La perdita di Osvaldo il Coniglio, fu ampiamente ripagata dal successo di Mickey il Topo, conosciuto poi in Italia semplicemente come Topolino.
C’è da dire che l’infanzia americana di Mickey Mouse fu molto più scapestrata del Topolino, uomo di legge (investigatore privato) e cittadino modello, che hanno conosciuto i ragazzini italiani.
Le prime striscie a fumetti di Mickey Mouse pubblicate in America descrivevano infatti un topo sbruffone, un tipico monellaccio di una città di provincia.
Come aspetto e come comportamento l’originale creatura di Walt Disney si rifaceva infatti ad un altro personaggio a fumetti, in voga negli anni Venti-Trenta, ovvero Felix il Gatto (anche lui con il corpo nero e grandi occhi bianchi) contraddistinto anch’esso da un carattere comico surreale con un pizzico di cattiveria.
La trasformazione di Mickey Mouse da topo scapestrato in cittadino modello avvenne due anni dopo, nel 1932, ad opera di un nuovo cartoonist Floyd Gottfredson che aveva affiancato Disney prendendo il posto del suo primo socio Iwerks che nel frattempo se n’era andato (per un’offerta economica molto più alta che gli aveva fatto la concorrenza, offerta di cui in seguito si pentì tornando da Disney che lo riassunse come dipendente nel settore degli effetti speciali).
Fu comunque proprio Gottfredson a trasformare il Mickey Mouse monello scansafatiche nell’infallibile e perspicace detective, pronto a battersi contro contrabbandieri e gangster (Topolino giornalista, 1935), contro finti fantasmi (Topolino nella Casa dei Fantasmi, 1936) e contro pirati (Topolino e il terribile S, terrore dei sette mari, 1935).
Oltre che dalla eterna fidanzata Minnie (al suo fianco fin dai primi cortometraggi), Topolino viene affiancato in seguito da diversi altri nuovi amici e nuovi nemici: fra i primi compaiono il fedele cane Pluto e l’inseparabile aiutante e compagno di avventure Pippo (ma al suo fianco compariranno anche Paperino, Orazio e Musone); mentre fra i “cattivi” prendono sempre più spessore antagonisti come il gatto Pietro Gambadilegno, il Professor Enigm, Macchia Nera e il pirata Orango.
Quando scoppierà la seconda guerra mondiale, Topolino farà il suo dovere, combattendo i nazisti e le loro spie nei fumetti pubblicati sui giornali americani per tutto il periodo bellico. E quando i personaggi terrestri non basteranno più, Topolino incontrerà anche un nuovo amico alieno, Eta Beta, conosciuto in una grotta, con il quale darà vita ad un nuovo ciclo di avventure (una specie di X Files a fumetti, ante litteram) fino al 1954.
In Italia Topolino compare in alcuni strisce quotidiane sui giornali già nel 1930. Ma il primo vero e proprio giornalino di Topolino viene pubblicato dall’editore Nerbini il 31 Dicembre 1932.
Non c’erano allora le classiche “nuvolette” dei fumetti di oggi. Ogni tavola era sottoscritta con didascalie in rima, realizzate dapprima da Giove Toppi, poi da Paolo Lorenzini (detto Collo di Nipote, in quanto nipote di Carlo Collodi, il creatore di Pinocchio). Un particolare curioso, probabilmente proprio per esigenze di rima, nelle prime strisce italiane di Topolino (edite da Salani) il suo stralunato assistente viene chiamato Medoro. Ma in seguito (per sua fortuna!) verrà definitivamente battezzato Pippo.
Per una contesa sui diritti, per qualche numero della rivista anche Topolino dovette comunque cambiare nome in Topo Lino.
Nell’Agosto del 1935 i fumetti di Topolino passarono dalla Nerbini alla Mondadori. Allo scoppio della guerra, Topolino fu l’unico personaggio a fumetti americano che ottenne dalla censura fascista il permesso di essere pubblicato in Italia, almeno fino al 1942 (pare che piacesse molto ai figli del Duce). Dal 27 Gennaio di quell’anno anche Topolino dovette però subire una forzata “italianizzazione”, sostituito da Tuffolino, un ragazzetto con le stesse caratteristiche fisiche disegnato da Pierlorenzo De Vita.
Topolino e tutti gli altri personaggi di Topolonia (e della città gemella Paperopoli, dove abitano i “cugini” paperi dello stesso Topolino: Paperino, Paperina, Qui, Quo, Qua, Archimede, Paperon de Paperoni, ecc.) torneranno in edicola subito dopo la guerra, e continueranno puntualmente ad uscire fino a tutt’oggi, per circa 3000 numeri.
Oltre alle storie di provenienza americana, diventeranno sempre più frequenti le storie di Topolino inventate in Italia e diffuse poi in tutte le sue edizioni mondiali. Celebri soprattutto le grandi parodie a fumetti dei classici (“L’Inferno di Topolino”, tratto dalla Divina Commedia, ha fatto più volte il giro del mondo. Solo in Italia è stato ristampato ben 11 volte).
Alcune curiosità su Walt Disney e Topolino. Disney è stato l’inventore di Topolino, ma non l’ha mai disegnato. Fin dalle prime storie Disney è stato l’autore delle storie e dei testi, mentre i disegni erano fatti da altri (la “prima matita” a dar vita a Topolino fu come si è detto quella di Ub Iwerks).
Di Disney fu anche per molto tempo la voce di Topolino. Venne fatta a suo tempo una minuziosa ricerca fra i vari attori di Hollywood per trovare una voce adatta. Ma nessuno convinceva Disney, che alla fine volle doppiare da sé il suo personaggio.
Infine una nota esoterica sullo stesso Disney ed i suoi cartoni animati. Il creatore di Topolino e di tanti altri celebri personaggi a cartoni animati ed a fumetti era, come è noto, un convinto massone (come molti suoi collaboratori).
Un po’ come faceva Alfred Hitchcock che si divertiva ad apparire nei suoi film fra le comparse o in piccole scene secondarie, anche Walt Disney pare si sia divertito a disseminare simboli massonici in diverse tavole a fumetti di Topolino e Paperino (fortemente allusivo alla massoneria è ad esempio il personaggio di Archimede Pitagorico) ed i diverse sequenze dei suoi film animati. Una tradizione che pare sia continuata anche dopo la morte dello stesso Walt Disney, fino agli ultimi cartoons prodotti dalla società che porta ancora il suo nome.
I nomi di Topolino nel mondo: in Cina si chiama Miqi Laoshu, in Finlandia Mikki Hiiri, in Indonesia Miki Tikus, in Polinia Myszka Miki, in Spagna Raton Mickey, in Svezia Musse Pigg, in Turchia Miki Fare, mentre il suo nome in esperanto, al lingua universale, sarebbe Micjo Muso.