Tra il settembre 1943 e la primavera del 1945 in Venezia Giulia e Dalmazia migliaia di oppositori al regime di Tito vennero fatti sparire: molti furono deportati e non fecero mai ritorno alle loro case, altri -più di cinquemila- furono massacrati e gettati, spesso ancora in vita, in profonde voragini carsiche: le foibe. Quello che accadde sul confine orientale e che a lungo è stato taciuto e rimosso, l’Italia lo ricorda il 10 febbraio di ogni anno dal 2004. “Quel ricordo – ha sottolineato il Gran Maestro- va alimentato senza retorica e senza pregiudizi, promuovendo il dialogo e la conoscenza reciproca, i valori di libertà e democrazia”.
“Si tratta di una pagina della nostra storia – ha sottolineato il Gran Maestro – atroce e incancellabile, che abbiamo il dovere di non dimenticare proprio come abbiamo il dovere di non dimenticare l’ineguagliabile tragedia della Shoah. La Massoneria considera essenziali la memoria della storia e l’impegno della verità e si è sempre battuta e continuerà a farlo contro ogni totalitarismo, odio etnico, intolleranza, e a schierarsi dalla parte di tutte quante le vittime, senza distinzioni e colori, della furia sanguinaria del buio della ragione”.