di Donatella Papi da Comincialitalia.net
Il 22 settembre 2009, giorno dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sullo stato del Mondo, è stato uno dei giorni più importanti della storia. Il giorno per cui è stato scritto l’Inno alla Gioia.
Tutti sapete cos’è? L’Inno alla Gioia è la composizione scritta dal poeta tedesco Friedrich von Schiller, nel 1785, per celebrare i sentimenti di “fratellanza universale” che egli sentì di esaltare dopo il suo avvicinamento alla Massoneria .
L’Inno alla Gioia è però conosciuto come uno dei brani più famosi della musica classica perchè, nel 1824, Ludwig van Beethoven decise di inserirlo nel quarto tempo della sua opera più celebre, la Nona sinfonia (op. 125), divenuta un brano così significativo che che è stato scelto come Inno dell’Unione europea, nel 1972.
Cosa dice il brano? Vi propongo l’ultima strofa, suonata e cantata da tutte le voci, dal coro e dall’orchestra. Leggetela attentamente.
Correte, fratelli, sulla vostra via, Felici, come un eroe verso la vittoria. Che si avvingano tutti gli esseri! Un bacio al mondo intero! Fratelli, nel più alto dei cieli un Padre amoroso deve abitare. Tutti gli esseri si prostrano? Senti il creatore, Mondo? Cercalo al di là dei cieli stellati! Al di sopra delle stelle deve abitare. Gioia! Bella scintilla degli dèi Figlia dell'Eliso, Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l'universo
L’Inno alla Gioia contiene un messaggio. Quale? “Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l’universo”.
Cosa vuol dire “un solo abbraccio allaccia l’universo”?
Torniamo a Schiller. Il poeta tedesco scopre nei valori della massoneria, che ha una concezione del divino metafisca e concepisce Dio come “l’architetto del mondo”, una informazione. Che Dio ha bisogno degli uomini per unire l’universo. E li esorta per questo a cercarlo. Esattamente ciò che stiamo facendo noi con il G20 della Pace e dell’Unione e la ricerca al Cerm di Ginevra della particella di Dio attraverso la riproduzione in scala del Big Bang.
E’ possibile unire tutti gli uomini in un mondo da sempre diviso da guerre, differenze e contrapposizioni? Perchè, a quale scopo? E Dio, allora esiste veramente?
Schiller nel suo poema ha individuato le ragioni per sollecitare l’unità e ha indicato il luogo del divino, “al di là dei cieli stellati”, ma bisognava far arrivare quel messaggio a tutti. Qui entra in scena Ludwig van Beethoven.
Beethoven, come sapete, è considerato il “genio” della musica classica per il talento, lo studio e lo sviluppo musicale, il quale ci ha lasciato tra le altre opere Otto Sinfonie e una Nona. Beethoven fu colpito da una strana malattia quando già la sua fama era al culmine. Nel 1814 si accorse di soffrire di una sordità progressiva. Pensate per un musicista, quale peggiore solitudine! Sono state fatte molte ipotesi sulle cause, ma nessuna diagnosi è stata mai confermata. Beethoven si diede all'isolamento per non farsi accorgere e dover rivelare in pubblico la terribile condizione. Meditò perfino il suicidio. Ma invece, in quel “silenzio”, egli sentì la missione da compiere: la Nona sinfonia, nella quale inserì l’Inno alla Gioia di Schiller. E cosa realizzò con quella creazione? Trovò le note al trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e sulla guerra, individuando il suono di quel messaggio. E voi sapete cos’è il suono? E’ un’onda caratterizzata da una frequenza. Proprio ciò che cercava Dio: la frequenza della Pace. Per diffondere a tutti un messaggio universale.
