Dio è presenza nelle cose del mondo. Dio si fa continuamente e cade nel suo fare mentre si fa e si compie. Il Cristo chiama a raccolta le cose fatte e per questo caduche e la Passione è la morte di una natura, quella umana, finita, per riscoprire che siamo sempre stati in Dio.
«Ecce homo» è allora l'ingiuria più adatta all'uomo a cui sfugge la sua regalità, sfigurato, malconcio, barcollante. L'uomo è pensiero di Dio, la determinazione dello sviluppo dello Spirito che non può essere presa per sé, isolata, in questo sta il 'riconoscimento': sapersi scoprire in un 'sempre'. Il nostro destino è anche il nostro desiderio, e non c'è niente al di fuori di questa semplicità.
Prossimamente in libreria, per le edizioni Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno, l' «Ecce Homo» di Louis-Claude de Saint-Martin a cura di Mauro Cascio. Il lavoro chiude un ciclo ideale di studio sul c.d. 'Martinismo delle origini', con la pubblicazione dei classici in edizione critica, a partire dal «Trattato sulla Reintegrazione degli esseri» di Martinez de Pasqually e della prima italiana del «Manoscritto di Algeri», con l'«Universo a portata di mano». Sono poi usciti, sempre nella collana Lamed, altri studi del 'primo' Saint-Martin (tra cui 'Istruzioni della saggezza' e 'Il cimitero di Amboise') e l'opera omnia di Willermoz. Chiude questo affresco di studi un atlante operativo di Prunelle de Lière, un intervento di Gerard-Encausse e il fondamentale «Cenni storici sul Martinismo» di Jean Bricaud.
Nato dall'esperienza dell'Ordine degli Eletti Cohen (cui Cascio ha dedicato il suo penultimo libro, «All'ombra della Riconciliazione»), il Martinismo ha incantato Goethe, e in tempi più recenti Fernando Pessoa, Gabriele D'Annunzio, Debussy, Edith Piaf, ponendosi, come via individuale e non strutturata in 'Ordini', come momento essenziale nella storia della pratica iniziatica occidentale.