Si parla degli imbrogli di Banca Etruria nei quali è coinvolto, tra gli altri, il papà della ministra Boschi e spunta la Massoneria. Sembra, stando alle cronache, che i capi della banca al collasso abbiano pensato bene di rivolgersi a qualcuno che potesse tirarli fuori dai guai. Qualcuno che conoscesse il modo per salvarli dalla bancarotta. Questo qualcuno non poteva che essere un mediatore d’affari, cioè un personaggio che procaccia incontri tra persone che abbiano molti soldi e interessi convergenti. Un esperto di mercato del lavoro direbbe: un profilo di organizzatore del matching tra domanda e offerta. Questo qualcuno, nel caso dell’Etruria, sia chiama Valeriano Mureddu. Un personaggio del quale è difficile spiegare con chiarezza che mestiere faccia. Probabilmente la sua principale risorsa è conoscere le persone giuste. È iscritto a un ordine professionale? A un albo di mediatori? Non proprio. Altrove nel mondo si sarebbe definito un lobbista. Ma in Italia questa figura non è regolamentata dal punto di vista normativo per cui Mureddu per l’immaginario collettivo, e non solo per quello, resta un personaggio borderline. Per aggiungere peso al curriculum l’interessato gioca l’asso: l’appartenenza alla Massoneria. Con quella patente tutto torna, anche l’attivismo del mediatore d’affari trova adeguata legittimazione nella vocazione relazionale dell’Istituzione iniziatica. Mureddu porta papà Boschi dal principe dei “complottisti”: Flavio Carboni. La disperazione spesso fa fare alla gente cose inutili e costose.
Intanto, ad accrescere la credibilità dell’attempato faccendiere ha pensato la Procura della Repubblica di Roma con l’indagine su un’improbabile loggia “P3”, contestandogli la violazione della Legge Anselmi sulle associazioni segrete. In casi come questi un rinvio a giudizio non fa male, al contrario è un toccasana: è una certificazione di qualità. Se macini il nulla ma un organo giudiziario ti accusa di qualcosa, allora quel nulla diventa sostanza. Sulle macerie della Banca Etruria prende forma la leggenda metropolitana del complotto massonico. La storia si ripete: il vero male di cui soffre il facilmente profanabile ideale massonico non è quello della cospirazione contro i poteri dello Stato ma il millantato credito speso a danno dei gonzi che ci cascano. Quando si parla di Libera Muratoria si pensa alle grandi istituzioni internazionali, al passato glorioso della storia risorgimentale italiana e delle grandi rivoluzioni del Sette-Ottocento. Quella Massoneria esiste, tuttavia accanto a essa è stato un fiorire di associazioni pseudoiniziatiche, nate al solo scopo di costruire biografie personali, altrimenti insignificanti. In Italia, di cosiddette “Obbedienze”, insieme a quella storicamente consolidata del Grande Oriente d’Italia, ne sono state censite oltre 120, la stragrande maggioranza delle quali esiste solo sulla carta intestata. Farsi una Gran Loggia è più facile che fare il vino in casa. Basta una scrittura privata sottoscritta da sette persone e uno Statuto dal quale risulti che il legale rappresentante viene denominato Gran Maestro e il gioco è fatto. Occorre solo una robusta dose di faccia tosta e tanta fantasia per andare in giro proclamandosi vertice di una sedicente organizzazione massonica: “Il Supremo Ordine Iniziatico dei Liberi Muratori Antichi e Accettati del Grande Oriente di Rocca Cannuccia e sue Dipendenze”. Tanto per immaginarsene una.
Mureddu, Boschi, Carboni e, forse, Renzi senior si riunivano sotto la volta stellata per convincere Denis Verdini che non è lui il Grande Architetto dell’Universo di cui parlano i testi sacri della Massoneria? Possibile, ma è ugualmente una fregnaccia. Comunque, dopo quello che hanno combinato i vertici di Banca Etruria ai danni di tanti poveri risparmiatori gabbati suggeriamo loro il titolo per la nuova loggia di cui farsi promotori benemeriti: “Libertà perduta”, da costituire all’Oriente di “Regina Coeli”. (Cristofaro Sola)