La Nona Sinfonia fu presentata al mondo a Vienna, il 7 maggio del 1824. Cosa accadde quella sera è raccontato nel film con cui lo scrittore italiano Alessandro Baricco ha debuttato nella cinematografia, girato però in inglese e con attori internazionali. Lezione 21. Si chiama così perchè si riferisce alla lezione che il professor Mondrian Kilroy fece ai suoi studenti per smontare la fama della Nona insieme a quella di altri 141 capolavori che egli riteneva sopravvalutati. Ma di fatto la pellicola mostra cosa accadde quella sera, a Vienna. Oltre alla trionfale esibizione, si compì il “miracolo” delle frequenze della Pace, perchè il pubblico sapendo che Beethoven era sordo cominciò a sventolare fazzoletti bianchi. Tutto il teatro si colmò di fazzoletti bianchi, una immagine che il compositore non avrebbe più dimenticato. La gente aveva sentito la nota! E gli mostrava lo sventolare di salvezza che Dio aveva tanto cercato e aveva trovato, quella sera. Per unire gli uomini e salvare l’universo.
Ma qual è quella nota e dov’era quella frequenza? Per cercarla Beethoven dovette scivolare “nel vuoto di un’atroce solitudine”, sordo, solo, disperato, in un duello tra lui e il punto ove si manifesta una pericolosa scissione. Col rischio di precipitare nel gorgo di quella divisione o indicarne la frequenza. Sparò quel colpo e per Dio e i popoli fu la Gioia.
Proprio nello stesso tempo in cui scrivo questa storia da New York, dove è in corso lo straordinario G20 dei grandi della Terra, giunge la notizia di una decisone storica votata all’unamità: disarmo e non proliferazione del nucleare. E’ l’atteso “sì” a ridurre gli armamenti e lo stop alla produzione di armi nucleari. “Mai una guerra atomica”, ha acclamato Barak Obama, il presidente afro-americano rivolto ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia tutti dotati dell’atomica, e ai leaders delle altre potenze e nazioni che gli hanno già consegnato nella prima giornata del vertice l’impegno a collaborare per il futuro del pianeta e non per la sua distruzione: dall’ Iran il nemico che offre la sua amicizia, alla Cina che si apre al dialogo, al Giappone che garantisce le intese, alla Corea del Nord che si avvicina, a Israele e Palestina che si stringono la mano dei negoziati, alla Libia con Gheddafi che nella suo primo discorso all’Onu ha definito il giorno di Obama il giorno della “luce nelle tenebre”. Capite l’importanza?
Quanto è stato lungo e sofferto questo traguardo di pace e salvezza? Ha avuto ragione Beethoven ad annunciare con la gloria della sua Sinfonia “ sarà il trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e la guerra”? E non è lo stesso annuncio di Obama che pone il traguardo come un’alba possibile su “estremisti che stanno cercando di seminare il terrore, conflitti che si protraggono all'infinito, genocidi e atrocità di massa, sempre più nazioni con armi nucleari, calotte polari che si sciolgono, persistente povertà e malattie pandemiche”? E quale scenario è questo se non l’agonia dell’umanità.
Ma c’è di più. C’è che questo incontro dei grandi della Terra, che si piegano a una ragione comune, avviene sotto l’egida di un termine vitale: energia. L’energia che “muove il sole e le altre stelle”, che garantisce la vita e l’unità universale. Una energia che i Paesi del mondo si impegnano a sfruttare nelle forme di pulita e rinnovabile, ma anche nello studio complesso che non si può interrompere e che riguarda l’atomo. Una esigenza posta e sostenuta dal presidente dell’Iran Ahmadinejad, il temibile interlocutore di mezzo mondo, che offre al mondo una soluzione: lo studio del nucleare a scopi pacifici. Perchè? Per quella piccola e immensa ragione posta come un una spina nel cuore dell’universo: “un solo abbraccio allaccia l'universo”. Quale abbraccio? Quello degli uomini di buona volontà che depongono le ragioni particolari per tenere unito l’atomo e scongiuare la fine del mondo.
