di G.C.
Abraham Pais racconta, nella celebre biografia di Einstein dal titolo «Sottile è il Signore», che nel 1913 il grande fisico tedesco Max Planck si era recato a Zurigo per incontrare il padre della Teoria della Relatività e per sondare le possibilità di un suo trasferimento a Berlino con una serie di incarichi prestigiosi. Planck gli aveva chiesto su che cosa stesse lavorando e Einstein aveva descritto la Relatività Generale così come si presentava in quel momento.
Planck disse allora: «Se posso darle un consiglio da amico, io che sono più vecchio di Lei, lasci perdere questa idea: in primo luogo non avrà successo, e se anche dovesse averlo nessuno La prenderà sul serio». Fortunatamente per una volta Planck aveva avuto torto e “l’amico” non aveva accettato il consiglio: il 25 novembre 1915 a Berlino Einstein presentava alla Sezione fisico-matematica dell’Accademia prussiana delle Scienze una memoria nella quale la Teoria della Relatività Generale assumeva definitivamente “una struttura logica completa”.
E così noi potremo celebrare il centenario di questo evento, dopo tanti episodi e situazioni nelle quali astrofisici, cosmologi e anche filosofi hanno “preso sul serio” la teoria constatandone il successo.
Le conferme - insieme alle valutazioni critiche e ai dibattiti sulle implicazioni filosofiche della cosmovisione einsteiniana – continuano fino ai nostri giorni: nei mesi scorsi sono arrivate dall’analisi dei dati del satellite Lageos II (LAser GEOdynamic Satellite), lanciato dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e dalla NASA nel 1992; e il prossimo anno sarà la missione Gaia, nel suo viaggio iniziato nel 2013 con l’obiettivo di realizzare una dettagliata mappa tridimensionale della Via Lattea, a fornirci misure basate sui modelli astrometrici relativistici.
Tutto ciò si collega perfettamente al tema scientifico del 2015, proclamato dall’Unesco come Anno Internazionale della Luce: è la luce infatti la protagonista della relatività, con la sua velocità enorme ma limitata (300mila km/s) e con la proprietà di poter essere deflessa per effetto della gravità passando vicino a oggetti massicci come galassie e buchi neri.
L'Anno internazionale della Luce si è aperto a Parigi, presso la sede dell'Unesco il 19 gennaio con il discorso inaugurale del cardinale Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio Consiglio della Cultura: «In tutte le civiltà la luce passa da fenomeno fisico ad archetipo simbolico, dotato di uno sterminato spettro di iridescenze metaforiche, soprattutto di qualità religiosa».
La connessione primaria è di natura cosmologica: l'ingresso della luce segna l'incipit assoluto del creato nel suo essere ed esistere. Emblematico è l'avvio stesso della Bibbia, che è pur sempre il «grande codice» della cultura occidentale: Wayy'omer 'elohîm: Yehî 'ôr. Wayyehî 'ôr, «Dio disse: "Sia la luce!" e la luce fu!» (Genesi 1,3).
Un evento sonoro divino, una sorta di Big Bang Trascendente, genera un'Epifania Luminosa: si squarcia, così, il silenzio e la tenebra del nulla per far sbocciare la creazione. [...] Le molteplici espressioni culturali e religiose di Oriente e di Occidente adottano come cardine teologico un dato che è alla radice della comune esperienza esistenziale umana. La vita, infatti, è un «venire alla luce» (come in molte lingue è definita la nascita), ed è un vivere alla luce del sole o guidati nella notte dalla luce della luna e delle stelle.
A differenza di altre civiltà che, in modo semplificato, identificano la luce (soprattutto solare), con la stessa divinità, la Bibbia introduce una distinzione significativa: la luce non è Dio, ma Dio è luce. Si esclude, perciò, un aspetto realistico panteistico, e si introduce una prospettiva simbolica che conserva la trascendenza, pur affermando una presenza della divinità nella luce che rimane, però, «opera delle sue mani». […] La luce viene assunta come simbolo della rivelazione di Dio e della sua presenza nella storia. Da un lato, Dio è trascendente e ciò viene espresso dal fatto che la luce è esterna a noi, ci precede, ci eccede, ci supera rivelazione di Dio e della sua presenza nella storia. Da un lato, Dio è trascendente e ciò viene espresso dal fatto che la luce è esterna a noi, ci precede, ci eccede, ci supera.
Dio, però, è anche presente e attivo nella creazione e nella storia umana, mostrandosi immanente, e questo è illustrato dal fatto che la luce ci avvolge, ci specifica, ci riscalda, ci pervade. […]
L’antitesi luce-tenebre rappresenta un paradigma spirituale: la luce è «un segno glorioso e vitale, è una metafora sacra e trascendente, ma non è inoffensiva perché genera tensione col suo opposto - la tenebra - trasformandosi in simbolo della lotta morale ed esistenziale».
Chi più del Massone comprende l’Immagine della Luce. È uno dei simboli più cari alla Libera Muratoria e svolge un ruolo esoterico propulsivo di gioia e fraternità. Innanzitutto bisogna ricordare che, al momento dell’inizio di una tornata, ciascuno Massone abbandona mentalmente la propria età anagrafica, per riprenderla ovviamente alla fine dei lavori; ciò allo scopo di “disconnettere” quanto più possibile il Massone dal mondo profano, per il fatto che, nel rituale massonico, il tempo profano o volgare è sostituito, come è ben noto, dall’anno simbolico di “Vera Luce”.
Il neofita la riceve simbolicamente al momento della sua iniziazione per rinascere a nuova vita e, durante la sua intera vita, dovrà farla fruttificare in sé stesso per proiettarla all’esterno e per farne tesoro anche nella sua vita profana fuori dalla Massoneria.
Chi, pertanto, più del Massone dovrebbe partecipare a questa festa di conoscenza scientifica, trascendente ed esoterica.