Le origini della loggia massonica ed i costruttori medievali di Cattedrali.
Durante il Medio Evo l’umanità fu capace di realizzare le più grandi opere della storia: in tutta Europa furono movimentati, in poco meno di tre secoli, milioni di tonnellate di pietra per la costruzione di circa 130 edifici fra cattedrali e grandi chiese. Tali opere impegnarono una quantità di risorse da far impallidire l’antico Egitto con le sue piramidi.
Per una tale mole di lavoro furono necessari migliaia di uomini che, operando all’unisono, compirono il miracolo nel nome ed alla gloria di Dio e della Vergine Maria.
Le opere che si andavano realizzando richiesero certamente enormi risorse, ma questo non era sufficiente a garantirne il successo: la sfida da affrontare richiese qualità umane non così comuni.
Organizzazione, comunicazione e competenze necessarie, richiesero un modello senza precedenti; fu tale spinta a generare la formazione delle antenate delle moderne Logge Massoniche: praticamente, in tutte le opere di un certo rilievo, esisteva una loggia a lato della cattedrale; gli operai ammessi non vi abitavano, ma la utilizzavano per cibarsi o per riposarsi durante la giornata di lavoro; in più veniva utilizzata per custodire la cassa con gli utili.
Esisteva poi una differenza di rango fra gli operai, basata sulle rispettive specializzazioni. Ad esempio, nell’Inghilterra del XIV secolo, coloro che lavoravano la pietra (ovvero gli “hewers”) percepivano un salario maggiore rispetto ai posatori (chiamati “layers”); un secolo prima (1212) alcuni documenti londinesi distinguevano tra categorie di operai “cementarii”, “scultores lapidum liberorum” e gli altri operai generici.
Come si vede non era ancora apparsa la definizione di “freestone-mason” poi abbreviato con free-mason, che ritroviamo documentata solamente dalla metà del ‘300.
Con Maestro artigiano (o massone) della pietra “libera”, si intendeva coloro che lavoravano le pietre più malleabili, facili a lavorare (ovvero i cosiddetti “artisti” che avevano il compito di produrre i vari ornamenti quali statue, capitelli, etc.), rispetto a coloro che dovevano sgrossare la pietra, più dura e difficile, di cava e infine coloro che avevano il solo compito di posarla e che quindi si trovavano al livello più basso.
Fra i primi statuti di Loggia medievali, troviamo un estratto tramandatoci dal canonico Ph. A. Grandidier [1] . Riassumendo, si trovano interessantissimi spunti: scrive che, davanti alla Cattedrale, esisteva un edificio contiguo chiamato Maurer-Hoff, dove si riunivano gli operai del cantiere; tale antica confraternita di massoni liberi aveva avuto origine in Germania ed era composta da maestri, compagni e apprendisti.
Pian piano, nel corso di due-tre secoli, dal tipo di massoneria, definita operativa, si giunse a quella di carattere speculativo, la cui data di fondazione ufficiale risale al 1717 [2] in Inghilterra, ad opera di quattro logge londinesi, The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes che si costituirono nella Gran Loggia di Londra. Successivamente nel 1723, un gruppo di pensatori e scienziati fra cui spiccavano numerosi membri della Royal Society, primo fra tutti il pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers, ne redassero le Costituzioni, mentre il pastore presbiteriano James Anderson ne fu il firmatario. Così la massoneria divenne il “fulcro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali. In un momento travagliato della storia inglese, ove regnavano le divisioni religiose a livello dinastico, politico e sociale, la massoneria si erse a simbolo di unione e fratellanza umana a dispetto della religione professata e dello status sociale dei singoli adepti. Queste idee, poste a fondamento delle Costituzioni del 1723, divennero la base per la diffusione dei valori di uguaglianza, libertà e fratellanza che funsero da innesco per la rivoluzione francese prima e quella americana poi.
Per una tale mole di lavoro furono necessari migliaia di uomini che, operando all’unisono, compirono il miracolo nel nome ed alla gloria di Dio e della Vergine Maria.
Le opere che si andavano realizzando richiesero certamente enormi risorse, ma questo non era sufficiente a garantirne il successo: la sfida da affrontare richiese qualità umane non così comuni.