Ecco il progetto di Dio, dell’architetto dell'univesro come dicono i massoni che credono in lui più di altri nella scienza, nel denaro necessario per gli esperimenti, nel potere per stabilire priorità e progetti: lo studio a scopo pacifico dell’atomo e cioè del punto dove si può realizzare la scissione. Ma lo sappiamo già direte voi, con la realizzazione della bomba atomica fu realizzata la scissione. E’ vero, ma questa volta si parla della scissione di quella particella invisibile, a noi, che permea tutto l’universo. Dio e dunque, come dicono gli scienziati, con la conseguenza che l’universo collasserebbe. Il regno di Dio, cioè a mio parere Lui aggiungo io, forse continuerebbe così come è iniziato dal Big Bang o da una esplosione di portata altrettanto infinita, ma noi? Da qui Gesù, ossia l’esperimento divino non di un Figlio sulla croce ma di un essere umano salvabile anima e possibilmente anche corpo per resuscitarlo in un mondo migliore di questo, al di là dell’atomo. Cosa c’è al di là dell’universo? Il nulla, ma Dio lo sta doppiando e cioè...ma questo diventerebbe davvero complesso seppure se n’è già parlato al recente Festival della Scienza di Roma.
L’importante è trovare Dio, la sua particella, poi suonargli quell’Inno che indica la frequenza dove scienza e fede incontrandosi potranno dar luogo all’amore eterno.
Il 40° presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, che unisce le ragioni dei neri a quelle dei bianchi, mentre tutto il mondo gli ha dato la sua disponibilità e fiducia, per realizzare un messaggio volato di nota in nota, di animo in animo, protetto in alcune coscienze e velato sotto i burqua delle donne islamiche, consegnato con la sabbia rossa del deserto sul mondo nuovo australiano a Sidney, come è stato, da un principe solitario e sconosciuto nelle sue supreme ragioni nascoste nei cunicoli delle montagne afghane, ha detto cogliendo le parole sulle ali dell’energia che supera ogni barriera e ostacolo:
”Abbiamo raggiunto una fase epocale. Gli Stati Uniti sono pronti adare inizio a una nuova fase di cooperazione internazionale, nellaquale si riconoscano i diritti e le responsabilità di tutte le nazioni.Fiduciosi nella nostra causa, disposti a impegnarci per i nostri valori,facciamo appello a tutte le nazioni affinché si uniscano a noi percostruire il futuro che i nostri popoli meritano”.
“Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l'universo”.
Tutti sapete cos’è? L’Inno alla Gioia è la composizione scritta dal poeta tedesco Friedrich von Schiller, nel 1785, per celebrare i sentimenti di “fratellanza universale” che egli sentì di esaltare dopo il suo avvicinamento alla Massoneria .
L’Inno alla Gioia è però conosciuto come uno dei brani più famosi della musica classica perchè, nel 1824, Ludwig van Beethoven decise di inserirlo nel quarto tempo della sua opera più celebre, la Nona sinfonia (op. 125), divenuta un brano così significativo che che è stato scelto come Inno dell’Unione europea, nel 1972.
Cosa dice il brano? Vi propongo l’ultima strofa, suonata e cantata da tutte le voci, dal coro e dall’orchestra. Leggetela attentamente.
Correte, fratelli, sulla vostra via, Felici, come un eroe verso la vittoria. Che si avvingano tutti gli esseri! Un bacio al mondo intero! Fratelli, nel più alto dei cieli un Padre amoroso deve abitare. Tutti gli esseri si prostrano? Senti il creatore, Mondo? Cercalo al di là dei cieli stellati! Al di sopra delle stelle deve abitare. Gioia! Bella scintilla degli dèi Figlia dell'Eliso, Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l'universo
L’Inno alla Gioia contiene un messaggio. Quale? “Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l’universo”.
Cosa vuol dire “un solo abbraccio allaccia l’universo”?
Torniamo a Schiller. Il poeta tedesco scopre nei valori della massoneria, che ha una concezione del divino metafisca e concepisce Dio come “l’architetto del mondo”, una informazione. Che Dio ha bisogno degli uomini per unire l’universo. E li esorta per questo a cercarlo. Esattamente ciò che stiamo facendo noi con il G20 della Pace e dell’Unione e la ricerca al Cerm di Ginevra della particella di Dio attraverso la riproduzione in scala del Big Bang.
