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martedì 27 gennaio 2009

"NON DIMENTICHIAMO"


Il termine olocausto viene principalmente utilizzato per indicare lo sterminio sistematico di circa 5 dei 7,5 milioni di ebrei che vivevano in Europa prima della seconda guerra mondiale.
Il numero delle vittime è confermato dalla vasta documentazione lasciata dai nazisti stessi (scritta e fotografica) e dalle testimonianze dirette (di vittime, carnefici e spettatori) e dalle registrazioni statistiche delle varie nazioni occupate.

In alcuni ambienti il termine olocausto viene usato per descrivere l'omicidio sistematico di altri gruppi che vennero colpiti nelle stesse circostanze dai Nazisti, compresi i gruppi etnici Rom e Sinti (i cosiddetti zingari), comunisti, omosessuali, malati di mente, Pentecostali (classificati come malati di mente), Testimoni di Geova, russi, polacchi ed altre popolazioni slave (detti nel complesso Untermenschen) ed anche Liberi Muratori.

Aggiungendo anche questi gruppi il totale di vittime del Nazismo è stimabile tra i dieci e i quattordici milioni di civili, e fino a quattro milioni di prigionieri di guerra. Oggigiorno il termine viene usato anche per descrivere altri tentativi di genocidio, commessi prima e dopo la seconda guerra mondiale, o più in generale, per qualsiasi ingente perdita deliberata di vite umane, come quella che potrebbe risultare da una guerra atomica, da cui l'espressione "olocausto nucleare".


LE VITTIME DELL'OLOCAUSTO durante la Seconda Guerra Mondiale


* 5,6–6,1 milioni di ebrei

* 3,5–6 milioni di civili Slavi

* 2,5–4 milioni di prigionieri di guerra

* 1–1,5 milioni di dissidenti politici

* 200.000–800.000 tra Rom e Sinti

* 200.000–300.000 portatori di handicap

* 10.000–250.000 omosessuali

* 2.000 Testimoni di Geova

* Totale da 13.012.000 a 18.952.000


I prigionieri, al loro arrivo, erano obbligati ad indossare dei triangoli colorati sugli abiti, che qualificavano visivamente il tipo di «offesa» per la quale erano stati internati. I più comunemente usati erano:


* Giallo: ebrei -- due triangoli sovrapposti a formare una stella di David, con la parola Jude (Giudeo) scritta sopra

* Rosso: dissidenti politici, compresi i comunisti

* Rosso con al centro la lettera S: repubblicani spagnoli

* Verde: criminali comuni

* Viola: Testimoni di Geova

* Blu: immigranti

* Marrone: zingari

* Nero: soggetti "antisociali"

* Rosa: omosessuali maschi


Nota vittima dell'Olocausto fu anche Anne Frank, una ragazzina ebrea olandese che morì nel 1944; ha scritto un diario pubblicato in seguito alla sua morte dal padre, che ha rappresentato una delle più note testimonianze, a livello internazionale, delle persecuzioni naziste. Anna scrive, il 15 luglio 1944: «"La gioventù in fondo è più solitaria della vecchiaia." Questa massima che, ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l’ho trovata vera; è vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un’opinione su tutto, e nella vita non esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio. Chi ancora afferma che qui nell’alloggio segreto gli adulti hanno una vita più difficile, non si rende certamente conto della gravità e del numero di problemi che ci assillano, problemi per i quali forse noi siamo troppo giovani, ma ci incalzano di continuo sino a che, dopo lungo tempo, noi crediamo di aver trovato una soluzione; ma è una soluzione che non sembra capace di resistere ai fatti, che la annullano. Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo, l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.» Anna Frank, op. cit. , 15 luglio 1944, pp 268-268.


"Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no. / Considerate se questa è una donna, / Senza capelli e senza nome / Senza più forza di ricordare / Vuoti gli occhi e freddo il grembo / Come una rana d'inverno. / Meditate che questo è stato: / Vi comando queste parole. / Scolpitele nel vostro cuore / Stando in casa andando per via, / Coricandovi alzandovi; / Ripetetele ai vostri figli. / O vi si sfaccia la casa, / La malattia vi impedisca, / I vostri nati torcano il viso da voi" - (Primo Levi, Se questo è un uomo)

Elezioni per il Gran Maestro e la Giunta del Grande Oriente d'Italia - 1 Marzo 2009


Carissimi Fratelli,


questi sono i Siti Ufficiali delle 4 Liste che concorrono alle Elezioni per la Gran Maestranza del Grande Oriente d'Italia:

lunedì 12 gennaio 2009

212° ANNIVERSARIO DEL TRICOLORE


L'albero Tricolore della libertà
di Aldo Chiarle




Il Tricolore come bandiera ufficiale dell'Italia nasce il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dove sono convenuti i delegati di quattro città (Reggio, Modena, Ferrara e Bologna) che si erano scrollati di dosso i loro dominatori (il Papa da Bologna a Ferrara), intenzionati a costituire la Repubblica Cisalpina.