Organizzazione, comunicazione e competenze necessarie, richiesero un modello senza precedenti; fu tale spinta a generare la formazione delle antenate delle moderne Logge Massoniche: praticamente, in tutte le opere di un certo rilievo, esisteva una loggia a lato della cattedrale; gli operai ammessi non vi abitavano, ma la utilizzavano per cibarsi o per riposarsi durante la giornata di lavoro; in più veniva utilizzata per custodire la cassa con gli utili.
Esisteva poi una differenza di rango fra gli operai, basata sulle rispettive specializzazioni. Ad esempio, nell’Inghilterra del XIV secolo, coloro che lavoravano la pietra (ovvero gli “hewers”) percepivano un salario maggiore rispetto ai posatori (chiamati “layers”); un secolo prima (1212) alcuni documenti londinesi distinguevano tra categorie di operai “cementarii”, “scultores lapidum liberorum” e gli altri operai generici.
Come si vede non era ancora apparsa la definizione di “freestone-mason” poi abbreviato con free-mason, che ritroviamo documentata solamente dalla metà del ‘300.
Con Maestro artigiano (o massone) della pietra “libera”, si intendeva coloro che lavoravano le pietre più malleabili, facili a lavorare (ovvero i cosiddetti “artisti” che avevano il compito di produrre i vari ornamenti quali statue, capitelli, etc.), rispetto a coloro che dovevano sgrossare la pietra, più dura e difficile, di cava e infine coloro che avevano il solo compito di posarla e che quindi si trovavano al livello più basso.
Fra i primi statuti di Loggia medievali, troviamo un estratto tramandatoci dal canonico Ph. A. Grandidier [1] . Riassumendo, si trovano interessantissimi spunti: scrive che, davanti alla Cattedrale, esisteva un edificio contiguo chiamato Maurer-Hoff, dove si riunivano gli operai del cantiere; tale antica confraternita di massoni liberi aveva avuto origine in Germania ed era composta da maestri, compagni e apprendisti.
Pian piano, nel corso di due-tre secoli, dal tipo di massoneria, definita operativa, si giunse a quella di carattere speculativo, la cui data di fondazione ufficiale risale al 1717 [2] in Inghilterra, ad opera di quattro logge londinesi, The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes che si costituirono nella Gran Loggia di Londra. Successivamente nel 1723, un gruppo di pensatori e scienziati fra cui spiccavano numerosi membri della Royal Society, primo fra tutti il pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers, ne redassero le Costituzioni, mentre il pastore presbiteriano James Anderson ne fu il firmatario. Così la massoneria divenne il “fulcro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali. In un momento travagliato della storia inglese, ove regnavano le divisioni religiose a livello dinastico, politico e sociale, la massoneria si erse a simbolo di unione e fratellanza umana a dispetto della religione professata e dello status sociale dei singoli adepti. Queste idee, poste a fondamento delle Costituzioni del 1723, divennero la base per la diffusione dei valori di uguaglianza, libertà e fratellanza che funsero da innesco per la rivoluzione francese prima e quella americana poi.
Che cos’è una Loggia Massonica?
Come abbiamo verificato dai documenti storici pervenutici, la “loggia” ai tempi dei massoni operativi era il luogo ove facevano base gli operai medievali, ovvero una costruzione ubicata nei pressi del cantiere che permetteva alle maestranze impegnate nei lavori di avere una sede per riposare, riporre i propri oggetti, fare riunioni e decidere il da farsi…
La Loggia Massonica moderna, ossia quella speculativa, non è un luogo identificato nello spazio o nel tempo, ma è, più precisamente, uno stato mentale; quando i massoni si riuniscono in Loggia significa che attraverso opportune e precise movenze dettate da antichi rituali si trasportano su un diverso piano spirituale, utile a dimenticare, ossia mettere da parte, tutto il bagaglio (o fardello) che ciascuno di noi si porta appresso, durante il vivere quotidiano.
Generalmente i massoni si ritrovano per giungere a questo stato in uno spazio con delle determinate caratteristiche, chiamato appunto “tempio” che, comunque, non è strettamente necessario ad “aprire” i lavori di una Loggia.
Da questa premessa è facile comprendere come la Loggia non sia un luogo fisico, ma sia, più propriamente, un’entità completamente avulsa dalla materialità terrena; più facilmente potremmo definirla come la dimensione dello “spirito”.
