Nel ricordo del suo nome, nel 1743, fu abolita in Toscana la giurisdizione
ecclesiastica dei tribunali dell' Inquisizione. A seguire la riforma che nel
1786, per la prima volta al mondo, cancellava la pena di morte.
Il 30 Novembre 1786, il granducato di Toscana aboliva la pena di morte.
Questa storia di libertà ha inizio con un uomo, Tommaso Crudeli, che nacque a Poppi in Casentino nel 1703.
Si laureò in legge a Pisa, ma decise di non esercitare la professione e di dedicarsi alle lettere e all' insegnamento. Dopo un soggiorno a Venezia, si stabilì a Firenze, dove intrecciò stretti rapporti con il mondo culturale inglese. Nel 1733 lesse in Santa Croce (Cappella de' Pazzi) un'ode funebre per Filippo Buonarroti, in forte polemica con la chiesa cattolica che determinò la sua futura condanna. Nel maggio 1735 fu ammesso alla loggia massonica di Firenze, la prima in Italia, fondata dagli inglesi.
Non volendo creare incidenti diplomatici con gli inglesi, si preferì colpire Tommaso Crudeli, certamente più vulnerabile, anche per le numerose testimonianze che a suo carico erano state create e raccolte dal Tribunale dell'Inquisizione.
Il 9 maggio del 1739, Tommaso Crudeli fu arrestato e tradotto nel carcere ecclesiastico, dove fu rinchiuso in un ambiente ristretto e privo di luce e di ricambio d'aria. La detenzione e le torture inumane cui fu sottoposto dagli inquisitori ecclesiastici perché rivelasse i nomi dei suoi fratelli massoni, deteriorarono rapidamente le sue condizioni di salute, tanto che a seguito dell'autorevole interessamento dello stesso Granduca, finì per essere scarcerato.
Nell'agosto del 1740 Tommaso Crudeli fu condannato per eresia e confinato nella propria casa a Poppi; ma il suo fisico era già definitivamente segnato. Nei quattro anni di segregazione domestica raccolse e dettò, tra i gravi postumi della carcerazione, la gran parte delle sue poesie e prose, nonchè la narrazione della detenzione e del processo ad opera del Sant'Uffizio, che venne stampata anonima da Francesco Becattini (1782) e recentemente ritrovata manoscritta, autografata dal poeta, nella Biblioteca Estense di Modena.
Ma il povero Tommaso non si riprese più e mori appena quarantatreenne, non prima però di aver descritto le sofferenze inflittegli dai suoi aguzzini ed essersi così espresso sulla sua prigione: "Questa è una di quelle prigioni lavorate a posta per uccidere gli uomini senza spargere il sangue umano, conforme all'evangelica legge del Sant'Uffizio, che proibisce la crudeltà dello spargimento di sangue." Il 27 marzo del 1745 si spense a Poppi. La condanna per eresia non ebbe termine: la sua opera letteraria fu posta all'Indice e i suoi fratelli dovettero misconoscere ogni opera del congiunto.
Il martirio del Crudeli non fu però inutile: Francesco I, che non aveva dato pubblicità alla bolla di Clemente XII, come del resto altri sovrani europei, nel 1743 fece chiudere nel Granducato, il Tribunale dell'Inquisizione.
Il suo successore, il figlio Leopoldo II di Lorena, amante delle opere e dei sonetti del Crudeli, che ben conosceva la triste morte dello scrittore, nel 1782 abolì non solo giuridicamente i tribunali ecclesiastici, ma anche fisicamente, facendo demolire completamente il tribunale e le carceri della santa inquisizione a Firenze.
Leopoldo II fu il massimo esempio di sovrano illuminato. Accogliendo le stesse tesi massoniche che in Francia, rifiutate dalla nobiltà, portarono alla rivoluzione, avviò una politica liberista, promuovendo la bonifica delle aree paludose nella Maremma e nella Val di Chiana e favorendo lo sviluppo dell'Accademia dei Georgofili. Introdusse la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole. L'avvenimento epocale fu dopo tanti secoli, la liquidiazione delle corporazioni di origine medioevale, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale.
In campo ecclesiastico Pietro Leopoldo abolì i conventi di clausura. Organizzò un sinodo a Pistoia nel 1786 per riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana. Voleva una chiesa locale autonoma rispetto al papa e la superiorità del Concilio, ma le forti opposizioni del clero e del popolo, lo convinsero a rinunciare a questa riforma.
Ma la riforma più importante introdotta da Pietro Leopoldo fu l'abolizione degli ultimi retaggi giuridici medievali: in un colpo solo abolì il reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e, cosa più importante, la pena di morte (grazie al varo del nuovo codice penale del 1786 che prenderà il nome di Riforma criminale toscana o Leopoldina). La Toscana sarà quindi il primo stato nel mondo a cancellare dal suo ordinamento la pena capitale. Il 30 Novembre di ogni anno le istituzioni toscane ricordano questo avvenimento. Un ricordo và a Tommaso Crudeli, l’ultimo toscano morto per le pene inflitte da un tribunale religioso.
