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martedì 9 aprile 2013

A Te che aspiri a diventare Massone


 

Occorre,  prima di tutto, che tu sappia che presso di noi tutto è  simbolo.
Intendi questa apostrofe come essa va intesa e tu comprenderai che, se i Liberi Muratori sono uniti fra di loro dai legami di una stretta fraternità, come certamente tu sai, essi estendono questa fraternità alla umanità intera.
Per questo io ti chiamo “fratello” già ora, in nome del sentimento che ci unirà forse presto, ma anche in nome della fratellanza umana.



Che cosa è dunque questa fratellanza massonica?  


E’ in primo luogo l’amicizia per degli uomini che si sentono fondamentalmente simili a sé, sebbene essi siano sovente assai diversi per il carattere e per l’inclinazione spirituale, amicizia fatta di desiderio reciproco di essere compresi e graditi, amicizia che nasce anche dalla convinzione dell’uguaglianza fondamentale che regna fra noi, quali possono essere le differenze di ogni natura, che inevitabilmente ci diversificano.
E’ la calda gioia di questa amicizia che io ho voluto simbolizzare dandoti del tu, profano fratello mio.
Tale amicizia tu la riceverai quindi da tutti, quali che siano.
Ma il modo potrà essere vario.

Presso alcuni essa nasce molto presto e si sviluppa assai agevolmente, dalla conoscenza o dalla sensazione di affinità intellettuali o caratteriali.
Presso altri essa è più lenta a comparire ed a svilupparsi.
Perché, come una pianta abbisogna  di coltivazione, l’amicizia richiede delle cure, uno sforzo, un dono personale.
Ma tale dono deve essere reciproco e non si può sperare di ricevere senza offrire nulla in cambio: l’approccio amichevole deve rispondere uno slancio uguale, e poco importa d’altronde chi faccia il primo passo.
Segnata da uno sforzo di comprensione, di tolleranza, di rimostranza talvolta, essa cambia la sua profonda natura e si innalza fino alla nobiltà della fratellanza.
Dal gruppo cordiale che si ricostituisce spontaneamente ad ogni nostra riunione la fraternità si estende, profonda, salda, a tutti i Liberi Muratori dell’universo, all’umanità intera.
Profano fratello mio, ti senti tu capace di aprire il tuo cuore, di offrire la tua devozione a tutti e non soltanto a quelli che ti piaceranno, a tutti, quale che sia il loro carattere, la loro lingua, la loro razza, la loro religione?
Altrimenti, rinuncia alla Massoneria.
Ma la Massoneria non è soltanto una Fratellanza. Essa è anche una scuola.
Non certo una scuola come quelle che tu hai frequentato, dove hai acquisito delle precise conoscenze e dei diplomi; ma un luogo dove tu apprenderai molte cose essenziali, sebbene esse non figurino in alcun manuale, un luogo dove tu apprenderai la difficile arte di vivere, o di vivere meglio.
Indubbiamente la Massoneria non ha dottrina  ed il suo insegnamento non ha nulla di dogmatico.
Espresso nel simbolismo massonico, tale insegnamento ne ricava una forza persuasiva fatta della poesia dei simboli ed una scioltezza che lascia allo spirito ogni libertà di scegliere e di interpretare, nel rispetto di una linea generale.
Quello che apprenderai in massoneria dipenderà quindi da questo insegnamento dato dai nostri rituali e dai nostri simboli, ma dipenderà anche da te, vale a dire, ad un tempo, dalle tue qualità personali e dalla tua volontà di usarle e di perfezionarle.
La Massoneria è certo una buona scuola ma quale sia la scuola, quale sia il Maestro,  il discepolo non imparerà gran che se non ha il desiderio di imparare.


Che cosa imparerai dunque fra noi? 