La consacrazione del Vessillo avvenne nella Sala (ora soprannominata del Tricolore) dell'Archivio Ducale edificio progettato dall'Architetto Lodovico Bolognini, alla presenza di 36 delegati di Bologna, 24 di Ferrara, 22 di Modena e 20 da Reggio. Perché la scelta di Reggio Emilia? Forse perchè a Reggio Emilia (oltre che a Genova) si era piantato per la prima volta in Italia l'albero della libertà, un grande albero che rappresentava la natura, adorno di nastri tricolori e sormontato da emblemi rivoluzionari.

Il Tricolore sventolò in Italia sino alla caduta di Napoleone (1814) e, con il ritorno del dominio austriaco, la bandiera dei tre colori, divenne simbolo di sovversione e di cospirazione; ma proprio in questi giorni venne consacrato con il sangue dei martiri come unica bandiera della Italia che stava per iniziare con i moti carbonari il lungo e sanguinoso cammino verso la sua unità. Il Tricolore riemerse ufficialmente il 23 marzo del 1848, quando Carlo Alberto lo adottò come bandiera con l'aggiunta dello stemma sabaudo.

Una delle prime apparizioni della bandiera tricolore fu a Milano nel 1796 (un anno prima della celebrazione ufficiale a Reggio Emilia) e fu lo stesso Napoleone a consegnare uno stendardo bianco, rosso e verde ad un corpo di volontari lombardi, e alla sommità dell'asta vi era il "livello" massonico. Bianco, rosso e verde, perchè bianco e rosso erano due dei tre colori della bandiera francese e il verde era il colore dell'albero della libertà (mentre il blu della bandiera francese era il colore della comune di Parigi), che secondo la tradizione giacobina, rappresentava la natura e quindi il simbolo del diritto dei popoli alla libertà. Alcuni storici parlando del colore verde accennato al "sacro ed iniziatico colore della massoneria" il chi è vero e non solo perchè la bandiera dei tre colori consegnata da Napoleone ai volontari lombardi aveva sull'asta il "livello" massonico, ma perché il Tricolore era la bandiera sacra delle "vendite" carbonare e delle "logge" massoniche.
E non bisogna dimenticare il primo martire del Tricolore, il bolognese Luigi Zamboni, che nel suo tentativo di sollevare nella città di Bologna una insurrezione contro il Pasqua, adottò come simbolo il Vessillo dei tre colori. Arrestato, si uccide nel 1795: aveva solo ventitré anni.
La celebrazione del primo centenario del Tricolore (Reggio Emilia, 7 gennaio 1897) fu affidata a Giosuè Carducci, il Vate del Risorgimento; rivolgendosi ai cittadini delle quattro città iniziò la sua orazione: "Risuonano ancora nell'austerità della storia a vostro onore, le parole che il Congresso Cispadano mandava da queste mura al popolo di Reggio. Il vostro zelo per la causa della libertà fu eguale al vostro amore per il buon ordine. Sapranno i popoli di Modena, di Ferrara, di Bologna e il popolo di Reggio Emilia, esempio nella Carriera della gloria e della virtù. L'epoca della nostra repubblica ebbe il principio fra queste mura e quest'epoca luminosa sarà uno dei più bei momenti della città di Reggio. L'Assemblea costituente delle quattro città segnò il primo passo da un confuso vagheggiamento di confederazioni al proposito dell'unità statuale, che fu il nocciolo dell'unità nazionale. Quelle città che sino allora s'erano riscontrate solo sui campi di battaglia con la spada calante a ferire, con l'ira scoppiante a maledire; che fio in una dissonanza d'accento fra fraterni dialetti cercavano la barriera immortale della divisione e dell'odio; che fino inventarono un modo nuovo di poesia per oltraggiarsi, quelle città si erano per una volta trovate a gittarsi l'una nelle braccia dell'altra, acclamando la repubblica una e indivisibile. Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci nel santo Vessillo; ma i colori della nostra primavera, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle Alpi, l'aprile delle valli e le fiamme dei vulcani.

E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti della virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede sicura e serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù dei poeti; il rosso, la passione e il sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera che ella era la più bella di tutte e che voleva lei e con lei la libertà". E alcuni ancora oggi parlando del Tricolore parlano di tradizione "sabauda". Quale più colossale menzogna!