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giovedì 3 dicembre 2015

La Nuova Ferrara•”Noi massoni non siamo un male del mondo”

Il gran maestro del Grande Oriente d’Italia replica a Negri, in casa. Serata Rotary a Copparo.
Massoneria 2.0 era il filo rosso che ha riunito i rotariani ferraresi a Copparo, lunedì, intorno al tavolo del Gran Maestro Stefano Bisi. A proposito di confronto, quello con monsignor Negri non è ancora finito. Cos’altro aggiungere alle parole di monsignor Negri? «Che ci fa divertire. Ma ci va davvero in prepensionamento, oppure no? Scherzi a parte, non ero sul treno e non so cos’abbia detto. Capisco, però, il lavoro di un giornalista siccome lo faccio, ma non intendo commentarlo. Piuttosto mi hanno appassionato le offese che il monsignore ci ha rivolto, definendo “mali del mondo” il terrorismo e la massoneria, mettendoli sullo stesso piano». Si è lamentato che qui ci sono 4 logge massoniche?
«È bene che ci siano persone che la sera si riuniscono per esprimersi, parlando una alla volta e favorendo l’ascolto reciproco e il dialogo costruttivo. Sono un modello da esportare nel mondo. Uno dei problemi attuali sta nell’incapacità di dialogare, che deriva dall’incapacità di ascoltare il prossimo. Ormai sembra chi abbia ragione chi riesce a urlare più forte e non chi fa riflessioni intelligenti. Per citare Mario Calvino, il babbo di Italo, la massoneria è una società libera di uomini che cercano di fare del bene e che tutelano il libero pensiero». Errare è umano, ma perseverare… «Mi spiace che l`arcivescovo usi delle parole tanto forti in un momento in cui l’intolleranza porta a drammi quotidiani. Le parole scagliate alla stregua di pietre possono causare danni su coloro che, più fragili, potrebbero davvero pensare che la massoneria sia paragonabile al terrorismo, lasciandosi andare a gesti violenti. E dopo chi andremmo a ringraziare? Qualche anno fa, a Massa Marittima, un folle che credeva che i suoi problemi personali derivassero dalla massoneria sfasciò tutto dentro il nostro tempio». Lei era presidente regionale del Grande Oriente ed ebbe uno scambio positivo con Agostinelli, allora vescovo di Grosseto. «Mi scrisse una bellissima lettera di solidarietà. Oggi è vescovo di Prato, dove i problemi di integrazione sono all’ordine del giorno. E quando mi salutò sulla porta mi disse che lui e io avevamo la stessa aspirazione, perché guardiamo il cielo, le stelle sulle nostre teste che uniscono tutti gli uomini, anche chi non crede nello stesso dio. Persino l’allora Imam di Firenze, Izzedin Elzir usò un’immagine identica, perché siamo tutti figli del Grande Architetto dell’Universo e bisogna sempre cercare quello che ci unisce, non che ci divide». Con Papa Francesco ha già avuto un contatto? «Ho sostenuto più volte che Papa Francesco deve essere visto come chi vuole fare da ponte per favorire la comunicazione tra le persone e abbattere le barriere ideologiche. Non voglio entrare nel merito delle lotte intestine alla Chiesa. Ho sentito di mandargli una lettera per augurargli buon Natale e buon inizio anno». (Matteo Bianchi)