Infatti ciò che rende “rispettabile” una loggia è la capacità dei propri componenti di elevarsi ad un livello superiore; debbono cioè riuscire ad abbandonare i “metalli” fuori dal tempio; dove, simbolicamente, con il termine “metalli” si tende ad indicare l’insieme dei vizi, pregiudizi, stato socio-economico e così via di ciascun individuo…
Da questa prerogativa, è chiara l’intenzione di eliminare non solamente le differenze di casta, ma anche quelle politiche e religiose, fonti inesauribili di guai e contrasti fra gli uomini.
Coloro che intendono “lavorare” in Loggia debbono quindi tentare di operare “liberamente ed onestamente” con i propri fratelli, partendo ogni volta da zero; senza preconcetto alcuno si stimola il ragionamento favorendo la possibilità di seguire la propria “intuizione”, parte fondante del lavoro di Loggia.
Queste caratteristiche, indispensabili al Libero Pensiero, permettono a questo variegato consesso di elevarsi ad ideale via di integrazione fra gli uomini: basti pensare che esistono Logge in cui ebrei, musulmani e cristiani si chiamano, e soprattutto si comportano da Fratelli.
A tal proposito, è sufficiente ricordare il primo degli “Antichi Doveri” tramandatici da Anderson nel 1717:
La Loggia Massonica moderna, ossia quella speculativa, non è un luogo identificato nello spazio o nel tempo, ma è, più precisamente, uno stato mentale; quando i massoni si riuniscono in Loggia significa che attraverso opportune e precise movenze dettate da antichi rituali si trasportano su un diverso piano spirituale, utile a dimenticare, ossia mettere da parte, tutto il bagaglio (o fardello) che ciascuno di noi si porta appresso, durante il vivere quotidiano.
Generalmente i massoni si ritrovano per giungere a questo stato in uno spazio con delle determinate caratteristiche, chiamato appunto “tempio” che, comunque, non è strettamente necessario ad “aprire” i lavori di una Loggia.
Da questa premessa è facile comprendere come la Loggia non sia un luogo fisico, ma sia, più propriamente, un’entità completamente avulsa dalla materialità terrena; più facilmente potremmo definirla come la dimensione dello “spirito”.
Infatti ciò che rende “rispettabile” una loggia è la capacità dei propri componenti di elevarsi ad un livello superiore; debbono cioè riuscire ad abbandonare i “metalli” fuori dal tempio; dove, simbolicamente, con il termine “metalli” si tende ad indicare l’insieme dei vizi, pregiudizi, stato socio-economico e così via di ciascun individuo…
Da questa prerogativa, è chiara l’intenzione di eliminare non solamente le differenze di casta, ma anche quelle politiche e religiose, fonti inesauribili di guai e contrasti fra gli uomini.
Coloro che intendono “lavorare” in Loggia debbono quindi tentare di operare “liberamente ed onestamente” con i propri fratelli, partendo ogni volta da zero; senza preconcetto alcuno si stimola il ragionamento favorendo la possibilità di seguire la propria “intuizione”, parte fondante del lavoro di Loggia.
Queste caratteristiche, indispensabili al Libero Pensiero, permettono a questo variegato consesso di elevarsi ad ideale via di integrazione fra gli uomini: basti pensare che esistono Logge in cui ebrei, musulmani e cristiani si chiamano, e soprattutto si comportano da Fratelli.
A tal proposito, è sufficiente ricordare il primo degli “Antichi Doveri” tramandatici da Anderson nel 1717:
“I. Concernente Dio e la religione.
Un muratore è tenuto per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti.”
Per comprendere la portata di un tale precetto, basti richiamare alla memoria il particolare momento vissuto dall’Inghilterra – ma anche dal resto d’Europa – agli inizi del XVIII sec. quando lo scontro religioso aveva raggiunto il suo apice: anglicani, luterani e cattolici erano profondamente divisi e la convivenza si era fatta difficile; fu allora che queste menti illuminate vollero cambiare il corso della storia, cercando di elevarsi al di sopra delle differenze e concentrandosi piuttosto sui punti di interesse comuni a tutti gli uomini. Da questa volontà nacquero affermazioni come quella notissima espressa da Evelyn Beatrice Hall che riassume così il pensiero di Voltaire: “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.”
(fonte: Gianmichele Galassi, Apprendista Libero Muratore, Secreta Ed. 2013)