Sappi soltanto che noi siamo gli eredi dei Liberi Muratori del passato, costruttori di cattedrali.
Secondo il loro esempio, tu imparerai a costruire un Tempio; ma questo Tempio, ideale e tuttavia reale, sarà quello della tua propria vita che si integrerà nella vita immensa dell’umanità.
Se tu comprenderai bene l’arte del Libero Muratore, tu vivrai meglio, più pienamente e più rettamente.
Così divenuto migliore, irradierai intorno a te quella virtù attiva di cui profitteranno tutti coloro che ti toccano da vicino o da lontano.
Così tu diverrai una cellula più attiva, più feconda nell’organismo universale.
Senza questo postulato, la nostra vita non è più che un’attività vegetativa, istinto animale di conservazione.
Senza la speranza, la convinzione che l’uomo cammina lentamente, penosamente ma sicuramente verso il  “meglio”, la Massoneria non è più che un gradevole passatempo.
Profano fratello mio, se tu non condividi questa fede, è inutile proseguire la tua pratica.
Ma io ti parlo come se tu fossi già dei nostri, mentre ti rimane un passo essenziale, capitale da compiere: ti resta di essere “iniziato”.
Non credo, profano fratello mio, che l’iniziazione possa essere paragonata al ricevimento in un circolo qualsiasi, esclusivo che possa essere.
L’iniziazione è più e meglio di una cerimonia, solenne che possa essere.
L’iniziazione è prima di tutto un profondo ritorno in se stesso, poi è una adesione, un impegno totale di tutto l’essere morale ed infine è una trasformazione sottile ma essenziale,  una trasformazione definitiva, una trasmutazione paragonabile a quella di cui sognavano gli antichi alchimisti nella loro ricerca della pietra filosofale.
Il valore della iniziazione è d’altronde intrinseco al senso etimologico della parola: essere iniziato significa entrare in un mondo nuovo, cominciare una nuova vita.
Questo significato si ritrova anche nella parola che ti designa: tu sei profano, tu attendi,  ignorante ed impuro, davanti al tempio, davanti al luogo sacro.
Quando tu vi sarai stato ammesso, quando vi sarai stato deterso dalle tue sozzure ed i misteri te ne saranno stati svelati, tu avrai spogliato l’uomo vecchio, tu sarai un essere nuovo.
Ma lo sarai solo se tu lo vuoi,  se tu lo comprendi e senti intimamente che cosa è l’iniziazione massonica.
Profano fratello mio, possa tu essere un giorno, presto, un iniziato e recarne in fondo al tuo essere, in tutto il tuo carattere, il segno indelebile.
Ma lasciamo queste altitudini e ritorniamo a dei discorsi più terra a terra.


Che cosa aspettiamo da te? Che uomo speriamo che tu sia, per fare di te un Libero Muratore?

Per assumere questa carica, tre virtù sono necessarie: la saggezza, la forza, l’entusiasmo.
Noi vorremmo vederti saggio.
Non già sapiente, sebbene la scienza sia tanto utile. Se sei erudito in qualche materia potrai, occorrendo, farci approfittare delle tue cognizioni.
La Massoneria non è un circolo di studi scientifici.
Quello che attendiamo da te è quello che si chiama “cultura filosofica”, ossia la curiosità di tutto ciò che è umano, l’interesse per tutti i problemi che toccano la natura umana.

