Palazzo Reale ospita le invenzioni grafiche e pittoriche dell’artista ceco, accanto ad arredi, oggetti e sculture che introducono alle magiche atmosfere dello stile modernista.
Ecco la modernità irrompere attraverso l’affiche! Una giovane donna dagli occhi smeraldini, i capelli morbidi ornati da un serpente, quasi una Cleopatra contemporanea, e una bestia selvaggia, un felino dalle fauci spalancate che, purammansita dalla bella, ne esplicita il fascino esotico e seduttivo, amplificato dal tondo a mosaico sul fondo. Antico e moderno, bellezza femminile e ferinità esotica, innocenza e peccato, sono i contrapposti che convivono armonicamente nell’invenzione grafica del praghese Alphonse Mucha, operoso nella Parigi fin de siècle e inventore sia dell’immagine aulica e irraggiungibile della diva Sarah Bernhardt, sia di un nuovo ideale femminile che diventa tutt’uno con il concetto di modernità. Mucha è l’alfiere di quel ventennio a cavallo tra Ottocento e Novecento, comunemente definito Belle-Epoque, ma che, più correttamente, andrebbe identificato con le atmosfere Art Nouveau, di cui il mitico negozio del gioielliere Georges Fouquet, in Rue Royal a Parigi (ora al Musée Carnavalet), realizzato su progetto di Mucha nel 1901, è forse uno degli esempi più affascinanti di fusione tra architettura d’interni e arti decorative moderne. (…) Alphonse Mucha, e con lui tutto il suo mondo, crede fermamente nelle magnifiche sorti e progressive dell’età contemporanea, nella forza dirompente della giovinezza (lo Jugenstil, appunto), nell’ammaliante fascino di un’arte nuova (l’Art Nouveau), nel superamento della nostalgia, e dell’imitazione, del passato in favore di un mondo fluido, ritmico, organico, capace di metamorfizzare la banalità del quotidiano nell’eccezionalità di una bellezza diffusa nella quale l’ornamentazione scaturisce dalla consapevolezza che il mondo moderno, la vita urbana, la società industrializzata, l’utopia dell’arte per tutti, abbiano bisogno di attingere idee e forme dall’indistinto della natura e dal vitalismo biologico, di cui l’eterno femminino è parte fondamentale. La mostra ora in Palazzo Reale a Milano (fino al 20 marzo 2016), e di seguito in Palazzo Ducale a Genova (aprile-settembre 2016), a fianco e intorno alle invenzioni grafico-pittoriche di Mucha, arredi, dalle sedie ad interi salottini, maioliche policrome e porcellane, vetri incisi e dipinti, sculture in pasta di vetro, bronzo, gesso, accompagnano con ritmo incalzante il visitatore in un itinerario fatto, appunto, di atmosfere, di sottili evocazioni, di rimandi continui ai temi prediletti di questo nuovo sistema decorativo (…).
Ecco la modernità irrompere attraverso l’affiche! Una giovane donna dagli occhi smeraldini, i capelli morbidi ornati da un serpente, quasi una Cleopatra contemporanea, e una bestia selvaggia, un felino dalle fauci spalancate che, purammansita dalla bella, ne esplicita il fascino esotico e seduttivo, amplificato dal tondo a mosaico sul fondo. Antico e moderno, bellezza femminile e ferinità esotica, innocenza e peccato, sono i contrapposti che convivono armonicamente nell’invenzione grafica del praghese Alphonse Mucha, operoso nella Parigi fin de siècle e inventore sia dell’immagine aulica e irraggiungibile della diva Sarah Bernhardt, sia di un nuovo ideale femminile che diventa tutt’uno con il concetto di modernità. Mucha è l’alfiere di quel ventennio a cavallo tra Ottocento e Novecento, comunemente definito Belle-Epoque, ma che, più correttamente, andrebbe identificato con le atmosfere Art Nouveau, di cui il mitico negozio del gioielliere Georges Fouquet, in Rue Royal a Parigi (ora al Musée Carnavalet), realizzato su progetto di Mucha nel 1901, è forse uno degli esempi più affascinanti di fusione tra architettura d’interni e arti decorative moderne. (…) Alphonse Mucha, e con lui tutto il suo mondo, crede fermamente nelle magnifiche sorti e progressive dell’età contemporanea, nella forza dirompente della giovinezza (lo Jugenstil, appunto), nell’ammaliante fascino di un’arte nuova (l’Art Nouveau), nel superamento della nostalgia, e dell’imitazione, del passato in favore di un mondo fluido, ritmico, organico, capace di metamorfizzare la banalità del quotidiano nell’eccezionalità di una bellezza diffusa nella quale l’ornamentazione scaturisce dalla consapevolezza che il mondo moderno, la vita urbana, la società industrializzata, l’utopia dell’arte per tutti, abbiano bisogno di attingere idee e forme dall’indistinto della natura e dal vitalismo biologico, di cui l’eterno femminino è parte fondamentale. La mostra ora in Palazzo Reale a Milano (fino al 20 marzo 2016), e di seguito in Palazzo Ducale a Genova (aprile-settembre 2016), a fianco e intorno alle invenzioni grafico-pittoriche di Mucha, arredi, dalle sedie ad interi salottini, maioliche policrome e porcellane, vetri incisi e dipinti, sculture in pasta di vetro, bronzo, gesso, accompagnano con ritmo incalzante il visitatore in un itinerario fatto, appunto, di atmosfere, di sottili evocazioni, di rimandi continui ai temi prediletti di questo nuovo sistema decorativo (…).
Nel periodo 1922-1925 Mucha diventa il Gran Maestro della Massoneria slava. Nel corso degli anni Venti e Trenta la sua filosofia e il suo lavoro ne saranno fortemente influenzati. Mucha pubblica i libri Principi e finalità della massoneria e La massoneria.