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Influente nelle realtà dove l’unità nazionale resta da raggiungere, la Carboneria, radicata in ambienti popolani, dopo l’attivismo dei primi anni dell’Ottocento, continua nella seconda metà del secolo a operare come anima intransigente del movimento repubblicano. La troviamo impegnata a favore di movimenti di liberazione nazionale, dalla Serbia alla Grecia, da Creta a Cuba, per cui promuove manifestazioni e organizza volontari. Nel Novecento la troviamo in società irredentistiche, in reti antifasciste e nella Resistenza. Dopo la Liberazione, la Carboneria riprende la sua attività in collegamento col Partito Repubblicano Italiano, mantenendo un radicamento popolano. È una storia ancora da scrivere alla quale il libro di Cazzaniga e Marinucci contribuisce pubblicando una raccolta commentata di materiali ignoti o poco noti, da testi rituali e rapporti di polizia a immagini di basi (oggetti rituali) e diplomi (attestati del grado ricoperto) di Vendite carbonare tra il secondo Ottocento e gli anni ’70 del XX secolo.
Il Gran Maestro Stefano Bisi commenta la sua partecipazione all’incontro dell’8 gennaio spiegando che “il legame fra Massoneria e Carboneria, per quanto articolato, divergente e molto discusso ancora ai giorni nostri, appare innegabilmente molto stretto: i vertici della seconda erano in molti casi ricoperti da Liberi Muratori. Dall’analisi del rituale carbonaro si evince infatti che, pur rifacendosi alla storia cristiana, e con la dovuta differenza di simboli, parole e segni, la ritualità e la gestualità sono molto simili a quelli della Massoneria, specie se si studia il primo grado”.
“È ormai pure documentato – aggiunge il Gran Maestro Bisi – che massoni e carbonari si riconoscevano fra di loro e che i membri ottenevano in modo reciproco l’affiliazione nei gradi posseduti. Certo, i massoni non amano parlare di politica e di religione nelle Logge, ma la politica è un dovere civico ineludibile per uomini che lavorano per il progresso umano. E lo fanno sotto il trinomio di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, nel dialogo costante e nel totale rispetto delle opinioni di tutti. Oggi come in passato. Il ruolo trainante di Mazzini nella Carboneria, ha connotato quest’ultima come repubblicana mentre, in realtà e proprio in quanto specchio della Massoneria, si andava dal pensiero anarchico, socialista e repubblicano fino a quello democratico e liberale. Quei sublimi ideali per i quali i massoni hanno dato la loro vita e sono pronti ancora oggi a darla. A difenderli per il Bene supremo dell’Umanità”.
Gian Mario Cazzaniga è stato professore ordinario di Filosofia Morale all’università di Pisa. Organizzatore di dodici convegni internazionali, visiting professor in una ventina di università straniere, è autore di 150 pubblicazioni scientifiche, fra cui Storia d’Italia Einaudi, Annali 21:Massoneria (2006), Annali 25: Esoterismo (2010). Marco Marinucci è studioso delle democrazie radicali dell’Ottocento. Ha collaborato con l’Archivio di Stato di Roma e si è occupato di consulenza e ricerca storica in ambito televisivo. Ha pubblicato saggi, fra cui Giuseppe Mazzini e il Viterbese: dalla Giovine Italia al Circolo Operaio Progressista (2007) e Innocenza Ansuini Tondi: una mazziniana viterbese (2013).