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lunedì 11 gennaio 2010

La Sindone tra sacro e profano


La prossima ostensione nel duomo di Torino della Sindone - il Sacro lino sarà mostrato ai fedeli dal 10 al 23 maggio - ha focalizzato l'interesse su questo oggetto di culto, attorno al quale c'è ancora tanto mistero. Il mistero, come ci insegnano i film di Indiana Jones e i libri di Dan Brown, è una delle componenti di un successo commerciale sicuro. Ma in Italia attorno alla Sindone non si sta verificando una speculazione commerciale, quanto un dibattito scientifico aperto da una storica e archivista presso la Biblioteca Vaticana. Parliamo di Barbara Frale, autrice del recente "La Sindone di Gesù Nazareno" e un anno fa de "I templari e la Sindone di Cristo", entrambi editi dal Mulino. Di quest'ultimo volume ci eravamo già occupati sul nostro blog.

Se con il precedente studio Barbara Frale aveva voluto dimostrare che la Sindone di Cristo era l'oggetto misterioso venerato dai Cavalieri Templari, nel suo nuovo libro avanza una tesi ancora più audace: che cioé sul Sacro lenzuolo sarebbero rimaste le parole Gesù Nazareno e altri segni comprovanti che risalirebbe al primo secolo.

Una tesi audace dalla quale hanno preso le distanze per primi i più eminenti studiosi cattolici della materia. In primis, Bruno Barberis che l'8 gennaio è stato intervistato dal nostro Antonio Carioti e oggi da Mario Baudino della "Stampa". Per Barberis, che è matematico e presidente del Centro internazionale di Sindonologia, il mistero della Sindone potrebbe essere svelato dalla scienza e non dalla storia. Sono gli scienziati infatti a eseguire le prove al cardonio 14 (una di queste condotta nel 1988 "provava" che il tessuto della Sindone non poteva essere anteriore a epoca medioevale, tra il 1260 e il 1390, cioè proprio il periodo, scrive Baudino, "a partire dal quale esistono documenti storici inoppugnabili"). Le ricerche condotte dalla Frale sarebbero basate su lastre del 1931 che sarebbero facilmente manipolabili.

Una cosa sono le prove, un'altra le coincidenze. E queste vengono sottolienate dallo stesso Barberis: la presenza del segno di una moneta romana su un occhio dell'immagine di Gesù, o il fatto che il corpo che ha lasciato il segno rimase avvolto dal telo per soli due giorni, oppure che il sangue trovato tra le fibre sia sgorgato da un corpo prima vivo e poi morto.

Come si faccia a stabilire con certezza queste cose io non lo so, certo se ne discuterà molto oggi alle 18 nell'Auditorium della Chiesa del Sacro Volto a Torino durante la presentazione del volume a diffusione limitata con 1649 scatti edito dalla Utet, "Sindone". Non crediamo che Barbara Frale sia stata invitata, ma sarà lei la tacita protagonista dell'incontro. La studiosa si è difesa citando le analisi effettuate nel 1998 da due fisici francesi dell'Istituto d'Orsay che avrebbero individuato i cartigli di papiro con le famose scritte.

Attendiamo nuovi capitoli di quest'avvincente discussione cominciata nel tardo Medioevo uando il vescovo di Troyes, Pierre d'Arcis, scrisse al papa dixcendo che il telo custodito nella cappella di Lirey era un evidente falso. Secondo il riformatore Giovanni Calvino, poi, il Sacro lino sarebbe andato distrutto nell'incendio della cappella di Chambéry e subito riprodotto. Insomma, stando alle parole di Calvino, la Sindone sarebbe il falso di un falso.

Comprensibile su questo terreno la cautela con cui si muovono gli studiosi cattolici più accreditati.

di Dino Messina (http://lanostrastoria.corriere.it)