Ma meglio che un ricco acquisto intellettuale noi ci augureremmo di trovare in te lo spirito di verità, l’onestà del pensiero.
E’ il desiderio di comprendere, di conseguire il vero, non ammettendo prudentemente come esatto se non quello che è evidentemente tale, evitando ogni giudizio precipitato, scartando ogni pregiudizio.
E’ la volontà di giudicare equamente, pesando sulla stessa bilancia e con gli stessi pesi le tue ragioni e gli argomenti del tuo contraddittore.
Che Cartesio sia maestro del tuo pensiero.
La saggezza è anche la facoltà di saper  padroneggiare ogni passione, anche quella della verità, per recare nella lotta delle idee una conveniente moderazione.
La saggezza è soprattutto la tolleranza che ti consente, quale che sia la tua convinzione, di ammettere l’opinione contraria, di ammettere che essa si concretizzi in atto, come vuole la legge della maggioranza.
La saggezza è infine poter applicare questa prudente ricerca del vero in tutti i campi, anche quelli nei quali meno si impongono le strette regole della ragione, come i campi dei sentimenti e dei principi morali.
Te lo auguriamo davvero.
Che questa forza sia nella volontà di intraprendere e nel coraggio di perseverare.
E non si pensi qui a  delle imprese materiali.
Il campo della Massoneria è soprattutto spirituale; ma questo non comporta che,  per riuscirvi,  la forza non sia pure necessaria.
La forza è anche nel rifiuto dell’indifferenza, del lasciare andare.
Ti ho fatto l’elogio della tolleranza, ma questa non può arrivare fino ad una gradevole e facile noncuranza.
E’ un atteggiamento troppo comodo l’accettare, sotto pretesto di tolleranza, l’errore manifesto e pervicace, magari la malignità.
Occorre della forza e ne occorre molta, per applicare i precetti massonici che forse ti sono già stati resi noti.
Occorre meno forza, senza dubbio, malgrado l’apparenza, per sopportare l’avversità, l’insuccesso o la semplice disillusione. Occorre forse meno forza ma ne occorre spesso poiché  la vita non ci risparmia i suoi colpi.
Noi speriamo infine di trovare in te l’entusiasmo poiché, dice la massima, “ la ragione fa fare le migliori cose del mondo ma non le più grandi ”.
Noi speriamo infine di trovare in te l’entusiasmo che corona e completa la ragione e la forza.
Esso eleva, nella iniziazione, il neofita al di sopra del banale livello del quotidiano; è l’entusiasmo che trasforma lo spirito dell’iniziato e che accende il fuoco dell’aspirazione a tutte le cose belle e buone.
E’ l’entusiasmo che muta la fisionomia del mondo, abbellisce la realtà presente e poetizza l’avvenire.
L’entusiasmo è l’amore platonico che eleva l’anima fino al cielo più alto dove alberga l’idea della bellezza.
L’entusiasmo del Libero Muratore è come l’amore del credente sincero per il suo Dio.
Profano fratello mio, tu puoi essere saggio e forte ma se il tuo animo resta imprigionato nel reale e nell’immediato, se esso ignora lo slancio verso la luce di un ideale , tu puoi essere una brava persona, buona, utile, ma non sarai mai un perfetto Massone.
Questo slancio idealista non coincide affatto con l’anticlericalismo di cui il volgo accusa la Massoneria, né  con l’ostilità alla religione che generalmente le si rimprovera.
Ma queste non sono che chiacchiere di ignoranti e di malevoli.
L’anticlericalismo è una posizione politica e la Massoneria si inibisce ogni presa di posizione nel campo della politica.
Quanto alle religioni essa non ne professa alcuna e non insegna alcun dogma ma ammette e rispetta ogni fede sincera.
Anzi, noi vorremmo trovare in te quello che chiamo il senso del divino.
Sappi prendere questa espressione nel suo senso simbolico e non pensare che noi attendiamo da te la credenza di un Dio determinato, la fede nelle rivelazioni di una precisa religione.
Ma il saggio non si può accontentare di un razionalismo totale.
Il saggio si sente avvolto nel mistero, soffocato dall’ignoto, circondato dall’infinito dello spazio e del tempo.
Con Pascal, egli ha coscienza della sua grandezza e della sua nullità.
Con Renan, ha la nozione di un ordine universale, di leggi che governano la vita dell’universo.
In questa convinzione, il Libero Muratore trova la giustificazione del proprio lavoro come anche ne concepisce l’umiltà,
Egli comprende la necessità di cercare sempre la luce della verità, l’equilibrio della giustizia, la dolcezza dell’amore, in una parola l’ideale della perfezione.
Tu comprenderai che il senso del divino è inseparabile dalla fede nell’uomo e che esso si confonde, infine, con questa.
Questo sentimento del divino può anche assumere in te la forma di una aspirazione, di una inquietudine.
Sì piena che sia la tua vita, sì soddisfatto che tu sia, non provi mai la sensazione penosa di mancare di qualcosa?
Non senti un vuoto che non puoi colmare né col piacere, né con l’attività della professione né con l’affetto dei tuoi?
Questo desiderio non è la fantasticheria malinconica, vaga e infeconda dei romantici, è il bisogno di qualcosa di grande che nulla nella vita ti ha potuto dare; una cosa che sarebbe il complemento, il compimento della tua personalità, la sua realizzazione totale.
Questa cosa forse la troverai nella Massoneria.
Profano fratello mio, io ti ho detto l’essenziale di quello che so e che penso della Massoneria.
Ci sono però due o tre punti secondari, ma non trascurabili, sui quali vorrei attirare la tua attenzione.
In primo luogo tu non ignori che tutte le nostre cerimonie si svolgono secondo un rituale simbolico antichissimo.
Nel suo principio come nelle forme, questo rituale trova le sue origini nelle società iniziatiche, i culti esoterici che risalgono alla più remota antichità, nelle vecchie leggende mitologiche o religiose.
