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lunedì 16 ottobre 2017

Date da ricordare. Serve davvero a qualcosa?




A volte la storia non insegna. È forse solo una vuota presunzione immaginare che dagli errori, tragici, si possa imparare qualcosa. Ed è la storia stessa a dimostrarcelo: tu fissi date per ricordare eventi che vorresti superati per sempre. Ma niente potrà fermare nuovi orrori, nessun monito, nessun avvertimento. In questi giorni ci sono state due ricorrenze significative. La prima è stata venerdì scorso, quando ricorreva l’anniversario del rogo di Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Templari. Lo si ricorda ogni anno, come si ricordano tutti i roghi e le persecuzioni di tutti i totalitarismi, perché la libertà non sia più oppressa, perché il Leviatano non rialzi la testa. In realtà l’esorcismo riesce in parte, perché ogni giorno il rogo dell’intolleranza e del totalitarismo si alimenta in qualche angolo del mondo (e in qualche caso nemmeno tanto remoto). Un Blog fa quello che può: lo ricorda. Il resto spetta alla coscienze.
Oggi è un’altra di quelle date che devi ricordare per forza. Era un sabato quello del 1943 quando alle 5 del mattino furono ebrei deportati verso Auschwitz 1023 ebrei: solo 16 tornarono indietro. La più drammatica conseguenza delle leggi razziali del ’38. Ci saranno due esposizioni, una apre oggi alle 17 alla Casina dei Vallati in via Portico d’Ottavia. Spiega Marcello Pezzetti al Messaggero: «Tanto materiale fotografico: abbiamo le foto di famiglia di molti ebrei fascisti, quella del funerale dei fratelli Rosselli ammazzati a Parigi, quelle delle scuole speciali per gli ebrei di Rodi, Fiume e della Libia che allora erano italiane. […] E ancora, le testimonianze degli ebrei al lavoro coatto: li vediamo a Roma fare i manovali sotto Castel Sant'Angelo, al Niguarda di Milano a spazzare in giacca e cravatta. In mostra anche i libri di italiano, storia, fisica, ritirati dalle scuole perché scritti da ebrei e i manifesti per la precettazione obbligatoria». «La sezione più impressionante è quella del Coni - spiega il curatore - con tutte le Federazioni sportive, dal calcio al nuoto, dalla ginnastica alla boxe che in meno di due mesi espulsero gli ebrei. A proposito di boxe abbiamo ritrovato la valigetta di Leone Efrati (che morì ad Auschwitz) coi guantoni, le scarpe e il casco».

giovedì 16 marzo 2017

A Palmi XV concerto della memoria



Bisogna parlare per ricordare quello che è accaduto e per evitare che riaccada. Chi dimentica diventa complice degli assassini….” così sottolinea il fatello Nedo Fiano, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz , Gran Maestro Onorario del GOI nonché fratello onorario della Pitagora XXIX Agosto di Palmi, che oramai da anni ricorda la pagina triste ed oscura della Shoah. Infatti, lo scorso 10 marzo a Palmi si è svolto il XV^ CONCERTO DELLA MEMORIA organizzato dalla loggia Pitagora XXIX agosto, che ha accolto decine di fratelli provenienti dagli orienti calabresi con il monito di Primo Levi : “L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della Memoria”.
Un tempio gremito in ogni ordine di posto ha accolto numerose logge calabresi: la Logoteta, la Domenico Romeo e la  G. Bovio di Reggio Calabria, La Fenice di Catanzaro, la E. Ferrari di Palmi, la  Armonia di Siderno, la Mediterraneo di Crotone, la Figli di Zaleuco di. Gioiosa Jonica, la  Reghion di . Reggio Calabria, la Federico II di Lamezia Terme, la Garibaldi dì Reggio Calabria, assieme ai fratelli Vincenzo La Valva Oratore del Collegio dei MMVV della Calabria, Massimo Allò, Dario Leone e Maurizio Maisano Consiglieri dell’Ordine, Ennio Palmieri, Gino Rispoli e Fortunato Violi Garanti di Amicizia, al Grande Ufficiale,e coordinatore Cosimo Petrolino.
Protagonisti della serata sono stati i fratelli. musicisti Antonio Santoro – flauto – e Francesco De Siena – pianoforte – e Ennio Palmieri – Gran Rappresentante del GOI – relatore della serata con una riflessione dal titolo “Nessun uomo è un’isola…..” : con la loro bravura e sensibilità sono riusciti a trasformare una tornata “sull’etica del ricordo” in un silenzio attento e magico di emozioni in memoria di chi ha sofferto e ancora soffre per antichi pregiudizi e rinnovati odi.
Le parole del poeta inglese John Donne – “Nessun uomo è un’isola completo in se stesso, ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto (……….) La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te” – sono state la cifra etica che ha caratterizzato la tornata. La tornata a ha dimostrato tutta l’importanza della MUSICA e della PAROLA, che se sapientemente intrecciate, riescono a creare quel clima di fraterna solidarietà e compassione per chi non c’è più ma è come se ci fosse : “La memoria è lo specchio dove si riflettono gli assenti” è stato ricordato . Nono solo. Nei tanti interventi che si sono succeduti sono echeggiate le parole di Elie Wiesel – “Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto….mai!” – e di Primo Levi – “Comprendere è impossibile, conoscere è necessario” – che insieme ad altri, insieme al nostro fratello Nedo Fiano, hanno voluto testimoniare l’incomprensibile e l’inimmaginabile. Parole forti e note struggenti sapientemente amalgamate attraverso una narrazione coinvolgente che, spaziando tra percorsi, storie e personaggi, hanno fatto vivere momenti di sincera unione e condivisione. Così, anche quest’anno, la loggia Pitagora XXIX Agosto di Palmi ha voluto onorare la Shoah, attraverso il “dovere della Memoria”.