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All’evento, seguito con grande attenzione dal pubblico è intervenuto il professor Carlo Ricotti dell’Università Luiss che ha ricostruito il “lungo e tormentato cammino” che ha portato nella nostra Costituzione al diritto all’informazione “come diritto naturale, recuperando così l’impostazione del 1789, quella cioè della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino elaborata nel corso della rivoluzione francese” ma anche “riprendendo l’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Romana del 1849”, che supera l’approccio liberale sulla libertà di stampa, pieno di limiti e di riserve, contenuto nello Statuto Albertino che all’art. 48 recitava così: “La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo”.
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Giancarlo Tartaglia, direttore della Federazione Nazionale della Stampa, ha ricostruito la storia del sindacato dei giornalisti italiani dalla nascita fino all’avvento e poi alla caduta del Fascismo, “una storia che ha avuto tra i suoi principali protagonisti – come ha tenuto più volte a sottolineare- Giuseppe Meoni, direttore del Messaggero negli anni della Prima guerra mondiale e massone”, fu eletto Gran Maestro Aggiunto nel 1919, perseguitato dal regime di Mussolini, arrestato e condannato al confino. Le sue instancabili battaglie e quelle di uomini e giornalisti come lui, ha ricordato Tartaglia, hanno contribuito all’affermazione delle libertà di cui godiamo oggi.
Ha concluso il Gran Maestro Stefano Bisi, rammentando quanto sia importante coltivare la speranza, la “speranza di migliorare il mondo”, di preservare i diritti conquistati a caro prezzo e attraverso tante battaglie.
Il convegno integrale su Radio Radicale