manoscritti del Mar Morto verranno resi disponibili a chiunque avrà voglia di consultarli su Internet. Le migliaia di frammenti che costituiscono uno dei patrimoni letterari, storici e culturali più importanti della civiltà umana verranno fotografati digitalmente e quindi pubblicati online.Il progetto è già in corso, con l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia: da macchine fotografiche digitali molto più potenti di quelle comuni a luci particolari che non emettono calore o raggi ultravioletti, permettendo di scoprire nuovi particolari dei testi senza rovinarne la fragilissima struttura in pergamena o papiro.I Manoscritti, conosciuti anche come "Rotoli del Mar Morto", sono un insieme di documenti risalenti a un periodo che va dal secondo secolo avanti Cristo al primo dopo Cristo, rinvenuti a partire dal 1947 in diverse grotte sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. Oltre a comprendere la più antica versione esistente della Bibbia ebraica (in versione quasi integrale), i vari testi della raccolta hanno aiutato a gettare luce sulla vita degli ebrei e dei cristiani ai tempi di Gesù.Per vederli online ci vorrà ancora un po' di tempo, almeno due anni, secondo il team di scienziati al lavoro sulla digitalizzazione. E il fatto di esseri scritti in ebraico, aramaico e greco antico non faciliterà certo l'immediata comprensione dell'eventuale visitatore di passaggio. Tuttavia l'operazione costituisce un ulteriore importante passo in quel processo di conservazione e divulgazione universale dei tesori artistici e culturali della storia dell'umanità che l'avvento delle tecnologie digitali ha reso possibile.Progetti simili sono sempre più comuni: dalla digitalizzazione (attualmente in corso) del Codex Sinaiticus, sforzo collettivo di diversi enti museali internazionali, alla straordinaria serie Turning the Pages della British Library, tramite cui si possono sfogliare (letteralmente) le versioni originali di vari testi, tra cui la prima edizione di Alice nelle meraviglie di Lewis Carroll, il diario musicale di Wolfgang Amadeus Mozart o un libro cinese risalente al nono secolo dopo Cristo. Senza dimenticare i manoscritti e i disegni originali di Leonardo Da Vinci, digitalizzati e resi disponibili dalla Biblioteca Leonardiana. Ma gli esempi ormai sono diverse decine.Man mano che passano gli anni, Internet si sta trasformando in una miniera di opere d'arte, la più grande biblioteca-museo della storia, il cui unico difetto rimane la confusione e la dispersione dei progetti. Non esiste un indice generale, insomma, una bussola per muoversi in mezzo a tutte queste meraviglie. Forse potrà esserlo, se non altro a livello continentale, Europeana, la biblioteca digitale europea sponsorizzata a più riprese dal commissario Viviane Reding, il cui decollo è previsto tra il 2009 e il 2010. "Grazie ad essa", ha affermato pochi giorni fa il commissario, "uno studente ceco potrà consultare la British Library senza andare a Londra o un irlandese appassionato di arte potrà ammirare la Gioconda senza fare la coda al Louvre".