E’ possibile unire tutti gli uomini in un mondo da sempre diviso da guerre, differenze e contrapposizioni? Perchè, a quale scopo? E Dio, allora esiste veramente?
Schiller nel suo poema ha individuato le ragioni per sollecitare l’unità e ha indicato il luogo del divino, “al di là dei cieli stellati”, ma bisognava far arrivare quel messaggio a tutti. Qui entra in scena Ludwig van Beethoven.
Beethoven, come sapete, è considerato il “genio” della musica classica per il talento, lo studio e lo sviluppo musicale, il quale ci ha lasciato tra le altre opere Otto Sinfonie e una Nona. Beethoven fu colpito da una strana malattia quando già la sua fama era al culmine. Nel 1814 si accorse di soffrire di una sordità progressiva. Pensate per un musicista, quale peggiore solitudine! Sono state fatte molte ipotesi sulle cause, ma nessuna diagnosi è stata mai confermata. Beethoven si diede all'isolamento per non farsi accorgere e dover rivelare in pubblico la terribile condizione. Meditò perfino il suicidio. Ma invece, in quel “silenzio”, egli sentì la missione da compiere: la Nona sinfonia, nella quale inserì l’Inno alla Gioia di Schiller. E cosa realizzò con quella creazione? Trovò le note al trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e sulla guerra, individuando il suono di quel messaggio. E voi sapete cos’è il suono? E’ un’onda caratterizzata da una frequenza. Proprio ciò che cercava Dio: la frequenza della Pace. Per diffondere a tutti un messaggio universale.
La Nona Sinfonia fu presentata al mondo a Vienna, il 7 maggio del 1824. Cosa accadde quella sera è raccontato nel film con cui lo scrittore italiano Alessandro Baricco ha debuttato nella cinematografia, girato però in inglese e con attori internazionali. Lezione 21. Si chiama così perchè si riferisce alla lezione che il professor Mondrian Kilroy fece ai suoi studenti per smontare la fama della Nona insieme a quella di altri 141 capolavori che egli riteneva sopravvalutati. Ma di fatto la pellicola mostra cosa accadde quella sera, a Vienna. Oltre alla trionfale esibizione, si compì il “miracolo” delle frequenze della Pace, perchè il pubblico sapendo che Beethoven era sordo cominciò a sventolare fazzoletti bianchi. Tutto il teatro si colmò di fazzoletti bianchi, una immagine che il compositore non avrebbe più dimenticato. La gente aveva sentito la nota! E gli mostrava lo sventolare di salvezza che Dio aveva tanto cercato e aveva trovato, quella sera. Per unire gli uomini e salvare l’universo.
Ma qual è quella nota e dov’era quella frequenza? Per cercarla Beethoven dovette scivolare “nel vuoto di un’atroce solitudine”, sordo, solo, disperato, in un duello tra lui e il punto ove si manifesta una pericolosa scissione. Col rischio di precipitare nel gorgo di quella divisione o indicarne la frequenza. Sparò quel colpo e per Dio e i popoli fu la Gioia.
Proprio nello stesso tempo in cui scrivo questa storia da New York, dove è in corso lo straordinario G20 dei grandi della Terra, giunge la notizia di una decisone storica votata all’unamità: disarmo e non proliferazione del nucleare. E’ l’atteso “sì” a ridurre gli armamenti e lo stop alla produzione di armi nucleari. “Mai una guerra atomica”, ha acclamato Barak Obama, il presidente afro-americano rivolto ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia tutti dotati dell’atomica, e ai leaders delle altre potenze e nazioni che gli hanno già consegnato nella prima giornata del vertice l’impegno a collaborare per il futuro del pianeta e non per la sua distruzione: dall’ Iran il nemico che offre la sua amicizia, alla Cina che si apre al dialogo, al Giappone che garantisce le intese, alla Corea del Nord che si avvicina, a Israele e Palestina che si stringono la mano dei negoziati, alla Libia con Gheddafi che nella suo primo discorso all’Onu ha definito il giorno di Obama il giorno della “luce nelle tenebre”. Capite l’importanza?