I Massoni operativi, di cui siamo i discendenti diretti, ci hanno lasciato l’eredità simbolica del linguaggio e degli utensili del loro mestiere.
Tutto ciò costituisce un cerimoniale arcaico, desueto, che può sembrare ridicolo a certi spiriti scettici e beffardi ma che, per noi, prodiga la ricchezza delle sue significazioni molteplici ed il fascino delle belle cose sfiorite.
Sarà altrettanto per te se tu sei sensibile all’attrazione commovente che scaturisce dagli arcaismi piamente conservati.
Per gustare appieno questo fascino bisogna non avere lo spirito troppo freddamente ragionatore; bisogna lasciarsi emozionare dall’anima delle cose, dei gesti e delle parole.
Colui per il quale una ingenua processione non è che un orpello e bambinaggine, per il quale l’Acropoli non è che un cumulo di vecchio marmo ingiallito, non comprenderà, non sentirà mai la Massoneria e sarà incapace di viverne la vita profonda.
Sappi d’altro lato che noi apprezziamo molto la modestia.
Detestiamo l’orgoglio che offende il nostro sentimento di fraterna uguaglianza e nel quale vediamo il peggiore dei vizi poiché esso è alla fonte di molte cattive azioni.
Pensa alla massima: “Non bisogna mai disperare di sé, bisogna sempre diffidarne” .
Noi crediamo pure che la pazienza è necessaria al Massone.
Il lavoro massonico è lento e si svolge per progressi sensibili.
Le modifiche che apporta alla nostra personalità sfuggono alla osservazione quotidiana e non appaiono che a degli esami di coscienza effettuati a lunghi intervalli.
Infatti non ci si sente veramente massone che al termine della propria vita, quando si misura quello che ha dato l’insegnamento, la meditazione massonica, oltre alla serenità ed alla esperienza degli anni.
Se tu sarai ricevuto fra noi, ti chiederemo di dare molto alla Massoneria: una parte del tuo tempo, del tuo lavoro, … un poco del tuo denaro, molto della tua intelligenza, del tuo sapere, ……….enormemente del tuo cuore.
Ma che la soddisfazione di essere Massone non ti trascini troppo lontano.
Sappi dunque saggiamente misurare la tua devozione alla Massoneria: misurare i tuoi sforzi e distribuire la tua vita.
E che la tua devozione alla Massoneria non ti faccia trascurare i tuoi primi doveri verso il tuo lavoro e verso tutti.
Ancora una parola prima di concludere.
Noi ti preferiremmo gaio, perché noi siamo di umore ottimista e pensiamo col saggio Rabelais che ridere è proprio dell’uomo.
Pensiamo che la coscienza di essere stato utile, poco che sia, porta ad un gioire sano.
Ti preferiremmo gaio ma sapremo rispettare ed amare la tua gravità.
Profano fratello mio, ecco quello che la Massoneria attende da te, ecco quello che da essa ti puoi aspettare.
Ma occorre però che io ti metta in guardia e pervenga quello che la tua speranza potrebbe avere di troppo ambizioso o di troppo fidente.
Mai Dio ha deluso un credente sincero, ma spesso è capitato che i preti lo allontanino dagli altari.
Mai il principio, l’idea massonica ti darà delusione, ma talvolta il Massone ti ributterà.
Il Massone non è che un uomo ed il ritratto che io ti ho tracciato del Massone ideale è press’a poco quello di un santo.
Conoscerai dunque inevitabili delusioni a contatto della povera umanità che noi siamo.
Al momento della delusione, ricordati l’insegnamento della saggezza: discerni e pesa le cause di questo insuccesso, vedi quale rimedio puoi recarvi, interrogati e domandati se tu hai una parte di responsabilità.
Ricordati infine il tuo entusiasmo di iniziato: se tu sei veramente Massone la sua fiamma non si spegne mai, tu ne ritroverai la brace rosseggiante sotto i tizzoni spenti ed il minimo soffio ne rianimerà la luce ed il calore.
Profano fratello mio, forse ti parrà che io ti abbia parlato un linguaggio oscuro, privo della nettezza e della precisione proprie dell’uomo ragionevole.
Sforzati per comprendere il mio pensiero e per provare i sentimenti che ho voluto ispirarti.
Fai fin d’ora questo sforzo, perché l’insegnamento simbolico della Massoneria di domanderà sempre questo lavoro di adattamento dello spirito.
Ma vedrai che l’idea massonica è certamente la più bella poesia del mondo.
Profano fratello mio, medita tutto ciò.
Lo vedi, io non  ho cercato di invogliarti.
La Massoneria ti domanderà più virtù di quanto essa non ti darà di lezioni, ti imporrà più di doveri di quanto ti conferirà di diritti, ti darà delle gioie ma esigerà più sforzi su te stesso e sacrifici di te stesso.
Essa ti aprirà la via ma da solo tu dovrai salirla e la via è stretta ed ardua.
Rifletti. Interroga il tuo spirito e il tuo cuore.
Pesa le tue qualità intellettuali e le tue virtù morali.
Considera soprattutto i tuoi difetti e giudica se tu sei capace di dominarli.
Se tu sei veramente l’uomo probo e libero che ci dicono, se tu senti il bisogno di qualcosa che completi la tua vita e le dia la sua presenza, il desiderio anche del conforto di una vera fraternità, se  – d’altra parte – tu hai la volontà  di servire, nella misura delle tue forze ma di tutte le tue forze, se tu ti credi capace di apportare la tua pietra, per minima che essa sia, al Tempio dell’umano avvenire, se tu ti senti un uomo, con la sua grandezza e le sue piccolezze, con la sua forza e con le sue debolezze,  con la sua ragione e coi suoi accecamenti, vieni a noi perché noi abbiamo bisogno di te come tu hai bisogno di noi.
Rifletti, profano fratello mio.

Il presente testo è stato scritto molti anni fa da un Massone belga, non certo con il fine di ricercare proseliti, ma di chiarire, a chiunque fosse interessato, il senso dell'appartenenza alla Massoneria.
Queste riflessioni sono l'opera di un solo uomo, di un Libero Muratore, ma esse sono, assai più, il fiore e il frutto del pensiero massonico eterno ed universale.