Convegno per la ricorrenza della loggia “Sigismondo Arquer”. Nel 1969 la ricostituzione
Negli anni Settanta ne fece parte anche il poeta Masala
Giovedì 01 ottobre 2009
«Non un comitato d'affari ma un'associazione che ha per fine la crescita interiore degli affiliati e il progresso della società»: la massoneria raccontata da Giuseppe Figus, oratore della loggia “Sigismondo Arquer”, rifondata 40 anni fa.
Che ci facevano, ieri sera, nella Casa massonica di piazza Indipendenza, il sindaco Emilio Floris, l'antropologo e romanziere Giulio Angioni, lo storico del teatro Sergio Bullegas, l'assessore e storico dell'arte Giorgio Pellegrini, il giornalista e storico della massoneria Gianfranco Murtas? Semplice: davano vita a un convegno (seguito da rinfresco) per celebrare i secondi 40 anni della loggia “Sigismondo Arquer”, la numero 709 del Grande Oriente d'Italia. Una delle quindici attive nel capoluogo isolano. La prima, almeno nominalmente: «Una loggia “Sigismondo Arquer” fu fondata a Cagliari nel 1890 dov'è rimasta attiva fino al 1925, quando fu sciolta, insieme a tutte le altre, in Italia, per effetto della legge fascista contro le associazioni», racconta Giuseppe Figus, ingegnere in pensione, cavaliere del lavoro per meriti sportivi e, da tre anni, “oratore” della loggia.
«Non un comitato d'affari ma un'associazione che ha per fine la crescita interiore degli affiliati e il progresso della società»: la massoneria raccontata da Giuseppe Figus, oratore della loggia “Sigismondo Arquer”, rifondata 40 anni fa.
Che ci facevano, ieri sera, nella Casa massonica di piazza Indipendenza, il sindaco Emilio Floris, l'antropologo e romanziere Giulio Angioni, lo storico del teatro Sergio Bullegas, l'assessore e storico dell'arte Giorgio Pellegrini, il giornalista e storico della massoneria Gianfranco Murtas? Semplice: davano vita a un convegno (seguito da rinfresco) per celebrare i secondi 40 anni della loggia “Sigismondo Arquer”, la numero 709 del Grande Oriente d'Italia. Una delle quindici attive nel capoluogo isolano. La prima, almeno nominalmente: «Una loggia “Sigismondo Arquer” fu fondata a Cagliari nel 1890 dov'è rimasta attiva fino al 1925, quando fu sciolta, insieme a tutte le altre, in Italia, per effetto della legge fascista contro le associazioni», racconta Giuseppe Figus, ingegnere in pensione, cavaliere del lavoro per meriti sportivi e, da tre anni, “oratore” della loggia.
AFFILIATI ILLUSTRI
Nel 1969, dopo una pausa durata 44 anni, la rinascita: «Su impulso di Francesco Bussalai, ex partigiano, comunista poi passato con i socialisti. Una fra le tante persone importanti per la vita cittadina che sono state affiliate alla nostra loggia». Esempi? «L'ex sindaco Roberto Dalcortivo. Sergio Massenti. Eliseo Spiga. Il poeta Francesco Masala». Quello di Arasolé, Quelli dalle labbra bianche , Il Dio petrolio ? «Lui». Ed eccolo, il nome del poeta, nella lista che, a pagina 75 dell'opuscolo celebrativo del quarantennale, elenca, anno per anno, tutti quelli che dal 1969 hanno ricoperto ruoli di rilievo nella loggia “Arquer”: fu “oratore” negli anni 1970/71 e 72/73. La carica oggi ricoperta da Figus. Che spiega: «L'oratore è il custode delle leggi. Le altre cariche sono quelle dei maestri sorveglianti, il segretario e il tesoriere. Mentre i gradi sono tre: all'inizio sei “apprendista”, e durante le riunioni non hai diritto di parola, poi diventi “compagno” e, quando completi il percorso di crescita interiore che è il vero, unico fine della massoneria, “maestro”».
NIENTE BUSINESS, FRATELLI
La loggia, si accalora Figus, non è un comitato d'affari: «Ci riuniamo tre volte al mese. Non si parla di affari, politica né economia, in loggia. Certo, la gran parte delle numerose persone che fanno domanda di affiliazione si aspetta vantaggi economici: di solito, lasciamo che siano loro stessi ad accorgersi di come stanno le cose e a scegliere di andarsene. Il vero massone pensa a migliorare se stesso e quindi la società. Poi è vero, in loggia conosci persone, fai amicizie. Ma non è più come prima del '25, quando in loggia si decidevano i candidati che venivano poi eletti».
ATEI, MUSULMANI, OPERAI
Alla “Arquer” sono in 35 («È raro che una loggia abbia più di 40 affiliati: oltre quella soglia le riunioni diventano complicate»). Scelti in base a criteri severissimi: «Fedina penale pulita, propensione alla crescita interiore, attitudine all'aiuto reciproco. Fra i nostri affiliati ci sono medici, avvocati, commercialisti, io sono ingegnere». Nessun operaio: «Ma in passato ce n'erano. Il problema sono le spese: e mantenere un palazzo come il nostro non è uno scherzo». Nessuna preclusione sociale, insomma: «Né religiosa. Fino a poco tempo fa, prima che si trasferisse in un'altra loggia, avevamo un affiliato maomettano, un geometra. Certo, ha avuto qualche difficoltà, inizialmente, perché durante le riunioni teniamo aperta una Bibbia, sul Vangelo di Giovanni. Ci sono anche, anzi soprattutto, atei. Ma l'importante è riconoscere quello che noi chiamiamo Grande architetto dell'universo». Che è, poi, un concetto assimilabile a quello di Dio. «Ma non è confessionale. La massoneria non è mistica o religiosa. È, questo sì, esoterica». E perciò sospetta. «Tanti pregiudizi. Ma siamo stati noi, non certo la commissione parlamentare, a fare pulizia. È stato Armandino Corona a mettere Licio Gelli e la sua P2 fuori dal Grande Oriente d'Italia». Serate come quella di ieri vogliono servire a questo: «Vogliamo far vedere a tutti che i massoni non sono persone che fanno intrallazzi».
di MARCO NOCE (http://www.unionesarda.it/)