Quanto è stato lungo e sofferto questo traguardo di pace e salvezza? Ha avuto ragione Beethoven ad annunciare con la gloria della sua Sinfonia “ sarà il trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e la guerra”? E non è lo stesso annuncio di Obama che pone il traguardo come un’alba possibile su “estremisti che stanno cercando di seminare il terrore, conflitti che si protraggono all'infinito, genocidi e atrocità di massa, sempre più nazioni con armi nucleari, calotte polari che si sciolgono, persistente povertà e malattie pandemiche”? E quale scenario è questo se non l’agonia dell’umanità.
Ma c’è di più. C’è che questo incontro dei grandi della Terra, che si piegano a una ragione comune, avviene sotto l’egida di un termine vitale: energia. L’energia che “muove il sole e le altre stelle”, che garantisce la vita e l’unità universale. Una energia che i Paesi del mondo si impegnano a sfruttare nelle forme di pulita e rinnovabile, ma anche nello studio complesso che non si può interrompere e che riguarda l’atomo. Una esigenza posta e sostenuta dal presidente dell’Iran Ahmadinejad, il temibile interlocutore di mezzo mondo, che offre al mondo una soluzione: lo studio del nucleare a scopi pacifici. Perchè? Per quella piccola e immensa ragione posta come un una spina nel cuore dell’universo: “un solo abbraccio allaccia l'universo”. Quale abbraccio? Quello degli uomini di buona volontà che depongono le ragioni particolari per tenere unito l’atomo e scongiuare la fine del mondo.
Ecco il progetto di Dio, dell’architetto dell'univesro come dicono i massoni che credono in lui più di altri nella scienza, nel denaro necessario per gli esperimenti, nel potere per stabilire priorità e progetti: lo studio a scopo pacifico dell’atomo e cioè del punto dove si può realizzare la scissione. Ma lo sappiamo già direte voi, con la realizzazione della bomba atomica fu realizzata la scissione. E’ vero, ma questa volta si parla della scissione di quella particella invisibile, a noi, che permea tutto l’universo. Dio e dunque, come dicono gli scienziati, con la conseguenza che l’universo collasserebbe. Il regno di Dio, cioè a mio parere Lui aggiungo io, forse continuerebbe così come è iniziato dal Big Bang o da una esplosione di portata altrettanto infinita, ma noi? Da qui Gesù, ossia l’esperimento divino non di un Figlio sulla croce ma di un essere umano salvabile anima e possibilmente anche corpo per resuscitarlo in un mondo migliore di questo, al di là dell’atomo. Cosa c’è al di là dell’universo? Il nulla, ma Dio lo sta doppiando e cioè...ma questo diventerebbe davvero complesso seppure se n’è già parlato al recente Festival della Scienza di Roma.
L’importante è trovare Dio, la sua particella, poi suonargli quell’Inno che indica la frequenza dove scienza e fede incontrandosi potranno dar luogo all’amore eterno.
Il 40° presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, che unisce le ragioni dei neri a quelle dei bianchi, mentre tutto il mondo gli ha dato la sua disponibilità e fiducia, per realizzare un messaggio volato di nota in nota, di animo in animo, protetto in alcune coscienze e velato sotto i burqua delle donne islamiche, consegnato con la sabbia rossa del deserto sul mondo nuovo australiano a Sidney, come è stato, da un principe solitario e sconosciuto nelle sue supreme ragioni nascoste nei cunicoli delle montagne afghane, ha detto cogliendo le parole sulle ali dell’energia che supera ogni barriera e ostacolo:
”Abbiamo raggiunto una fase epocale. Gli Stati Uniti sono pronti adare inizio a una nuova fase di cooperazione internazionale, nellaquale si riconoscano i diritti e le responsabilità di tutte le nazioni.Fiduciosi nella nostra causa, disposti a impegnarci per i nostri valori,facciamo appello a tutte le nazioni affinché si uniscano a noi percostruire il futuro che i nostri popoli meritano”.
“Siate uniti, esseri, a milioni! Che un solo abbraccio allaccia l'universo”.
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