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lunedì 25 luglio 2016

Ancona. Il Gran Maestro replica al Procuratore Macrì: interpretazione sulla Massoneria ‘personale e gratuita’


Il Procuratore Generale di Ancona Vincenzo Macrì interviene ancora una volta sui giornali per attaccare la Massoneria. Alla sua prima uscita del 7 luglio – con un’intervista sul Resto del Carlino alla quale il Gran Maestro Stefano Bisi ha subito replicato – ne ha fatto seguito un’altra il 24 luglio sempre sul Carlino di Ancona. Il Procuratore Macrì ha infatti inviato una lettera che non solo commenta gli interventi del Gran Maestro sulla stampa ma esprime giudizi molto gravi sulla Massoneria.
Riportiamo il testo integrale della risposta del Gran Maestro.
Egregio Signor  Procuratore, al di là di ogni ragionevole dubbio, anch’io comincio ad avere più di una certezza a giudicare dalla sua solerte e, mi permetta, scontatissima risposta in merito a una mia precedente nota di replica alle sue generiche e comunque nette e insinuanti esternazioni dello scorso 7 luglio sul ruolo della Massoneria nelle Marche. La mia certezza è che lei non veda di buon’occhio la Massoneria e che la consideri non per quello che rappresenta e effettivamente fa nella vita reale della Società ma per quello che non è affatto.
Lei stavolta parte subito da un arbitrario assunto affermando sic e simpliciter che le mie dichiarazioni siano “automatiche” e avvengano, per usare una parola che conosce molto bene, d’ufficio, ovvero a scontata e doverosa difesa dell’Istituzione ogni qualvolta si parli di Massoneria associandola alla mafia o alla criminalità in genere.
Innanzitutto vedo che Lei, uomo di legge, di codici e procedura, quando si parla di Massoneria salta tutta la fase dibattimentale anticipando le conclusioni e arrivando al verdetto finale. Poi addirittura riesce ad entrare nella mente delle persone prevedendone le azioni come ha inteso fare giudicando il mio intervento. Io, invece, Signor Procuratore, ritengo che Lei si sbaglia nel giudicare a priori un comportamento e che la sua è un’interpretazione del tutto personale e gratuita.
Il Gran Maestro, parlo ovviamente quale rappresentante degli iscritti del Grande Oriente d’Italia, interviene quando ritiene che certe situazioni e certe affermazioni, specie se non supportate da fatti o atti giudiziari noti e comprovati, possano produrre effetti negativi o nocumento all’immagine e al prestigio della nostra Istituzione massonica.
In quel caso non facendo distinzioni di sorta e parlando genericamente di Massoneria è stata accomunata alla criminalità organizzata anche la nostra Comunione massonica che, non solo nelle Marche, lavora per il Bene dell’Umanità e non certamente per quello della criminalità. Da questo incontrovertibile dato di fatto e solo da questo è maturata la necessità di un intervento urgente e chiarificatore del ruolo legale e socialmente utile svolto dal Grande Oriente d’Italia in terra marchigiana.
Penso inoltre che, a parti invertite, anche Lei sarebbe intervenuto se, per esempio, si fosse parlato genericamente della Magistratura come accomunata a qualcosa di losco. E per me e i tutti i fratelli liberi muratori, che pratichiamo la bella virtù della Tolleranza, non si sarebbe trattato di un automatismo, ma della giusta difesa di una Istituzione per la quale anche noi liberi muratori abbiamo il massimo rispetto per l’alto ruolo che ha nel garantire l’Eguaglianza, l’imparzialità e la giustizia nei confronti di ogni cittadino di questa Repubblica.
La certezza che Lei non veda di buon occhio noi liberi muratori, deriva anche dal fatto che ad un certo punto dice apertamente che “è vero, però, che al di là di ogni ragionevole dubbio, i legami tra logge massoniche e mafia, abbiano avuto inizio nei primi anni ’70 del secolo scorso e da allora sono divenuti sempre più fitti”. Basta questo semplice passaggio per avvalorare sino ai giorni nostri il legame tra quelli che Lei chiama due organismi occulti e di conseguenza la vicinanza della Libera Muratoria alla mafia.
Certo, da un insigne magistrato ci si aspetterebbe il rispetto della verità processuale. Se così fosse avvenuto, si sarebbe ben guardato dall’affermare che, al di là di ogni ragionevole dubbio, sono accertati i legami fra massoneria e mafia, mentre avrebbe anche dovuto prendere atto che anche la cosiddetta “Inchiesta Cordova” è finita con l’archiviazione, dopo anni di accanite indagini.
A proposito del termine occulto voglio giuridicamente ricordarLe che la Massoneria non è né  occulta né segreta.
L’affermazione che la Massoneria  (senza distinzioni di sorta) sarebbe un’istituzione occulta è di conseguenza grave, poiché se lo fosse effettivamente sarebbe un’associazione illecita, mentre la liceità della Massoneria  non è messa in dubbio, almeno non nei regimi democratici, di cui fu storicamente la levatrice.
Cita poi quel presunto colloquio avvenuto in una riunione della giunta fra l’allora Gran Maestro Giuliano Di Bernardo e il Gran Maestro Aggiunto Ettore Loizzo, purtroppo scomparso, in merito al presunto controllo di 28 su 32 logge da parte della n’drangheta. Di quel colloquio c’è  traccia, a scoppio ritardato e senza alcuna possibilità di contraddittorio, solo nella mente di Di Bernardo.
Quanto alle indagini in corso a Reggio Calabria e Trapani, credo che sia più opportuno aspettare i fatti concreti prima di parlare del coinvolgimento della massoneria regolare. Solo l’accertamento dei fatti potrà e dovrà fare piena luce su queste vicende.
Noi massoni siamo uomini alla costante ricerca della Verità. Una verità che però non nasca da dogmi, da idee preconcette, da teoremi e neanche da inchieste fatte sui giornali o sentenze precostituite e anticipate. Perché quando si lanciano accuse, al di là di ogni ragionevole dubbio, spesso si trasformano uomini onesti in mostri e istituzioni come la Massoneria in congreghe che con mafia e occulto non hanno nulla da spartire.
Naturalmente di fronte a tanto accanimento ho dato mandato ai legali perché valutino ogni opportuna azione a tutela del buon nome del Grande Oriente d’Italia.
Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani