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martedì 23 settembre 2008

"Il tradimento del Templare"- libro postumo di Franco Cuomo


PARIGI ANNO DOMINI 1314

La storia comincia in un giorno di marzo del 1314 mentre a Parigi bruciano gli ultimi templari.
..."Così, sopraffatti da una incomprensione che escludeva ogni pietà, andarono al rogo gli ultimi templari sull'isola della Senna, nello slargo antistante la cattedrale di Notre-Dame, in un rosso tramonto di marzo. Con il sole alle spalle, guardando l'Oriente".
..."Mancavano tre giorni all'equinozio di primavera. La Senna scorreva leggera. Venivano dai giardini reali, poco distanti, effluvi dolci di mandorlo e pesco, che ben presto il fumo acre della legna secca – e della carne bruciata – disperse nei lamenti".
..."Con le residue forze che gli restavano, infatti, mentre il fuoco ne divorava lentamente gli arti inferiori, salendo piano dalle caviglie all'inguine, Jacques de Molay ebbe modo di gridare con voce arrochita dal fumo i nomi di re Filippo detto il Bello e del pavido papa Clemente che ne aveva assecondato i piani, intimando loro di presentarsi nel giro di un anno al giudizio di Dio. Moriva da uomo libero, vittima di una libertà sopraffatta dalla voracità di un re sull'orlo della bancarotta, bisognoso di appropriarsi dei tesori del Tempio".


Esce nelle librerie il 23 settembre il romanzo postumo di Franco Cuomo,''Il tradimento del Templare'' (Baldini Castoldi Dalai), un'avvincente spy story di ambiente medievale che non rinuncia alla precisione storica.
Protagonista è Esquieu de Floryan, da tutti detto Squinn, l'uomo che ha consegnato agli inquisitori di Filippo il Bello il gran maestro Jacques de Molay.
Ma perché ha tradito? Lo ha fatto per interesse, oppure il suo è stato un estremo tentativo di restituire al Tempio l'antica dignità, abbattendone i simboli ormai corrotti?
Lungo le pagine del libro si snoda una vicenda emozionante e intricata in cui la figura di Squinn si affianca a quella di personaggi d'eccezione - come Dante Alighieri, legato ai Templari perché guida dei "Fedeli d'Amore" - in una folla eterogenea di potenti e miserabili, fuggiaschi ed esuli.
Con una lingua preziosa, magica e avvolgente, Franco Cuomo ha dato vita ad uno dei più grandi enigmi della storia.