Un convegno e una mostra del Grande Oriente d’Italia per ricordare uno dei personaggi più significativi della cultura italiana del Seicento. Dal vicesindaco di Pesaro i ringraziamenti per l’alto livello dell’iniziativa.
Accademici, appassionati e curiosi hanno affollato il 9 settembre la Sala Pierangeli della Provincia di Pesaro per seguire il convegno dedicato al pesarese Francesco Maria Santinelli e alle sue opere, in particolare alla “Lux Obnubilata” della quale ricorrono quest’anno i 350 anni dalla prima edizione stampata. La mostra “Opera e manoscritti di Francesco Maria Santinelli” nella Biblioteca Oliveriana ha completato l’iniziativa che è stata organizzata dal Collegio circoscrizionale della Marche del Grande Oriente d’Italia con la collaborazione del Circolo Voltaire di Pesaro, della Provincia di Pesaro e dell’Ente Olivieri Biblioteca e Musei Olivetani. È stato un viaggio suggestivo nella cultura del Seicento per approfondire il pensiero e la pratica alchimista diffusi all’epoca negli ambienti più illuminati. L’analisi ha raggiunto anche i tempi più moderni.
La personalità di Francesco Maria Santinelli è stata delineata nel corso dell’inaugurazione della mostra prima dell’inizio del convegno. La curatrice Brunella Paolini ha sintetizzato i tratti di un personaggio poliedrico e affascinante: avventuriero e diplomatico, alchimista e poeta, seduttore e cortigiano, scrittore e uomo d’arme, conte della Metola, marchese di San Sebastiano, nato a Pesaro nel 1627, vissuto 70 anni tra incredibili successi e contraddizioni, dalla natia Sant’Angelo in Vado alle corti imperiali più potenti.
Il vicesindaco Daniele Vimini, assessore alla bellezza e alla vivacità, ha poi aperto il convegno con i saluti istituzionali del Comune di Pesaro ringraziando il Grande Oriente d’Italia per l’alto livello culturale dell’iniziativa. Vimini ha ripercorso in breve la figura di Santinelli descrivendolo come uno studioso inserito nei migliori circoli culturali del suo tempo con relazioni importanti del calibro della regina Cristina di Svezia. Dal Grande Oriente d’Italia ha fatto subito eco il presidente circoscrizionale delle Marche Fabrizio Illuminati che ha ricambiato la stima per l’amministrazione comunale per poi entrare nel vivo dei lavori con una presentazione del contesto storico dell’alchimista Santinelli e cioè quel Seicento europeo dilaniato dalle lotte fratricide tra Cattolici e Protestanti.
Marco Rocchi dell’Università di Urbino ha illustrato i lasciti della “Lux Obnubilata”, poema considerato compendio della cultura alchemica del Seicento e opera guida di Santinelli, per evidenziare quanto possa avere influito sul pensiero newtoniano e per formulare le varie definizioni dell’alchimia, da quelle filosofiche – sviluppate da Carl Gustav Jung e Frances A. Yeats – a quelle iniziatiche. Alchimia intesa, secondo Rocchi, come trasformazione quindi, come la via della “Grande Opera” per compiere un viaggio all’interno del proprio inconscio, realizzando gradualmente il processo di individuazione ovvero un processo di sviluppo dall’inconscio alla consapevolezza del Sé.
Di una Vox Obnubilata che scaturisce dalla pagine di Santinelli parla Davide Riboli dell’Accademia Belle Arti di Urbino immaginando un viaggio filosofico dallo scritto all’orale. Citando Ugo da San Vittore, Riboli ha dichiarato che la ricerca del senso uccide la poesia alchemica che va quindi letta con le orecchie, con gli occhi e con la meditazione. Diventa perciò importante il suono delle parole per elaborare una lettura privatissima, alla ricerca della trasformazione intesa come trasmutazione.
L’intervento di Francesco Sberlati dell’Università di Bologna ha collocato la poesia alchemica nell’esclusivo contesto delle corti europee, al di fuori delle quali, per la mancanza del mecenate, non era possibile produrre letteratura. Santinelli era in stretto rapporto con esponenti di alto livello della politica e sotto la loro protezione la perizia tecnica dei suoi scritti raggiunse i massimi livelli. Sberlati ha analizzato anche il rapporto tra alchimia e psiconalisi usando come paradigma la poesia castigliana del Cinquecento per poi decretare l’importanza culturale dell’alchimia tirando in ballo l’opera “Chrysopoeia”, che Giovanni Aurelio Augurelli nel 1515 dedicò addirittura a Papa Leone X.
Dei rapporto tra Santinelli e Cocteau si è occupato David Gullentops dell’Università di Bruxelles presentando “Lux Obnubilitata” come un esempio di alchimia poliedrica, dove devono essere analizzati tutti i livelli della comunicazione, anche quello crittografico che trasmette le ricette in modo cifrato con segni segreti. Gullentops ci presenta Cocteau in veste di medium che tramite le sue opere offre al pubblico la responsabilità della scoperta del significato.
Elisabetta Cerigioni dell’Università di Urbino, partendo da alcuni manoscritti inediti conservati alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro – primo fra tutti il “Carlo V”, poema ricco di simbolismi iniziatici – ha spiegato la portata dell’opera alchemica di Santinelli in relazione alla sua matrice biografica. Oltre l’appartenenza dell’alchimista pesarese al livello dei dodici filosofi dell’Aurea Rosea Croce, come seguace di Federico Gualdi, la Cerigioni ha svelato particolari inediti di Santinelli come la sua collocazione nello spionaggio internazionale.
Dell’inevitabile rapporto con Jung si è soffermato Giovanni Battista Caputo dell’Università di Urbino che si è concentrato sulla quinta strofa della “Lux Obnubilata” che simboleggia i cinque livelli dell’umidità di Mercurio. Per Caputo, Santinelli compone una sorta di fenomenologia dell’acqua, che risente dell’influenza di Paracelso e si avvicina alla teoria degli Archetipi junghiani.
Il Grande Oratore del Grande Oriente d’Italia Claudio Bonvecchio, filosofo dell’Università Insubria di Varese, ha chiuso gli interventi trascinando il pubblico ai nostri tempi. Secondo Bonvecchio la crisi del valori dell’Europa è conseguenza della mancanza di spiritualità e ha raccontato l’aneddoto di un moderno alchimista, un cercatore d’oro, che illustra ad un giovane la tecnica per trovare il metallo più prezioso. Una ricerca che non può prescindere da un profondo legame con la natura che porta inevitabilmente al confronto con se stessi. Le nubi che offuscano la ”Lux” di Santinelli – ha precisato il Grande Oratore – rappresentano una razionalità esasperata che allontana il cervello dal cuore, un divario che il percorso iniziatico della Massoneria si prefigge di colmare portando l’uomo ad interrogarsi su se stesso fornendogli i mezzi spirituali necessari al suo miglioramento.