Ho riletto 'L'ultima tunica', il libretto che il grecista Marcello Gigante - il più grande esperto dei papiri ercolanesi - scrisse dopo la morte del figlioletto. Al centro vi è un epigramma terribile di Leonida di Taranto: si racconta di una tarma che siede su un filo estremo di mantello e, invisibile e instancabile, rode le ossa pur armonicamente disposte. La vita - era la lezione di Leonida affidato al personaggio del vecchio Gorgo - già prima che se ne realizzi il tessuto, è nata per corrompersi e svanire.
Sulla bara del mio Templare in cerca di sapienza e bellezza, non sono stato mai solo. Tanti amici e Fratelli, giunti da ogni parte d'Italia, hanno portato con me la dura pietra del dolore. Mi hanno tenuto stretto nel vento contrario, come sanno fare solo le persone che ti vogliono bene, sempre e con ogni tempo.
Li abbraccio tutti fraternamente, insieme alle centinaia di persone che si sono fatte vicine al mio cuore con messaggi, lettere o telefonate per esprimere partecipazione e cordoglio vero. E abbraccio i tanti che in silenzio hanno avuto un pensiero di umanità per me e la mia famiglia, o hanno pregato a loro modo un dio che possa vincere anche il silenzio della morte, perché non tutto finisca.
Nella mia storia di dolore ho incontrato la carezza di una pietas umana che ora dà forza ai giorni. Continuerò a inseguire la speranza di poter ancora parlare con Michele e con tutti i giovani come lui che vogliono vivere per qualcosa di grande.
Grazie di cuore.
Gustavo Raffi
Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia