Nei manuali scolastici la Carboneria italiana ha un ruolo importante durante la Restaurazione nei moti liberali dal 1821 al 1831, poi sembra scomparire. Ma non è così perché testimonianze di vendite carbonare si hanno addirittura fino agli anni ’70 del Novecento. Se ne parlerà a Carrara l’8 gennaio in occasione della presentazione del libro “Carbonari del XX Secolo fra rituali adelfici e intransigenza repubblicana” di Gian Mario Cazzaniga e Marco Marinucci pubblicato nel 2015 per i tipi ETS di Pisa. All’incontro – in programma presso la Fondazione Progetti (via G. Verdi) dalle ore 17,30 – interverranno, insieme agli autori, Roberto Fantoni, socio della Vendita Carbonara “Giuseppe Mazzini” di Roma, e Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. L’ingresso al convegno è libero ed è vivamente consigliato agli studenti.
Influente nelle realtà dove l’unità nazionale resta da raggiungere, la Carboneria, radicata in ambienti popolani, dopo l’attivismo dei primi anni dell’Ottocento, continua nella seconda metà del secolo a operare come anima intransigente del movimento repubblicano. La troviamo impegnata a favore di movimenti di liberazione nazionale, dalla Serbia alla Grecia, da Creta a Cuba, per cui promuove manifestazioni e organizza volontari. Nel Novecento la troviamo in società irredentistiche, in reti antifasciste e nella Resistenza. Dopo la Liberazione, la Carboneria riprende la sua attività in collegamento col Partito Repubblicano Italiano, mantenendo un radicamento popolano. È una storia ancora da scrivere alla quale il libro di Cazzaniga e Marinucci contribuisce pubblicando una raccolta commentata di materiali ignoti o poco noti, da testi rituali e rapporti di polizia a immagini di basi (oggetti rituali) e diplomi (attestati del grado ricoperto) di Vendite carbonare tra il secondo Ottocento e gli anni ’70 del XX secolo.
Il Gran Maestro Stefano Bisi commenta la sua partecipazione all’incontro dell’8 gennaio spiegando che “il legame fra Massoneria e Carboneria, per quanto articolato, divergente e molto discusso ancora ai giorni nostri, appare innegabilmente molto stretto: i vertici della seconda erano in molti casi ricoperti da Liberi Muratori. Dall’analisi del rituale carbonaro si evince infatti che, pur rifacendosi alla storia cristiana, e con la dovuta differenza di simboli, parole e segni, la ritualità e la gestualità sono molto simili a quelli della Massoneria, specie se si studia il primo grado”.
“È ormai pure documentato – aggiunge il Gran Maestro Bisi – che massoni e carbonari si riconoscevano fra di loro e che i membri ottenevano in modo reciproco l’affiliazione nei gradi posseduti. Certo, i massoni non amano parlare di politica e di religione nelle Logge, ma la politica è un dovere civico ineludibile per uomini che lavorano per il progresso umano. E lo fanno sotto il trinomio di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, nel dialogo costante e nel totale rispetto delle opinioni di tutti. Oggi come in passato. Il ruolo trainante di Mazzini nella Carboneria, ha connotato quest’ultima come repubblicana mentre, in realtà e proprio in quanto specchio della Massoneria, si andava dal pensiero anarchico, socialista e repubblicano fino a quello democratico e liberale. Quei sublimi ideali per i quali i massoni hanno dato la loro vita e sono pronti ancora oggi a darla. A difenderli per il Bene supremo dell’Umanità”.
Gian Mario Cazzaniga è stato professore ordinario di Filosofia Morale all’università di Pisa. Organizzatore di dodici convegni internazionali, visiting professor in una ventina di università straniere, è autore di 150 pubblicazioni scientifiche, fra cui Storia d’Italia Einaudi, Annali 21:Massoneria (2006), Annali 25: Esoterismo (2010). Marco Marinucci è studioso delle democrazie radicali dell’Ottocento. Ha collaborato con l’Archivio di Stato di Roma e si è occupato di consulenza e ricerca storica in ambito televisivo. Ha pubblicato saggi, fra cui Giuseppe Mazzini e il Viterbese: dalla Giovine Italia al Circolo Operaio Progressista (2007) e Innocenza Ansuini Tondi: una mazziniana viterbese (2013).