di Marcello Viaggio (Il Giornale.it)
Belle e dannate. La Città Eterna, vox populi, dall’Esquilino a piazza Navona pullula di anime inquiete, ombre senza pace. Figure quasi sempre femminili. Spiritesse, si direbbe. Giovani, fascinose, spesso di facili costumi. Fantasmi o leggenda? A Trastevere raccontano ancora oggi di una misteriosa donna che quasi ogni sera, avvolta in un mantello, si aggira fra i vicoli, rasentando le mura dell’ex-monastero di piazza Sant’Apollonia. Nessuno è mai riuscito a scorgerla in volto. Secondo gli anziani del rione è l’anima in pena della vedova di Cagliostro, mago, astrologo, veggente, vissuto nel Settecento. Taluni, vinta la paura, hanno provato a seguirla. E raccontano che, in certe notti nebbiose d’autunno, la donna oltrepassa il Tevere a Ponte Garibaldi e, camminando su per il Corso, giunge fino a piazza di Spagna. Nel punto esatto dove Cagliostro, alla stessa ora, venne arrestato dalle guardie del Papa. C’è chi, in preda al terrore, avrebbe sentito addirittura un grido agghiacciante dalla nebbia. La storia affonda le radici nei secoli. Nel 1768 Serafina Feliciani, trasteverina, a soli quindici anni andò in moglie a Giuseppe Balsamo, avventuriero, negromante, guaritore. L’uomo, nato a Palermo nel 1743, era stato iniziato alle arti dell’alchimia a Medina, in Algeria, da un precettore arabo. Era giunto, carico di ambiziosi progetti, a Roma, dove si era invaghito della bella Serafina, maliziosa nonché corteggiata da tutti. Lei apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà decaduta. Il padre era un umile fonditore di bronzo. Ma la giovane coppia aveva ben altre ambizioni. I due, grazie alle doti di negromante di lui, ma ancor più alla avvenenza di lei, girarono le corti di mezza Europa: Londra, Parigi, Mosca, Vienna. Il conte Cagliostro, come si faceva chiamare Balsamo, nel 1783 giunse a fondare la Massoneria egizia. Serafina fu insignita del titolo di Gran Maestra della Loggia di Iside. La coppia conduceva una vita principesca, fra lussi di ogni genere. Peraltro, lei non si faceva scrupolo di esercitare con principi e nobili il mestiere più antico del mondo. Ma alla fine, la fortuna cominciò a volgere contro. Fu la Chiesa a tuonare contro Cagliostro, accusandolo di magia nera e di avere stretto un patto con Belzebù. Alcuni regnanti lo cominciarono a incolpare di furti, cospirazioni. E al dunque, fu proprio la moglie a tradirlo. Per salvarsi la pelle, Serafina confessò al Sant’Uffizio di essere stata iniziata da lui alla stregoneria in tenera età. La prova che serviva. Cagliostro venne catturato e condannato dal Sant’Uffizio a finire i suoi giorni nella rocca di San Leo. Una prigione di pietra, la cui unica apertura era nel soffitto alto dieci metri. Era il 1789. Morirà sei anni dopo. Lei invece venne rinchiusa nel lugubre convento di Santa Apollonia, a Trastevere. Una sorta di Refugium peccatorum. Fra quelle fredde mura, che oggi ospitano il Teatro Belli, era stata rinchiusa due secoli prima anche la Fornarina, l'amante segreta di Raffaello. Ma il severo monastero delle terziarie francescane vide solo entrare Serafina. Le monache all’interno la cercarono invano dappertutto. E neppure la videro mai uscire. Mistero. La donna era scomparsa. Opera del diavolo o della magia nera appresa dal marito? Nessuno lo sa. Ma una volta libera, in carne o come ombra, Serafina non ebbe cuore di lasciare il rione dove era nata e vissuta. In gioventù, si dice, aveva fatto la prostituta nei vicoli fra Sant’Apollonia e piazza dei Mercanti, con la complicità dello stesso Cagliostro. Decise di restare per sempre a Trastevere. Era nata nel 1753. Oggi avrebbe 256 anni.