Si laureò in legge a Pisa, ma decise di non esercitare la professione e di dedicarsi alle lettere e all' insegnamento. Dopo un soggiorno a Venezia, si stabilì a Firenze, dove intrecciò stretti rapporti con il mondo culturale inglese. Nel 1733 lesse in Santa Croce (Cappella de' Pazzi) un'ode funebre per Filippo Buonarroti, in forte polemica con la chiesa cattolica che determinò la sua futura condanna. Nel maggio 1735 fu ammesso alla loggia massonica di Firenze, la prima in Italia, fondata dagli inglesi.
Non volendo creare incidenti diplomatici con gli inglesi, si preferì colpire Tommaso Crudeli, certamente più vulnerabile, anche per le numerose testimonianze che a suo carico erano state create e raccolte dal Tribunale dell'Inquisizione.
Il 9 maggio del 1739, Tommaso Crudeli fu arrestato e tradotto nel carcere ecclesiastico, dove fu rinchiuso in un ambiente ristretto e privo di luce e di ricambio d'aria. La detenzione e le torture inumane cui fu sottoposto dagli inquisitori ecclesiastici perché rivelasse i nomi dei suoi fratelli massoni, deteriorarono rapidamente le sue condizioni di salute, tanto che a seguito dell'autorevole interessamento dello stesso Granduca, finì per essere scarcerato.
Nell'agosto del 1740 Tommaso Crudeli fu condannato per eresia e confinato nella propria casa a Poppi; ma il suo fisico era già definitivamente segnato. Nei quattro anni di segregazione domestica raccolse e dettò, tra i gravi postumi della carcerazione, la gran parte delle sue poesie e prose, nonchè la narrazione della detenzione e del processo ad opera del Sant'Uffizio, che venne stampata anonima da Francesco Becattini (1782) e recentemente ritrovata manoscritta, autografata dal poeta, nella Biblioteca Estense di Modena.
Ma il povero Tommaso non si riprese più e mori appena quarantatreenne, non prima però di aver descritto le sofferenze inflittegli dai suoi aguzzini ed essersi così espresso sulla sua prigione: "Questa è una di quelle prigioni lavorate a posta per uccidere gli uomini senza spargere il sangue umano, conforme all'evangelica legge del Sant'Uffizio, che proibisce la crudeltà dello spargimento di sangue." Il 27 marzo del 1745 si spense a Poppi. La condanna per eresia non ebbe termine: la sua opera letteraria fu posta all'Indice e i suoi fratelli dovettero misconoscere ogni opera del congiunto.
Il martirio del Crudeli non fu però inutile: Francesco I, che non aveva dato pubblicità alla bolla di Clemente XII, come del resto altri sovrani europei, nel 1743 fece chiudere nel Granducato, il Tribunale dell'Inquisizione.
Il suo successore, il figlio Leopoldo II di Lorena, amante delle opere e dei sonetti del Crudeli, che ben conosceva la triste morte dello scrittore, nel 1782 abolì non solo giuridicamente i tribunali ecclesiastici, ma anche fisicamente, facendo demolire completamente il tribunale e le carceri della santa inquisizione a Firenze.
Leopoldo II fu il massimo esempio di sovrano illuminato. Accogliendo le stesse tesi massoniche che in Francia, rifiutate dalla nobiltà, portarono alla rivoluzione, avviò una politica liberista, promuovendo la bonifica delle aree paludose nella Maremma e nella Val di Chiana e favorendo lo sviluppo dell'Accademia dei Georgofili. Introdusse la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole. L'avvenimento epocale fu dopo tanti secoli, la liquidiazione delle corporazioni di origine medioevale, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale.
In campo ecclesiastico Pietro Leopoldo abolì i conventi di clausura. Organizzò un sinodo a Pistoia nel 1786 per riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana. Voleva una chiesa locale autonoma rispetto al papa e la superiorità del Concilio, ma le forti opposizioni del clero e del popolo, lo convinsero a rinunciare a questa riforma.
Ma la riforma più importante introdotta da Pietro Leopoldo fu l'abolizione degli ultimi retaggi giuridici medievali: in un colpo solo abolì il reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e, cosa più importante, la pena di morte (grazie al varo del nuovo codice penale del 1786 che prenderà il nome di Riforma criminale toscana o Leopoldina). La Toscana sarà quindi il primo stato nel mondo a cancellare dal suo ordinamento la pena capitale. Il 30 Novembre di ogni anno le istituzioni toscane ricordano questo avvenimento. Un ricordo và a Tommaso Crudeli, l’ultimo toscano morto per le pene inflitte da un tribunale religioso.